Gioco fatto su 10 cerchi

Scopo del gioco

Far capire che i bravi fanno più strada dei cattivi. Ribadire la necessità di seguire le regole. Valorizzare ciascuno come risorsa. Dare motivazione al gruppo. Cementare le amicizie. Vedere la vita in prospettiva futura.

Preparazionecerchi-concentrici

In un piazzale asfaltato o cementato largo e lungo almeno dieci/undici metri, si deve porre al centro un paletto a cui sia messa ad asola (o un’aiutante che giri su se stessa reggendo) il capo di una corda. Una persona aiutandosi con la corda tracci sul pavimento almeno undici linee circolari concentriche a distanza di un metro dal centro e un metro ogni circonferenza l’una dall’altra, mediante un gesso colorato o un pezzo di mattone rosso. Al centro va poi posto un tavolino (meglio se rotondo e non tanto largo) su cui va posto un premio (oppure sovrapposti primo, secondo e terzo premio).

Partecipanti

Possono partecipare solo studenti/alunni della stessa età anagrafica, il numero massimo corrisponde a quanti ragazzi possono stare affiancati nel cerchio sesto a partire dal centro.

Svolgimento del gioco

Il giudice leggerà una serie di domande alle quali i concorrenti dovranno mentalmente darsi una risposta. Ogni risposta può essere solo SI’ o solo NO, nel dubbio si deve rispondere SI’.

Ad ogni risposta NO si può avanzare nel cerchio in avanti per raggiungere il centro;

ad ogni risposta SI’ il concorrente deve retrocedere nel cerchio dietro di sé.

Vince (o vincono nel caso si mettano tre premi, i primi tre) chi raggiunge per primo il cerchio del tavolino. Nel caso di ex-auquo si deve prevedere la suddivisione del premio (si consiglia di mettere come premio qualcosa fatto di vari elementi uguali) o premi identici di riserva. Se un concorrente arriva al cerchio più distante dal centro, ad ogni risposta SI’ rimarrà fermo, ma sempre in gioco.

Il gioco finisce quando si terminano le domande

Domande per i concorrenti

Cercate di essere sinceri il più possibile. Vi ripeterò ogni domanda in modo da aiutare gli indecisi…

1) Hai mai detto una parolaccia verso un tuo compagno o una tua compagna? Ripeto…

2) Hai mai riso se qualcuno ha detto una parolaccia verso un tuo compagno o una tua compagna? Ripeto…

3) Hai mai dato una spinta volontariamente ad un tuo compagno o ad una tua compagna? Ripeto…

4) Hai mai preso senza permesso un oggetto appartenente ad un tuo compagno o ad una tua compagna? Ripeto…

5) Hai mai danneggiato volontariamente un oggetto appartenente ad un tuo compagno o ad una tua compagna? Ripeto…

6) Hai mai alzato la voce urlando verso un tuo compagno o una tua compagna? Ripeto…

7) Hai mai fatto una battuta negativa sui capelli, i vestiti, la cartella di un tuo compagno o compagna? Ripeto…

8) Hai mai riso quando qualcuno ha fatto una battuta negativa sui capelli, i vestiti, la cartella di un tuo compagno o compagna? Ripeto…

9) Hai mai copiato da un compagno o da una compagna il compito in classe? Ripeto…

10) Hai mai detto ad un conoscente qualcosa di falso riguardante un compagno o una compagna? Ripeto…

11) Hai mai considerato un tuo compagno o una compagna non meritevole di giocare con te? Ripeto…

12) Hai mai detto che i maschi sono inferiori alle femmine o che le femmine sono inferiori ai maschi? Ripeto…

13) Hai mai rubato qualcosa che ha un valore maggiore di dieci euro ad un compagno o compagna? Ripeto…

14) Hai mai minacciato un tuo compagno o una tua compagna? Ripeto…

Discorso finale al termine del gioco

Valido sempre

Questa serie di domande sarebbero state inutili se voi, invece che persone, foste stati dei robot. Infatti i robot non possono scegliere, ma seguono un programma. Voi invece siete liberi di scegliere nelle azioni che andate a compiere, giorno per giorno, ora per ora, momento per momento. Il responsabile di ciò che fate siete voi e solo voi. Per quanto alcuni di voi abbiano avuto genitori più o meno presenti, più o meno autoritari, più o meno affettuosi, più o meno interessati alla vostra educazione, non potete dare colpe ad essi o trovare scuse se voi non vi comportate in modo giusto. Sono talmente tante le fonti di conoscenza delle regole che voi sapete benissimo quali siano e perché esistano delle regole nella nostra società.

Veniamo al risultato di questa prova, che è solo indicativa, non prova niente di assoluto e non vuole nemmeno darvi punizioni per ciò che di scorretto abbiate fatto nel passato, perché il passato ci interessa solo per capire come migliorarci, è il momento di guardare noi stessi proiettati al futuro. (Si continua il discorso con (a) o (b) a seconda dell’esito…)

a) Se qualcuno ha vinto il premio

Qualcuno di voi ha rispetto dei compagni, qualcun altro meno. Se qualcuno è arrivato al centro, vuol dire che le regole possono essere seguite da tutti senza grande fatica. Fra voi c’è chi s’è fatto l’idea di poter agire secondo l’istinto o fare i propri comodi, perché credete non vi succederà niente. Questo può essere vero per uno scherzo innocuo, può andar bene qualche volta, ma se continua diventa un’abitudine pericolosa: potreste diventare incapaci di ottenere risultati del tutto positivi o non ottenere la stima delle persone che vi circondano. Tutti voi avete l’intelligenza di capire che si vive in un mondo migliore se ciascuno si comporta bene e fa la sua parte. Quando pensate che il mondo è brutto, non contribuite anche voi ad imbruttirlo.

b) Se tutta la classe è ancora nei cerchi e nessuno ha vinto

Nella vostra classe vi siete abituati a non dare rispetto l’uno all’altro, oppure avete avuto poco rispetto degli oggetti altrui, perché siete tutti ancora nei cerchi. Vi siete imitati l’un l’altro ed avete pensato, se quella cosa l’ha fatta lui-o-lei allora la posso fare anch’io, pur sapendo che era una cosa sbagliata. Se ci sono le regole, queste vanno rispettate. Nella convivenza bisogna limitare la propria vivacità o il proprio benessere per favorire quella degli altri in gruppo. Bastavano sei atteggiamenti positivi, rispondendo no alle prime domande per farvi arrivare al premio, invece avete dimostrato che per voi, piccole scorrettezze o marachelle non sono gravi.

Di seguito per tutti

Noi adulti vi diciamo che se siete poco bravi nelle piccole cose e se non vi abituate a correggervi, in futuro potreste trovare difficoltà.

La vostra coscienza vi dice sempre: “questa cosa la posso fare”, “questa cosa non la posso fare”; perciò seguite ciò che la coscienza vi dice, perché è giusto, non per imitazione di altri che sbagliano. Non sempre gli altri sono migliori di noi o più consapevoli di quello che fanno.

Chiedetevi sempre: “quello che io faccio alla persona che mi è accanto, sarei contento se la facessero a me?” Se la risposta è no, allora smettete dall’intento di fare la cosa sbagliata.

Queste domande sono anche un po’ provocatorie, non sentitevi troppo in colpa. Servono per imparare a riflettere a ciascuno di noi su “chi sono” e “cosa voglio diventare”. Ciascuno deve mirare ad essere un buon cittadino. Se c’è maggiore rispetto in classe, fra ragazzi, verso gli insegnanti e verso i genitori o i fratelli sarà più facile qualsiasi relazione. Anche i risultati scolastici possono migliorare. Se si è allenati si può fare grandi cose. Gli atleti possono vincere le olimpiadi in tante discipline. Anche il cervello va allenato. Ognuno di voi si alleni a studiare e fare compiti un numero di ore fisse ogni giorno, anche eseguendo ciò che è richiesto nelle materie di due o tre giorni più avanti. Se vi applicate sarete aiutati di più dagli insegnanti. Se siete simpatici ai vostri amici sarà facile ottenere aiuto e collaborazione nello svolgimento delle attività di gruppo o dei compiti. Da grandi potreste diventare colleghi di lavoro o soci in affari, perché aiutandosi si ottiene più che da soli. Nel mondo del lavoro si chiede la capacità di saper lavorare in team, in un gruppo, dove c’è bisogno di impegno costante. Un saggio diceva che se una persona ha un euro e un’altra ha un euro, ciascuno ha un euro; ma se uno porta un’idea e l’altro ne porta un’altra, tutti e due hanno due idee. Moltiplicate le idee per il numero dei vostri compagni, viene fuori un tesoro, no? Ciascuno di voi è particolare, ciascuno ha qualcosa che gli altri non hanno. Ciascuno può essere utile nel gruppo, nessuno deve essere lasciato indietro o emarginato. Imparate perciò ad essere una grande famiglia di coetanei, vedetevi, se volete come tanti cugini. E fra cugini ci si rispetta, sempre.

Spettacolo teatrale: Insieme si vince il bullismo

SCENA 1

(Luce solo sul narratore, legge da un computer, tutto il resto è al buio o in forte penombra)

Narratore: I fenomeni di bullismo non nascono dal nulla. Il comportamento dei ragazzi e delle ragazze è condizionato dal mondo in cui vivono, prima di tutto a casa e poi dagli ambienti sociali che frequentano. I figli socializzano per la maggior parte del tempo a scuola, ma poi anche in spazi religiosi, sportivi, ricreativi, commerciali, eccetera. Il bullismo si può manifestare dappertutto.

Vi presentiamo oggi alcune scenette create tra casa e scuola, in cui tutto è finzione, nel senso che gli attori che fanno i papà, le mamme, i figli fra loro non sono realmente parenti, ed anche gli insegnanti e gli studenti impersonano ruoli distanti dal loro vero essere reale.

Abbiamo chiamato le famiglie: Campioncelli, Furboncelli, Perfettelli, Sapientelli, nomi assurdi per non richiamare l’idea che ci siamo ispirati a famiglie veramente esistenti in paese… Perché come si dice nei film ogni riferimento alla realtà è del tutto casuale …

Iniziamo nella casa della famiglia Perfettelli. Giorno 1, sera.

(Va spenta la luce sul Narratore)

(Luce accesa in Casa Perfettelli: Figlio Luigino, Papà Mario, Mamma Clara)

Figlio: Mamma! Devo dirti una cosa che abbiamo fatto oggi in classe…

Mamma: Adesso non posso starti ad ascoltare, devo finire un messaggio….Vai da papà!

Figlio: Ciao, pà! Senti questa cosa…

Papà: Lasciami in pace… Oggi è stata una giornata pesante al lavoro…

Mamma: (che ha finito con lo smartphone) Mario! Non parli mai con Luigi…

Papà: Lo so che è bravo, i voti sono buoni. Gli insegnanti non si lamentano, il resto non conta.

Figlio: Sì ma papà, volevo parlarti di una cosa divertente…

Papà: Fai il tuo dovere, è l’unica cosa che mi interessa. La scuola non è posto per divertirsi… Una volta la scuola era più seria, io ai miei tempi prendevo le bacchettate sulle mani se solo mostravo i denti per una risata. Per voi è tutto facile.

Mamma: Se sei nervoso, Mario, non devi scaricare le tue frustrazioni su di me e sul piccolo.

Figlio: Mamma, perché mi chiami piccolo? lo sai che mi da fastidio!

Mamma: Sì, scusa caro. Ma è colpa di tuo padre.

Papà: Colpa mia? Io mi spacco la schiena per voi due tutto il giorno. Voi siete solo capaci di spendere i miei soldi e mangiare a sbafo.

Mamma: Prima o poi chiederò il divorzio!

Figlio: Papà, ti prego fai pace con la mamma, non parlate così, mi fate star male.

Papà: Fai l’uomo Luigino! Le donne le devi comandare… E a scuola fatti rispettare!

(Va spenta la luce nella casa)

SCENA 2

(Luce solo sul narratore; di fianco voltato verso la nuova scena il figlio Luigino che diventa studente Luigino)

Narratore: Nella famiglia Perfettelli avrete notato alcuni problemi di relazione. Nei rapporti fra padre e madre, fra madre e figlio, fra padre e figlio appaiono chiaramente la mancanza di dialogo, un rapporto di dominanza e sudditanza in cui il figlio può imparare a diventare indolente o aggressivo. Nelle famiglie in cui ci si confronta poco, soprattutto fra i genitori, le problematiche di coppia rimangono irrisolte. Un consiglio: evitate sempre di alzare la voce ed adottare comportamenti aggressivi, parlate con pacatezza di qualsiasi argomento, con i figli o fra adulti, perché i ragazzi imparano anche inconsapevolmente ad utilizzare i vostri stili di espressione, più che ascoltarvi essi vi imitano. Nelle coppie, spesso, maturano rancori reciproci ed i figli possono diventare un oggetto, ossia un’arma da usare contro il partner. Se i contrasti si acuiscono in famiglia, ciascuno di voi genitori ha delle colpe, fermatevi a pensare il modo migliore di agire e se le cose non si risolvono in breve tempo, cercate un consulente.

Ora passiamo all’aula dove studia Luigi, potrete distinguere i comportamenti dei compagni in quelli che chiameremo “gregari” di Luigi e gli altri impauriti o indifferenti. Giorno 2. Mattina.

(Va spenta la luce sul Narratore)

(Luce solo sull’Aula di scuola: studente Luigi fa il bullo, studentessa Giannina vittima, gregari, altri studenti, insegnante prof. Splendidoni)

Luigino: Tu! Ma ti sei vista allo specchio stamattina? Sei inguardabile!

(I Gregari Sghignazzano e qualcuno da il cinque a Luigino)

Giannina: Cosa c’è che non va?

Luigino: Niente, a me non c’è niente che non va! Sei tu… una femmina ignorante. Io sono un maschio e ti comando.

(I Gregari Sghignazzano e qualcuno da il cinque a Luigino)

Giannina: Non è giusto che mi dai fastidio… Lo dirò al prof.

Luigino: Guai a te piccola. Stai zitta! Hai capito?

Prof. Splendidoni: Buon giorno ragazzi, andate al vostro posto. (Vede la mano alzata) Devi dire qualcosa Giannina? (non fa in tempo perché scatta in piedi Luigino)

Luigino: Glielo dico io prof. Ha dimenticato il libro, ma per farsi perdonare si offre volontaria per essere interrogata…

(I Gregari Sghignazzano e Giannina si affossa sul banco)

Prof. Splendidoni: Brava Giannina… (poi a Luigino) Ma poteva dirmelo lei, non ha bisogno di un suggeritore. Sai Luigino? Comunque oggi spiego.

Luigino: Viene fuori volentieri domani… (a bassa voce verso Giannina) Me la paghi!

(Va spenta la luce in classe)

SCENA 3

(Luce solo sul narratore. Giannina si affianca al narratore sul lato sinistro guardando verso la scena familiare)

Narratore: Come dicevamo, i figli imitano il comportamento dei padri o delle madri, e scaricano la loro frustrazione soprattutto quando si sentono forti o dominanti, perciò in spazi dove non sono presenti i genitori o le autorità. In classe, il ragazzo buono e pacato può trasformarsi in un bullo. Non capisce spesso di far del male alla sua vittima predestinata, ma insiste fino a che qualcun altro interrompe questo cattivo comportamento, difficilmente desiste da solo.

Episodi come quelli rappresentati accadono tutti i giorni in molte aule di scuola. Possono esserci più vittime dello stesso bullo, ma anche vari bulli che se la prendono con la stessa vittima: e gli stessi compagni si rivelano complici spettatori, divertiti o spaventati. Molti genitori le chiamano ragazzate, altri scherzi giovanili, ma non è così. La vittima non lo prende come uno scherzo da riderci sopra, ma come un incubo che le vieta di vivere serenamente. La legge dice che è bullismo. Il bullo, la vittima, gli spettatori silenziosi sono persone non educate alle emozioni

Le famiglie devono educarsi alle emozioni. Dal lavoro della “Commissione sul bullismo” del Circolo Didattico Radice di Milano, nel 2007, è emerso questo concetto importante: “convincere gli adulti ad affrontare e contrastare non solo il bullismo, ma anche le mille problematiche che sembrano affliggere in maniera sensibile i nostri figli e che spesso emergono proprio a scuola: il maltrattamento dei minori, l’abuso e poi tutti i disturbi legati alle difficoltà di relazione, spesso misteriosi e di difficile soluzione”. Giorno 2, pomeriggio.

(Va spenta la luce sul Narratore)

(Sono in scena seduti a tavola in casa Furboncelli: Giannina, Marcellino ed Ernestina)

Ernestina: Giannina, ma cosa hai fatto a Luigi? Perché se la prende ogni giorno con te?

Marcellino: Si crede il padrone della classe. Fa così per far ridere quelli che lo ammirano…

Giannina: Mi fa paura andare a scuola. Se sono da sola non vado neanche per strada…

Ernestina: Non puoi chiuderti in casa per sempre.

Marcellino: Se Luigi la trova in giro riprende a tormentarla.

Giannina: Ho gli incubi di notte. Dormo con la lucetta accesa e la porta della camera aperta.

Ernestina: Il prof non si accorge di niente, perché Luigi ha voti più belli dei tuoi

Marcellino: Sì, gli insegnanti pensano che possano essere bulli solo quelli che non studiano…

Giannina: Non capisco, ha una bella famiglia, suo padre ha un bello stipendio, sua madre è sempre elegante…

Ernestina: Non significa niente. In tante buone famiglie i figli crescono viziati e prepotenti.

Marcellino: Ci penso io Giannina, andrò io dal prof a raccontargli tutto.

Giannina: No, per carità, non farlo. Sarebbe peggio. Spero che Luigi la smetta da solo.

(in aula, luci spente)

SCENA 4

(Luce solo sul narratore. Giannina si mette a fianco del narratore sul lato destro e guarda verso l’aula)

Narratore: Questa vittima, Giannina, ha dei migliori amici con i quali può confidarsi e scaricare le ansie procurate dal bullo, ma tante altre persone si tengono la sofferenza dentro e non riescono a trovare qualcuno di cui fidarsi. Non sappiamo cosa ne pensino i genitori di Giannina, ma sicuramente hanno capito che qualcosa non va dal suo essere silenziosa e il suo stile di vita un po’ riservato e la paura di rimanere da sola fuori casa. Ma non insistono per capire cosa succede.

Come Giannina molte altre vittime pensano che gli insegnanti non possano risolvere questa situazione e non denunciano. Sperano che i bulli se la prendano con altre persone oppure che vengano scoperti nell’atto di compiere qualcosa di sbagliato, e si rassegnano.

Vediamo ora cosa succede in classe, altra vittima altro bullo. Giorno 3, mattina.

(Va spenta la luce sul Narratore)

(Aula, presenti Giannina con lo zaino, Santina compagna bulla, Ernestina vittima della bulla, gregari, eventuali altri compagni)

Ernestina: Oggi Luigino è assente, meno male.

Giannina: Sì, posso stare un po’ tranquilla.

Santina: (rivolta ad Ernestina) Ehi, che bell’orologio. Me lo presti?

Ernestina: Mi dispiace, non posso dartelo, è un regalo delicato (Santina glielo sfila lo stesso)

(I Gregari Sghignazzano)

Giannina: Cosa fai? Ti ha detto di no, perché l’hai fatto?

Santina: Non lo rompo, dai! Lo tengo solo stamattina in classe.

Ernestina: Veramente preferirei che tu me lo restituisca

Giannina: Daglielo, non essere maleducata…

Santina: Ah, è così? Allora mi prendo anche la tua pastina (prende dallo zaino di Giannina la merenda)

(I Gregari Sghignazzano)

Ernestina: Perché ti comporti in questo modo?

Giannina: Vado a chiamare il prof.

Santina: Se tu dici qualcosa, vi pesto tutte e due.

(I Gregari Sghignazzano)

Ernestina: Eravamo amiche, perché ci fai questo?

Giannina: Cosa ti da il diritto di rubare quello che non ti appartiene?

Santina: Io sono più forte di tutte e due, perciò da oggi in poi mi darete quello che voglio.

(I Gregari Sghignazzano)

(Va spenta la luce in casa)

SCENA 5

(Luce solo sul narratore. Santina si mette a fianco del narratore, con lo sguardo alla scena familiare)

Narratore: Ora vedremo cosa succede dopo la scuola, a casa Sapientelli, fra la nuova bulla Santina, e la sua famiglia. Alle volte i ragazzi fanno i bulli, perché anche loro stessi subiscono atti di bullismo. Possono essere vittime di altri compagni di classe più vecchi, o amici dei fratelli o dei genitori. Facilmente i ragazzi imitano i genitori o i fratelli maggiori, i conoscenti adulti, i personaggi televisivi, anche nei comportamenti sbagliati. Quasi sempre sono ignari del male che provocano, perché ritengono che subire angherie da altre persone costituisca la normalità. Vedremo Santina non con i genitori, ma con due fratelli entrambi più vecchi di lei. Giorno 3, pomeriggio.

(Scena familiare: Santina con fratello e sorella più grandi)

Santina: Mi aiuti a fare i compiti? C’è una cosa che non capisco

Fratello: Vammi a prendere una Coca in frigo

Sorella: Visto che ci sei, portami uno yogurt dei miei

Santina: Oh, ma credete che io sia una serva?

Fratello: Vuoi che ti aiuti? Allora paga il servizio

Sorella: Tocca al fratello più piccolo fare il servetto…

Santina: Me lo dite sempre,… ma voi alla mia età non avevate fratelli più grandi

Fratello: Io non avevo fratelli ma compagni più grossi di me

Sorella: E io avevo compagne di squadra che in palestra mi mettevano sotto

Santina: Io oggi ho preso questo orologio a quella scema della mia compagna

Fratello: E brava Santina, cominci ad imparare come si sta al mondo…

Sorella: Domani becca la merenda a qualcuna

Santina: L’ho fatto già stamattina con Giannina

Fratello: Giannina… è quella bersagliata da Luigi. Fatto bene, tanto è una pecora…

Sorella: Sì, però ridai a quell’altra l’orologio, domani, sennò i suoi vedono che è senza…

Santina: Sì, tanto non mi piace più. Domani c’è ginnastica, così posso pestarla la scema

(i due fratelli danno una pacca sulla spalla alla sorella minore per complimentarsi, luci spente)

Eventuale interruzione qui o più tardi, ogni venti minuti (sipario)

SCENA 6

(Luce solo sul narratore. La professoressa Magnificoni si affianca sul lato destro al narratore)

Narratore: Alle volte gli stessi famigliari incoraggiano i ragazzi o le ragazze ad adottare comportamenti scorretti e poco rispettosi. Se a casa non ci sono regole uguali a quelle presenti nella scuola, ossia rispetto per i ruoli e le persone, gli studenti o le studentesse, manifesteranno spesso difficoltà a mantenere una corretta condotta. A casi isolati di maleducazione, si sostituiranno vere e proprie forme continuate di bullismo. Il ruolo degli insegnanti è fondamentale, ma anch’essi trovano barriere insormontabili di fronte all’omertà di quelli che si definiscono amici. Questa omertà è un silenzio dovuto soprattutto alla paura, paura delle conseguenze per se stessi, cioè diventare loro stessi vittime. Altro silenzio è dovuto all’erroneo concetto secondo il quale “non si deve fare la spia”. Sentiamo cosa dice la professoressa Magnificoni alla classe. Giorno 4, mattina.

Professoressa Magnificoni: Oggi parliamo di una cosa nuova: il bullismo. Giannina, mi sai dire cos’è?

Giannina: Il bullismo è un comportamento sbagliato da parte di un ragazzo nei confronti di un altro, o di una ragazza nei confronti di un’altra.

Professoressa Magnificoni: Abbastanza giusto. Tu, Luigi, cosa aggiungi sul bullismo?

Luigino: Io non ne so niente, prof. Non è un argomento che devo studiare…

Professoressa Magnificoni: Sbagliato. Bisogna conoscere tutti i pericoli, anche se sembrano distanti da noi. L’avete mai incrociato un serpente? No. Però lo sapete che se è velenoso non vi dovete avvicinare… Giusto Ernestina?

Ernestina: Sì prof. (guardando verso Santina) Ma nella nostra classe non ci sono i serpenti… Eppoi, non direi niente perché non voglio mi chiamino “spia”.

Professoressa Magnificoni: Non saresti una spia, ma una vera amica di chi fa il bullo. Il nostro è un piccolo paese, in cui dicono: “non succeda nulla”. In realtà piccole ingiustizie ci sono dappertutto. Siamo tutti esseri umani e possiamo anche sbagliare, nei rapporti fra persone, a scuola, nei giardinetti, nel palasport, in famiglia, ovunque. Il bullismo non è una malattia, però si tratta di un comportamento sbagliato. Non è un cancro inguaribile, ma come una malattia è meglio prevenirlo che curarlo. Non pensi anche tu Santina?

Santina: Ma come possiamo accorgerci che una persona si comporta da bullo?

Professoressa Magnificoni: Ci sono vari modi: il primo è domandarsi: C’è il massimo rispetto fra due persone anche solo mentre si parlano? Un altro modo: Quello che vedo fare da un bullo, mi piacerebbe venisse fatto a me? Tu, Marcellino, se tutti i giorni un tuo compagno ti picchiasse, saresti contento?

Marcellino un compagno testimone: No prof., ne sarei molto scontento.

Professoressa Magnificoni: E tu, Alfredino, vorresti che ti prendessero in giro?

Alfredino un gregario: No, prof. Io non ho mica difetti… Sono alla moda, io…

Professoressa Magnificoni: Sbagliato, tutti voi potreste diventare vittime. E tutti potreste diventare bulli. Perciò, come compito per casa, farete una ricerca descrivendo cinque forme diverse di bullismo. La potete fare anche per i giorni prossimi, ma il voto massimo lo do solo domani, s’intende.

(in aula, luci spente)

SCENA 7

(Luce solo sul narratore. Giannina si mette a fianco del narratore sul lato destro e guarda verso l’aula)

Narratore: Molte scuole hanno preso a cuore l’idea che è fondamentale affrontare l’argomento bullismo. La cosa più semplice è che ne parli un insegnante all’inizio del corso di studi, ma si possono fare cose molto più elaborate e partecipative che includano i ragazzi, le famiglie e gli insegnanti insieme. Il ministero dell’Istruzione ha istituito la giornata contro il bullismo ed il governo finanzia progetti curati e presentati dalla scuola, anche realizzati in collaborazione delle amministrazioni locali. Risulta importantissimo coinvolgere in qualche modo le famiglie.

Il Dottor Marco Matteazzi Psicologo, dice: “Alcune ricerche mostrano che nelle famiglie dei ragazzi/e più inclini a vestire i panni del “bullo” prevalgono un clima di rifiuto e scarsa accettazione del figlio e uno stile educativo autoritario e violento. Nelle famiglie dei ragazzi/e tendenti a giocare il ruolo di “vittime”, invece, sembra prevalere un’eccessiva coesione familiare che rende i figli molto dipendenti dai genitori, con conseguente difficoltà nell’aprirsi agli altri e nel gestire le difficoltà di relazione con i coetanei.
”. Andiamo avanti con la nostra storia. Giorno 4, pomeriggio.

(Va spenta la luce sul Narratore)

(Luce accesa in casa Campioncelli: Ernestina, padre e madre, nonna meglio se parla come se fosse senza denti, un po’ claudicante, piegata e semi-sorda)

Nonna: Adeesscio quaali aaltri coompiti haai da faaare?

Ernestina: La prof. ci ha dato da fare una ricerca…

Nonna: (entrano i genitori) Ecco, aiuuutate voi Erneschtina. Io sooono un po’ scchtanca.

Papà: Siamo stanchi anche noi, abbiamo finito adesso di lavorare. Ma abbiamo sempre voglia di aiutarti, sai Ernestina?… Oggi, tutto a posto? (lei sorridendo annuisce con la testa)

Mamma: Ciao Ernestina, hai mangiato? Ti senti bene?… Cosa ti manca per domani?

Ernestina: Una ricerca sul bullismo

Nonna: Quaaand’eeero piiiiccola io, c’era il faaascismo, bruuutta stoooria. Adesscccio non c’è piùùùù bullisccchmo.

Papà: Non è così, nonna. Adesso ci sono altre forme di bullismo, alcune neanch’io le avevo considerate tali. Ce ne ha parlato un medico in associazione, devo aver comprato il suo libretto…

Mamma: Sì, caro. Abbiamo tenuto quel fascicolo, è nello scaffale dei libri, di là. Ernestina, te lo vado a prendere, così ne puoi ricavare materiale per scrivere il tuo compito. (esce di scena)

Papà: Se non lo trovi, non importa. Andiamo in biblioteca, è ancora aperta per due ore. Lì chiediamo a Ronaldo i libri migliori o cerchiamo su internet… e poi stampiamo le parti che ci servono dei testi.

Ernestina: Grazie. Voi siete sempre pronti a darmi aiuto (E piange). (rientra in scena la mamma con un fascicolo)

Mamma: Cos’hai? Perché ti sei messa a piangere? La ricerca la puoi consegnare fra qualche giorno se non si fai in tempo…

Ernestina: Non piango per la ricerca. Vi devo dire una cosa…

Papà: Ti ascoltiamo Ernestina, lo sai che ai genitori puoi dire tutto. Se non a noi anche alla nonna, agli insegnanti, a tutti quelli che ti vogliono davvero bene.

Ernestina: Santina è cambiata… Mi ha preso l’orologio quando le avevo detto di no. E poi tutti i giorni adesso prende la merenda a Giannina, perché fa ridere i cretini della classe e lei, un altro compagno di classe, la tratta male già da tempo…

Mamma: Chi è questo compagno di classe, Ernestina?

Ernestina: No, non faccio il suo nome. Poi se la prende anche con me… Ho paura…

Papà: Invece Ernestina bisogna comportarsi secondo giustizia. Se tu sei al corrente di qualcosa di sbagliato lo devi riferire subito al professore del quale hai più stima ed anche a noi, perché bisogna prendere i giusti provvedimenti. Tacere è sempre sbagliato.

Ernestina: Ma poi diranno che sono una spia…

Mamma: Questo non è fare la spia, perché non sei una traditrice. I veri traditori sono quelli che fingono di essere amici, invece si comportano da carogne. Loro hanno due facce. Loro non sono veri amici.

Papà: Tua mamma ha ragione. Quelli che si comportano male hanno dei problemi. Vanno affrontati e risolti. E poi vedrai che tornerà per tutti la serenità, anche per quei ragazzi. Adesso e dopo cena leggiamo insieme questo libro sul bullismo. Ti aiutiamo a capire se ci sono parole difficili e poi da sola scriverai il riassunto sul quaderno.

Mamma: Domani, quando ti accompagno a scuola, parlerò con le mamme di Santina e Luigino per capire se hanno problemi a casa… Perché sono mie amiche e sono le prima che devono sapere cosa fanno i loro ragazzi.

Ernestina: Grazie, papà, mamma e nonna. Dopo aver parlato con voi mi sento molto meglio.

(va spenta la luce in casa)

SCENA 8

(Luce solo sul narratore. Ernestina affianca sul lato sinistro il narratore)

Narratore: Nella famiglia Campioncelli abbiamo visto un dialogo aperto, sereno. C’è collaborazione ed intesa. La fiducia dei genitori si matura nel tempo, dimostrando ai figli disponibilità all’ascolto ed insegnando a fare ciò che è giusto, sempre, anche se costa fatica o sacrificio. La paura va superata, perché non fa bene alla salute. Sentirsi minacciati non è vivere. Si deve denunciare tutto ciò che riteniamo ingiusto, perché così renderemo più vivibile la società per tutti. Proprio a partire dalla scuola si deve aumentare il grado di rispetto per le regole e per le leggi, in quanto bambini e ragazzi onesti e ben educati saranno gli adulti che costituiranno l’Italia del futuro. Le persone che giustificano le ingiustizie affermano che sono una “palestra” per il mondo degli adulti, forse lo dicono perché loro stessi vogliono mantenere questo tipo di società. Essi forse ci si trovano a loro agio ed è un sistema fatto su misura per loro. Passiamo adesso a scuola, dove c’è una novità. Giorno 5, mattina.

(Va spenta la luce sul narratore)

(Luce in aula. Presenti il professore Grandosoni, professoressa Magnificoni, tutti gli studenti)

Professore Grandosoni: Buon giorno ragazzi. Oggi la professoressa ha lasciato a me il compito di tenere la lezione. Ieri avete introdotto l’argomento del bullismo. Oggi vedremo insieme una sequenza di video tratti da Internet in cui si trattano tantissimi episodi di bullismo e di cyber-bullismo. Alzi la mano chi sa cosa vuol dire cyberbullismo… (alza la mano Ernestina)

Ernestina: Lo so io, perché l’ho imparato ieri sera leggendo un libro.

Professore Grandosoni: Allora dillo a tutti con parole tue…

Ernestina: Il cyberbullismo è il bullismo fatto con gli strumenti elettronici collegati ad internet.

Professore Grandosoni: Bene, hai svolto bene il compito assegnato a casa. Spero che tutti quanti siate d’accordo che bullismo e cyber-bullismo vanno evitati, sempre. Sia a scuola, che a casa, che su internet. Ed anche è importante capire che il bullo ha un problema. Lui stesso può essere una vittima, perciò pensate ad essergli amico, se è un maschio, o esserle amica, se è una femmina, coinvolgendo i genitori e non mantenere i segreti poiché fanno male a tutti quanti. Da varie ricerche si nota che dove viene sconfitto il bullismo i rendimenti scolastici generali sono migliori ed anche ci sono minori interventi di Carabinieri e Polizia riguardanti vicende in cui protagonisti e vittime sono minorenni. Ora vediamo questo filmato e poi ne discutiamo assieme.

(Buio in aula, parola al Narratore prima di far partire il video)

SCENA 9

(Luce sul Narratore)

Narratore: In questa classe si sta compiendo una forma di educazione civica, una lezione alternativa che serve a tutti quanti. Comprendere la necessità di annullare o prevenire il bullismo, crea un clima di rispetto reciproco fra gli studenti, ma anche fra studenti e adulti, sia insegnanti che genitori. Perciò comportandoci meglio tutti quanti, ne beneficiamo tutti quanti.

(Buio sul Narratore, si fa partire il video, se c’è)

(Se non c’è il video si passa direttamente alla casa di Santina, e il Narratore dice)

Giorno 5, sera, in casa Sapientelli.

(Luce in casa Sapientelli. Presenti Santina, fratello, sorella, mamma e papà)

Santina: Ciao,ma. Ciao, pà.

Papà: Santina, ti devo chiedere una cosa. Ti comporti bene con i tuoi compagni di scuola?

Santina: Sì, papà… perché me lo chiedi?

Mamma: Stamattina ho parlato con la mamma di Ernestina Campioncelli, che mi ha detto qualcosa su di te ed anche su Luigino Perfettelli…

Santina: Va bene, è vero. Luigino facendo il bullo fa ridere metà classe. Anch’io volevo essere considerata simpatica ed ho preso di mira Ernestina e Giannina.

Fratello: Dai, mamma! Che c’è di male, scherzano…

Sorella: Ma sì, in fondo deve farsi valere a questo mondo, no?

Papà: Primo: non sono scherzi; e secondo: sono altri i modi giusti per farsi valere

Mamma: Con voi più grandi faremo un discorsetto più tardi. Tu domani ti scuserai con le tue amiche e avrai d’ora in poi più rispetto per tutti.

Papà: E se vuoi risultare simpatica studiati qualche barzelletta da raccontare a merenda…

(buio in casa)

SCENA 10

(Luce solo sul narratore. Santina affianca il narratore)

Narratore: Dopo tanto tempo i genitori di Ernestina hanno capito che i due figli maggiori, a loro insaputa, stavano portando Ernestina su una brutta strada. Si rendono conto di non essere stati molto presenti con tutti e tre i figli. Ma la forza di una famiglia è comprendere gli errori e di affrontarli tutti insieme. Chiedere perdono, dopo aver capito i propri errori, è un atto di intelligenza; nessuno dovrebbe mai vergognarsi di chiedere scusa. Ogni passaggio a nuovi buoni comportamenti è associato alla rinuncia di qualcosa per dare agli altri le migliori opportunità soprattutto a quelli che sono più amati o sono sotto la nostra responsabilità, anche morale. Ricordiamoci che possiamo essere dei modelli o delle guide, senza rendercene conto: i ragazzi ci guardano e ci imitano. Ecco la scena finale di questo racconto. In una settimana possono accadere tante cose positive, basta volere. Volere è potere. Giorno 6, mattina.

(Va spenta la luce sul narratore)

(Luce in aula. Presenti tutti gli studenti)

Luigino: Il vestito che hai messo oggi, dove l’hai preso? Nel baule di tua nonna?

(non ride nessuno, ma lo guardano male tutti)

Marcellino: La lezione di ieri non l’hai capita? Sei un bullo anche tu.

Alfredino: Non fai ridere più nessuno, bullo dei miei stivali.

Ernestina: No, Alfredino, non trattarlo male. Neanche lui lo merita.

Santina: Scusate amiche e amici miei. Anch’io ho fatto il bullo, ma non volevo fare del male.

Giannina: Adesso pensiamo a far bene qui a scuola e oggi pomeriggio, fatti i compiti, andiamo tutti a prendere un gelato… Il mio me lo paghi tu, vero Luigino?

Luigino: Si, Giannina. Il tuo gelato lo pago io, e scusami per quanto male ti ho fatto.

(luce su tutto il palco)

Narratore:

In ordine di apparizione, si presentano a voi per chiedervi un applauso, gli attori di questa bella compagnia:

Luigino Perfettelli, impersonato da

Papà Perfettelli, impersonato da

Mamma Perfettelli, impersonata da

Alfredino il Gregario, impersonato da

altri compagni gregari, impersonati da

professor/ssa Splendidoni, impersonato/a da

Giannina Furboncelli impersonata da

Marcellino impersonato da

Ernestina Campioncelli impersonata da

altri compagni silenziosi impersonati da

Santina Sapientelli impersonata da

fratello Sapientelli impersonato da

sorella Sapientelli impersonata da

professoressa Magnificoni impersonata da

nonna della famiglia Campioncelli impersonata da

papà della famiglia Campioncelli impersonato da

mamma della famiglia Campioncelli impersonata da

professor/ssa Grandosoni impersonato/a da

mamma Sapientelli impersonata da

papà Sapientelli impersonato da

i tecnici:

io il Narratore mi chiamo:

Vi ringraziamo per aver assistito a questa rappresentazione. E mi raccomando: i bulli non sono da imitare! No al bullismo, sì al rispetto!

(Inchino di tutti gli attori presi per mano.

Fine. Buio in sala,

se c’è: giù il sipario)