Inizia il Viaggio di Franco

Solo, in treno, circondato da molte persone, frastornato, come ovattato chiuso nei suoi pensieri. Gente che si sbracciava, urlava, che si affannava a vivere… A vivere! Già ma cos’era poi questo vivere, questa vita con le sue convenzioni, queste persone vestite, come a non mostrare il corpo, l’intimità, tutte uniformi indossate per definire il proprio stato sociale, dal vestito sporco della zingara che passava fra i passeggeri a chiedere l’elemosina, al completo grigio pantaloni, giacca, camicia e cravatta intonata, del probabile rappresentante seduto vicino a lui che tentava di comunicare con qualcuno di là dal suo cellulare, che forse non capiva, e allora urlava, qualcosa, che però lui ovattato nei suoi pensieri a malapena percepiva. La campagna toscana stava lasciando spazio a quella umbra, si trovava in un posto imprecisato fra Firenze e Roma, ora con questi treni veloci, comodissimi per carità, che non passano più dentro le stazioni per farti capire a che altezza sei del tuo viaggio, anche il percorso diventa ovattato, cambiano i punti di riferimento, ricordava i suoi viaggi a Roma da studente per andare alle manifestazioni, Chiusi, poi quando si arrivava a Orte mancava poco, altri treni, altri tempi, altri ideali, altre aspettative dalla vita! L’amore eterno! La famiglia, il lavoro, l’impegno sociale, la capacità di dare giudizi ferrei che aveva a vent’anni, quello è di destra, quello di sinistra, quello è bravo, ama la moglie, è fedele, come suo padre e sua madre del resto, o forse no, ora non aveva più quella certezza che così fosse, forse anche suo padre alla sua età, aveva fatto quel viaggio, ovattato nei suoi pensieri, e non gli dava noia l’immagine di suo padre abbracciato ad un’altra donna ma non capiva perché trasmettere valori nei quali neanche lui credeva…. continuava a chiedersi perché i suoi genitori avessero fatto quella scelta educativa nei suoi confronti, quando forse anche loro nel segreto della propria intimità avevano fatto il viaggio. Un cattivo odore di sudore lo colse all’improvviso facendolo distrarre dai suoi pensieri, la sua mente andò alla zingara che era passata, aveva lasciato quell’alone puzzolente dietro di sé, ma di lei non c’era traccia, e quell’odore veramente cattivo sempre più forte, dovette constatare che proveniva dall’ascella pezzata di sudore del suo vicino, gesticolante, arrabbiato, sbraitante al telefono, ma vestito bene, ad indicare il suo alto stato sociale, riportò quell’odore ai suoi pensieri, non aveva ormai più certezze! I suoi figli! Aveva accompagnato il piccolo all’asilo, salutato quella grande mentre correva a scuola in ritardo come sempre, salutato la moglie, ed aveva iniziato il viaggio, ovattato. All’improvviso l’illuminazione, cosa insegnava lui ai suoi figli? Avrebbe potuto mai parlare a loro di quel viaggio? E allora, mentre biasimava i suoi genitori per avergli trasmesso dei valori in cui non credevano, non riuscì a biasimare se stesso, padre, che stava facendo lo stesso coi propri figli. All’improvviso capì che solo grazie all’insegnamento giusto ricevuto a suo tempo dai suoi genitori ora poteva fare il viaggio, capì che i genitori avevano solo messo degli argini, ma non gli impedivano di tracimare, e anzi quegli argini erano fondamentali perché lui ora potesse sentire il desiderio di tracimare, e andare oltre ascoltare se stesso, come avrebbe potuto farlo a vent’anni quando chi tradiva era cattivo ai suoi occhi, quando giudicava il mondo a colpi d’accetta… All’improvviso quel senso di vecchiaia che da qualche tempo provava sparì, si sentì giovane come rinato, era diventato un quarantenne che viaggiava, nel pieno possesso del suo mezzo, potente, perché chi l’aveva costruito lo aveva fatto bene, e ora lui poteva usarlo a suo piacimento, capì che quella era la missione della sua età, smise di sentirsi un vecchio trentenne, morì e rinacque quarantenne alla ricerca di se stesso, del suo tempo perduto della sua vita. E questo viaggio andava fatto da solo, non poteva dire niente ai figli, che non avevano l’età per capire e lo avrebbero solo giudicato a colpi d’ascia, non poteva dire niente alla moglie, che prima o poi avrebbe fatto anche lei il suo viaggio, da sola, aveva bisogno di un’altra compagna di viaggio. Era arrivato arrivato a Roma, senza accorgersene, con la certezza di non avere certezze, le divise delle persone sono solo divise, le parole solo convenzioni e anche quello che esprimono a volte lo capiamo a distanza di tempo, tutti i discorsi sulla moralità fatti dai suoi genitori, ora a quarant’anni acquistavano un altro valore, gli servivano per superarla, per andare incontro a quella che sarebbe stata la sua moralità ma che non avrebbe potuto insegnarla ai suoi figli, pena toglierli la possibilità di fare il loro viaggio e trovare a loro volta la loro, ma prima avrebbero dovuto passare trent’anni di esperienze ancora per arrivare a decidere di partire…. Era felice, era curioso, quel viaggio appena iniziato gli aveva già offerto un bel panorama e ora aveva da visitare Roma insieme alla sua compagna, anche lei sperduta, anche lei in cerca, anche lei confluita da un’altra strada, pronta a raccontare e ad ascoltare, e a vivere insieme quella parte di viaggio.