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Note a margine

A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari

 

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La cacciatrice di sogni

Post n°656 pubblicato il 22 Febbraio 2018 da Web_London
 


Ascoltando un paio di pezzi dell'ultimo Festival di Sanremo mi è tornata alla memoria un grande autore.
Lui, schivo e riservato, poco conosciuto dalla gente che non ne immaginava il volto se lo avesse incontrato per strada e che per tanto tempo ha regalato parole meravigliose, lui che in un paio di strofe sapeva raccontare una storia e ha scritto pagine intere di vita, a volte con grazia e leggerezza a volte graffiando la penna sulla carta, di sicuro si sarà rivoltato nella tomba a sentire certe cose cantate (pure male) da chi, fino a qualche anno fa, le parole gliele metteva in bocca lui.
Una tristezza infinita.
E a me, per una strana associazione di pensieri, è tornato in mente un vecchio post che rimetto stasera

Ola

...


La cacciatrice di sogni

 

"E poi la donna parlò nella sua lingua impossibile
aveva la tua telecamera e mi versò del tè ..."

Comincia così un pezzo che mi piace molto.
La prima volta che l'ho sentito, pochi mesi fa, mi è tornata nei pensieri Chiara.
Chiara l'avevo conosciuta molto tempo fa.
Non ricordo più quando e nemmeno dove ci siamo incontrati la prima volta
Successe molto tempo fa, ci conoscemmo, ci piacemmo e diventammo amici.
Probabilmente ci saremmo innamorati se entrambi fossimo stati liberi nel cuore e nei pensieri.
Ma così non era e non successe mai.

Chiara era una fotografa naturalista.
Girava per il mondo e non si fermava mai in un posto per più di una settimana
Vagabonda e randagia, Chiara inseguiva per ogni continente la sua "fotografia perfetta".
Un giorno mi chiamava ed era in India, il giorno dopo in Sudamerica, la settimana successiva il suo aereo stava atterrando in Nuova Zelanda.
Amava viaggiare e andare a 300 all'ora in ogni situazione.
Stanca da morire, con la schiena buttata sul sedile di un taxi, al check-in dell'aeroporto, oppure dall'ultimo piano di un albergo nel centro di Bombay, Chiara viveva i suoi giorni con il biglietto di sola andata in mano.
La vita era per lei un'avventura a cielo aperto e ai pericoli del suo lavoro non ci stava mai a pensare, almeno non più di tanto.

Eravamo molto legati io e Chiara
Io tranquillo e attaccato alle mie radici profonde, lei cittadina del mondo, un vulcano perennemente sul punto di scoppiare, sempre in corsa e sempre spinta dalla ricerca di forti emozioni e dei salti nel vuoto del cuore.
Facevamo una bella squadra assieme.

L'ultima volta che la sentii mi chiamò che erano le tre di notte.
"Dove sei?"
"Sono a Cuenca, in Ecuador. Faccimo tappa qui e fra un po' riprenderemo il viaggio. Entro stasera speriamo di passare il confine con il Perù e di poter riposare un po'. Tu?"
"Io sono a letto"
le dissi con la voce ancora impastata dal sonno
"Oh Dio mio Web, ti ho svegliato?"
"Si"
"Ah, pazienza, dormirai più tardi"
mi rispose
A 6000 chilometri, al di là del cellulare la sentivo sorridere e prendermi leggermente per il culo
"Vabbé, ormai son sveglio. Tu, come stai?"
"Io sto bene, mi fermo qui qualche giorno e poi parto per l'India"
"Quando ritorni in Italia?"
"Dovrei rientrare fra un paio di settimane"
"Fatti sentire quando arrivi"
"Si, tranquillo, prima sarò di base a Milano per qualche giorno, poi vado a Roma per il layout del catalogo e poi speriamo di fare un salto a casa"
"Ok, chiamami quando arrivi a Tessera e ... stai attenta"
"Non preoccuparti mai per me, bacio"
"Si, si, bacio un corno, stai attenta, invece"

Chiara non tornò più e in India non ci arrivò mai.
La mattina dopo, appena arrivata in Perù fu chiamata all'improvviso per un servizio urgente a Gerusalemme in sostituzione di un collega che aveva mancato un paio di coincidenze aeree.
Due giorni dopo, era un martedì mattina, una pallottola vagante le fermò il cuore.

E' passato un po' di tempo ma il ricordo di Chiara è sempre vivido
Il ricordo della sua energia, della sua voglia che ogni cosa doveva essere sua e se la dovesse prendere non se ne va mai via completamente.
La sua risata torna spesso a tormentarmi i pensieri.
E' stata una complice e una grande alleata.
Mi è stata accanto tutte le volte che ne ho avuto bisogno, a volte comprensiva, a volte incredibilmente incazzata con me perché non la stavo mai ad ascoltare e facevo di testa mia, specialmente in quei giorni.
Chiara andava a caccia di sogni e di immagini per farne poi delle meravigliose fotografie.
Uno alla volta se le prendeva tutte, era infaticabile e piena di vita, sempre sul filo, sempre sospesa tra i suoi pensieri al limite della fantasia e la sua realtà, adrenalinica come una trottola impazzita che non si ferma mai.

Era sempre un passo più in là degli altri, superava quei confini che alle persone normali apparivano insuperabili, e lo faceva con una grazia e una naturalezza che non potevi non chiederti come diavolo ci potesse riuscire
Quando dietro l'angolo fiutava l'odore di un emozione, Chiara ci si aggrappava con le mani e il cuore, si lasciava trasportare e la viveva fino in fondo.
Spesso le andava bene, qualche volta si bruciava le ali e si schiantava al suolo.
C'era una sola cosa che di lei mi piaceva ma nello stesso momento mi mandava in bestia, lei non imparava mai dai suoi errori.
Li rifaceva e continuava a rifarli.
Sempre.

"Web, ogni storia è a sé" amava ripetermi continuamente, "ed io non voglio vivere con gli occhi attaccati allo specchietto retrovisore"
"Ho capito"
le dicevo, "ma almeno avrai imparato qualche lezione, o no?"
"No"
era la risposta che mi dava sorridendo
Mi faceva arrabbiare quando diceva cosi.
Le volevo un gran bene quando diceva così.


(R.I. - Un vecchio Post)


...



Guns N' Roses
Patience

 

 
 
 
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