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SALUTE E AMBIENTE

Post n°201 pubblicato il 09 Luglio 2008 da wolfangie

Meglio cambiare abitudini
In un recente sondaggio britannico quasi il 60% degli interpellati non era convinto che occorresse agire contro il riscaldamento globale e per quasi il 40% c’era un’esagerazione dei pericoli, solo pochissimi hanno ammesso che avrebbero dovuto cambiare stile di vita. Un esempio tra i tanti di come sia poco recepito il ruolo già a livello di singoli rispetto ai problemi climatici: e non lo è l’effetto che cambiamenti virtuosi di abitudini possono avere in rapporto al “global warming” e, attraverso questo, alla salute. Una triangolazione comportamenti-clima-salute che si può chiarire per esempio ora che siamo nel pieno della calura estiva con l’esempio dei condizionatori: l’uso esagerato aumenta il consumo di energia, che va prodotta inquinando l’ambiente e alterando il clima, con ripercussioni per la salute generale. Ma gli esempi possibili sono diversi, così come le correzioni che nel proprio piccolo ciascuno può fare. Fanno il punto alcuni contributi sul BMJ, in cui si parla di responsabilità personali, comprese quelle dei medici nel sensibilizzare sul tema, e si propongono azioni pratiche.
Azioni praticabili contro “global warming”
L’obiettivo dovrebbe essere favorire una consapevolezza equivalente a quella generalmente acquisita nei confronti dei danni del fumo. Non si riflette infatti abbastanza sul fatto che la dipendenza da abitudini di vita che comportano alti livelli di emissione di gas di carbonio è più distruttiva di quella dal tabacco, oltre che irreversibile. C’è insomma una “impronta di carbonio” personale, da conoscere e possibilmente ridurre. Come? Con scelte possibili, quali usare meno l’automobile e mangiare meno carne, che aiutano a contrastare l’obesità e sono positive rispetto ai cambiamenti climatici. Si è puntigliosamente calcolato, ricavandone un documento intitolato “Dieci azioni pratiche per i medici per combattere i cambiamenti climatici”, con quali correzioni comportamentali si potrebbe ridurre l’emissione di carbonio di cinque milioni di tonnellate all’anno, corrispondenti all’inquinamento da carbonio di mezzo milione di abitanti del Regno Unito. Il decalogo inizia con l’onesta sollecitazione ai medici perché si sensibilizzino a vicenda, al secondo punto la promozione tra gli assistiti di un riequilibrio alimentare (dimezzando la carne) e del camminare o andare in bici: tre pazienti alla settimana per ogni medico possono ridurre così del 5% la loro impronta di carbonio, cioè 15 tonnellate di carbonio in meno all’anno; moltiplicando per tutti si arriverebbe a una diminuzione di 750 mila tonnellate. I punti successivi si incentrano sul risparmio elettrico sul lavoro (esempio, riscaldare o raffreddare meno e spegnere le lampadine), su minori spostamenti in auto e in aereo, sul migliore isolamento termico degli edifici, sull’impegno a influenzare virtuosamente altre persone, sull’attivazione personale a ogni livello possibile, persino sulla stabilizzazione demografica (che però riguarda poco gli occidentali). Basti pensare che globalmente il 22% dell’emissione di gas serra sarebbe dovuta all’allevamento del bestiame e che il consumo di carne nei paesi sviluppati è il quadruplo di quello degli altri, ridurre questo alimento a una media non superiore a 90 grammi al giorno è di per sé benefico. Minor uso dell’auto e più esercizio fisico significa anche meno danni fisici da inquinamento (e incidenti), miglior isolamento delle case meno rischi da temperatura invernale, e così via.
Un esempio di effetto a distanza
Un esempio suggestivo che viene proposto rispetto alla nostra influenza sugli andamenti climatici è quello che riguarda l’allattamento al seno. Secondo l’autrice, mettendo in grado più madri di nutrire esclusivamente in questo modo i neonati nei primi sei mesi di vita, si potrebbe ridurre il numero di bambini a rischio di sovrappeso, la produzione di sostitutivi del latte materno, l’impiego di materiali e combustibili per questa produzione e per la distribuzione. Inoltre le famiglie risparmierebbero potendo così spendere per migliorare la loro alimentazione, molti paesi potrebbero dipendere di meno dall’importazione, il carico d’inquinamento per quei prodotti diminuirebbe, non ultimo, i bambini ne trarrebbero vantaggi sotto il profilo nutrizionale. E’ il caso di dire, come conclusione generale, che molti nostri comportamenti funzionano come un boomerang, ritornano indietro nel bene e nel male: vale per l’ambiente, il clima e la salute.

Fonti
Gill M. Why should doctors be interested in climate change? BMJ 2008:336:1506.
Griffiths J e coll. Ten practical steps for doctors to fight climate change. BMJ 2008;336:1507.
Myr R. Breastfeeding tackles both obesity and climate change. BMJ 2008;336:1454.

 
 
 
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