LA LINGUA COREANA

da Wikipedia

Coreano
Hangukmal (한국말?) – Chosŏnmal (조선말?)
Parlato in Corea del Sud, Corea del Norded altri 18 paesi
Locutori
Totale 78 milioni (1999)
Classifica 13
Altre informazioni
Scrittura Hangul (dal XV secolo)
Tipo SOV agglutinante
Tassonomia
Filogenesi (controversa)
Lingua isolata o altaica
Coreano
Statuto ufficiale
Ufficiale in Corea del Sud Corea del Sud
Corea del Nord Corea del Nord
Regolato da Istituto nazionale per la lingua coreana (국립국어원 / 國立國語院)
Codici di classificazione
ISO 639-1 ko
ISO 639-2 kor
ISO 639-3 kor (EN)
Glottolog kore1280 (EN)
Linguasphere 45-AAA-a
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 1
모든 인간은 태어날 때부터 자유로우며 그 존엄과 권리에 있어 동등하다. 인간은 천부적으로 이성과 양심을 부여받았으며 서로 형제애의 정신으로 행동하여야 한다.
Traslitterazione

McCune-ReischauerModŭn Ingan-ŭn T’ae-ŏnal ttaebut’ŏ chayuroumyŏ Kŭ Chon-ŏmgwa Kwonrie Iss-ŏ Tongdŭnkhata. Ingan-ŭn Ch’ŏnbujŏg-ŭro Isŏng-gwa Yangsim-ŭl Pu-yŏbat-ass-ŭmyŏ Sŏro Hyungje-ae-ŭi Chŏngsin-ŭro Haengdongha-yŏ-yahanda.

Latinizzazione riveduta

Modeun Ingan-eun Tae-eonal ttaebuteo Jayuroumyeo Geu Jon-eomgwa Gwonrie Iss-eo Dongdeunghada. Ingan-eun Cheonbujeog-euro Iseong-gwa Yangsim-eul Bu-yeobad-ass-eumyeo Seoro Hyungje-ae-ui Jeongsin-euro Haengdongha-yeo-yahanda.

Map of Korean language.png
Diffusione del coreano nel mondo

La lingua coreana è parlata da circa 78 milioni di persone nella penisola coreana. I nomi locali sono: Chosŏnŏ (조선어?, 朝鮮語?) o Chosŏnmal (조선말?, 朝鮮말?) in Corea del Nord anche Hangugŏ (한국어?, 韓國語?) oHangugmal (한국말?, 韓國말?) in Corea del Sud. I diversi nomi derivano dalle diverse denominazioni della Corea del Nord o della Corea del Sud per il loro paese. La maggior parte dei linguisti classifica il coreano come lingua isolata, anche se alcuni lo includono nella controversa famiglia delle lingue altaiche.

Minoranze coreane in altri paesi

Nel territorio della repubblica popolare cinese è presente una minoranza coreana (chosŏnjok (조선족?, 朝鮮族?)). In Cina il coreano ha lo status di lingua ufficiale minoritaria riconosciuta. Nelle repubbliche dell’Asia centralegià facenti parte dell’Unione Sovietica vive una minoranza coreana denominata koryŏin (고려인?, 高麗人?) o koryŏsaramdŭl (고려사람들?, 高麗사람들?). Altre minoranze di rilievo al di fuori delle due entità statali coreane si trovano in Giappone e negli USA. Anche in Germania sono presenti gruppi rilevanti di coreani. In Argentina vivono 35.000 coreani, ma la comunità coreano-latinoamericana più rilevante è quella presente in Brasile.

Scrittura

La lingua coreana utilizza a partire dal XV secolo una propria scrittura, l’Hangŭl (letteralmente “scrittura del popolo Han”). Buona parte della lingua coreana utilizza prestiti di origine cinese, e infatti il metodo di scrittura cinese è utilizzato anche in Corea, anche se sta cadendo vertiginosamente in disuso. In Corea del Nord si utilizza esclusivamente l’Hangŭl. La creazione dell’alfabeto coreano risale al 1443, quando il re Sejong (r.1418-1450) della dinastia Yi/Chosŏn (1392-1910), insieme ad un gruppo di letterati confuciani del Chiphyonjon (lett. “Istituto per la raccolta della virtù”, organo poi smantellato dal successivo re Sejo) ideò un sistema di scrittura che aderisse al meglio alla lingua della penisola. Venne così ideato lo Hunmin chong’um(cin.訓民正音,lett. “giusti suoni per educare il popolo”, avrebbe preso il nome di Han’gul solamente di recente), il quale avrebbe subito un periodo di “rodaggio” della durata di tre anni, nei quali ne sarebbe stata saggiata la funzionalità, nonché studiata la recezione da parte del popolo. Non è un’esaltazione nazionalista considerare l’alfabeto coreano come una delle invenzioni più geniali della storia delle lingue nel mondo. L’han’gul è stato infatti preceduto da studi approfonditi sul coreano antico e su lingue limitrofe al territorio coreano o comunque aventi con esso contatti più o meno stretti, come il mongolo, il cinese e si pensa anche il sanscrito. Le teorie sono molteplici e focalizzate per la maggior parte sul perché della forma delle singole lettere dell’alfabeto. Le fonti e i commentari seguiti alla creazione, riportano come ognuno dei componenti di questa singolare scrittura rappresentino in modo più o meno analogico gli organi coinvolti nel processo di fonazione, es. la ㄹ([l;ɾ]) descriverebbe la forma assunta dalla lingua nella pronunzia di un fono liquido/semi-vibrante; la ㅁ [m] è una bocca stilizzata ([m] è appunto un fono bilabiale), ecc. Le consonanti geminate poi, rappresentando un suono tensificato, sarebbero rappresentate da una stessa consonante duplicata ovvero scritta due volte, es. ㅉ [ʤ’] (vs. ㅈ [ʤ]) o ㄲ[k’] (vs.ㄱ[k]), ecc. Quelle aspirate, infine, sono generalmente rappresentate con l’aggiunta di un tratto alle consonanti “piane”, quasi a simboleggiare l’aggiunta di materiale fonico (ㅈ->ㅊ;ㄷ->ㅌ;ㄱ->ㅋ). Non stupisce la somiglianza tra alcune lettere dell’han’gul e componenti di altri sistemi di scrittura. Infatti il re Sejong, personalmente o delegando il compito a terzi, fece la spola tra la penisola coreana e l’impero mongolo per studiarne lingua e sistema di scrittura. Allo stesso modo somiglianze evidenti sono riscontrabili con gli ideogrammi cinesi utilizzati nei sistemi di trascrizione antecedenti alla creazione dell’han’gul come tra ㄹ e 乙 (non a caso quest’ultimo aveva la funzione di segnalare il complemento oggetto 을/를 nello Hyang’chal). Altri studiosi avanzano l’ipotesi di un'”influenza” da parte della scrittura sanscrita ma, in ogni caso, rimarrebbe in secondo piano rispetto a quelle sopra citate. L’han’gul non fu il primo sistema di scrittura dei coreani, poiché precedentement erano stati usati gli ideogrammi cinesi.

Classificazione linguistica

La classificazione della lingua coreana è un tema discusso. Una buona parte dei ricercatori sostiene l’appartenenza del coreano al gruppo delle lingue altaiche, ma anche l’idea che si possa trattare di una lingua isolata.

A lungo sostenuta è una possibile parentela con il giapponese, con cui il coreano condivide notevoli tratti in comune dal punto di vista strutturale e grammaticale (anche se non sussistono praticamente somiglianze lessicali). In parte questa parentela linguistica è negata in base alle difficili relazioni storiche tra le due nazioni, non ultimo l’imperialismo giapponese.

La tesi del coreanista tedesco Andre Eckardt, secondo la quale la lingua coreana sarebbe addirittura imparentata con lelingue indoeuropee, che ha avuto diversi tentativi di dimostrazione con la somiglianza a prima vista impressionante di 500 vocaboli, oggi non è più accettata dalla maggior parte degli studiosi.

Anche una parentela con il cinese è da escludersi, visto che il coreano non ha alcun tratto in comune con le lingue del gruppo sino-tibetano. Le parole sino-coreane scritte con caratteri cinesi sono infatti prestiti entrati nell’uso in seguito agli stretti rapporti culturali con la Cina, senza che tra le due lingue esistano relazioni di parentela. I seguenti tratti comuni portano a pensare che il coreano vada inserito nel gruppo delle lingue altaiche:

  1. Armonia vocalica
  2. Restrizione del sistema consonantico ad inizio parola
  3. Agglutinazione
  4. mancanza di alternanza vocale – consonante
  5. mancanza di pronomi e di pronomi relativi e di congiunzioni
  6. Presenza di forme verbali composte

Storia

Il coreano è oggi una lingua unitaria, che non presenta (eccetto i vari dialetti) varietà regionali, ma nell’antichità quest’unitarietà non esisteva. Si suppone che le lingue da cui il coreano si sarebbe sviluppato si siano suddivise all’inizio della nostra era nel gruppo delle lingue Puyŏ 부여 (夫艅) nel nord e delle lingue Han 한 (韓) nel sud. Fonti cinesi del III secolo lo confermano.

Forme arcaiche: lingue delle tribù Puyŏ

Dal gruppo Puyŏ si è sviluppata la lingua dell’Impero di Koguryŏ (anche: Goguryeo; 고구려 (高句麗)); I secolo d.C. fino al 668d.C.). La lingua di Koguryŏ è l’unica documentata delle lingue del gruppo Puyŏ. Dall’analisi del lessico presente si desume che sia una lingua vicina al gruppo tunguso dalle caratteristiche tipicamente altaiche. La lingua di Koguryŏ presenta sorprendenti somiglianze con il coreano medio da un lato e con il giapponese arcaico dall’altro. Così per esempio avremo in Koguryŏ *tan, *tuan e in giapponese arcaico tani (valle); in Koguryŏ *usaxam e in giapponese antico usagi (coniglio). In base a queste ed altre coincidenze (come nei numeri) si sostiene in parte l’ipotesi di parentela tra il coreano e il giapponese tramite il Koguryŏ come lingua ponte. Contemporaneamente il Koguryŏ può essere considerato la prova dell’appartenenza del coreano alle lingue altaiche.

Forme arcaiche: Lingue delle tribù Han

Dalle lingue delle tribù Han si è sviluppata la lingua di Paekje (anche: Baekje; 백제 (百濟)), crollato nel 660 d. C). I frammenti rimasti oggi della lingua di Paekje dimostrano che questa è molto vicina al coreano medio e alla lingua del regno di Silla (anche: Silla; 신라 (新羅)) sia nel lessico che nella morfologia.

Unificazione sotto il regno di Silla: il coreano antico

Quando il regno di Shilla (anche: Silla; 신라 (新羅)) sottomise nel VII secolo gli altri regni coreani e raggiunse l’egemonia sulla regione, non solo cancellò le lingue precedenti, ma unificò per la prima volta le tribù coreane anche politicamente. Questo processo, che non è considerato a sufficienza nell’evoluzione della lingua coreana, può essere paragonato da un punto di vista storico all’egemonia del latino, una lingua parlata in origine da un popolo di pastori nei dintorni della futura città diRoma, che si impose su tutto il territorio italiano dopo che Roma conquistò queste terre. In sostanza si può parlare di una lingua coreana comune solo a partire dal periodo del regno di Silla. Ed è proprio la lingua di Silla del periodo dei tre regni ed in seguito, quella di Silla Unificato (668-934 d.C.), a costituire il coreano antico, fase che la cronologia linguistica fa terminare con l’avvento della dinastia Choson. Sulla lingua di Silla numerose sono state le inferenze, in particolare alla luce di alcune fonti che riporterebbero come questa lingua fosse dissimile da quella parlata a Paekche e Koguryo, popolazioni, almeno secondo i rispettivi miti di fondazione, entrambe derivanti da un ramo dei Puyo settentrionali e che quindi avrebbero una matrice linguistica comune. Ma altre fonti notano come il regno di Silla non abbia incontrato nessuna difficoltà linguistica nel processo di unione dei tre regni; o meglio, una disparità è notata in maniera più evidente nei riguardi della lingua di Koguryo ma non in quella dello Stato di Paekche. Una risposta può essere trovata nel fatto che la popolazione di Paekche parlasse in realtà una lingua diversa da quella dell’élite al potere, avendo quindi alla base, un’origine, quella del popolo, comune a Silla (entrambi altri non erano che un’evoluzione dei tre stati Han nel meridione coreano) mentre ai vertici dello Stato, una matrice tutta settentrionale, secondo il mito di fondazione appunto, derivante dal ramo dei Puyo. La lingua di Silla ci permane se non grazie quasi esclusivamente ai componimenti Hyang-ga riportati nel Samguk yusa del monaco Ir’yon (1285). Il trapezio vocalico del coreano antico è composto di 7 vocali: un’anteriore la [i], tre centrali ([ɨ], [ə] ed [æ]) e tre posteriori ([u], [ɔ] e [a]-posteriore centrale-). Da ricordare che il coreano antico non aveva ancora sviluppato la serie delle consonanti geminate/tensificate (es. ㅆ,ㄸ, etc.), mentre erano già presenti le aspirate. Esisteva una distinzione fonologica tra gli allofoni del coreano moderno [l] e [ɾ] e molto probabilmente le consonanti finali di sillaba erano “rilasciate”, a differenza del coreano contemporaneo. Per quanto riguarda la      morfologia, il coreano antico, già presentava una forma di armonia  vocalica, nonché alcuni marcatori come /i/ per il soggetto (/ka/ sarà  introdotto solo nel XVI secolo) e congiunzioni come -/ko/ e -/myɔ/ “e”/”e  poi”. La scrittura era e resterà fino al 1443/1446 di tipo ideografico.

 Coreano medio

 Lo sviluppo del coreano medio iniziò circa nel X secolo. Fino  all’introduzione di una scrittura coreana nel XV secolo, l’Hangŭl, i  documenti linguistici sono solo frammentari e contenuti nell’allora comune  scrittura cinese. Verso la fine del XVI secolo, all’epoca dell’invasione di  Toyotomi Hideyoshi, si possono notare tuttavia cambiamenti fonologici e  morfologici, che erano stati raggiunti nel XVII secolo all’epoca dell’Impero  di Chosŏn. La nuova lingua coreana si differenzia sostanzialmente dal  Coreano medio e rappresenta sostanzialmente la lingua parlata ancora  oggi in Corea.

Coreano moderno

Nella storia recente ci sono state evoluzioni differenti divise da una politica linguistica, causate dalla divisione del paese. Nella Corea del Sud la lingua standard si basa nella pronuncia e nell’ortografia sul dialetto della capitale Seul, nella Corea del Nord la lingua standard è il dialetto di Pyongyang. Le differenze esistenti tra i dialetti coreani sono tuttavia marginali, tanto che il coreano viene capito bene da tutti i coreani (eccezion fatta per i dialetti parlati sull’isola di Jeju). La lunga divisione della Corea ha tuttavia portato ad uno sviluppo diverso tra Nord e Sud. Nel lessico della Corea del Sud sono entrati numerosi prestiti dall’inglese americano, come ad esempio 뉴스 (Nyusŭ) notiziario. In Corea del Nord invece si tenta di esprimere concetti nuovi tramite la derivazione di parole nuove che siano “coreane  pure”. Rifugiati della Corea del Nord apprendono a fatica nella fase iniziale

 

molte parole inglesi a loro sconosciute.

Suoni

Consonanti    

Le consonanti coreane

Bilabiale Alveolare Post-
alveolare
Velare Glottidale
Nasale /m/ /n/ /ŋ/(finale di sillaba)
Occlusiva
e
Affricata
semplice /p/ /t/ /t͡ɕ/ /k/
tesa /p͈/ /t͈/ /t͡ɕ͈/ /k͈/
aspirata /pʰ/ /tʰ/ /t͡ɕʰ/ /kʰ/
Fricativa semplice /s/ /h/
tesa /s͈/
Liquida /l/

Il simbolo dell’Alfabeto fonetico internazionale (IPA) <◌͈> (virgolette diritte posizionate sotto il simbolo, rappresentato qui da un cerchio “segnaposto”) si usa per denotare le consonanti tensificate /p͈/, /t͈/, /k͈/, /t͡ɕ͈/, /s͈/. Il suo uso ufficiale nelle estensioni dell’alfabeto fonetico internazionale è per l’articolazione “forte”, ma si usa nella letteratura per la voce cavernosa o cupa. Le consonanti coreani hanno anche elementi di voce rigida, ma non si sa ancora quanto questo sia tipico delle consonanti cavernose. Esse sono prodotte con una glottide parzialmente ristretta e con una pressione aggiuntiva subglottidale in aggiunta alle pareti tese del tratto vocale, all’abbassamento laringeo, o ad altre espansioni della laringe.

Vocali

I fonemi vocalici brevi del coreano I fonemi vocalici lunghi del coreano

Le vocali fondamentali del coreano

Monottonghi /i/ , /e/ , /ɛ/ , /a/ , /o/ , /u/ , /ʌ/ , /ɯ/ , /wi/
Vocali precedute da intermediari,
o Dittonghi
/je/ , /jɛ/ , /ja/ , /wi/ , /we/ , /wɛ/ , /wa/ , /ɰi/ , /jo/ , /ju/ , /jʌ/ , /wʌ/

Allofoni

/s/ diventa un’alveolo-palatale [ɕ] davanti a [j] o [i] per la maggior parte dei parlanti (sebbene vi siano alcune differenze nella lingua tra Corea del Nord e Corea del Sud). Questo accade con la fricativa tensificata e anche con tutte le affricate. Alla fine di una sillaba, /s/ cambia in /t/ (esempio: beoseot (버섯) “fungo”).

/h/ può diventare una bilabiale [ɸ] davanti ad [o] o [u], una palatale [ç] davanti a [j] o [i], a velare [x] davanti a [ɯ], una [ɦ]sonora tra suoni sonori, e una [h] altrove.

/p, t, t͡ɕ, k/ diventano [b, d, d͡ʑ, ɡ] sonore tra suoni sonori.

/l/ diventa [ɾ] con flap alveolare tra vocali, e [l] o [ɭ] alla fine di una sillaba o accanto ad un’altra /l/. Notare che una finale di sillaba scritta “ㄹ”, quando è seguita da una vocale o da una semivocale (i.e., quando il carattere successivo inizia per “ㅇ”), migra alla sillaba successiva e diventa così [ɾ].

Tradizionalmente, /l/ non era permesso all’inizio di una parola. Scompariva davanti a [j], o altrimenti diventava /n/. Tuttavia, l’afflusso di prestiti linguistici occidentali ha cambiato questa tendenza, e ora la /l/ iniziale di parola (per lo più da prestiti linguistici inglesi) è pronunciata come una libera variazione o di [ɾ] o di [l]. La proibizione tradizionale della /l/ iniziale di parola divenne una regola morfologica chiamata “legge iniziale” (두음법칙) in Corea del Sud, che è propria del vocabolario sino-coreano. Tali parole conservano la loro /l/ iniziale di parola in Corea del Nord.

Tutte le costrittive (occlusive, affricate, fricative) sono [p̚, t̚, k̚] senza rilascio alla fine di una parola.

Le consonanti occlusive /p, t, k/ divengono occlusive nasali [m, n, ŋ] davanti ad occlusive nasali.

L’ortografia hangul non riflette queste regole di pronuncia assimilatoria, ma mantiene piuttosto la morfologia sottostante, in parte tradizionale. Dato questo, è talora difficile dire quali fonemi siano effettivamente presenti in una certa parola.

Una differenza tra gli standard di pronuncia della Corea del Nord e del Sud è il trattamento di [r] iniziale e di [n] iniziale. Ad esempio,

  • “lavoro” – nord: rodong (로동), sud: nodong (노동)
  • “storia” – nord: ryŏksa (력사), sud: yeoksa (역사)
  • “femminile” – nord: nyŏja (녀자), sud: yeoja (여자)

Morfofonemica

I morfemi grammaticali possono cambiare forma a seconda dei suoni precedenti. Esempi includono -eun/-neun (-은/-는) e -i/-ga (-이/-가). A volte invece possono essere inseriti dei suoni. Esempi includono -eul/-reul (-을/-를), -euro/-ro (-으로/-로), -eseo/-seo (-에서/-서), -ideunji/-deunji (-이든지/-든지) e -iya/-ya (-이야/-야). Tuttavia, -euro/-ro è alquanto irregolare, dal momento che si comporterà diversamente dopo una consonante rieul.

Particelle coreane
Dopo una consonante Dopo un rieul Dopo una vocale
-ui (-의)
-eun (-은) -neun (-는)
-i (-이) -ga (-가)
-eul (-을) -reul (-를)
-gwa (-과) -wa (-와)
-euro (-으로) -ro (-로)

Anche alcuni verbi possono cambiare forma morfofemicamente.

Grammatica

Come già detto sopra, il coreano è una lingua agglutinante. Altre peculiarità del coreano sono le rigide regole dellamorfologia verbale e dei suffissi onorifici. Sia il verbo che il sostantivo può essere marcato morfologicamente all’interno di una frase a seconda degli atti linguistici utilizzati e dal valore topologico. Per i verbi questo si concretizza essenzialmente conprefissi, suffissi e infissi, nei sostantivi con posposizioni.

Verbi

I verbi coreani si dividono in due gruppi principali: verbi d’azione, che descrivono attività in corso di svolgimento (먹다meogda mangiare, 감사하다 gamsa hada ringraziare) e verbi di qualità, che caratterizzano proprietà o condizioni e quindi anche la funzione dell’aggettivo che in italiano spesso segue (싸다 ssada essere economico, 까맣다 ggamada essere nero). Una posizione particolare è assunta dal verbo “이다 ida“, che corrisponde al verbo essere in italiano e che funge quindi da copula.

Il verbo coreano si compone nella sua forma all’infinito di una radice e dell’affisso “다” -da. Dalla radice si costruisce la forma composta (detta anche radice estesa), la base per ulteriori forme verbali soggette ad espansione, come la forma del passato.

Esempio per il verbo 먹다 meogda (mangiare):

meog Radice verbale
먹다 meogda Forma dell’infinito composta da radice + 다 -da
먹어 meogeo Forma verbale composta da radice + 어 eo
먹었다meogeossda Forma del passato sviluppata dalla forma verbale composta + forma del passato ㅆ ss + desinenza dell´infinito 다 -da: “aver mangiato”

Sistema dei morfemi onorifici

Il sistema coreano dei gradi di cortesia (onorativo) è piuttosto complesso. Il verbo coreano descrive attraverso forme diverse il contesto sociale della comunicazione. Per questo le forme di cortesia assumono una posizione determinante in base al rapporto tra il parlante e l’ascoltatore (p.e. onorativo I e onorativo II) oppure con il soggetto della frase (p.e. infisso onorativo-si-). Diversamente dal “lei” italiano, nella scelta della forma di cortesia non ha in principio molta importanza il rapporto di conoscenza tra interlocutori. Infatti anche il meno anziano di due fratelli può pretendere l’uso di forme di cortesia. Parallelamente ai cambiamenti nella struttura sociale si sta arrivando al livellamento e alla svalorizzazione delle forme di cortesia.

Una divisione dei registri del parlato non è regolata in maniera uniforme nella letteratura. Le diverse forme di cortesia possono essere in parte utilizzate di pari passo. I due registri del parlato importanti che si incontrano più di frequente nel parlato quotidiano sono l’onorifico I e l’onorifico II e corrispondono entrambi all’italiano “lei”. In coreano, per esempio, devono essere sempre anteposti.

Onorifico I

Questa forma viene costruita tramite la forma verbale composta e il suffisso 요 -yo . In origine era usata soltanto nel dialetto di Seul principalmente da parlanti di sesso femminile, ma è ora estesa a tutta la Corea e ad entrambi i sessi. Viene utilizzata nella maggior parte dei casi (ma non esclusivamente) nei confronti di estranei di rango uguale o inferiore, ma non tra adulti in rapporto di amicizia.

Onorifico II

Questa forma viene costruita tramite la radice verbale e il suffisso ㅂ니다 / 습니다 -bnida / -seubnida (o ㅂ니까 / 습니까 -bnikka / -seubnikka nelle frasi interrogative). Viene tuttavia utilizzata nella maggior parte dei casi (ma non esclusivamente) nei confronti di anziani, di persone di rango sociale verosimilmente più alto o in occasioni formali, in particolar modo quando a più persone viene rivolta la parola. Anche gli annunciatori della televisione utilizzano questo livello linguistico.

Infisso onorifico -shi-

La maggior parte dei verbi possono essere dotati dell´infisso onorifico 시 -shi- in aggiunta alla forma onorifica. Questo infisso può per esempio comparire quando due interlocutori chiacchierano ad un registro linguistico inferiore, ma discutono di una persona di rango sociale maggiore non presente. Allo stesso modo si può costruire una forma particolarmente cortese.

Registro di cortesia nelle forme verbali compost   

L’uso di form      e interlocutorie nelle forme verbali composte è sostanzialmente possibile e corrisponde dal punto di vista della cortesia ad un registro appena inferiore all´italiano “tu”. Nei confronti di bambini piccoli, amici molto stretti e alcuni membri della famiglia è la norma, mentre non viene quasi mai impiegato nei confronti della maggior parte degli adulti, a meno che il parlante non intenda scatenare una lite.

Forme di saluto

In Corea, per esempio la comune forma di saluto deve essere anteposta alle diverse forme onorifiche.

안녕 annyeong accettabile solo tra amici stretti
안녕 하세요 annyeong haseyo Onorifico I + infisso onorifico: comune formula di saluto di cortesia normale. “Che lei possa avere pace!”
안녕 하십니까? annyeong hasimnikka? Onorifico II + Infisso onorifico: forma di saluto più cortese. “Lei ha pace, caro signore/cara signora?”

Sostantivi

I sostantivi coreani non hanno sostanzialmente né genere né numero né caso. Tuttavia a seconda della necessità si può aggiungere una marca grammaticale corrispondente come posposizione. La tabella seguente mostra una lista delle possibili posposizioni. (Non pretende di essere in alcun modo completa). (m. K. o o. K. = con o senza consonante nella pronuncia)

m. K. o. K. Utilizzo
-i -ga Nominativo
-eun -neun Nominativo (Tema della frase)
께서 께서 Nominativo (Onorifico)
Genitivo
에게 에게 Dativo (solo per persone)
한테 한테 Dativo (anche per animali)
Dativo (Onorifico)
Accusativo
Espansione locale (in concomitanza di verbi di movimento)
Stato in luogo
Tempo determinato
에서 에서 Stato in luogo (con attività e verbi di qualità)
에서 에서 da (Provenienza in concomitanza di verbi di movimento)
부터 부터 da (con tempo determinato)
까지 까지 fino (con espansioni locali e temporali)
Numerale
insieme a qualcuno (spesso in concomitanza di 함께)
으로 Direzione
으로 Mezzo
Plurale
anche

Il genere viene determinato, a seconda delle necessità, da un prefisso:

남- maschile
여- femminile
수- maschile (con animali)
암- femminile (con animali)

I sostantivi possono anche essere omessi purché il tema e il rema dell’enunciato possano essere dedotti dal contesto. Una tipica frase coreana può così presentarsi anche completamente senza sostantivi.

Lessico

Oltre alle parole “puramente coreane” una buona parte di lessico coreano (dal 40 fino al 60%) consta di prestiti stranieri che sono stati presi nel corso della storia dal cinese. Ragioni per questo numero eccezionalmente alto di parole sino-coreane sono i frequenti contatti che la Corea ha curato nel corso di tutta la sua storia nei confronti della sua “grande sorella” cinese, così come la filosofia del confucianesimo, elevata in Corea al rango di religione di Stato. In tempi più recenti sono stati presi prestiti dall’inglese particolarmente in Corea del Sud e adattati alla fonologia coreana (per esempio 컴퓨터Kŏmpyuteo per “computer”).

Scomparsi quasi del tutto sono invece i prestiti dal giapponese. Invece del giapponese 벤토 bento, ancora utilizzato ai primi del XX secolo all’epoca del colonialismo giapponese, il cibo mangiato al giorno d’oggi in lattina si chiama con una parola puramente coreana: 도시락 dosirak. La ragione della scomparsa di prestiti giapponesi è il ricordo doloroso del tempo dell’occupazione giapponese della Corea che queste parole richiamano alla mente.

Rari, ma presenti, sono prestiti dal tedesco. Con 호프 hopeu (adattamento secondo la fonologia coreana della parolatedesca “Hof” = corte, cortile), si usa caratterizzare in Corea una bettola in cui si servono bevande e in particolar modo birra, secondo lo stile occidentale. 아르바이트 areubaiteu (da “Arbeit”, lavoro) significa, come anche il giapponese arubaito, lavoro interinale, saltuario, mentre con 닥스훈트 dakseuhunteu (da “Dachshund”) si definisce il bassotto.

 

L’ARTE COREANA

Arte coreana
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Paesaggio di Kumgangsan in Corea. Inchiostro e acquarello orientale su carta. Jeong Seon (1676–1759).
Per arte coreana s’intende l’arte originatasi o praticata in Corea o da artisti coreani, dai tempi antichi fino ad oggi. La Corea è famosa per le sue tradizioni artistiche nella ceramica, nella musica, nella calligrafia ed in altri generi figurativi, spesso contrassegnati dall’uso di colori forti, forme naturali e decorazioni di superfici.

Tetto di tegole a Goguryeo

I più remoti esempi di arte coreana sono rappresentati da opere dell’età della pietra che datano a partire dal 3000 a.C. Esse consistono principalmente in sculture votive, sebbene recentemente siano state riscoperte anche incisioni rupestri.

Questo periodo remoto fu seguito dall’affermazione degli stili artistici di vari regni e dinastie coreani. Gli artisti coreani si ispirarono in primo luogo alle tradizioni cinesi, modificandole talvolta con una innata preferenza per l’eleganza semplice, la purezza della natura e la spontaneità. Questa rielaborazione degli stili cinesi, in virtù di circostanze culturali e geografiche, influenzò anche le tradizioni artistiche giapponesi.

La dinastia Goryeo (918-1392) fu uno dei periodi più prolifici per gli artisti di varie discipline, specialmente nel campo della ceramica.

Il mercato dell’arte coreano è concentrato nel quartiere Insadong di Seul, dove espongono oltre 50 piccole gallerie e si tengono occasionali aste di belle arti. Le gallerie sono piccole, gestite in forma cooperativa e spesso con mostre curate e progettate in modo raffinato. In ogni città ci sono gallerie regionali minori, con artisti locali che espongono in forme tradizionali e contemporanee. Le gallerie d’arte di solito presentano una mescolanza di mezzi espressivi. I tentativi di portare in primo piano l’arte concettuale occidentale di solito hanno avuto i loro maggiori successi fuori della Corea, a New York, San Francisco, Londra e Parigi.

In parte come conseguenza del governo coloniale giapponese dal 1910 al 1945, molte delle più antiche e significative opere d’arte coreane sono custodite in collezioni private e pubbliche in Giappone. Il Museo nazionale di Tokyo espone o conserva più di 1.000 pezzi in oro, bronzo e celadon donati dal defunto uomo d’affari Takenosuke Ogura. In totale, circa 4.800 oggetti d’arte coreani, dei quali oltre 2.000 sono considerati antichità, sono custoditi nel museo. Si crede che l’80% di tutti i dipinti buddhisti coreani sia in Giappone. Secondo lo storico dell’arte coreano Kwon Cheeyu, è stato confermato che vi si trovano anche ben 35.000 oggetti d’arte coreani e 30.000 libri rari. Queste cifre non comprendono le collezioni private, che si ritiene custodiscano notevoli quantità di arte coreana.

Storia dell’arte coreana
Introduzione
Studiosi recenti hanno cominciato a riconoscere l’originalità della produzione artistica della Corea e, quindi, la sua capacità non solo di trasmettere la cultura cinese, ma anche di assimilarla e di crearne una propria. “Un’arte creata e sviluppata da una nazione è la propria arte.”

Arte neolitica
Gli esseri umani occupano la Penisola coreana almeno dal 700.000 a.C. Sono state rinvenute ceramiche risalenti approssimativamente al 7.000 a.C. Erano fatte di argilla e cotte nel fuoco su fosse aperte o semi-aperte a temperature intorno ai 700° centigradi.

Il più antico stile di ceramiche, risalente circa al 7.000 a.C., comprendeva oggetti dal fondo piatto (yunggi-mun) decorati con disegni in rilievo, linee orizzontali sollevate ed altre impressioni.

Le ceramiche di tipo Jeulmun sono tipicamente a fondo conico e incise con un motivo a pettine che, nelle testimonianze archeologiche, compare all’incirca nel 6000 a.C. Questo tipo di ceramica è simile agli stili siberiani.Lo stile di tipo Mumun emerse approssimativamente nel 2000 a.C. ed è caratterizzato da grandi ceramiche, prive di decorazioni, perlopiù utilizzate per la cottura e la conservazione dei cibi.

Arte dell’età del bronzo[
Fra il 1000 ed il 300 a.C. articoli in bronzo cominciarono ad essere importati e prodotti in Corea. Verso il VII secolo a.C., nel paese si affermò una cultura del bronzo indigena, com’è evidenziato dal bronzo coreano che ha una percentuale di zinco caratteristica. La produzione in bronzo fu influenzata dalle culture cinese nordorientale, siberiana e scita. Gli oggetti fabbricati durante questo periodo erano armi come spade, pugnali e punte di lancia. Inoltre, erano fatti oggetti rituali come specchi, campane e sonagli. Tali oggetti venivano seppelliti nei dolmen, ossia nelle tombe megalitiche dell’élite culturale. In aggiunta, intorno al VI secolo cominciarono ad essere create pentole rosse ricche di ferro. Nelle sepolture dei dolmen sono stati trovati anche rosari a forma di virgola, di solito fatti di nefrite, noti come kokkok. I kokkok potrebbero essere intagliati secondo quella forma per imitare gli artigli dell’orso. Un’altra influenza siberiana si può vedere nei disegni di animali su roccia, che mostrano una “linea della vita” secondo lo stile a raggi X dell’arte siberiana.

Arte dell’età del ferro
L’età del ferro cominciò in Corea intorno al 300 a.C. Il ferro coreano era assai apprezzato nelle comanderie cinesi ed in Giappone.[4] Anche questo fu un periodo soggetto all’influenza cinese, come evidenziato dai motivi tombali in Corea del Nord che seguivano il modello cinese. La ceramica coreana progredì con l’introduzione dalla Cina del tornio del vasaio e della cottura nel forno in pendenza.

Arte dei Tre Regni
In questo periodo, che va all’incirca dal 57 a.C. al 668 d.C., i tre regni coreani di Goguryeo, Baekje e Silla si contesero il controllo sulla penisola.

Goguryeo

Murale tombale di Goguryeo
Il Buddhismo fu introdotto per la prima volta a Gogureyo nel 372 d.C. a causa della sua collocazione, che abbracciava gran parte della Manciuria e della metà settentrionale della Corea, assai vicino agli stati cinesi più settentrionali come i Wei settentrionali. Sotto l’influsso del Buddhismo, i re di Goguryeo iniziarono a commissionare opere artistiche e architettoniche dedicate al Buddha. Un aspetto notevole dell’arte di Goguryeo sono i murali tombali che ritraggono vivacemente aspetti della vita quotidiana nell’antico regno come pure della sua cultura. L’UNESCO ha designato il complesso di tombe Goguryeo come patrimonio dell’umanità per l’influenza esercitata dalla pittura di Goguryeo in Asia orientale, compreso il Giappone, un esempio essendo i murali di Horyu-ji. La pittura murale si diffuse anche negli altri due regni. I murali ritraevano temi buddhisti e taoisti e forniscono preziosi indizi su aspetti della vita del regno quali architettura e abbigliamento. Questi murali furono anche i primissimi inizi dei dipinti paesaggistici e della ritrattistica coreani. Tuttavia, i tesori delle tombe erano facilmente accessibili e furono largamente saccheggiati, lasciando pochissimi manufatti fisici dell’epoca.

Baekje
Baekje è generalmente considerato come il regno con la più raffinata tradizione artistica fra i tre stati. Baekje era un regno della Corea sudoccidentale e fu influenzato dalle dinastie cinesi meridionali, come i Liang. Baekje fu anche uno dei regni che introdusse una significativa influenza coreana nell’arte del Giappone durante questo periodo di tempo. La scultura buddhista di Baekje è caratterizzata dalla sua naturalezza, dal suo calore e dalle sue proporzioni armoniose, che ne fanno uno stile coreano unico. Un altro esempio di influenza coreana è l’uso del caratteristico “sorriso di Baekje”, un misterioso ed arcaico sorriso che è caratteristico di molte statue di Baekje. Sebbene non vi siano esempi sopravvissuti di architettura lignea, il sito di Mireuksa contiene le pietre delle fondazioni di un tempio distrutto e di due pagode di granito sopravvissute che mostrano l’aspetto che potrebbe aver avuto l’architettura di Baekje. Un esempio dell’architettura di Baekje può essere desunta dal tempio di Horyu-ji perché gli architetti e gli artigiani di Baekje aiutarono a progettare e a costruire il tempio originale. La tomba di re Muryeong conteneva un tesoro di manufatti non saccheggiati da ladri di tombe. Tra gli oggetti vi erano spille d’oro a forma di fiamma, calzature di bronzo dorato, cinture d’oro (un simbolo di regalità) e spade dall’elsa d’oro con draghi e fenici.

Silla
Il regno di Silla era quello più isolato dalla Cina perché era situato nella parte sudorientale della penisola. Il regno fu l’ultimo ad adottare il Buddhismo e le influenze culturali cinesi. Le tombe del regno di Silla erano perlopiù inaccessibili e tanti esempi di arte coreana vengono da questo regno. Gli artigiani di Silla erano famosi per la loro abilità nella lavorazione dell’oro che ha somiglianze con le tecniche etrusche e greche, come esemplificato dagli orecchini e dalle corone d’oro.Poiché i manufatti d’oro di Silla presentavano somiglianze con le tecniche europee e nelle tombe reali sono stati trovati vetri e perline che ritraggono persone dagli occhi azzurri, molti ritengono che la Via della Seta arrivasse fino in Corea. Tra i più notevoli oggetti d’arte di Silla sono da annoverare le sue corone, che sono fatte di oro puro ed hanno ornamenti a forma di alberi e palchi che suggeriscono una tradizione sciamanica sciito-siberiana e coreana.[10]

Una scultura di Seokguram della dinastia Silla, VIII secolo d.C.
Gaya[
La Confederazione Gaya era un gruppo di città-stato che non si consolidarono in un regno centralizzato. Nella sua arte, ad esempio nelle corone con protrusioni simili ad albero, si riscontrano molte somiglianze con i motivi già visti a Baekje e Silla. Molti dei manufatti disseppelliti nei tumuli di Gaya sono collegati ai cavalli, come staffe, selle e armature per cavalli.

Arte dell’Unificazione Silla
L’Unificazione Silla fu un periodo di grande produzione artistica in Corea, specialmente nell’arte buddhista. Esempi comprendono le grotte di Seokguram ed il tempio di Bulguksa. Anche due pagode al piano terra, il Seokgatap ed il Dabotap, sono esempi unici dell’arte muraria e dell’abilità artistica di Silla. Gli artigiani crearono anche massicce campane per templi, reliquiari e statue. La città capitale del regno unificato di Silla era soprannominata la “città dell’oro” per l’ampio uso di questo metallo in molti oggetti d’arte.

Arte della dinastia Goryeo

Pittura Avalokiteshvara della dinastia coreana di Goryeo, 1310 d.C.
La dinastia Goryeo durò dal 935 al 1392. L’esempio più famoso dell’arte di Goryeo fu la ceramica celadon, prodotta dal 1050 al 1250. Sebbene il celadon fosse nato in Cina, i ceramisti coreani crearono il loro stile di ceramica senza eguali, così apprezzato che i Cinesi lo consideravano “il primo sotto il cielo” ed una delle “dodici cose migliori del mondo”.

Il celadon coreano aveva uno smalto vitreo unico nel suo genere, verde azzurro (il cosiddetto colore del “re pescatore”) a base ferrosa, ottenuto riducendo l’ossigeno nel forno. La produzione era caratterizzata da forme organiche e da uno stile libero, con pezzi fatti per assomigliare a pesci, meloni ed altri animali. I Coreani inventarono una tecnica a intarsio conosciuta come sanggam, in cui i ceramisti incidevano i disegni nella ceramica semiasciutta e ponevano materiali dentro le decorazioni con argilla nera o bianca.

Arte della dinastia Joseon
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Pittura coreana.
Anche se nel periodo Joseon l’influenza del confucianesimo soppiantò quella del buddhismo, gli elementi buddhisti continuarono ad essere ben presenti nell’arte coreana. Questa tendenza non era incoraggiata dai centri artistici imperiali o dal gusto pubblicamente accettato della dinastia Joseon, tuttavia nella case private, come anche nei palazzi estivi degli stessi sovrani della dinastia, la semplicità dell’arte buddhista riceveva grande apprezzamento, ma non era più considerata come l’arte dei centri urbani.

Sebbene la dinastia Joseon fosse cominciata sotto auspici militari, agli stili di Goreyo fu concessa notevole libertà di sviluppo, e l’iconografia buddhista (bambù, orchidea, pruno e crisantemo; ed i familiari simboli della buona sorte decorati con nodi) erano ancora parte delle pitture di genere. Né i colori né le forme ebbero alcun grande cambiamento, ed i sovrani evitarono editti sull’arte. Gli ideali e le tecniche importate dei Ming continuarono nelle prime opere idealizzate della dinastia.

A metà della dinastia, gli stili pittorici si spostarono verso un accresciuto realismo. Iniziò uno stile pittorico nazionale di paesaggi chiamato “veduta dal vero”, che passava dal tradizionale stile cinese di generici paesaggi idealizzati a località particolari rese con grande esattezza. Sebbene non fotografico, lo stile era abbastanza accademico da divenire consolidato e sostenuto come uno stile standardizzato della pittura coreana.

Il periodo tra la metà e la fine della dinastia Joseon è considerato l’età d’oro della pittura coreana. Esso coincide con l’urto del crollo dei legami con la Dinastia Ming a causa dell’ingresso degli imperatori Manciù in Cina, ed il conseguente sforzo degli artisti coreani di costruire nuovi modelli basati sul nazionalismo e su una ricerca interiore di particolari soggetti coreani. In quest’epoca la Cina cessò di avere l’influenza preminente e l’arte coreana prese un corso autonomo, assumendo caratteristiche sempre più distintive.

Arti visive
L’arte coreana è caratterizzata da passaggi attraverso le influenze delle principali religioni del tempo: dalla prima arte sciamanica, all’arte buddhista e confuciana, fino alle varie forme di arte occidentale del XX secolo.

Nei tempi moderni le opere d’arte in metallo, giada, bambù e tessuti hanno avuto una ripresa limitata. Il governo sudcoreano ha tentato di incoraggiare il mantenimento della continuità culturale attraverso premi e borse di studio per gli studenti più giovani di forme più rare d’arte coreana.

Calligrafia e stampa
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Pittura coreana, Animazione coreana, Fumetti coreani, Tavolette di legno coreane e Stampa coreana.
La calligrafia coreana è vista come un’arte in cui i colpi di pennello rivelano la personalità dell’artista valorizzando l’oggetto raffigurato. Questa forma d’arte rappresenta l’apogeo dell’arte confuciana coreana. Le arti tessili coreane hanno una lunga storia, e comprendono i ricami coreani usati nei costumi e nei paraventi; i nodi coreani rappresentati al meglio nell’opera di Choe Eun-sun, usati nei costumi e nelle decorazioni murali; ed altre abilità di tessitura meno conosciute, indicate appresso tra le arti più rare. Non vi è una vera tradizione di tappeti o tappetini coreani, anche se le coperte ed i rivestimenti delle selle erano fatti di lana tinta in modo naturale, e sono estremamente rari. Tappeti imperiali di drago, tappetini di tigre per giudici o magistrati o generali, e coprisedie di minori dimensioni erano importati dalla Cina e sono tradizionalmente o in giallo o in rosso. Rimangono pochi se non nessun tappeto imperiale. I tessitori di tappeti nei villaggi non esistono.

L’arte della carta coreana include tutti i generi di carta fatta a mano (hanji), usata per fini architettonici (schermi per finestre, copertura di pavimenti), per la stampa, la grafica e le arti coreane della piegatura (ventagli di carta, figure di carta), come pure l’abbigliamento di carta coreano, per il quale si tiene ogni anno nella città di Jeonju una sfilata di moda che attrae attenzione mondiale.

Negli anni 1960 la carta coreana ricavata dalle radici del gelso fu scoperta quando venne restaurato il complesso del Tempio di Bulguksa a Gyeongju. La data sui documenti buddhisti corrispondeva nel calendario occidentale al 751, ed indicava che, in effetti, la pretesa spesso citata che la carta coreana può durare mille anni era provata in modo irrevocabile. Tuttavia, dopo ripetute invasioni, esistono pochissimi esempi antichi dell’arte della carta coreana. Viceversa, oggi gli artisti coreani su carta sono molto attivi.

Pittura
La pittura coreana contemporanea richiede una comprensione della porcellana e della ceramica coreane, poiché gli smalti vitrei utilizzati nei dipinti e la struttura degli smalti stessi la rendono più vicina alla tradizione dell’arte ceramica che a quella delle tradizioni pittoriche occidentali, anche se i soggetti appaiono di origine occidentale. Anche i colpi di pennello sono di gran lunga più importanti di quanto siano per l’artista occidentale; i dipinti si guidicano infatti più sulla base dei colpi di pennello che sulla base della tecnica pura.

Sebbene vi siano stati solo rari studi sull’estetica coreana, per cominciare a capire il processo attraverso il quale l’arte coreana sviluppò una sua estetica può essere utile consultare le voci sulla filosofia coreana e quelle collegate sul buddhismo coreano e sul confucianesimo coreano.

Dalmado di Kim Myeong-guk, periodo Joseon.
Fotografia e cinema
Sezione vuota
Questa sezione sull’argomento arte è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Cinema della Corea e Fotografia coreana.
|

Corea del NordNel nord, i sistemi politici in mutamento dal comunismo, fondendosi con la vecchia classe yangban dei capi nazionalistici coreani, hanno portato un tipo diverso di arte visive che d’altra parte è alquanto caratteristico rispetto all’architettura russa e agli stili dell’arte del popolo o dell’arte socialista. Questo è vero in particolare nei film patriottici che dominavano quella cultura dal 1949 al 1994, e nel risveglio dell’architettura, della calligrafia, delle opere in tessuto e della pittura neotradizionale, che è avvenuto dal 1994 ad oggi.

Gli artisti nordcoreani a metà del XX secolo sono passati attraverso due periodi d’influenza, dall’arte russa e poi dall’arte cinese. L’impatto fu maggiore sui poster rivoluzionaria, sulla litografia e sui multipli, sui film drammatici e documentari, sulla pittura realistica, sulla grande architettura, e minore nei campi delle terrecotte domestiche, della ceramica, dei ricami esportabili e dell’artigianato visivo. L’arte sportiva e i poster rivoluzionari dotati di carica politica sono stati i più sofisticati e sono divenuti oggetto di collezionismo internazionale da parte di case d’asta e collezionisti specializzati. I pittori nord coreani che fuggirono negli Stati Uniti alla fine degli 1950 comprendono le sorelle Fwhang. Duk Soon Fwhang e Chung Soon Fwhang O’Dwyer evitano dichiarazioni apertamente politiche in favore di paesaggi tempestosi, gettando un ponte tra le tecniche di pittura occidentali ed estremo-orientali.

Altre notizie su pittori e dipinti nordcoreani qui: http://www.pyongyang-painters.com

Ceramica e scultura
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Arte del vetro coreana, Arte della pietra coreana, Scultura coreana, Scultura buddhista coreana e Incisioni rupestri coreane.
La ceramica coreana è l’arte più famosa e di livello più elevato della Corea e comprende, accanto alle produzioni di tipo più comune (vasi, piatti, anfore, ecc.), anche altre di maggiori dimensioni come mattonelle, murali in ceramica su larga scala ed elementi architettonici.

Architettura di palazzi della dinastia Joseon.
Altre forme artistiche tradizionali comprendono:

Arte coreana del bronzo, rappresentata nell’opera di Kim Jong-dae, maestro di yundo o fusione di specchi di bronzo; e di Yi Bong-ju, che lavora oggetti di metallo in bronzo martellato.
Arte coreana dell’argento, rappresentata nell’opera di Kim Cheol-ju nei recipienti circolari d’argento.
Intaglio coreano della giada, rappresentato nell’opera del maestro Jang-Ju won, tipicamente nello stile imperiale della dinastia Joseon, con complessi ornamenti di giada a forma di nodi, motivi buddhisti e figure grottesche dello sciamanesimo coreano.
Tessitura coreana dell’erba, rappresentata nell’opera del maestro Yi Sang-jae, nei suoi leggendari recipienti di tessitura wancho.
Pirografia coreana su bambù, rappresentata nell’opera di Kim Gi-chan in questa tecnica grafica unica consistente nell’incidere disegni e forme artistiche con una punta rovente su recipienti circolari di bambù.
Lavori su strisce di bambù, rappresentate nell’opera di Seo Han-gyu (tessitura di chaesang) e di Yi Gi-dong (ventagli di bambù).
Intarsiatura coreana su corni di bue, rappresentata nell’opera di Yi Jae-man nelle sue piccole scatole per conservare oggetti e nei suoi mobili da regalo su commissione.
Tessitura coreana di tendine, rappresentata nell’opera del maestro Jo Dae-yong, settima generazione della sua famiglia a occuparsi di quest’arte, discendendo da Jo Rak-sin (che creò i suoi primi capolavori per re Cheoljong) e attraverso Jo Seong-yun e Jo Jae-gyu (vincitori dei concorsi per artigiani di Joseon). La tecnica grafica nota come tendine di Tongyeong ha ottenuto un ulteriore riconoscimento con la nomina di Jo Dae-yong come Maestro artigiano della tessitura di tendine di bambù (Yeomjang) da parte del governo coreano, e delle sue opere come “importante patrimonio culturale intangibile n. 114”, con Jo che all’età di 51 anni è divenuto il più giovane “patrimonio culturale umano” della repubblica.
Scultura coreana su legno, rappresentata nell’opera di Park Chan-soo e che è una suddivisione della scultura coreana.
Architettura e progettazione d’interni
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura coreana, Ceramica architettonica coreana, Giardini coreani e Disposizione coreana dei fiori.
Esiste una lunga tradizione dei giardini coreani, spesso legata ai palazzi.

I modelli hanno spesso la loro origine in antichi ideogragrammi. I quattro più essenziali sono modelli geometrici e modelli in cui ricorrono motivi vegetali, animali e naturali. I modelli geometrici includono triangoli, quadrati, rombi, zigzag, reticoli, fregi, spirali, denti di sega, cerchi, ovali e cerchi concentrici. Le incisioni dell’età della pietra mostrano modelli animali per richiamarsi alle attività di raccolta del cibo. Molto popolari sono diventati i modelli dualisti, specialmente Yin e Yang. Questi modelli si trovano sulle porte di templi e santuari, sugli abiti, sui mobili e sugli oggetti di uso quotidiano come ventagli e cucchiai.

Arti dello spettacolo
Nelle arti dello spettacolo, l’arte coreana della narrazione di storie si pratica sia nei modi ritualistici sciamanici, nelle canzoni degli studiosi yangban, sia negli incroci tra le arti visive e quelle dello spettacolo che sono più intese e fluide che in Occidente.

Rappresentate nei petroglifi e nelle schegge di ceramiche, nonché nei dipinti murali sulle tombe, le varie arti dello spettacolo incorporavano quasi sempre le maschere coreane, i costumi con i nodi coreani, il ricamo coreano ed una fitta sovrapposizione dell’arte figurativa in combinazione con altre arti.

Alcune specifiche danze sono considerate importanti esempi di arte del patrimonio culturale coreano. Le arti dello spettacolo sono sempre state legate alle arti tessili: non solo nei costumi, ma anche nelle tende tessute dietro alle rappresentazioni, agli ornamenti tessuti o ricamati o annodati per indicare il rango, la posizione o come amuleti sciamanici; e in altre forme ancora.

Storicamente la divisione delle arti dello spettacolo vede riunite da un lato le arti eseguite quasi esclusivamente da donne in costume, cioè le danze; e quelle svolte esclusivamente da uomini, cioè quelle della narrazione di storie. Dall’altro comprende le arti eseguite da un gruppo di entrambi i sessi, nelle quali la presenza delle donne negli spettacoli si è sempre più ridotta con il tempo, in quanto è divenuto onorevole per gli uomini svolgere la funzione di intrattenitori pubblici.

Cerimonia del tè
La cerimonia del tè coreana si tiene in una casa da tè coreana dalla caratteristica architettura, spesso all’interno di giardini coreani. Il tè viene servito in modo particolare, con l’uso di ceramiche e di costumi tradizionali coreani ed accompagnato da una conversazione ritualizzata e da poesia formale, scritta su rotoli appesi alle pareti. L’ambiente stesso è una serie di eventi che fluiscono naturalmente fornendo un’esperienza di grande valore culturale ed artistico.

Arti musicali e teatro
L’abilità degli artisti dello spettacolo coreani, che hanno avuto grande riconoscimento all’estero, particolarmente negli strumenti a corde e come direttori sinfonici o cpme soprani e mezzisoprani d’opera, s’inserisce in una lunga storia musicale.

La musica coreana attualmente si divide generalmente tra gli stessi tipi di pubblico dell’Occidente, con preferenze basate sulla città e sulle divisioni tra città (classica, pop, techno, house, hip-hop, jazz; tradizionale) e la provincia (popolare, campagnola, tradizionale, classica, rock). Le influenze della musica internazionale sono molto forti nelle province, sebbene gli strumenti musicali tradizionali stiano ancora una volta guadagnando spazio. La concorrenza con la Cina per attirare i turisti ha spinto ad un’attenzione molto maggiore verso le forme musicali tradizionali coreane nel tentativo di differenziarsi sia dall’Occidente che da altri paesi orientali.

Il nuovo Teatro dell’opera di Seul, che sarà il punto di riferimento per l’opera coreana, ha appena ricevuto il via libera e sarà realizzato su un’isola del fiume Han, con un investimento previsto di 300 milioni di dollari. Oltre agli spettacoli d’opera coreani, con una stagione operistica di stampo occidentale completamente riprogettata, l’edificio ospiterà anche la scuola dell’opera, per competere ad armi con il Teatro dell’opera di Pechino e tenendo presente l’esempio giapponese, che costituisce attualmente il principale centro per la rappresentazione delle opere occidentali in Estremo Oriente.

La musica di corte coreana ha una storia che risale al Regno di Silla dove si eseguita la musica di corte della dinastia cinese Tang; in seguito la dinastia Song ispirò l’A-ak, una versione coreana suonata su strumenti cinesi durante l’era Joseon. Ricreazioni moderne di questa musica sono realizzate a Seul, principalmente sotto il patrocinio della Fondazione per la Corea (Korea Foundation) e del Centro nazionale per le arti dello spettacolo tradizionali coreane (National Center for Korean Traditional Performing Arts, NCKTPA).

I musicisti di corte compaiono in costume tradizionale, mantengono una rigida postura formale di tipo appropriato e suonano strumenti a cinque corde. Insegnando in tal modo i principi “yeak sasang” del confucianesimo, la perfezione del tono e dello spazio acustico è messa davanti alla grossolana emotività. Opere famose di musica di corte comprendono: Jongmyo Jeryeak, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO, Cheoyongmu, Taepyeongmu e Sujecheon.

La musica popolare coreana o pansori è la base da cui trae origine la maggior parte della nuova musica, trattandosi di una forma molto semplice e ritmica.

I musical coreani sono una recente innovazione, incoraggiati dal successo dei revival di Broadway, cpme Showboat; produzioni recenti come il musical basato sulla Regina Min hanno fatto tournée in tutto il mondo. Ci sono precedenti per i drammi di danza musicali di tipo popolare nel gamuguk diffuso ai tempi di Goryeo, che ha avuto alcuni revival con concerti nel XXI secolo.

Anche l’arte della scenografia teatrale ha una lunga storia in Corea ed ha sempre tratto ispirazione dai paesaggi, cominciando dal teatro all’aperto e replicandolo con l’uso di tende all’interno degli allestimenti nelle corti e nei templi di rituali ed opere teatrali. Vi sono pochi libri se non nessuno su campo potenzialmente interessante. Secondo una regola empirica i modelli dovevano avere molto spazio aperto, ulteriore spazio bidimensionale e toni e colori soffusi, nonché essere realizzati da artisti per evocare i soggetti tradizionali della pittura con pennello. Le opere teatrali moderne si sono orientate verso fondali scenici occidentali, o atonalità minimalista per richiamare maggiore attenzione sugli attori. L’illuminazione del palco deve ancora raggiungere gli standard occidentali e, piuttosto sorprendentemente, nel colore e nella luce non riflette l’approccio di un fotografo alla pittura.

Le maschere coreane si usano generalmente nelle rappresentazioni sciamaniche che si sono sempre più secolarizzate come drammi dell’arte popolare. Allo stesso tempo, dopo il 1945 le stesse maschere sono diventate manufatti turistici e vengono riprodotte in grandi quantità come souvenir.

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro coreano.
Narrazione di storie e commedia
La narrazione di storie, o nel canto drammatico poetico degli eruditi yangban, o nei modi turbolenti e chiassosi dei attori in carne ed ossa, è generalmente uno spettacolo maschile. Non c’è ancora virtualmente nessuno spettacolo comico di cabaret in Corea a causa di limitazioni culturali sull’umorismo a base di insulti, sui commenti personali e del rispetto per gli anziani, malgrado il successo mondiale di film comici coreani basati sull’umorismo degli errori e su situazioni apparentemente senza alcuna facile soluzione in base a rigidi vincoli sociali.

La storia orale coreana comprende miti narrativi, leggende, racconti popolari; canti, canti popolari, canti sciamanici e pansori; proverbi che si espandono in brevi racconti storici, indovinelli e parole sospette che hanno le proprie storie. Sono state studiate da Cho Dong-Il, Choi In-hak e Zong In-sop, e pubblicate spesso in edizioni in inglese per stranieri o per insegnanti della scuola primaria.

Danza
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Danza coreana, Danza coreana dei ventagli, Danza salpurichum, Danza seungmu e Danza talchum.
La danza è un elemento significativo della cultura tradizionale coreana. Speciali danze tradizionali sono eseguite come parte di molte feste e celebrazioni annuali (raccolto, ecc.), che coinvolgono costumi tradizionali, specifici colori, musiche, canti e strumenti speciali. Alcune danze sono eseguite o solamente da uomini o solamente da donne, mentre altre sono eseguite da entrambi. Le donne di solito hanno i capelli lontani dal viso, tirati all’indietro a formare una crocchia, o possono indossare cappelli colorati. S’indossa tipicamente una qualche variazione dell’hanbok tradizionale, o un costume speciale apposta per quella danza. In alcune danze, i costumi femminili avranno maniche molto lunghe o un lungo strascico di stoffa, per accentuare i movimenti aggraziati delle braccia. Le feste all’aperto sono chiassose e allegre, e si possono sentire in continuazione cembali e tamburi. Inoltre, possono essere indossate maschere.

Letteratura
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura coreana e [[]].
Esempi notevoli di cronache storiche sono molto ben documentati da tempi remoti, ed anche libri coreani a caratteri mobili, spesso enciclopedie imperiali o cronache storiche, furono fatti circolare fin dal VII secolo durante l’era dei Tre Regni usando tavolette di legno per la stampa; e nell’era Goryeo furono prodotti i primi caratteri di metallo ed i primi libri al mondo stampati con essi.

I generi letterari comprendono epica, poesia, testi religiosi e commentari esegetici sulla dottrina buddhista e confucianista; traduzioni di opere straniere; rappresentazioni e rituali di corte; commedie, tragedie, generi misti; e vari tipi di romanzi.

Poesia
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Poesia coreana.
La poesia coreana cominciò a fiorire sotto la cultura confuciana nel periodo Goryeo, anteriormente al quale la maggior parte dei modelli imitati appartenevano alla poesia lirica cinese. Le raccolte furono stampate ripetutamente. Con l’ascesa del nazionalismo Joseon., la poesia si sviluppò sempre di più e raggiunse il suo apice alla fine del XVIII secolo. Ci furono tentativi di introdurre i metodi della poesia immagista e moderna all’inizio del XX secolo e, nel primo periodo repubblicano, ebbero molto successo le opere patriottiche. La poesia lirica dominò dagli anni 1970 in avantI.

 

LA LETTERATURA COREANA

Letteratura coreana
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Niente fonti!
Questa voce o sezione sull’argomento letteratura non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull’uso delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
La letteratura coreana è la letteratura che si è sviluppata in Corea. Cronologicamente viene suddivisa in un periodo classico e uno moderno.
I testi furono prima scritti in Gugyeol, un tipo di sistema che permetteva di riprodurre i testi dei classici cinesi in coreano; poi in Hangul, l’alfabeto coreano creato nel XV secolo grazie a Sejong Il Grande, quarto re della dinastia Joseon.
Periodo Classico[modifica | modifica wikitesto]
La letteratura classica coreana fu influenzata dal Confucianesimo, dal Taoismo e dal Buddismo, i tre fondamenti più importanti della cultura cinese. La sua origine può essere fatta risalire all’epoca Preistorica, durante il periodo Jeulmun (8000-1500 a.C.) e il periodo Mumun (1500-300 a.C.), con le prime forme artistiche che combinavano danza, musica e letteratura; tuttavia essendo tramandata oralmente è impossibile trovare un qualsiasi tipo di esempio che sia rimasto integro nel tempo fino ad oggi.

Durante il periodo Mumun vengono tramandate, oralmente o durante le feste cerimoniali, la leggenda di Tangun, fondatore del regno di Gojoseon, nato da un dio e un’orsa; e la leggenda di Chumong o Jumong, fondatore del regno di Goguryo, nato dal dio Hae Mosu, figlio del Cielo, e Yuhwa, la figlia del dio del fiume Habaek.

Inoltre in questo periodo si diffusero anche le canzoni: un esempio è la canzone composta dal secondo re di Goguryo “Hwangjo ka”, che letteralmente significa Canzone degli Orioli, trascritta con i caratteri cinesi.

Periodo dei Tre Regni
Si riferisce al periodo che va dal 57 a.C. al 668 d.C., quando il paese era suddiviso in tre Regni: Goguryo, Silla e Baekje.

Il primo esempio di letteratura lo incontriamo nel regno di Silla. Lo Hyangga, che letteralmente significa canzoni natie, utilizzava temi del Confucianesimo o temi riferiti alla pratica religiosa [1] e al giorno d’oggi, di questi hyangga ne sono rimasti soltanto 25. Veniva trascritto in hyangch’al, un sistema di scrittura cinese nel quale alcuni caratteri venivano utilizzati per il suono ed altri per il significato; poiché questo sintema era molto complicato solo pochi hyangga sono stati del tutto decifrati [2]. Quattordici di questi poemi del periodo Silla si possono ritrovare nel Samguk yusa (Resti o Memorie dei Tre Regni), mentre altri poemi del periodo Goryeo sono preservati nel Kyunyŏ chŏn (Storie di Kyunyŏ).

Dal punto di vista stilistico era formato da tre lunghezze, che mostrano il suo passaggio da semplice canzone popolare a composizione poetica, le tre lunghezze erano: 4 versi, 8 versi e 10 versi[3]. I poemi da 4 versi erano le ballate popolari e le canzoni per bambini come per esempio “La Canzone di Mattung” e “L’Ode a Yangji”; alcuni erano dedicati agli Hwarang (Guerrieri del Fiore) come “L’Ode al Cavaliere Chukchi”. Quelli da 10 versi erano molto più sviluppati dal punto di vista della struttura e la maggior parte erano scritti da preti. Uno degli Hyangga più importanti è “La Canzone di Ch’ŏyong” che riprende un personaggio nominato nel Samguk yusa, figlio del Dragone del Mare che rimane sulla terra, con il re Hongang della dinastia di Silla, per servirlo.

Goryeo (935-1392)
Durante il primo periodo del regno di Goryeo venne ripreso il genere poetico che si era sviluppato durante il regno di Silla; tuttavia dopo poco tempo si perse interesse nello Hyangga e si formò un nuovo tipo di forma poetica che divenne molto popolare, le “Goryeo byeolgok” o “Goryeo gayo”, letteralmente canzoni di Goryeo.

Queste canzoni venivano inizialmente tramandate in forma orale, recitate dalle Kisaeng, intrattenitrici simili alle Geishe giapponesi, in occasioni come le cerimonie e gli spettacoli indirizzati ai nobili o alla famiglia reale; in seguito vennero trascritte con il nuovo sistema di scrittura Hangul. Molti degli autori rimangono tuttora sconosciuti. La poesia poteva avere due forme: la “dallyeonche” formata da poche stanze e la “yeonjangche”, che aveva molte stanze [4]. Tra le più famose possiamo citare la “Cheongsan Byeolgok” (Canzone della Verde Montagna) che narra il dolore e la gioia che provoca la vita [5].

Lo stesso tema è riproposto in un’altra canzone, “Dong Dong” (Ode ai Mesi), dove viene narrato, mese per mese e in differenti circostanze, di un uomo a cui manca l’amore; altro tema frequente era quello del dolore della partenza che si può ritrovare nella canzone “Gasiri” (Stai Partendo?), dove la donna che viene lasciata si impegna a pregare per il suo amato e riuscirà a superare tutte le sue sofferenze, e nella canzone “Seogyeong Byeolgok” (Canzone della Capitale Occidentale). Inoltre le canzoni potevano essere destinate ad altre persone come benedizione o augurio, come ad esempio in “Jeongseok Ga” (Canzone dello Scalpello e della Pietra) o in “Samo Gok” (Ode alla Madre).

Nel 1087 si iniziò a diffondere la Tripitaka Koreana, le scritture sacre del buddismo. Questa collezione è formata da ben 81.340 tavolette di legno, che riportano il più antico e importante Canone Buddista. Dopo l’invasione mongola del 1231 gran parte delle tavolette andò distrutta; in seguito il Re Gojong (1213-1259) ordinò la restaurazione e la revisione delle Tripitaka che durò circa 16 anni.

Durante il regno di Injong (1122-1146) venne scritto il più importante dei documenti storici, il “Samguk Sagi” (Storia dei Tre Regni), scritto in cinese classico dal funzionario reale Kim Busik e completato nel 1145.
Si basa sui modelli di storie della dinastia cinese ed era quindi organizzato in sezioni. È composto in totale di 50 volumi, suddivisi in:

Storia di Silla (Nagi o Silla Bongi) di 12 volumi
Storia di Goguryeo (Yeogi o Goguryo Bongi) di 10 volumi
Storia di Baekje (Jegi o Baekja Bongi) di 6 volumi
Tavole Cronologiche (Yeonpyo) di 3 volumi
Monografie (Ji) di 9 volumi
Biografie (Yeoljeon) di 10 volumi
L’altro importante documento storico scritto fu il “Samguk Yusa”, che letteralmente significa Resti dei Tre Regni o Memorie dei Tre Regni; concluso nel 1285 dal monaco buddista Iryon. Considerato come supplemento del Samguk Sagi, conteneva al suo interno tutta una serie di storie, miti, leggende riguardanti i Tre Regni, soprattutto attinenti al regno di Silla e la fondazione del regno di Gojoseon da parte di Dangun. La parte finale contiene storie e miti sui monaci buddisti.

Intanto iniziavano a spiccare molti scrittori come Yi Kyu-bo (1168-1241), Ch’oe Ch’ung (984-1068), Kim Hwang-won (1045-1117), Chong Chi-sang (?-1135) e il “Chungnim Kohoe” (Assemblea nel Bosco di Bambù) un gruppo di sette poeti estremamente stimati che eccellevano nella poesia cinese [6].

Joseon
Primo Periodo Joseon (1392-1598)

Hunminjeongeum
Durante il regno di Sejong il Grande (1418-1450) quarto re della dinastia Joseon, si sviluppò un nuovo tipo di alfabeto, l’Hangul, il cui nome originale era Hunmin jeoe-um. Il nuovo sistema venne adottato come alfabeto ufficiale ed inoltre rispetto ai caratteri cinesi era molto più semplice da apprendere anche da persone meno colte.
Il Hunmin jeoe-um era il nome del libro che conteneva i nuovi caratteri, l’opera aveva due versioni:

Sette pagine scritte con i caratteri classici cinesi, a parte la sezione in cui veniva introdotto il nuovo alfabeto Hangul
Trentasei pagine in Hangul, che contenevano la traduzione di alcune frasi dall’Hanja, la scrittura cinese, all’Hangul
Il re Sejong inoltre incoraggiò e appoggiò lo sviluppo della letteratura, all’interno della sua corte. I nobili, tuttavia, non approvarono subito il nuovo sistema di scrittura, che venne invece accolto favorevolmente dal popolo che poteva imparare a scrivere per comunicare con gli altri.
Inoltre Sejong stesso venne molto apprezzato per le sue scritture come “Yongbi Eocheon Ga” (Canzoni dei Draghi Volanti), dove i dragoni della canzone si riferiscono ai sei fondatori del regno di Joseon (Mokjo, Ikjo, Dojo, Hwanjo, Taejo e Taejong), “Seokbo Sangjeol” (Episodi della vita di Buddha), “Worin Cheon-gang Jigok” (Canzoni della Luna Splendente su Mille Fiumi) e “Dongguk Jeong-un” (Dizionario della corretta pronuncia del sino-coreano). Nel 1420 il re istituì il Jiphyeonjeon, un gruppo di studiosi selezionati dal re che si occupavano della ricerca e degli studi.

In seguito si instaurò un nuovo tipo di componimento poetico, l’akchang, letteralmente “versi musicati”, canti che avevano lo scopo di accompagnare la musica che veniva suonata a corte. Un altro tipo di componimento poetico venne usato dai letterati di quell’epoca per esprimersi, il Kyonggi. Questo stile utilizzava i caratteri cinesi per esaltare le tradizioni e la terra della Corea [7]; lavori come “Sangdae pyŏlgok” (Canzoni dei Censorati), “Hallim Pyolgok” (Canzone degli Accademici Confuciani), “Kwandong pyolgok” (Canzone della provincia di Kwandong), “Hwasan pyŏlgok” (Canzone del Monte Hwa) furono i più rappresentativi.

In questo periodo si svilupparono anche altre due forme poetiche molto importanti, il Sijo e il Kasa.
Il Sijo (Ritmo del Tempo) s’instaurò originariamente nel tardo periodo della dinastia Goryo, ma ottenne il suo successo soltanto durante il periodo Joseon. Le tematiche maggiormente trattate erano la Natura e il pensiero confuciano. Composto da tre stanze, nella prima stanza veniva introdotta la situazione, nella seconda lo sviluppo e nell’ultima la conclusione. Era molto diffuso tra le kisaeng e gran parte dei testi è contenuta nel “Sijo Munhak Sajon” (“Dizionario della letteratura Sijo”), redatto da Chong Pyonguk [8]; in questo libro possiamo notare i vari aspetti del Sijo, che nonostante fosse utilizzato come canto per le cerimonie o per le feste, al giorno d’oggi si può considerare anche una forma di verso poetico [8]. Era formato da circa 14/15 sillabe ogni verso; mentre per quanto riguarda la forma, seguiva quella della quartina cinese: il resoconto nei primi due versi, invece il terzo verso era diviso in due, la prima parte comprendeva un “twist” e l’ultima la risoluzione.
Uno dei più famosi Sijo è quello della kisaeng, Hwang Jin-yi, una delle più grandi poetesse dell’epoca, conosciuta per la sua bellezza e per il suo intelletto straordinario. Il suo sijo segue esattamente lo schema della forma della quartina cinese, cioè il primo verso espone una dichiarazione, nel secondo verso si elabora questa dichiarazione, all’inizio del terzo viene introdotto l’elemento della luna e come conclusione viene presentata la soluzione[8].

Il Kasa era l’altra delle due forme poetiche, oggi ancora esistente.
La sua origine risale probabilmente a canzoni del XIV secolo di un monaco di nome Naong; queste canzoni di tipo buddista erano conosciute con nome di “Sowang-ga” [8]. Le tematiche principali usate riguardavano la contemplazione della natura e la metafora dell’amore tra donna e uomo.
Tuttavia il primo e vero esempio di kasa è l’opera di Chong Kugin (1401-1481) intitolata “Canzone alla Primavera”, dove si parla della vita dopo il pensionamento e il ritiro. Dall’analisi del testo si può notare che ci sono quattro gruppi ritmici per ogni verso che corrispondono ai quattro costituenti grammaticali [8].
Anche le donne scrivevano i kasa, chiamati “naebang kasa” (Canzoni delle camere interne). La maggior parte delle autrici donne rimangono tutt’oggi sconosciute, molto probabilmente a causa del fatto che a quell’epoca le donne non avevano un proprio nome, da ragazze avevano solo un soprannome e una volta sposate perdevano il soprannome e venivano chiamate “la moglie di…”; un altro motivo era che raramente alle donne era permesso rivelare la propria paternità su un’opera.
Tuttavia questo tipo di kasa era rivolto a persone molto vicine a queste donne, quindi attraverso un’attenta ricerca potrebbe essere possibile scoprire la vera autrice [9].
Questo tipo di kasa ottenne molto successo soprattutto tra le yangban donne (donne che facevano parte della classe nobile durante la dinastia Joseon) [10]. Rispetto al sijo, il kasa era molto più diffuso tra le donne poiché lo stesso poema poteva avere molte varianti; mentre il sijo, rappresentando il punto di vista di un unico poeta, poteva essere difficilmente riprodotto. Inoltre il sijo aveva un numero prefissato di versi a cui doveva attenersi, al contrario del kasa [11].

Tardo Periodo Joseon (1598-1894)
Dopo le due invasioni giapponesi, la prima tra il 1592 e il 1593 e la seconda tra il 1597 e il 1598, e le invasioni da parte dei Manciù, la Corea subì un duro colpo dal punto di vista diplomatico, economico, ma soprattutto culturale; molte opere d’arte, documenti e opere letterarie andarono distrutte o confiscate.
Numerose opere raccontano le sofferenze provate durante l’invasione giapponese, il “Nanjung Ilgi” (Diario di Guerra) di Yi Sun-sin o le poesie patriottiche di Park Il-lo.

In questo periodo si sviluppò il Silhak, un movimento di riforma sociale del confucianesimo,(sil letteralmente significa “attuale” o “pratico”, mentre hak “studi” o “apprendimento”, al giorno d’oggi si riferisce al gruppo di studiosi che erano accomunati dagli stessi interessi [12].)
Raramente il termine si può ritrovare nelle opere dei membri della “Silhak p’a” (Scuola di Apprendimento Pratico), tuttavia ci sono alcune eccezioni come Yun Chung che usa frequentemente il termine nelle sue opere.
Nella seconda metà del XVIII secolo il Silhak diventò la principale corrente intellettuale e il suo sviluppo può essere suddiviso in tre periodi:

Periodo di preparazione (1550-1650): i principali esponenti della nascente Silhak erano Kim Yuk, uno statista che aiutò a ricostruire il paese e permise l’introduzione del calendario riformato, e Yi Su-gwang, un ufficiale che divulgò in Corea la religione e la scienza occidentale, nonché uno dei primi enciclopedisti [13]..
Periodo di sviluppo (1650-1750): le figure rappresentative dominanti di questo periodo erano Yu Hyeong-won considerato da molti il vero fondatore del Silhak, e Yi Ik, rappresentante della seconda generazione ed uno dei più importanti di questo periodo [14].
Periodo di prosperità (1750-1850): in questo periodo il Silhak diventò, nella vita intellettuale dell’epoca, la corrente dominante. In questo periodo ebbe origine un vero e proprio movimento della letteratura coreana; gli esponenti maggiori erano Chong Yag-yong, Hong Tae-yong, Pak Che-ga, Kim Chong-hui e Pak Chi-won[15].

In seguito emerse un nuovo tipo di forma poetica, il p’ungyo (Poemi del Popolo), che si riferiva alla poesia composta dalla classe sociale più bassa. Queste opere vennero pubblicate in collezioni come, “P’ungyo sokson” (Ulteriore selezione dei poemi del popolo) del 1797 e “P’ungyo samson” (Terza selezione dei poemi del popolo) del 1857 [16].

Il Sijo continuò ad essere scritto da autori come Yun Seondo (1587-1671), considerato uno dei più importanti letterati e poeti di Sijo. I suoi lavori si contraddistinguono per lo stile e per l’atmosfera [17]; una delle sue opere maggiori è “Il Calendario del Pescatore” un ciclo di quaranta Sijo per ogni stagione. Emersero poi anche nuovi temi come l’amore per il re e la crisi nazionale dopo le invasioni. Un altro importante autore fu Pak Il-lo, il quale scrisse 29 sijo, tra questi i più importanti sono le canzoni che parlano della “Roccia Eretta” e quelle sulle “Canzoni delle Cinque Rivelazioni” [18].

Si instaurò anche un nuovo tipo di sijo, il “Sasol Sijo”, il quale rappresentava tematiche della vita ordinaria, attraverso un’esplicita rappresentazione del sesso, con esagerazioni anche grottesche; al contrario altri sijo presentavano delle variazioni comiche rispetto ai temi classici dove l’interlocutore aveva il desiderio di diventare un tutt’uno con la sua amata(per esempio un uomo sognava di poter diventare un pezzo del vestito della sua donna)[19].

Come il sijo anche il kasa continuò a diffondersi ma, rispetto al periodo iniziale della dinastia Joseon, comprendeva un maggior numero di tematiche: oltre a quello sulle invasioni, venivano trattati temi come l’esilio, le città, i viaggi di piacere, il lavoro e le giornate dei contadini, le manie di uomini e donne pazzi, le missioni degli inviati in Giappone e Cina. Uno dei maggiori esponenti è Pak Il-lo, il quale scrisse 7 kasa. Tra i più importanti si citano: “T’aep’yong sa” (Canzone della Pace), “Tongnaktang” (Palazzo della Solitaria Beatitudine), “Yongnam ka” (Canzone del Sudest) e il suo ultimo kasa “Nogye ka” (Canzone del Flusso di Canneti) [20].
Si divulgò anche un altro tipo di kasa, il “Kasa di Viaggio”, che descriveva di montagne e laghi incontrati durante i viaggi. Ne sono rimasti soltanto venticinque e dodici di questi parlano delle Montagne di Diamante, uno degli scritti più importanti era “I Vagabondaggi” del 1580 di Chong Ch’ol [21].

La letteratura scritta in cinese emerse nuovamente, soprattutto durante il regno del re Sonjo (1567-1608). Tra tutti i poeti ne emergono tre chiamati I Tre Poeti dello Stile Tang: Paek Kwanghun (1537-1582), Ch’oe Kyongch’ang (1539-1583) e Yi Tal (1539-1612). Questi tre poeti si concentrarono maggiormente sullo stile Tang, scrivendo poemi che narravano i sentimenti e le emozioni provati durante la propria vita[22].

Un altro poeta rilevante fu Kwŏn P’il, il quale scrisse poemi che esprimevano le condizioni sociali dell’epoca, denunciando il potere corrotto e la depravazione radicata nella società[23].

Oltre alla poesia in cinese fiorì la narrativa. Il primo lavoro risale al primo periodo della dinastia Joseon: “Kŭmo Sinhwa” (Nuove Storie della Tartaruga D’Oro) di Kim Sisŭp (1435-1493).
Con la divulgazione del nuovo alfabeto coreano, la classe sociale elevata continuò ad usare il cinese per la letteratura perché consideravano questa lingua superiore all’Hangul e la situazione non cambiò fino agli inizi del XIX secolo[24].
L’origine della narrativa cinese non è chiarissima, probabilmente comprendeva tipi di storie brevi come il chuanqi (romanzi) e le storie fantastiche nello stile Tang, la narrativa biografica e la narrativa storica che si basava sulle storie conosciute e che si tramandavano. Inoltre si distinsero opere come “Kuun Mong” (Sogno delle Nove Nuvole), “Illakchŏng Ki” (Registrazione del Grazioso Padiglione), “Oksu Ki” (Registrazione dell’albero di Giada) e “Yungmidang Ki” (Favola delle Sei Bellezze) [24].
La prosa narrativa maggiormente utilizzata fu il Racconto Fantastico, proveniente della Cina, la cui trama principale comprendeva una serie di personaggi di nobile nascita, non perdendo per questo il suo carattere fantastico e romanzesco.
La prima di queste opere in Corea fu il Kŭmo Sinhwa, seguirono poi racconti dove il tema ricorrente era l’amore tra un giovane uomo e una donna come in “Chusaeng chŏn” (Storia di Chu Hoe), “Ch’oe Ch’ŏk chŏn” (La Storia di Ch’oe Ch’ŏk) e “Unyŏng chŏn” (Storia di Unyŏng) [25].
Quando poi la biografia si avvicinò alla narrativa nacquero lavori come “Ch’ŏngun chŏn” (Storia della Mente Umana), “Ch’ŏngun yŏnŭi” (Romanzo della Mente Umana) e “Ch’ŏngun pongi” (Annali Basilari della Mente Umana), “Yu Yŏn chŏn” (Storia di Yu Yŏn), “Namgung sŏnsaeng chŏn” (Storia del Maestro Namgung), “Kim Yongch’ŏl chŏn” (Storia di Kim Yongch’ŏl), “Yi Hong chŏn” (Storia di Yi Hong) e “Ka Sujae chŏn” (Storia dell’Eremita Ka) [26].

Molti altri tipi di genere narrativo fiorirono, il più rilevante fu lo yadam, che comprendeva storie di personaggi che avevano a che fare con eventi storici. Dopo il primo lavoro di Yu Mong-In, intitolato “Ŏu yadam” (Storia di Ŏu), tutti gli yadam vennero raccolti in collezioni: “Kyesŏ yadam” (Storie di Kyesŏ), “Ch’ŏnggu yadam” (Storie dalla Verde Collina), e “Tongya hwijip” (Storie dalla Corea) [27].

La produzione romanzescca in Corea si sviluppò nel XVII secolo con la narrativa vernacolare.
Il più importante lavoro fu “Hong Kil-tong chŏn” (Storia di Hong Kil-tong) di Hŏ Kyun, che narra la storia di Hong Kil-tong, figlio illegittimo e perciò non ben accetto dalla famiglia, che dedicò la sua vita a derubare i poveri per sfamare i ricchi, un tipo di Robin Hood coreano.
Questo tipo di narrativa tuttavia non ottenne immediatamente successo in quanto era considerata distruttrice della moralità e dei costumi, perché rappresentava uomini malcontenti, ribelli e fuori legge; passioni, sogni o desideri che era meglio sopprimere; oppure veniva rappresentato il mondo in una versione del tutto distorta [28]. Per questo motivo molti autori della narrativa vernacolare rimasero anonimi.
La narrativa classica si avvicinò anche al tema dell’amore, con il nome di Storie d’Amore: “Sukhyang chŏn” (Storia di Sukhyang) la protagonista femminile, superate una serie di difficoltà dopo l’invasione giapponese, riesce finalmente a sposare il suo amato.
La storia di Sukhyang ci mostra come l’amore della coppia riesce a emergere nonostante le difficoltà che si possono presentare durante il cammino, al contrario del Racconto Fantastico che terminava in modo piuttosto tragico [29].

Verso l’inizio del XVIII secolo nacque un nuovo tipo di narrativa, il p’ansori (P’ansorigye sosŏl). La parola p’ansori o pansori può essere suddivisa in due: pan significa “un posto dove si radunano le persone” e sori significa “suono”.
I pansori erano inizialmente un tipo di poesia che si tramandava oralmente e trattava tematiche della vita reale, basandosi su un’alta espressione musicale mescolata ad un pizzico di humor[30]. Sebbene sia nato come tipo di musica tradizionale, il pansori fa parte della narrativa e fu considerato da molti un genere drammatico.
La sua origine non è chiara, probabilmente proveniva dai canti degli sciamani di Chŏlla, infatti alcuni elementi si assomigliano e si possono ritrovare nel pansori[30].
I primi pansori erano molto semplici per quanto riguarda la forma e il contenuto, ma in seguito la musica fu arricchita per attirare l’attenzione del pubblico durante le performance [30].
A noi sono arrivati solo dodici pansori raccolti da Song Mansŏ nel “Kwanyujae”, di questi dodici però solo cinque ne sono rimasti con la partitura e cioè “Ch’unhyang ka” (Canzone di Ch’unhyang), “Chŏkpyŏk Ka” (Canzone della Rupe Rossa), “Sugung Ka o T’okki chŏn” (Canzone del Palazzo d’Acqua), “Hŭngbu Ka” (Canzone di Hŭngbu) e “Shim Ch’ŏng Ka” (Canzone di Shim Ch’ŏng)[31]. Gli altri sette pansori ci sono arrivati come storie in prosa.
Lo scopo dei pansori era quello di far ridere e piangere contemporaneamente il pubblico che guardava la performance, mentre l’elemento più interessante era l’uso di vari livelli del discorso, l’interlocutore mostrava come il linguaggio cambiava in base alle circostanze o alla persona a cui si rivolgeva[32].

Periodo Moderno
La letteratura moderna si sviluppò principalmente grazie all’influenza del mondo occidentale.

Periodo dell’Illuminismo
Tra la letteratura classica e quella moderna c’è un periodo di transizione, il periodo Illuminista durante il quale si ebbe un nuovo tipo di educazione in contemporanea ai moti per la letteratura.

Dopo il 1894 nacquero due nuove forme, per prima il sinsosŏl (Nuovo Romanzo) e in seguito il ch’angga (Nuovo Tipo di Canzoni).
Il ch’angga derivava dagl’inni che venivano cantati in chiesa. Raggiunse il successo grazie agli scritti di due autori Yi Yongu con “Aeguk ka” (Inno Nazionale) e Yi Chungwŏn con “Tongsim ka” (La Mente di un Ragazzo) [27].

Nacque anche un nuovo tipo di forma poetica il shinch’eshi (Nuova Poesia) che insieme al ch’angga crearono il chayushi, la poesia con il verso libero, la più importante opera è “Hae-egesŏ sonyŏn-ege” (Dal Mare ai Ragazzi) di Ch’oe Namsŏn.

Il sinsosŏl veniva scritto in Hangul e interamente in prosa, riportava nei suoi romanzi gli ideali dell’illuminismo in contrasto con la società contemporanea. Fu il primo genere ad applicare l’inversione temporale, le opere principali furono “Hyŏl-ŭi nu” (Lacrime di sangue) di Yi Injik, “Chayujong” (Campana della Libertà) di Yi Hae-jo e “Ch’uwolsaek” (Il Colore della Luna Autunnale) di Ch’oe Ch’an-shik.

Periodo Coloniale Giapponese (1910-1945)
La Corea soffri molto durante il periodo coloniale giapponese, durante il quale dovevano essere controllate sia le parole sia la stampa, in questo modo gli ideali dell’Illuminismo non furono più espressi nelle opere letterarie.

Il 1º marzo del 1919 ci fu il primo tentativo di pubblica espressione che venne duramente represso dai giapponesi e viene ricordato oggi come Movimento di Indipendenza del Primo Marzo. Da questo momento la letteratura incominciò a utilizzare temi come l’espressione individuale e la scoperta di sé; si formarono circoli letterari e riviste sulla letteratura come il Kaebyok (L’apertura) del 1920, ed emersero quotidiani nazionali come il Dong-A Ilbo e il Chosun Ilbo.

I romanzi dei primi anni venti raffiguravano le sofferenze degli intellettuali insieme alle vite miserabili che gli operai e i contadini erano costretti a vivere, alcuni esempi sono “Sonyonui piae” (Il Dolore della Gioventù) e “Mujong” (Senza Cuore) di Yi Kwang-su; “Paettaragi” (Seguendo la Barca) e “Kamja” (Patata) di Kim Dong-in; “Unsu choun nal” (Il Giorno Fortunato) di Hyon Chin-gon, “P’yobonshilui ch’nonggaeguri” (La Verde Rana nella Galleria dei Campioni) e “Masejon” (La Storia di Sempre) di Yom Sang-so.

Oltre ai romanzi si sviluppò anche un altro tipo di tecnica stilistica nella poesia, il vers libre, originario della poetica francese. Questa nuova tecnica venne utilizzata in lavori come “Pullori” (Fuochi d’artificio) di Chu Yo-han e nella collezione di poesie di Kim So-wo intitolata “Chindallae Kkot” (Azalee) dove venne ristabilito il metro utilizzato nelle ballate tradizionali.
Anche nella poesia si utilizzarono temi in relazione al periodo coloniale e alle sofferenze dei singoli individui come in “Madonna” e “Ppaeatkin Turedo pomun onun-ga” (La Primavera Arriva anche a Coloro che sono stati Saccheggiati?).

Verso la metà degli anni venti la letteratura coreana venne suddivisa in letteratura nazionale e letteratura di classe secondo gli ideali sociali e democratici dell’epoca.
Il movimento di letteratura proletaria per allargare la propria espansione ed ottenere un maggiore appoggio si propose di pubblicare opere con tematiche riguardanti i contadini e gli operai, alcune di queste opere sono “Kohyang” (Città Natale) di Yi Ki-yong, “T’alch’ulgi” (Registrazione di una Fuga) di Ch’oe So-hae, “Hwanghon” (Crepuscolo) di Han Sol-ya e “Naktonggang” (Il Fiume Naktonggang) di Cho Myong-hui
Per quanto riguarda la poesia possiamo citare l’opera di Pak Se-yong, di Im Hwa e di Kim Ch’ang-su.

Negli anni trenta la letteratura coreana subì un ulteriore colpo causato dal rafforzamento del militarismo giapponese; nacquero comunque nuove tendenze letterarie e nuove tecniche: per esempio la tecnica del dissociarsi dal mondo che ci circonda, che si ritrova in opere come in “Nalgea” (Ali) e in “Chongsaenggi” (Registrazione della Fine di una Vita) di Yi Sang, “Memilkkot p’il muryop” (Quando i Fiori del Grano Saraceno Fioriscono) di Yi Hyo-sok e “Tongbaek kkot” (Fiori di Camelia) di Kim Yu-jong.
Al contrario i romanzi lunghi raccontavano di personaggi che vivevano durante periodi difficili e turbolenti come in “Samdae” (Le Tre Generazioni) di Yom Sang-sop o “Im Kkok-chong chŏn” (La Storia di Im Kkok-chong) di Hong Myong-hui.

Si svilupparono due nuovi tipi di genere poetico; il sunsushi (pura poesia) e i poemi dedicati alla natura.
I principali esponenti del sunsushi furono Kim Yong-nang e Chong Chi-yong e Yi Sang, il quale permise lo sviluppo di questa nuova poesia, mentre Pak Tu-jin e Pak Mok-wol furono personaggi fondamentali per la poesia sulla natura. Yun Dong-ju, morto prigioniero in Giappone, è fra i poeti più popolari.

Periodo di divisione nazionale
Dopo la resa del Giappone nel 1945 la Corea ottenne la propria indipendenza. Tuttavia coinvolta nelle manovre politiche dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu costretta ad una divisione tra nord e sud secondo il 38º parallelo.
Inoltre tra il 1950 e il 1953 ci fu una guerra tra le due nazioni che solidificò maggiormente la divisione della Corea.
La suddivisione e la guerra coreana naturalmente ebbero un forte impatto anche sulla letteratura.

Contemporaneamente la ricerca di un nuovo stile poetico divenne lo scopo principale della poesia del dopoguerra coreano.
Uno degli stili più rinomati fu il Chont’ongp’a (tradizionalista), che univa il sentimento popolare ai ritmi tradizionali. I principali esponenti furono Ku Ja-un, Chong Han-mo e Yi Tong-ju.
Un nuovo stile poetico che andava di moda era il Shilhomp’a (empiristi) che aveva lo scopo di cambiare le tradizioni. Gli scrittori di maggior successo furono Pak In-hwan, Kim Kyong-rin e Kim Kyu-dong.

Dopo la rivoluzione del 1960, le tendenze poetiche continuarono a cambiare. Kim Su-yŏng iniziò ad indirizzarsi verso i problemi di tipo sociale e politico dell’epoca, la sua opera “Dalnara-ui jangnan” (Un Gioco Giocato nella Luna) del 1959 rispecchia il cambiamento della poesia verso questa nuova vocazione.

Gli anni settanta portarono la società coreana ad una rapida industrializzazione che marcò un distacco profondo tra la popolazione ricca e quella più povera, portando anche ad una disparità tra le singole regioni.
Si formò un nuovo tipo di movimento letterario e la narrativa venne indirizzata verso temi che riguardavano i problemi sociali che erano nati dopo l’industrializzazione, la vita dei cittadini che vivevano in periferia e la vita dei lavoratori, analizzando l’isolamento a cui erano costretti dalla sviluppo industriale. Opere come “Kwanch’on sup’il” (Saggio di Kwanch’on) di Yi Mun-gu o “Samp’o kanun kil” (La strada a Samp’o) di Hwang Sok-yong ritraggono le condizioni dei cittadini coreani.

Durante questo periodo emergeranno anche la satira sociale con Pak Wa-so e Ch’oe Il-lam e il pundansosol (il romanzo di divisione) dove si discuterà della divisione nazionale della Corea. I principali esponenti furono Kim Won-il con “Noul”(Tramonto) e Cho Jong-rae con “T’aebaeksanmaek” (Le Montagne di T’aebaeksan).

Per quanto concerne la poesia, la tematica principale riguarda l’esperienze dei minjung (Popolo Oppresso). Uno degli esponenti maggiori è Shin Kyong-rim con la sua collezioni di opere intitolata “Nongmu” (La Danza dei Contadini) del 1973, dove viene mostrata la sofferenza del popolo più povero, sia quello che viveva nei villaggi, sia quello che veniva emarginato dalla società.
Nei poemi contenuti in questa raccolta la voce narrante è un “noi” collettivo che si identifica nei minjung.

Corea del Nord
La letteratura nella Corea del Nord veniva sottoposta ad un controllo dello stato e dell’Alleanza di Scrittori di Choson, la quale stabilì che i vari generi della letteratura avevano come unico scopo quello di esaltare il leader della nazione.

Gran parte della letteratura nord coreana venne diffusa in Cina e in Russia; le opere più importanti tradotte sono quelle del romanziere Ri Ki-yong, di Hong Myong-hui e di Han Sorya.

Nel 2006 i lavori di quattro scrittori nord coreani furono inclusi nell’antologia “Literature from the Axis of Evil”, una raccolta di racconti, poemi e romanzi di scrittori del ventesimo secolo provenienti da sette paesi:

Kang Kwi-mi: “La Storia di Una Musica” del 2003, una racconto breve che narra la storia di uno Zainichi (un coreano che vive in Giappone, uno straniero) che scopre di avere un talento nel suonare il trombone, tuttavia una volta ritornato nella Corea del Nord abbandona la sua musica per dedicarsi al taglio e al lavoro della pietra.
Hong Seok-jung: “Hwang Jin-yi”, del 2002, dove viene narrata la storia di Hwang Jin-yi, una kisaeng che visse durante la dinastia Joseon.
Lim Hwa-won: “La Quinta Fotografia” del 2001, un racconto breve che narra la visita di una donna nord coreana in Russia agli inizi degli anni ‘90, una volta arrivata scopre una nazione in tumulto per un ritorno al socialismo.
Byungu Chon: “I Calchi che Cadono” un poema del 1992 dove il poeta esprime la sofferenza subita dopo la divisione della Corea e spera in una riunificazione.
Corea del Sud
La maggior parte della narrativa della Corea del Sud, dopo la guerra, aveva come soggetto la lotta portata avanti dalla gente comune per cercare di superare le pene e le sofferenze di tutti i giorni. Le opere di Hwang Sun-won “I Discendenti di Caino” dove il tema centrale è la crisi nazionale e “Pukkando” di An Su-kil, che narra la migrazione di alcuni coreani verso la Manciuria, sono quelle più rappresentative.

Molte dei romanzi sud coreani vennero tradotti in lingua straniera, tra i più importanti:

“I Discendenti di Caino” di Hwang Sun-won
“La Terra” di Park Kyung-ni
“Crogiuolo” e “Mia sorella Bongsoon” di Gong Ji-young
Tra gli autori più importanti possiamo citare Park Kyung-ni, una donna che con il suo romanzo “Toji” (La Terra) e molte altre opere ha aperto una breccia nella letteratura coreana del ventesimo secolo. In tutti i suoi lavori è evidente l’importanza della dignità, considerata come la cosa più nobile in ognuno di noi e quindi degna di protezione. Inoltre le sue opere mostrano un’assoluta fiducia nell’amore.
Un altro autore importante è anche Bok Geo-il, nei suoi romanzi si parla del nazionalismo coreano, di scienza e anche di ucronia, un genere letterario che mostra come sarebbe diventato il mondo se avesse seguito una storia alternativa, il suo primo lavoro “Cercando un Epitaffio” mostra cosa sarebbe accaduto se la Corea fosse rimasta una colonia giapponese.

Inoltre la letteratura sud coreana è dominata dai maggiori generi letterari:

Romanzi popolari: per esempio le opere di Jo Jung-rae, i suoi multi-volumi “Le Montagne di Taeback” e “Arirang” ottennero un enorme successo e i lavori di Guiyeoni come “Lui era Eccezionale” e “Il Proprio Romanticismo”.
Narrativa politica: “La Rosa di Sharon Fiorisce Nuovamente” di Kim Jin-myung che narra la storia di uno scienziato sud coreano che aiuta segretamente la Corea del Nord nella creazione e nello sviluppo di armi nucleari.
Narrativa fantasy: “Dragon Raja” di Lee Yeongdo dove il protagonista Hoochie e alcuni dei suoi compagni sono impegnati nella ricerca dei dragon raja, creature umane che servono come ponte tra la razza degli uomini e quella dei dragoni. “I Figli delle Rune” di Jeon Min-Hee, la storia ha luogo in un mondo chiamato Talesweaver. “L’anima dei Guardiani” di Lee Woo-hyouk, la storia racconta di quattro esorcismi, attingendo alle idee del Buddismo e del Confucianesimo.
Romanzo poliziesco: “Den Haag” di Ho Soo Kim che narra la storia dell’investigatore Hugo, inviato del Papa, che indaga sull’omicidio avvenuto a Seul nel 2007. Attraverso le indagini scopre un complotto organizzato dal gruppo militaristico giapponese.
Traduzione di opere coreane
All’inizio degli anni ottanta gran parte della letteratura coreana era ancora sconosciuta. In seguito alcuni lavori vennero scelti per essere tradotti anche nelle lingue straniere, questo permise un’ampia diffusione della narrativa coreana e la possibilità di avere un pubblico più ampio.

I romanzieri che vennero maggiormente tradotti in inglese furono Hwang Sun-won e Kim Tong-ri, mentre per quanto riguarda la poesia, i poeti più rilevanti furono Han Yong-un, Hwang Dong-gyu e So chong-ju. In Italia la traduzione di opere coreane è ancora molto ridotta.

GIORNALE DI BIBLIOTECA SCOLASTICA

Buongiorno,

questo blog è nato stamattina ed è il prosieguo di Blogtecaolivelli che al momento è bloccato per problemi di carico di sistema non meglio chiariti. I post inviati saranno tutti di cultura generale, tempo libero e svariati argomenti, molti dei quali riportati da altri blog, citando le fonti, gli autori e la provenienza degli articoli ai fini di un corretto uso delle risorse della rete, non una copia scorretta di lavori intellettuali fatti da altri. Tale uso delle risorse in rete si configura come un servizio offerto da una biblioteca scolastica ai fini di aumentare i prestiti cartacei e di incoraggiare una lettura di argomenti che possono risultare molto più piacevoli se fatti dall’ Iphone. Inoltre, il presente blog si propone di riallacciarsi alla prima parte e di continuare la pubblicazione e la recensione dei tanti classici italiani e moderni, antichi e contemporanei che continuano a far bella mostra di sé sugli scaffali e hanno quel profumo si pergamena invecchiata ed il fascino sottile un po’ retrò dei vecchi volumi non usati intensamente riletti nelle ore estive, pigre e sonnolente del pomeriggio, in cui la compagnia di un buon libro sulla spiaggia , sotto l’ombrellone, dopo il bagno, la doccia ed il panino, risulta essere talmente piacevole e rilassante e… forse non soltanto per le persone che hanno passato gli ..anta e gli anta-anta ma anche per i ragazzi che amano lo sport, gli amici e la compagnia. Ci sono, inoltre, anche tante riviste con articoli molto interessanti su argomenti scientifici (che risultano essere così piacevoli per gli studenti impegnati ma anche per quelli che lo sono meno ma che sono talmente intelligenti da non perdere il tempo in cose futili e vaghe, ma si sa, tutti i gusti sono gusti. Gli argomenti più belli sono quelli sui viaggi, le scarpinate, gli animali e le antiche civiltà ( per chi ama l’archeologia). Alla buon’ora, si inizia da subito….

Il mio nuovo Libero blog!

Questo è un articolo (o post) di esempio per il tuo nuovo blog su LiberoBlog 🙂
Puoi modificarne titolo o testo, inserire immagini e video o, se vuoi, cancellarlo.
Inizia subito a scrivere sul tuo blog ciò che più ti piace e ti interessa, pensa alle persone che lo leggeranno e buoni post!
Scopri tutto quello che puoi fare in Libero Aiuto