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Occhi di "presente_indicativo"

Post n°508 pubblicato il 18 Febbraio 2017 da Web_London
 
Tag: Occhi

 

Dopo il Post della settimana scorsa, (Itaca), presente_indicativo ci porta dentro un treno, dentro un viaggio, dentro i suoi pensieri.

L'abbiamo letta qui dentro nel suo primo post di qualche giorno fa e nei commenti che ha lasciato agli ultimi post.
Con il racconto di oggi la conosciamo un po' di più

Il blog è suo

Ola

 

...

Occhi
presente_indicativo


 

Quando prendo un treno, mi siedo sempre vicino al finestrino. Apro il libro che sto leggendo, magari metto un po' di musica dolce, Adagio for The Past, e il viaggio - per breve che sia - comincia.
Amo lasciar scorrere lo sguardo dalla carta stampata al finestrino. Scorrere. Le note delicate che rendono più poetica la visione istantanea di un fotogramma che lo sguardo cattura fuori dal finestrino. Osservare. Sentire. Lo sguardo sempre lucido e presente, ma con il desiderio di trovare un po' di poesia semplice anche dove non c'è. Scorrere così e io sono il viaggio, oltre che il viaggiatore. E amerei scorrere anche occhi umani, occhi di qualsiasi forma, di qualsiasi età, storie negli occhi, i miei simili.

E invece ... invece, niente. Non trovo occhi.
Occhi che cercano, occhi che vagano, occhi sognanti, stanchi, addolorati, innamorati. Solo teste chine su questi aggeggi e con un dito a scorrere un mondo ridotto in scala irreale. E sento, la mia, la loro solitudine. E sento tristezza profonda per i miei simili.
Mi alzerei, andrei dal primo che mi siede davanti e gli direi: «Attento, così ci portano via l'anima. Quando arriveremo a non sentirne più il dolore, ci avranno tolto tutto. Per un giorno, almeno per uno, lascia cadere in un tombino quell'aggeggio e lasciati invadere dal mistero, dalla bellezza che sfugge. Prova stupore».
Ma non posso. Non posso. E allora lo sguardo torna a cercare le nuvole e i cavi della corrente elettrica che scorrono fuori dal finestrino.

La mia, la loro solitudine.

 

...


Andrea Guerra - Adagio For The Past

 

 
Rispondi al commento:
Paintedonmyheart
Paintedonmyheart il 18/02/17 alle 19:28 via WEB
:) Mi hai ricordato un pensiero di Pessoa: "La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo." Il discorso sarebbe molto ampio e pieno di sfaccettature, ma temo davvero che ciò che stiamo diventando non ci renda più capaci di vedere/vivere il mondo, gli altri, e non ci metta più in condizione di interagire con essi, se non soprattutto grazie al filtro di uno schermo. Credevo che gli adolescenti fossero i più colpiti da questa sorta di dipendenza, ma vedo anche tanti adulti non riuscire più a comunicare in modo diretto, spesso genitori incoscienti, orgogliosi del proprio figlioletto di pochi anni per il fatto che sappia già come usare il loro cellulare, scambiando questa capacità per intelligenza. E allora, senza esempi da seguire, senza qualcuno che indichi la strada a chi avrà tra le mani il futuro, come fare ad essere ottimisti? Forse il tempo aiuterà ad arginare un po' questo fenomeno, che è andato più veloce della consapevolezza di quanto male possa fare. È un piacere leggerti, un saluto:)
 
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