Mascherine Antivirus di stoffa colorate

Mascherine Antivirus di stoffa colorate Le Più Fashion Da Non Perdere

Indossare la mascherina per ora è necessario, quindi perché non scegliere mascherine antivirus  di stoffa colorate  per rendere questa nuova (obbligata) abitudine più gradevole?

Stiamo ormai entrando in quella che gli esperti chiamano Fase 2. Si potrà finalmente uscire di casa e incrementare gli spostamenti, ma proteggersi e proteggere gli altri resta una priorità assoluta.

Accanto alle classiche mascherine antivirus di farmacia – le mascherine chirurgiche per intenderci – si fanno largo mascherine antivirus colorate e stilose, per bambini e per adulti, che promettono di strapparci un sorriso in questo momento complesso.

Ecco una carrellata di mascherine antivirus belledecorate e divertenti, direttamente dai social e, in alcuni casi, anche da acquistare maskproof.it

MASCHERINE ANTIVIRUS: DA NECESSITÀ AD ACCESSORIO DI TENDENZA?

Le mascherine antivirus di stoffa colorate : se ce l’avessero detto non ci avremmo mai creduto! Eppure, c’è chi scommette sul fatto che le tanto odiate mascherine possano davvero trasformarsi in un accessorio di tendenza su cui investiranno le grandi firme del fashion.

Michio Kaku e La teoria del tutto

Michio Kaku e La teoria del tutto

La teoria del tutto è un’ipotetica teoria che riuscirebbe a spiegare e riunire tutti i fenomeni fisici dell’universo (fisica classica, meccanica quantistica e relatività generale) in un solo modello.

Il fisico teorico Michio Kaku è uno degli scienziati che sta cercando di unificare tutte queste leggi, apparentemente disconnesse tra loro, in una (la stessa impresa che tentò di portare a termine anche Albert Einstein), e circa una settimana fa, partecipando ad una discussione su Reddit, il fisico ha affermato che gli scienziati la scopriranno nel 2100.

Sul topic aperto sul popolare social, Michio Kaku ha partecipato ad una sessione di “Ask Me Anything”. Qui un’utente gli ha poi chiesto di quale potrebbe essere “la cosa più affascinante che potremmo essere in grado di vedere nella nostra vita?” e la risposta non si è fatta attendere. Una delle scoperte maggiori che potrebbero essere fatte, secondo il fisico, riguarda, per l’appunto, la teoria del tutto, Penso che in questo secolo la ‘teoria di tutto’ sarà dimostrata“.

Ma Michio Kaku si aspetta anche molte altre cose entro quell’anno, ad esempio la costruzione di una rete di interconnessione cerebrale, una nave che viaggerà verso le stelle vicine, la scoperta dei geni che controllano l’invecchiamento, e i primi segni di una civiltà aliena.

Sicuramente una visione ottimistica di quello che potrebbe essere il futuro e, se almeno la metà delle cose che ha affermato il fisico si verificassero, si prospetta una grande era per la scienza in arrivo.

I PAZIENTI GUARITI DA CORONAVIRUS POSSONO PERDERE FINO AL 30% DELLA CAPACITÀ POLMONARE

I PAZIENTI GUARITI DA CORONAVIRUS POSSONO PERDERE FINO AL 30% DELLA CAPACITÀ POLMONARE

Coronavirus: i pazienti guariti possono perdere fino al 30% della capacità polmonare

Secondo uno studio condotto dai medici di Hong Kong hanno scoperto come alcuni pazienti, che hanno superato la malattia del coronavirus , mostrino una capacità polmonare ridotta.

Alcuni pazienti già guariti dal Covid-19 hanno mostrato una ridotta funzionalità polmonare e presentano, ora, problemi nella respirazione, soprattutto quando camminano velocemente. A rivelarlo è uno studio riportato giovedì dall’Hong Kong Hospital Authority e riportato dal South China Morning Post. Il direttore medico dell’Autorità Center for Infectious Diseases presso il Princess Margaret Hospital, Owen Tsang Tak-yin, ha rivelato come durante il periodo di ”follow up” di 12 pazienti dimessi, tre di loro non erano in grado di realizzare attività precedentemente svolte. “Rantolano se accelerano il passo“, ha spiegato Tsang, aggiungendo che dopo il recupero “alcuni pazienti possono avere una riduzione della capacità polmonare compresa tra il 20% e il 30%“.

Tsang ha, inoltre, sottolineato come gli effetti a lungo termine della malattia potrebbe lasciare tracce come la fibrosi polmonare, ovvero un indurimento dei tessuti polmonari che ne impedisce il corretto funzionamento. Il medico ha sottolineato come saranno organizzate sessioni di fisioterapia per rafforzare i polmoni di questi pazienti. Tsang ha anche raccomandato, ai soggetti guariti dal Coronavirus, di dedicarsi ad esercizi che possano aiutare le funzioni cardiovascolari, come il nuoto, per aiutare gli organi a riprendersi gradualmente.

Questa settimana, la National Health Commission cinese ha dichiarato come il paese asiatico abbia superato il picco dell’epidemia di Coronavirus, anche se la situazione è ancora in evoluzione. Un altro aspetto da tenere presente sono le ricadute. Quanti, dopo il Coronavirus potrebbero subire una polmonite? Ad oggi appare chiaro che solo una piccola parte della popolazione colpita presenta ricadute dopo la guarigione, come spiegato da Francesco Blasi, ordinario di malattie respiratorie all’UniMI e direttore del Dipartimento di Medicina Interna e di Pneumologia del Policlinico di Milano a Il Giornale. Nei soggetti anziani continua l’esperto, il danno al polmone si risolve più difficilmente e spesso occorrono farmaci ed e ossigeno. In questi casi le possibilità di un ritorno della polmonite è intorno al 10-15% nei due anni successivi. In ogni caso nessuno può prevedere con certezza cosa accadrà ai soggetti guariti, per la mancanza di una letteratura scientifica. Solo tra sei-otto mesi cominceranno ad essere pubblicati i primi studi sulle conseguenze di questa polmonite massiva provocata dal Coronavirus.

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i farmaci che potranno aiutarci contro il coronavirus

Contro i batteri ci sono gli antibiotici. Ma per i virus, purtroppo, solo in qualche caso esistono farmaci mirati, disponibili dopo anni di ricerche. Così, per affrontare l’infezione da coronavirus e soprattutto la polmonite e gli altri quadri che si manifestano nelle forme più severe, si stanno cercando soluzioni “attingendo” a farmaci già disponibili o in sperimentazione. L’Italia, in questo senso, è all’avanguardia. Ecco perché.

Il caso di Remdesivir

Al momento non esiste un trattamento che abbia dato risultati tali da poter essere considerato indicato per questa infezione. Ci si muove utilizzando farmaci come la clorochina o l’associazione di inibitori delle proteasi, che in pratica impediscono ai virus di “ricostruirsi” dopo essersi replicati, già utilizzati nel trattamento dell’infezione da HIV. Ovviamente comunque non si tratta di farmaci mirati per questo virus, che non ha le proteasi “identiche” rispetto a quelle dell’HIV.

Tra le buone notizie, in Italia parte una sperimentazione su un farmaco chiamato Remdesivir, già impiegato in alcuni pazienti, uno dei pochi per cui sussista un’evidenza sperimentale di possibile efficacia, almeno in modelli di laboratorio, nei confronti dei coronavirus. Saranno coinvolti inizialmente cinque ospedali, ma l’idea è quella di allargare le strutture interessate dallo studio.

Secondo Massimo Galli – Past President SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) e Direttore Divisione Clinica di Malattie Infettive AO- Polo Univ. Luigi Sacco:  “Nella situazione di totale carenza di farmaci, l’impiego di Remdesivir compassionevole ha dato una possibile speranza per l’identificazione di una terapia che potesse avere un’efficacia anche nei pazienti con infezione da nuovo coronavirus (Sars 2 corononavirus)”.

“È evidente che nei pazienti da Sars 2 coronavirus non è facile poter determinare il grado di efficacia di questo farmaco in contesto di uso compassionevole e quindi sarà estremamente importante disporre dei dati di protocolli di sperimentazione clinica che si stanno avviando in queste ore. In modo particolare, questi due protocolli potranno vedere in due bracci con diversa durata di terapia l’efficacia di Remdesivir in pazienti con polmonite da coronavirus associata a compromissione della funzionalità respiratoria e pazienti con polmonite da coronavirus ma non ancora associata a una alterazione della saturazione di ossigeno rilevante. Questa possibilità ci consentirà di poter determinare con ragionevole sicurezza la validità dell’approccio terapeutico anche nei pazienti con minor compromissione in relazione a quello che si può definire lo standard of care e cioè le altre opzioni terapeutiche che stiamo utilizzando”.

È il primo protocollo di ricerca controllato che viene posto in atto per la determinazione dell’efficacia di un farmaco di questa specifica condizione clinica.

L’anti-artrite che viene donato

Nelle forme più severe di infezione da coronavirus, poi, si può avere una fortissima infiammazione capace di risultare alla fine la vera causa dell’aggravamento e del diffondersi della polmonite, con i maggior danni.

A mediare queste infiammazioni sono le citochina, particolari composti che le sostengono. In Cina, proprio per frenare questa evoluzione (quindi in casi specifici) è stato registrato a tempo di record per questa indicazione tocilizumab, un anticorpo monoclonale messo a punto da Roche e approvato da qualche tempo per la cura dell’artrite reumatoide.

Il medicinale agisce non sul virus ma su una citochina, chiamata Interleuchina-6 o IL-6, inibendo il recettore specifico di questa citochina. La buona notizia è che Roche, l’azienda che produce tocilizumab, ha deciso di rispondere innanzitutto al bisogno più urgente indotto dalla pandemia: la necessità di disporre di farmaci utili a contrastare l’aggravamento delle condizioni di salute dei pazienti positivi al virus SARS-CoV-2.

Il gruppo si impegna a fornire gratuitamente per il periodo dell’emergenza, tocilizumab a tutte le Regioni che ne facciano richiesta, fatte salve le scorte necessarie a consentire la continuità terapeutica ai pazienti affetti da patologie per cui il prodotto è autorizzato. Il farmaco, attualmente impiegato per il trattamento dell’artrite reumatoide, non è indicato per il trattamento della polmonite da Covid-19, ma la comunità scientifica sta dimostrando interesse al suo utilizzo dopo l’inserimento nelle linee guida cinesi.

Alzheimer: La perdita di memoria che sconvolge la vita quotidiana

Uno dei segnali più comuni del morbo di Alzheimer è la perdita di memoria, soprattutto il dimenticare informazioni apprese di recente. Altri segnali sono il dimenticare date o eventi importanti, chiedere le stesse informazioni più volte, un sempre maggiore bisogno di contare su strumenti di ausilio alla memoria (ad esempio, note di promemoria o dispositivi elettronici) o su membri della famiglia per cose che si era soliti gestire in proprio

La perdita di memoria che sconvolge la vita quotidiana non rappresenta una caratteristica normale dell’invecchiamento, bensì può essere un sintomo del morbo di Alzheimer oppure di un altro tipo di demenza. Il morbo di Alzheimer è una fatale malattia del cervello che provoca un lento declino delle capacità di memoria, del pensare e di ragionamento. Se Lei o una persona cara state vivendo difficoltà di memoria o riscontrate altri cambiamenti nelle capacità di pensare, non ignoratele. È necessario consultare un medico per determinarne la causa.

Sfide nella programmazione o nella soluzione dei problemi

Alcune persone possono sperimentare cambiamenti nella loro capacità di sviluppare e seguire un programma o lavorare con i numeri. Possono avere problemi a ricordare una ricetta che era loro familiare o a tenere traccia delle bollette mensili. Esse possono avere difficoltà a concentrarsi, e impiegano molto più tempo di prima per fare le cose.

 

3

Difficoltà nel completare gli impegni famigliari a casa, al lavoro o nel tempo libero

Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer hanno spesso difficoltà a completare le attività quotidiane. A volte, possono avere problemi per guidare l’auto verso un luogo familiare, per gestire un budget al lavoro o ricordare le regole di un gioco preferito.

 

4

Confusione con tempi o luoghi

Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono perdere il senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo. Possono avere difficoltà a capire qualcosa se non avviene immediatamente. A volte, possono dimenticarsi dove si trovano o come sono arrivati lì.

 

5

Difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali

Per alcuni, avere problemi visivi è un segnale del morbo di Alzheimer. Tali individui possono avere difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno specchio, e pensare che qualcun altro sia nella stanza. Potrebbero non capire di essere loro la persona nello specchio.

 

6

Nuovi problemi con le parole nel parlare o nello scrivere

Chi soffre del morbo di Alzheimer può avere difficoltà a seguire o a partecipare a una conversazione. Questi individui possono fermarsi nel bel mezzo di una conversazione e non avere alcuna idea di come continuare, oppure può accadere che si ripetano. Potrebbero lottare con il vocabolario, avere problemi a trovare la parola giusta o chiamare le cose con il nome sbagliato (ad esempio, chiamare “orologio a mano” un “orologio da polso”).

 

7

Non trovare le cose e perdere la capacità di ripercorrere i propri passi

Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono lasciare gli oggetti in luoghi insoliti. Possono perdere le cose e non essere in grado di tornare sui propri passi per trovarle di nuovo. A volte, esse possono accusare gli altri di averli rubati. Con il passare del tempo, ciò può verificarsi più frequentemente.

 

8

Ridotta o scarsa capacità di giudizio

Chi soffre del morbo di Alzheimer può sperimentare cambiamenti nel giudizio o nel processo decisionale. Ad esempio, queste persone possono dare prova di scarsa capacità di giudizio nel maneggiare il denaro, dando forti somme di denaro agli addetti al telemarketing. Possono prestare meno attenzione alla cura della propria persona o a tenersi puliti.

 

9

Ritiro dal lavoro o dalle attività sociali

Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono iniziare a rinunciare a hobby, attività sociali, progetti di lavoro o attività sportive. Possono avere problemi nell’aggiornarsi sulla squadra sportiva preferita o nel ricordare come completare un hobby favorito. Esse possono anche evitare di socializzare a causa dei cambiamenti che hanno vissuto.

 

10

Cambiamenti di umore e di personalità

L’umore e la personalità delle persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono cambiare. Essi possono diventare confusi, sospettosi, depressi, spaventati o ansiosi. Possono essere facilmente suscettibili a casa, al lavoro, con gli amici o nei luoghi nei quali sono al di fuori della loro zona di comfort.