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Messaggi del 05/07/2012

Moak e Dafne in casa Badley

Post n°1006 pubblicato il 05 Luglio 2012 da padmaja
 

 

 

Caterine mi aveva invitata a passare il fine settimana da lei; viveva in un castello meraviglioso, ai confini di un bosco, immerso nella natura, un vero paradiso. Quel sabato avrebbe dato una festa, sarebbero stati molti gli invitati e io non vedevo l’ora di parteciparvi.

Appena entrai ricevetti un’accoglienza deliziosa, la cameriera mi accompagnò nelle mia stanza, dove mi sarei potuta rinfrescare; viaggiare in carrozza è davvero stancante, quindi ne avrei approfittato anche per riposarmi un po’.

La camera era enorme, con meravigliosi tendaggi color porpora, un grande letto a baldacchino e le grandi finestre che davano sul giardino regalavano una vista mozzafiato.

La toilette era composta da pezzi molto pregiati, mi rinfrescai facendomi scorrere alcune gocce d’acqua giù per la schiena, iniziavo a riprendermi un po’, fuori faceva ancora troppo caldo. Mi sdraiai sul letto e il sonno mi avvolse dolcemente. Questa estasi non durò molto, sentii un rumore provenire dall’armadio dei vestiti, come se qualcuno stesse grattando con le unghie sul muro; sobbalzai atterrita, avevo il cuore in gola e la paura mi aveva totalmente paralizzata. Cosa potevo fare? Di certo non potevo starmene inerme; decisi di andare a vedere, presi fiato e mi avvicinai alla porta dell’armadio, la aprii di scatto e un urlo mi morì in gola; non c’era nulla, solo coperte e cuscini…i miei vestiti erano ancora nel baule da viaggio. Presi una candela, illuminando l’armadio, ma niente, non c’era nessuno.

Ormai l’adrenalina che avevo in corpo mi aveva fatto passare il sonno, così decisi di riordinare i miei vestiti e tutto ciò che mi ero portata appresso. Le cose da portare sono sempre tante, non si sa mai a quali eventi si parteciperà, una cavalcata, una passeggiata, un cocktail, una serata a teatro, quindi è indispensabile portarsi quei 10 - 15 vestiti anche per pochi giorni.

Mi recai nel salone principale, dove i camerieri lo stavano addobbando per la grande festa. C’erano lampadari enormi, neri, in stile gotico e devo dire che mi piacevano molto. Alle pareti c’erano diversi quadri, ma uno più di tutti rapì la mia attenzione: era un ragazzo alto, di bell’aspetto, con un sorriso malinconico, quasi inquietante; chiesi informazioni e il personale mi disse che era Moak, fratello di Caterine, figlio del Conte Badley, morto da quasi 7 anni.

 


Mi raggiunse Caterine e mi abbracciò forte, era da parecchio tempo che non ci vedevamo e avevamo tante cose da raccontarci, tra le quali la prima fu proprio lo strano episodio che mi era capitato in camera. Rimasi delusa dalla sua risposta, in quanto mi disse che forse era stata la stanchezza, o qualche topo che girava nel castello, ma devo dire che il suo atteggiamento non mi convinse per niente, non mi guardava neanche negli occhi, sembrava distratta.

Mi congedai da lei con la scusa di avere mal di testa e ne approfittai per fare un giro nel castello. Iniziai dal piano di sopra, il corridoio era abbastanza buio, illuminato solo da qualche candela, man mano che camminavo sentii una folata di vento sul collo, soffocai un urlo portandomi la mano alla bocca, mi girai di scatto ma non c’era nessuno. Forse a qualcuno dava fastidio il mio curiosare e quel qualcuno non era reale, ne ero certa; ora mi stavo veramente spaventando e avevo un gran brutto presentimento. Decisi di andare in giardino a prendere una boccata d’aria, almeno li c’era luce a volontà. Mi soffermai vicino ad una grande quercia e notai una tomba particolare. Sopra alla lapide c’era un gargoyle, lo sguardo era severo, come se volesse dire: “Non violate questo luogo.”

 

 

Lessi il nome, Moak, ed era il ragazzo raffigurato nel quadro che avevo visto. Quel posto mi era familiare, come un déjà vu apparvero nella mia mente alcuni avvenimenti, ero sicura di averli vissuti, ma non mi erano chiari. Il sole stava calando, così rientrai al castello dove Caterine e i suoi familiari mi stavano attendendo per la cena. Fu una serata tranquilla, ma ero inquieta. Mi congedai e decisi di ritirarmi nella mia stanza, lessi qualche pagina di un libro e finalmente le palpebre divennero pesanti, mi addormentai.

Ad un tratto un rumore mi svegliò di soprassalto, accesi una candela, ispezionai la stanza, controllai le finestre, ma non c’era nulla. Col cuore che andava a mille provai a coricarmi nel letto, il mio sguardo era fisso sulla porta dell’armadio, lo fissai così a lungo che ripresi sonno. Fu una notte particolare, feci dei sogni strani; era come se sentissi il respiro di qualcuno sopra di me, mi stava accarezzando il viso, volevo aprire gli occhi ma non ci riuscivo, non avevo paura; sentii le sue braccia forti avvolgermi delicatamente, si sdraiò accanto a me, sentivo il suo respiro, era freddo. Le sue labbra si appoggiarono alle mie e mi baciò con passione, fu una sensazione bellissima, ma non capivo cosa stesse succedendo.

L’alba arrivò, illuminando la stanza attraverso le grandi finestre, aprii gli occhi, mi sentivo confusa e pensando al sogno che avevo fatto, arrossii.

Era il giorno della festa e i preparativi stavano giungendo al termine. Enormi mazzi di fiori addobbavano la sala, tutti i mobili erano stati tirati a lucido e Caterine non si dava pace, voleva che tutto fosse perfetto e correva a destra e a manca per controllare che tutto filasse liscio.

Volevo dare una mano anch’io, ma mi sembrava di essere più di intralcio che d’aiuto; così decisi di andare in biblioteca, ma forse non era stata una grande idea.

 


Era una stanza enorme e sul tavolo un libro colpì la mia attenzione, parlava della storia della famiglia Badley; iniziai a sfogliarlo, vidi i ritratti di Moak da bambino, della sua famiglia, della sua adolescenza, finché un ritratto mi fece sbarrare gli occhi e mi sentii mancare. Vi era disegnato il volto di una ragazza, presumo fosse stata la sua fidanzata e mi assomigliava in modo impressionante.

Ripensando al sogno che avevo fatto quella notte, forse non me lo ero solo immaginato, forse era veramente il fantasma di Moak che era venuto a farmi visita. Presi un bel respiro e mi andai a cambiare, la festa sarebbe iniziata a breve e io ero intenzionata a passare una deliziosa serata scrollandomi di dosso tutte quelle paure.

Gli invitati iniziarono ad arrivare, la melodia dei violini riempì la stanza e Caterine fece un’entrata principesca. Mi avvicinai a lei in modo che mi presentasse i suoi amici; le tavole erano imbandite con ogni leccornia, le cuoche avevano lavorato senza sosta facendo un lavoro superbo.

Iniziarono le danze e un ragazzo mi invitò a ballare; era di bella presenza e molto gradevole nella conversazione; mi feci trasportare da quell’atmosfera incantata, finché, ad un certo punto, mi sembrò che i lineamenti del mio cavaliere cambiassero. Mi spaventai, ma lui mi cinse i fianchi, facendomi avvicinare ancora di più a lui, (un gesto abbastanza sconveniente da fare in pubblico); mi sussurrò all’orecchio queste parole: “Pensavo che avrei vagato nel limbo per l’eternità, non mi sono mai allontanato dal castello, come se stessi aspettando un segno e finalmente ora l’ho avuto; sei tu mia dolce Dafne che mi hai ridato la luce, permettimi di starti accanto; mi sono impossessato del corpo del tuo cavaliere per rivivere sensazioni che ormai credevo perdute, vieni con me e non preoccuparti, lui non ricorderà nulla.” Mi portò fuori in giardino, in un posto dove nessuno ci avrebbe visti; ci fermammo davanti alla sua lapide e mi strinse forte a se. Io ero completamente rapita da lui, ma non sapevo cosa sarebbe accaduto dopo, mi disse solo che sarebbe tornato a trovarmi quella notte stessa. Ad un tratto il mio cavaliere riprese le sue sembianze, era confuso, si sentiva stordito e non capiva cosa ci facessimo in giardino; io prontamente gli dissi che forse era stato un colpo di calore e che aveva avuto un capogiro, per questo motivo eravamo usciti in giardino a prendere un po’ d’aria fresca. Lui ci credette, ovviamente!

Quando tutti gli ospiti furono andati via, mi fermai a parlare un po’ con Caterine e le chiesi informazioni su come era morto suo fratello; lei all’inizio fu restia a parlarmene, ma poi mi raccontò che fu un incidente a cavallo a strapparlo a questa vita. “Era giovane e pieno di speranze, entusiasta per tutto ciò che lo circondava, mi manca tanto e spero solo che trovi la pace.”

La abbracciai forte, rassicurandola. Mi ritirai nella mia stanza e in cuor mio sapevo che Moak sarebbe tornato. Aspettai a lungo, ma non accadde nulla; ero stanca per le troppe emozioni della serata e mi addormentai. Eccolo era li vicino a me, ma non potevo aprire gli occhi; sentivo il suo respiro, il sapore delle sue labbra sulle mie, mi abbracciò così forte da farmi mancare il respiro e mi baciò con tutto il fuoco che aveva in corpo. Mi sentivo ardere, il sangue fluiva velocemente nelle vene, sentivo che lui mi desiderava quanto lo desideravo io. Eravamo una sola cosa, due corpi che si plasmavano amandosi, perdendosi l’uno nell’anima dell’altra, era una cosa sconvolgente, irripetibile, estasiante. Avrei voluto che quella notte non finisse mai.

 


Lui mi guardò negli occhi dicendomi: “Finalmente hai trovato la strada di casa, ti ho aspettato tanto mio dolce amore. La nostra morte ci aveva separati, ma ora staremo insieme per sempre. Caterine è riuscita ad invocare il tuo spirito e tu hai trovato la via per tornare da me.” A quel punto mi spaventai, sbarrai gli occhi, non capivo cosa stesse dicendo. Mi sentii mancare, mi sentii strana. Ad un tratto la stanza in cui ero, si riempì di ragnatele, come se da anni nessuno ci avesse messo più piede. Nella testa avevo mille pensieri che si affollavano, mi sentivo stordita e chiesi spiegazioni, perché non sapevo più chi fossi! Lui sembrava preparato a questa mia reazione e mi disse: “Quel giorno a cavallo ci stavamo divertendo un mondo, fantasticando sul giorno delle nostre nozze e su chi invitare. Eri seduta davanti a me, con la testa appoggiata dolcemente sulla mia spalla, ma quel temporale ci colse alla sprovvista e quel fulmine maledetto ci strappò da questo mondo. Amore mio, quel giorno morimmo entrambi e le nostre anime furono divise. Ci sono voluti mesi affinché io riuscissi a mettermi in contatto telepatico con Caterine e la supplicai di aiutarmi, altrimenti non avrei trovato pace. Lei fece il possibile, andando contro a tutti i suoi credo, cercò di invocare il tuo spirito e tu hai ascoltato inconsciamente la sua chiamata e ora sei qui.” Io non riuscivo a credere alle sue parole e dissi: “Vuoi dirmi che io non sono reale, che sono morta, che sono la tua amata? E ciò che ho vissuto in questi giorni non è stato reale? Ho parlato anche con tua sorella! Ma come può essere?” Lui mi guardò negli occhi: “Sei davvero sicura che Caterine rispondesse alle tue domande? Lei era in camera sua e stava solo ripensando alla mia tragica morte; lei ti stava parlando come si parla ad un anima trapassata, per far capire gli eventi accaduti. Amata mia, le nostre anime si sono cercate per anni, avevamo solo bisogno di un aiuto per ritrovarci. La mente è uno strano labirinto e tu hai creduto di vivere questi momenti in casa Badley come se fossero veri, ma stavi solo cercando me. Infatti la prima cosa che hai notato è stato il mio quadro nella sala, poi sei andata alla grande quercia e poi in biblioteca, perché volevi capire. Volevi scoprire il motivo della tua inquietudine e ora l’hai scoperto. Vuoi restare con me? Staremo insieme per sempre, ora possiamo lasciarci andare, il limbo non è più posto per noi.” Lo guardai negli occhi e dopo il suo racconto, tutto mi fu chiaro. Lo abbracciai forte, lo baciai con tutta la passione che avevo e come nebbia svanimmo nell’aria.

Caterine percepì che era successo qualcosa di straordinario; anche il suo cuore era finalmente in pace, sapeva che ci eravamo ritrovati e lo dovevamo a lei.

 

(Immagini tratte dal web)

 

fla

 

(Ringrazio Mary per avermi suggerito questo video)

 
 
 

Ho una predisposizione naturale a dialogare con la parte più oscura di me stesso. Da questa macchia nera ricevo input, ispirazione e tanti sogni.

 

Mi sono ispirato spesso agli incubi perché per me il cinema è un sogno o un incubo, a seconda dei punti di vista, e ritengo sia importante riuscire a pescare nel proprio immaginario notturno.

Dario Argento


 

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