A Chiara

Puzzle

Mia Cara Chiara, ho letto più volte il tuo post, non l’ho commentato, perchè non ritengo ci fosse nulla da commentare. Ho lasciato che fossero altri a farlo, chi magari finalmente aveva il proprio momento di Gloria, finta vittima, tra le vere “vittime”, e poteva sputare  i suoi rospi. E non sono intervenuta, non perchè io non abbia capito o notato o compreso, ma perchè qualsiasi commento avessi fatto avrebbe scatenato ulteriori beghe inutili e sterili. Vorrei farti una carezza se l’accetti e se non l’accetti, non importa. Non ti faccio però le mie scuse, seppur io ti comprenda, mi sento assolutamente in coscienza con me stessa.

Se io penso che il malessere interiore dell’animo, di qualsiasi natura possa essere questa: inquietudine, solitudine, rabbia (che ci fa anche  essere cattivi) tante cose, (gli esseri umani sono fatti di tanti stati d’animo diversi)  porti ad una ribellione del corpo che uccide i propri anticorpi e forma gravi malattie, come ad esempio il cancro, non significa che io abbia l’intento di fare danno a chi ha subito una perdita  o chi sta combattendo con questa malattia, ne significa che il cancro arrivi per colpa, questo è quello che si dice per dar maggior vigore alle cose (inesistenti) ,  significa semplicemente che secondo il mio parere è più facile sviluppare delle malattie gravi quando non si sta bene in qualche modo con se stessi e sia più difficile ammalarsi se si è felici, sereni, quieti con sè.  Non esistono prove scientifiche di quanto io pensi, esistono degli studi, delle connessioni tra una cosa e l’altra e io credo di essere libera di pensare che lo stare in pace con me possa permettere al mio corpo fisico di stare altrettanto bene.  Il concetto è questo ed è sempre stato questo. E in quel contesto significava questo. Espresso in due righe, mal comprese. Cercai di spiegarlo commentando quel mio post, feci un post in successivo con un video molto bello (per me) che spiegava che ciò che crediamo di vedere non è  (sempre) ciò che corrisponde alla realtà.
Se poi tu, Chiara,  hai subito una perdita (è il tuo bagaglio) e pensi giustamente che il tuo caro fosse la persona più buona del mondo va bene, ci credo. Se pensi che non avesse nessun tipo di problema interiore, va bene ancora, ed è possibile. Anche io ho vissuto da vicino questa brutta malattia, mia madre ha avuto un cancro al seno, la mia migliore amica lo ha avuto al retto e certo io non ho pensato che fossero delle persone cattive e che se lo meritassero, ma questo, non ha cambiato la mia idea, si distingue da questo, e per me il corpo e l’animo sono connessi in qualche modo e la rabbia e il malessere  che spesso sviluppa la cattiveria è un sentimento che non fa bene al nostro corpo.

Uno scritto, nel complessivo che voleva essere feroce, come “tentativo letterario” , tipo il canto dell’odio di Stecchetti (non so se tu lo conosca. E’ bellissimo, ma di una ferocia che non ha eguali)  ma sicuramente sono lontana- lontanissima (ahimè!), che tocca l’argomento cancro, comprendo che possa arrivare in modo “distorto.” Il nostro bagaglio personale poi fa il resto essendo espressione di ciò che percepiamo e vediamo e vogliamo vedere. Tu forse ti sei sentita toccata, io invece Chiara, non volevo neanche sfiorarti, c’era un contesto ed era completamente differente!(Io ero nel mio mondo, non nel tuo, ne in quello di altri, neanche assurdamente in quello della musa!)  E’ possibile che io sia gretta, o ignorante, quello che vuoi, di epiteti con questa storia ne sono venuti fuori in quantità da coloro a cui non sono simpatica e con cui ci sono stati trascorsi, puoi scegliere quello che ti sembra più idoneo, ma come ho detto fin dall’inizio, quando commentai quel mio post che la visione era distorta e tale per me rimane. Non penso che il mio pensiero, possa essere “affronto civile e sociale” per i malati di cancro o per i loro cari, (cui tu porti esempio) mi sembra un enorme stronzata!  Ogni cosa che si dice poi,  bisogna inserirla nella sua specifica situazione, perchè le cose cambiano anche in base ad esse. E le parole, vigliacche, a volte hanno un loro piccolo mondo, che sfugge e di parole vigliacche ce n’ erano in quel post, perchè già “tentativo letterario” la diceva lunga e la parola cattiveria e cancro aveva un suo mondo e pensiero a monte, complesso forse, ma che nulla aveva a che vedere con tutto ciò che è stato interpretato.
Da parte mia, su questa cosa, è come aver assistito ad un film di cui io sicuramente non ero l’attrice, perchè tutti avevano la loro versione e questa non era la mia.

Non so, se ora tu abbia compreso, ma provarci mi faceva sentire meglio, ai miei occhi e “davanti” ai tuoi occhi. Tutti gli altri non esistono.

Mi sentivo di dedicarti questo post, perchè so che sei estranea alle antipatie e se ti ho sufficientemente individuata, tu hai agito per tuo sentire e difatti hai espresso il tuo sentire senza sminuire nessuno nel post dedicato a tuo marito, e quindi so che mi hai visto davvero “brutta”.
Me ne dispiace Chiara.

Nelle mie elucubrazioni del tutto personali, trovo strano che tu che ti sei sentita ferita, seppur senza che ci fosse da parte mia l’intento consapevole di ferire qualcuno che non fosse la musa, che fondamentalmente, (l’ho scritto) non era neanche persona, ma il sacco della box…sacco della box inerente alle parole “tentativo letterario” non erano un caso (voglio dire tra il mondo dell’autore e quello del lettore molte volte l’abisso è profondo) ma dicevo, tu, sia venuta a commentare inserendo 7-8 punti di domanda, e abbia fatto poi il tuo post conseguente molto umano e tranquillo, mentre altri che non c’entravano una beata sarda, abbino scatenato un pandemonio. Sono da osservare queste differenze a mia opinione dicono e raccontano molto, sicuramente tanto sulla mia “grettezza” e altrettanto sulla “bontà” altrui. Ma soprattutto di questo strano, pazzo mondo.

Ti dico ancora mi dispiace, e nel piccolo ho la speranza, che tu con questa spiegazione un pochino più “articolata”, possa in qualche modo aver compreso il motivo per cui sono rimasta e rimango nella mia posizione, senza farti le mie scuse, nel rispetto assoluto però di te, Chiara.
Ma per lo meno la spiegazione te la dovevo, A TE!!

 

Siamo influenzati da tutto ciò che ci circonda

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Se dovessi mettermi a considerare tutte le bricioline e pure gli ultimi degli indiani, per come funzionano le cose qui dentro, il mio fegato comincerebbe ad avere seri problemi e onde evitare di ammalarmi di cancro al fegato, lascio che ognuno anneghi nel suo stesso brodo.

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Invece, ho letto da qualche parte che non è il luogo che fa le persone, ma le persone che fanno il luogo. Mi sono soffermata un bel pò su questo pensiero, in parte può essere vero, dall’altra io credo che i luoghi, gli ambienti e le persone che ci circondano influenzino moltissimo la nostra persona. Ad esempio, quando fuori piove, tira vento ed è quasi buio, malgrado si sia nel pieno del pomeriggio, il nostro animo, la nostra voglia di fare è per la maggior parte delle persone nettamente inferiore a quando vediamo che fuori c’è il sole, c’è luce e si può godere dello scorrere delle ore. E’ questo è soltanto il tempo.
Poi il luogo…il nostro stato d’animo è molto diverso nel momento in cui entriamo in un luogo luminoso, pulito, ordinato, ci viene voglia di accomodarci e stare lì, cosa che non ci accade di fronte al disordine, al mal odore, ad un luogo che ci sembra buio e magari piccolo.
Un “ambiente” ridente, festoso, con della bella musica, gente vestita bene, facce sorridenti, pronte all’accoglienza, ci trasmetterà cose differenti da un “ambiente” in cui vediamo musi lunghi , persone chiuse in se stesse, trasandate, nessuna musica o una musica che non ci piace.
Ognuno di queste cose, dandoci degli stati d’animo, trasformerà il nostro atteggiamento e comportamento di base.
In modo diverso influenzerà la nostra comunicabilità, diffidenza, timore, voglia di essere. E se dovessimo parlare delle persone e dei rapporti, non è vero che siamo quello che siamo sempre, ogni persona che incontriamo o che ci è di fronte ci dà un valore aggiunto, oppure ce lo toglie. Ci tira fuori il meglio, non ci tira fuori niente o ci tira fuori il peggio. Noi siamo diversi con ogni persona, cose che diremo ad una non le diremo mai ad un’altra perchè non abbiamo con essa la stessa sintonia, o perchè crediamo di non essere compresi, o magari solo perchè ne percepiamo la sua antipatia.
E lo stesso vale con i rapporti che abbiamo, in base a questi rapporti cambia il nostro grado di accettazione e di apertura, la nostra aggressività, il nostro grado di comprensione, tutto il nostro atteggiamento.
Un luogo, un ambiente, può farlo una persona, quando in quel luogo può metterci mano, abbellirlo, personalizzarlo, quando l’ambiente è vuoto e non influenzato da nessuna presenza, ne “odore”.
Se però tu abiti una casa in cui ogni persona che entra ci mette del suo, la casa man mano si spersonalizza e se in questa casa ci vivono tante persone, ognuna di esse sarà influenzato dal vicino di sedia. E dopo un pò verranno creati dei rapporti, nasceranno simpatie e antipatie e i nostri stessi pensieri, malgrado ci appaia strano, si modificheranno in base a quelle simpatie e quelle antipatie e la stessa cosa, detta da due persone che hanno per noi una simpatia differente, assumerà una forma diversa, cambierà la nostra interpretazione,  come se quasi non fosse uguale.
Io credo che i luoghi, gli ambienti, le persone, possano migliorarci, peggiorarci o semplicemente farci essere noi stessi, facendoci sentire a casa.