L’AGNESE VA A MORIRE

«IL ROMANZO UFFICIALE DELLA RESISTENZA»

 

Renata Viganò nata a Bologna il 17 giugno 1900 fu una scrittrice precoce.

Quando aveva 13 anni pubblicò «Ginestra in fiore», una raccolta di poesie e nel 1916 «Piccola fiamma».

I suoi studi, per ragioni economiche, si fermarono al liceo e la Viganò si impiegò come infermiera negli ospedali della sua città, non mancando però di coltivare la sua passione per la letteratura.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, militò nella Resistenza come staffetta e infermiera e da questa esperienza trasse lo spunto per il romanzo l’Agnese va a morire.

Altri suoi libri dedicati alla Resistenza furono «Donne della Resistenza» del 1955 e «Matrimonio in brigata» del 1976.

 

l’ Agnese va a morire è la storia di una donna raccontata da una donna. 

Diverse in tutto, giovane intellettuale l’una, vecchia contadina l’altra, ma accomunate dalla guerra, dal fatto di stare dalla stessa parte della barricata. L’Agnese è una persona reale incontrata dalla Viganò in un momento difficile, mentre si trova sola, in un paese della Bassa ravennate senza alcuna notizia del marito catturato dalle SS a Belluno e tutti la credono una sfollata della città. Un giorno l’Agnese le si avvicina, mentre è col bambino sul greto del fiume, e la chiama con il suo nome di battaglia, Contessa.

Dal quel momento prendono l’avvio diciannove mesi di vita e di lotta insieme che la Viganò, finita la guerra, trasformerà in romanzo”.

Il romanzo storico-popolare, s’inquadra nel periodo neorealista, appartiene al filone trasversale della letteratura al femminile ed è un capitolo importante della letteratura della testimonianza.

Sua peculiarità è di essere stato scritto a breve distanza dagli avvenimenti, manifestando quindi un crudele realismo nella narrazione dei fatti.

Agnese è una vecchia lavandaia, che da una vita tranquilla accanto al marito passa dapprima a una vita sotterranea di collaboratrice dei partigiani, per poi decidere di optare totalmente per una vita clandestina insieme alle truppe della Resistenza.

Nell’episodio letto in classe e tratto dal romanzo della Viganò l’ambiente descritto nel testo è quello cupo, freddo e nebbioso delle valli di Comacchio, durante l’inverno. I personaggi sono caratterizzati molto semplicemente attraverso le loro azioni e non riescono a mantenersi in primo piano. La narrazione si sviluppa attraverso descrizioni di problemi naturali ma vitali che i partigiani devono quotidianamente affrontare.

I partigiani sono “i buoni” del romanzo, i quali ben radicati nel territorio si riuniscono da amici, ridono insieme, s’identificano con il popolo e hanno l’appoggio della gente comune raggiungendo furbescamente i loro obiettivi sfuggendo al controllo, ma sempre per il bene.

Di contro i nemici tedeschi ma anche fascisti, i quali si ubriacano e dormono, balzano in piedi per un ordine ricevuto e non per reale credo, essi sono “i cattivi” che ammazzano per scaldarsi, in tal senso la ferocia della guerra è un tratto proprio solamente dei nemici.

L’ Agnese va a morire nasce dall’esigenza di un popolo di raccontare immediatamente le atrocità commesse da un nemico invasore, e perciò i fatti in esso narrati vanno presi con cognizione di causa, come documento più che come critica storica. La Viganò riesce a ricreare un quadro vivo di quella che è stata la Resistenza, per denunciare le sconfitte subite e i sacrifici sopportati, giustificandoli e trasformandoli in vittorie, vittorie della collettività, della Resistenza nella sua essenza più profonda.

Il romanzo esce nel 1949 a quattro anni dalla fine della guerra e, il vero protagonista del romanzo è il popolo, è la forza collettiva, di cui Agnese è simbolo, una forza istintiva, nascosta e misteriosa destinata a resistere oltre il sacrificio dei singoli individui. Tutto ruota attorno alla figura di Agnese.

L’Agnese va a morire potrebbe essere considerato «il romanzo ufficiale della Resistenza», giacché in esso ci sono «tutti gli ingredienti che possono farlo considerare il romanzo tipico della nuova politica culturale del partito comunista e l’esponente più persuasivo della versione italiana del realismo socialista».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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