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« MA CHE BELLIFIGLI »

NOIOSA FILIPPICA

Post n°32 pubblicato il 13 Ottobre 2010 da mr.red_y

Capisco sia una domanda posta male, anzi, diciamo generalista, ma mi piacerebbe sapere quali sono gli stadi attraverso cui si diventa adulti.

In mia amico Alex ha due figli: uno di loro è in adulto di 10 anni. Attenti, non un “Raimondo” musone nerd a cui piace guardare giocare a bocce e che si ferma a guardare i cantieri. È un bambino di 10 anni a cui piace giocare con la wii, andare in giro con gli amici, le ragazzine, fare sport, a cui però potresti far fare il padre, a cui potresti far fare l’insegnante di tuo figlio, a cui potresti metter in mano un’azienda con dei dipendenti.

Questo per dimostrare che non c’entra nulla l’età, come non è condizione sufficiente essere più alti di un metro e quaranta, avere un lavoro, una moglie (un marito, per parità), un mutuo, un figlio.

Com’era bello da bambini, forse magari no, i piccoli problemi di allora erano rapportati alla statura, quindi li vedevamo grandi, però c’era un vantaggio: la vita poteva permettersi di essere meno dura, o meglio, c’era anche chi poi pagava per le nostre cazzate. Certo non tutte, perché la vita di strada voleva le sue regole anche lei, però alla fine, in qualche maniera…

Quindi, quando?

La prima volta che non hai vinto? O che hai trovato qualcuno più forte, bravo, preparato di te? Può essere, ma li è il primo capitolo di una lezione molto più importante, imparare a perdere, o a non vincere, ma di questo ne ho già scritto.

La prima volta che hai pagato per un tuo errore e te ne sei reso conto?

La prima volta che ti sei assunto la responsabilità di una tua azione? Magari avresti potuto sfangarla, ma ti sei comportato correttamente e hai pagato?

La prima volta che hai accettato la morte come un evento doloroso ma che è parte della vita?

Sono convinto che chiunque di voi potrà aggiungerne a camion, ma riflettevo sul fatto che, al di la che c’è gente che tanto non crescerà mai perché non lo vuole fare, diventare adulti è prendere coscienza che la vita va affrontata con responsabilità, mettendoci la faccia e assumendosi le responsabilità delle proprie scelte.

Io credo si diventi adulti quando il senso di responsabilità, di coerenza nei propri confronti e nei confronti degli altri, ma soprattutto quando si prende atto delle proprie azioni e si fa in maniera che siano il più corrette possibile, diventano la nostra condotta di vita. Che si diventi adulti quando “si, è colpa mia, ho fatto una minchiata, ora pagherò”, quando “no, questo no, questo è sbagliato”, quando “fa male, ma è giusto così, per me e per tutti”, quando “è vero, sono fatto così non è una scusa, devo migliorare”, quando “è diverso, ne giusto, ne sbagliato; diverso”, quando “la realtà è questa. Ok, ora bisogna lavorarci davvero”.

Ho voglia di essere un adulto, perché è una condizione che migliora il mondo.

La scala verso l’illuminazione è luuuuuuuunga e passa attraverso ettolitri di the, dice il saggio. Per ora il the, poi vedremo.

Di nuovo troppo serio.

 
 
 
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