chiesa

A volte sento il bisogno di entrare in chiesa.

Mentre sono in giro per questo strano brutto paese, che ho imparato ad amare odiandolo, passo spesso per la Piazza. Quella con la P maiuscola perché è la piazza nel centro del paese. Brutta. Forse era più bella prima che la rifacessero. Il monumento ai caduti nel centro. Intorno si girava. La chiesa con i gradini del sagrato e di fronte la via Emilia. A destra un palazzotto dei primi del novecento. A sinistra la torre dell’acquedotto e l’asilo comunale. Ora la disposizione degli edifici è uguale, ma il monumento è scentrato sulla sinistra. La via Emilia è oscurata da un muro che avrebbe dovuto essere una fontana che non è mai stata e il sagrato della chiesa è una spianata senza senso.

Comunque quando ho voglia entro in chiesa. La facciata è quella storica di una normale chiesa di paese, ma l’interno è stato ricostruito dopo la guerra perché distrutto dai bombardamenti ed è brutto. Un grande spazio senza anima, senza nulla che faccia pensare alla pace ed alla meditazione. Difficile riuscire a stabilire contatti con se stessi.

Quindi in genere entro, mi siedo in fondo e chiacchiero più con me stessa che con Dio, come facessi il punto della situazione. Mi piace e mi rigenera. Riesco a trovare passaggi della mia vita che se non mi fermassi a pensare non saprei vedere. Però c’è sempre qualcosa che mi distrae. Gente che entra, esce, parlotta, accende candele. Oppure celebrano la messa, dicono il rosario, benedicono un morto, si sposano.

Anche l’altro giorno era così. Gran via vai di gente con bambini che strillavano. Seduta riflettevo su questo periodo della mia vita così pieno di tanto che per capirlo mi ci vorrà tempo e pazienza, un po’ distratta da quello che avevo intorno . Poi improvviso il silenzio. Mi ha colpito come un tuono. Per assurdo, l’assenza totale di suoni faceva un rumore enorme. E poi mi sono lasciata trasportare nel silenzio, dentro al silenzio, immersa nel silenzio.

E’ stato un attimo.

Credo non sia durato più di due minuti, ma in quell’attimo ero perfetta. Non so spiegare con altre parole la sensazione di pace e intimità che l’assenza di suono mi ha provocato. Nelle ore del giorno c’è sempre qualche rumore, anche nella notte più fonda, nella casa addormentata il fruscio del frigorifero, il ticchettio dell’orologio rompono il silenzio. In quell’attino era solo silenzio e io nel silenzio. Un attimo  forse è sufficiente.

 

 

 

vallechienti

 

Un posto dove appoggiare parole per costruire come fossero mattoni la casa che voglio.

Grande e luminosa. Un recupero di un vecchio edificio. Un cascinale. Una casa rurale. Con fienili e stalle e cantine per il vino e l’olio. Animali. Cani e gatti che entrano ed escono, liberi di inseguire farfalle e rotolarsi nell’erba bagnata di rugiada. Qualche mucca e qualche pecora che girano per i prati tra piccoli fiori e l’odore dell’erba. L’orto un po’ disordinato e colorato di allegria. La strada bianca che si arrampica verso la casa. Il portico da cui guardare la valle, e nei giorni più limpidi, vedere il mare ed indovinare spiagge e gabbiani.

 

estate

Ecco.

Forse è presto per dire che è esattamente quello  che volevo. Ma è qui. Tra un mare e l’altro. Il mio mare da amare. Due mari per due stagioni diverse. Un posto dove radunare tutto.

Ecco.