Mi avvicino, mio specchio, confusa immagine riflessa…
Chi sei tu che dal vetro mi guardi con quegli occhi giudici?
Non credere che solo perché mi copi nella forma tu abbia il diritto di farmi a pezzi ogni volta che mi specchio.
In fondo siamo amici, io e te. Davanti a te ho pianto, ho riso, sono cambiata, sono cresciuta.
Adesso guarda la mia faccia: così simile a quella di una donna, così tanto lontana da quella di una bambina. Ricordi com’era il mio viso allora? Liscio e bianco, pulito dall’innocenza di quell’età. Si cammina anche nel fango per crescere, e adesso eccolo qui: sporco ma adulto. Non abbastanza ma più di prima.
Ogni segno che è apparso ed è sparito da questa pelle tu l’hai visto. Non ho potuto nasconderti niente, né i graffi né le macchie. Però quello che il mondo non doveva vedere l’abbiamo nascosto insieme.
Ho urlato davanti a te, mi sono odiata ma qualche volta mi sono anche sentita la più bella del mondo.
Ricordi quante cose ti ho confidato, quante domande ti ho fatto credendo che tu potessi rispondermi? E mai mi rispondevi. Io parlavo e tu ti limitavi a fissarmi con il mio stesso sguardo pieno di domande, con quegli occhi azzurri grandi come laghi.
Sei testimone della mia vita da sempre.
Allora perché adesso continui a guardarmi così? Come se tutto l’errore del mondo sedesse in me? Sappiamo entrambi che non è così ma tu mi guardi con aria di sfida. A cosa giochiamo, specchio?
Tu vorresti essere come il Mago di Grimilde che protetto dal suo vetro gioca con la vita di due donne, ma dimentichi che entrambe loro, di qua e di là da te, sono sempre parte di me. E per quanto tu ti ostini a sdoppiarmi, si riuniranno sempre nella mia persona, appena ti volterò le spalle.
Perciò smettila di giudicarmi coi miei occhi.
Ecco, mi volto. Tu ci sarai ancora, ma io non ci sarò più.