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STORIE DI LETTO

Post n°27 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da mr.red_y

Questo post in realtà nasceva diverso, ma ci sono molte cose che scrivo e non pubblico. Perché? Fatti miei, e ogni illazione è tale. Io solo ne conosco le ragioni.

Ieri sera avevo appuntamento col mio velocissimo artigiano (1:10 sulla mezza).

Mi chiama lunedì per dirmi: “oh Ulisse, il tuo letto di ulivo è quasi pronto, vuoi venire a vederlo?”, “Giovedì, vengo su che poi così sono già a Newredland, a casa mia e così, come da programma…” da lunedì sono cambiate un po’di cose, ma quell’impegno è rimasto cascasse il mondo.

Guido volentieri fin su in vallata; il laboratorio di S. Giuseppe, è in cima all’Olimpo, ma come ho detto non mi pesa mentre nel tragitto mi godo l’attesa. Quello che mi inquieta un po’di più è l’allenamento che faremo su pei monti a guerreggiar co’camosci e, dice lui, col lupo.

Arrivo, entro e la struttura è praticamente semifinita. A montarla ci mettiamo in tre (sono solo 9 pezzi… e uno manca ancora). L’immagine elettronica del modello tridimensionale non rende nemmeno ventesimo di quello che è la realtà: è massiccio ma elegante, essenziale nella sua estetica che nasconde il lavoro e lo studio dietro gli incastri.

Lo guardo con ammirazione e non dico nulla. È veramente bello, e finito, levigato e cerato sarà spettacolare, da museo. Alzo un attimo lo sguardo e vedo che gli altri mi guardano con aria mista tra il divertito e il soddisfatto: “allora?”. “Bel lavoro”. Poi inizio ad avvicinarmi, ad analizzare… Enrico mi anticipa dicendomi li è ancora da levigare, li portiamo al piano, il pezzo che manca lo…

So che verrà bene.

“vedi che mi sono fatto il mazzo quadrato: a trovare i segati prima, a fare in maniera di trovarli che grossi così non crepino e poi a lavorarli: tramavo ogni volta che accendevo la fresa… e ‘sti cavolo di incastri…”

L’ho progettato e disegnato io e nonostante tutto mi faccio spiegare come l’ha realizzato, nei dettagli, e me lo immagino al suo posto. Si. Me lo immagino al suo posto.

“Dai, andiamo a correre va che così ti riprendi”, scherza per distrarmi un po.

Faccio battute e scherzo, ma sono emozionato,e mi sa che si vede anche.

Un’ora di corsa nei boschi al buio… mi stanca un po’anche perché i suoi ritmi sono altri dai miei e poi a cena dai genitori di Enrico.

Prima di scendere saluto. Lui mi guarda e mi chiede: “allora?” gli rispondo scherzando: “manca un pezzo!”. Lui mi risponde “a te, manca un pezzo. Vai a dormire che domani è un altro giorno”. Sono rimasto male. Non mi conosce bene, si, alle gare, ma niente di più che poco, eppure mi legge.

Sarà un buon letto.

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