……Il mio Natale…..

buon giorno con questa mia poesia scritta moltissima anni fa.Il sapore delle feste si gustavano davvero con pochissime cose..
Buon Natale a tutti e felicita’

……Il mio Natale…
Cade la neve,sul far
della sera,lenta e muta
come nuvola di farfalle
bianca.’,
Solo del merlo l’eco degli
ultimi chiò chiò
scende a valle…
Da una casa di campagna
solo voci di bimbi,fermento
di donna (mia madre)
bela il gregge nell’ovile
bela lentamente….
Fumiga il camino scricchiola
il ciocco,ardono i lentrischi,
par che le faville
salgon in cielo a illuminar
ancor più la notte.
Cena frugale,ma di antichi sapori
brandita senza grandi ambizioni,
ma soprattutto con grande amore
e cuore…
Il tempo corre,
scorre tra racconti,aneddoti
e filastrocche del nonno.
E a mezzanotte,pronto con la
zampogna,il babbo intona:
“Tu scendi dalle stelle o re
del cielo,
vieni in mezzo a noi
accanto al focolare,la mano
dacci e il giorno di Natale
tutto l’anno possa durare.
Fuori i pini brillano di
colore argento e le stelle
si son posate su di loro,
la cometa viaggia per
posti solitari,
tutti la guardano ma
solo a pochi appare”
Tutti contenti a sgranular
ancora qualche fico secco!!!
Che favola bella il mio Natale,
sento sempre quelle note(solosocrate)

La leggenda dell’ albero di Natale

 

In un remoto villaggio di campagna,
la vigilia di Natale un taglialegna stava
tornando a casa attraverso il bosco.
Era una sera molto fredda, aveva nevicato
per tutta la giornata ed ora le stelle
risplendevano nel cielo. Il taglialegna si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, fu attratto dallo scintillio proveniente da alcuni
alberi ghiacciati.

Fu così che si ritrovò davanti ad uno
spettacolo unico, un piccolo abete che
si alzava verso il cielo, illuminato dai
bagliori della luna, sembrava fosse
ricoperto da fili d’argento e da migliaia
di stelle appoggiate ai suoi rami.

Affascinato da quello spettacolo prese
il piccolo abete e lo portò a casa dalla
sua famiglia, affinché potesse godere
di quello scintillio per tutta la notte Santa.

Da allora per ricordare quel miracolo
e ricreare lo stesso luccichio che l’umile
boscaiolo aveva visto nel bosco, in tutto
il mondo a Natale si addobbano alberi
con candele e decorazioni di ogni genere.

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albero_natale

Ogni giorno …

Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse:
“Guarda il bordo della strada”.
“E’ bellissimo, pieno di fiori”.
“Solo grazie a te”, disse il padrone.
“Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno”
La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si sentì morire di gioia.
Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni.
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C’erano……

 

“C’erano una volta cose preziosissime.
La parola data, quando valeva più di una firma fatta davanti al notaio.
La dignità quando non era mai in vendita, perché era l’unico capitale che una persona possedeva.
Il rispetto per le persone anziane, quando la vecchiaia significava esperienza, saggezza e autorevolezza.
I valori umani, civili, religiosi, quando valevano molto di più delle cose di valore.
Il tempo, quando scorreva a ritmi naturali, e la gente non aveva la necessità di guardare l’orologio ogni cinque minuti.
C’erano una volta poche cose: semplici e preziosissime…
Ci sono ancora, per le rare persone che ci credono.”

(Agostino Degas)

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Che strana….

Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona.
(Fedone)

 

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