Creato da martha76.mt il 14/01/2008

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"cogito ergo sum" che porta anche alla traduzione di "Io sono quello che penso"

IMICETTI CONTRO IL MORALISMO

 

 

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"Istruitevi perchè avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi perchè avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.Organizzatevi perchè avremo bisogno di tutta la nostra forza."
ORA E SEMPRE RESISTENZA

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ
A DECIDERLO TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE
MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIÚ DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI S'ADUNARONO
PER DIGNITÀ NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI TROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE RESISTENZA(Piero Calamandrei)

 

VERITÀ E ONESTÀ

Adolf Hitler nella sua biografia dice:

" Tra la verità e la menzogna non esiste gran differenza. La sola differenza è questa:

la verità è una menzogna ripetuta così spesso da far dimenticare che si tratta di una menzogna".
Io dico
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.

 Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.


 

 

 
 

 

« Lotta lotta lotta! Il So...Un grazie a tutti voi... »

Addio a Giorgio Bocca, partigiano di verità giustizia e libertà...

Post n°453 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da martha76.mt
 

di Paolo Flores d’Arcais

Giorgio Bocca è stato il più grande giornalista italiano del suo tempo. Ne ero già convinto quando lo conobbi la prima volta nel 1976, avevo consegnato il mio primo articolo per l’Espresso al direttore Livio Zanetti, che mi chiese se ero libero per cena, che lui si vedeva con Giorgio Bocca e potevo andare anche io. E’ uno dei ricordi emozionanti della mia vita (per questo forse non ho dimenticato il nome del ristorante, “Il Foghèr”, non lontano dalla storica redazione di via Po), perché per me Bocca era IL giornalismo.

Col passare degli anni e dei decenni ho continuato a pensarla così: il più grande giornalista dell’Italia del dopoguerra. Odiato da tanti, tantissimi, che ora magari millanteranno forme di affetto “ruvide” e scriveranno finti elogi, facendo passare per faziosità simile alla loro l’impegno civile di Giorgio, la sua passione per le modeste “verità di fatto”. E invece no. Bocca è stato partigiano, prima in montagna e poi sulla macchina da scrivere, come è stato nella Resistenza Albert Camus, editorialista a “Combat”: dalla parte della giustizia e della libertà, come endiadi inseparabile, e dunque anche delle “verità di fatto”, che sono trama e ordito del giornalismo degno di questo nome.

Bocca aveva i suoi difetti, che ammetteva e perfino esagerava (ad esempio la venalità, su cui ironizzava, benché avesse generosità sconosciute a molti altri, meno scrittori di lui, pronti a invocare l’avidità del proprio “agente”). Gli dobbiamo la lucidità nella cronaca, la fulminante precisione delle domande in interviste che hanno fatto epoca, e la capacità di dissenso contro quasi tutti i conformismi che hanno avvelenato il Paese. Nel giornalismo dovrebbe essere la normalità, è stato invece un caso eccezionale.

Per denigrarlo si è arrivati a dire: “prima fascista poi antifascista”, come se un giovane cresciuto nel fascismo, e che poco più che ventenne rompe con l’unica ideologia che impregna l’orizzonte, e sceglie la montagna e il rischio della vita dalla parte della libertà, sia testimonianza di ambiguità anziché di radicalità e coerenza nelle supreme decisioni morali.

La verità è che Giorgio Bocca è sempre stato detestato dai più, quelli che hanno accesso ai media, intendiamo, quelli corrivi con l’establishment, la gente di potere e d’ipocrisia che sempre più saldamente sta soffocando l’Italia. Le anime vili, le anime della “morta gora”, che si vanno moltiplicando tra tanti suoi “colleghi” che invecchiano malamente, e che ora gli concederanno qualche riconoscimento “peloso” solo perché la sua voce che non si piega e la sua critica senza compromessi non potranno risuonare più.

Dieci, cento, mille Giorgio Bocca, e il giornalismo sarebbe giornalismo, e l’Italia sarebbe un paese finalmente civile di giustizia e libertà. Sarebbe un’altra Italia, quella che il suo comandante Duccio Galimberti e i suoi compagni della “Repubblica partigiana” speravano di contribuire a far nascere, anche a costo della vita. Speranze che i padroni del denaro, della disinformazione e della fede hanno calpestato e calpestano, instancabilmente.

Ad alcuni – comunque troppo pochi – Giorgio Bocca mancherà davvero.

(26 dicembre 2011)

 
 
 
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Il corpo è mio e decido io!

La carità comincia in casa...
e finisce in un casino.
Nel casino ho visto un re...
che ne montava due o tre.
Due escort e una mignotta...
quelle crude e questa cotta.
Che nella cotta dal bianco lino...
c'è sempre in moto un pistolino.
Pare mollo invece è duro...
come la crozza d’un canguro.
Se il canguro è pure prete...
il pontefice lo allingua alla parete.
Poi gli toglie gli attributi...
e li butta nei rifiuti. 
Nei casi più gravi lo spoglia 
della

veste...e nei casi meno gravi?

Si rivolge al gran celeste.

 

Poi che tutto sarà bonificato...
il pedofilo ne uscirà riprogrammato.

La carità ricomincia (di nuovo) in una casa...
e finisce (sempre) in un casino.

Domanda dei cento pedofili:

quando si nasce pedofili?

Risposta: quando il feto si presenta

pedofilicamente e tutti si toccano

per esorcizzarlo! 


 

GRAZIE LIBERO

 

PACE PER TUTTI!!


 

Chi vive senza follie non è savio quanto crede.

Francois La Rochefoucald

 

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