Domanda senza risposta

Da sempre l’uomo ha sentito il bisogno, connaturato al suo stesso essere, di riconoscersi in una religione, in un credo e, nel contempo, in un Dio, in un Essere primigenio creatore del mondo e generatore dell’intera umanità. Questo indipendentemente dal nome. Che sia il DIO dei Cristiani, o il YAHWEH degli Ebrei, o l’ ALLAH dei Mussulmani, o la TRIMURTI (Brahma-Vishnu-Shiva) degli Indiani, o piuttosto l’ AMON-RA degli Egizi, o ancora l’ UNO dei Rettiliani.  Non entro nel merito perché non ne ho le competenze e anche perché non ne  è lo scopo, ma una cosa queste religioni ( o credi, se volete) hanno in comune tra loro: l’esistenza di un Essere Superiore che ha dettato le regole di comportamento e le ha trasmesse ad un uomo da lui scelto perché le facesse conoscere agli altri uomini. Ad esempio il Dio dei Cristiani con le tavole dei 10 Comandamenti affidate a Mosè o HALLAH tramite Maometto. Al di là della simbologia e del mezzo usato, pietra o pergamena o corteccia di albero, necessario perché gli uomini non erano ancora pronti a “capire”quelle Leggi, quei Principi, quei Dettami quell’Essere Supremo le aveva già incise nell’ “Anima” o nello “Spirito” di ognuno. Erano e sono le “Leggi Morali”che devono presiedere ad ogni azione dell’individuo sia nei confronti di se stesso che nei confronti degli altri, di tutti gli altri.

Ma ogni “Dio” sapeva, e la sua legge doveva fare i conti, con il fatto che l’uomo non è fatto solo di “anima” o “spirito”, ma anche di un cervello, una mente, ancora allo stato embrionale, che ubbidiva alla ragione o all’istinto. E proprio nella mente dell’uomo risiedono i mostri dell’IN(conscio) cioè l’istinto di sopravvivenza, la paura dell’altro o del diverso, il bisogno di accumulare, il credersi superiore agli altri, il credere gli altri una minaccia per se stessi o la propria specie. Questi “mostri”, e tanti altri, hanno usato, nel tempo, proprio quelle “leggi morali” per realizzarsi e soddisfarsi. Giustificando le proprie azioni con una o più di quelle “leggi”ovviamente “reinterpretandole” o “adattandole” a proprio piacere e secondo le circostanze. Invasioni, guerre, dominazioni, soprusi, stermini singoli o di massa, terrorismo non sono stati altro, e sono tutt’ora, l’effetto e la conseguenza di quelle “leggi” (ab)usate e stravolte dai mostri dell’IN. Non servono leggi, trattati, accordi o patti per limitare l’effetto aberrante di quegli stravolgimenti, occorre un ritorno ai valori più puri e semplici di quelle “Leggi Morali”. Sono ancora scritte dentro di noi. Dobbiamo essere bravi a rileggerle e a tirarle fuori. Senza aspettare che venga qualcuno ad insegnarci “il come”: c’è sempre il rischio che lo faccia “a modo suo”. Ma mi rendo conto che resta un dilemma irrisolvibile la risposta a questa domanda: “è meglio il modo suo di uno solo o il modo mio di milioni di noi?”. Io non ce l’ho la risposta e non mi sento di azzardarla.