IL TEMPO

  1. Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto. 2 Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. 3 Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro. La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene. Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l’unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire.
    Da Lettere a Lucilio di Seneca.

    Questo scritto di Seneca di oltre duemila anni fa mi ha sorpreso per la sua sorprendente attualità: parla della fuggevolezza del tempo e di quello che ci viene sottratto con i pretesti più vari. Forse non tutti riescono a cogliere in pieno il messaggio in esso contenuto, specialmente i giovani che avendo davanti una vita intera non hanno la concezione esatta del tempo, è uno stato mentale dovuto all’età. Tuttavia è proprio la fase iniziale della vita quella che può indirizzare verso un futuro personale significativo: nel realizzarsi nello studio, nel lavoro, nella famiglia, nel sociale ecc.
    Mi rendo conto che dal punto di vista di un giovane, anche del più assennato, è molto difficile cogliere la dimensione temporale dell’ esistenza, perché a quella età di tempo , in prospettiva, se ne dispone in quantità e il modo di impiegarlo costituisce l’ultimo dei pensieri.
    Quanto detto sopra in realtà è una ovvia ma indispensabile premessa per mettere in risalto le mille occasioni in cui ci viene sottratto il nostro tempo: pensiamo al tempo buttato inutilmente nella frequentazione dei cosiddetti social, tempo funzionale al nulla, una follia collettiva che lascia il tempo che trova senza nessuno scopo ultimo, dal punto di vista della propria crescita personale. Tempo buttato, la vita banalizzata da questi riti social che fanno
    leva sulla frustrazione di milioni di signor nessuno convinti che si possa essere realizzati nella misura della propria esposizione mediatica.
    La genialitá dei suoi inventori sta nel far credere alle masse di utenti di essere dei protagonisti quando in realtà sono solo dei mezzi per far prosperare il business di queste piattaforme. Ormai la vita di milioni di persone viene misurata dalla quantità di “like” ottenuti o dai “followers” posseduti. Pensiamo poi al tempo sottrattoci dalla televisione con certi programmi in assoluto qualitativamente inaccettabili ma molto seguiti, in virtù della degenerazione del gusto generale. Una degenerazione lucidamente perseguita da chi vuole condizionare a scopo commerciale masse di utenti, abbassando il livello dei contenuti di molte trasmissioni si vuole annullare l’autonomia di giudizio dei singoli per creare l’ homo catodicus, ovvero masse culturalmente abbrutite da manipolare a piacimento.
    Pensiamo dunque al tempo prezioso perso, e che mai nessuno ci restituirà, seguendo trasmissioni come il grande fratello, o l’ isola dei famosi, oppure i vari giochi a quiz in varie salse ma dal comune, stucchevole, noioso contenuto che i soliti noti ci propinano ogni sera.
    Ecco, i ” social” e certa televisione pur avendo contenuti diversi hanno in comune il bisogno di avere come interlocutori, gli utenti, privi di autonomia di giudizio, per potergli propinare prodotti di cui sopra altrimenti non vendibili a persone dotate di un minimo di gusto e senso critico.
    Si pensi dunque al forte condizionamento cui siamo sottoposti, per cedere il nostro prezioso tempo, sottratto al nostro essere autentico a favore di geniali mistificatori milionari.