Quando incontro una poesia che mi fa vibrare l’anima….

A volte mi succede. La leggo, la sento, mi entra dentro, mi scompiglia e mi conquista…. travolgente come il suo finale.

“OGNI CASO

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
Come mi batte forte il tuo cuore.

Wislawa Szymborska”

 

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Spontaneità

Oggi mi telefona mio figlio ventenne. Era in pausa tra due lezioni universitarie e aveva deciso di fare un salto allo store della Ferrino poichè l’estate scorsa si era incrinato uno dei pali della sua amata tenda e voleva informazioni per sostituirlo. Era già preparato alla stangata, in quanto, il tipico ventenne maschio universitario, considera qualsiasi tipo di spesa un salasso per i suoi miseri risparmi.

– Mamma ho una splendida notizia! La commessa della Ferrino mi ha spiegato come fare a riparare la sola parte danneggiata, consegnandomi il pezzo di ricambio e quando le ho chiesto quanto faceva mi ha risposto “ma nulla… quello è solo un tubo, non l’intero accessorio, va bene così”. Volevo solo dirtelo… è’ stata una giornata magnifica! –

Ormai uomo.. ma riesce ancora ad intenerirmi la sua freschezza e spontaneità.

 

“Perché scrivi solo cose tristi?” – “Perché quando sono felice esco”. Luigi Tenco

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Pare che questa fu la risposta di Luigi Tengo a chi chiedeva dei testi delle sue canzoni.

In effetti si tende sempre a “vivere” i momenti felici o sereni.

Io stessa, quando scrivo, spesso sono spinta da uno stato d’animo particolarmente provato. Un evento triste, un ricordo malinconico o un pensiero inquieto mi costringono a mettere nero su bianco le mie sensazioni, quasi come fosse una necessità per dare ordine ai miei pensieri.

I miei post, in fondo, sono fotografie, istantanee della mia anima in un preciso attimo e per tale motivo vorrei averne scritti molti di più, soprattutto positivi. Spesso non è accaduto perché ci sono stati avvenimenti che preferivo vivere appieno, respirarli a pieni polmoni, per i quali non ho avuto tempo di fermarmi a riflettere, elaborare e generare parole su una tastiera.

Ma, fortunatamente, talvolta è accaduto di fermarmi, sedermi, aprire una pagina bianca e trasmettere il motivo dei miei sorrisi alla rete. Un’ulteriore istantanea della mia vita conservata.

 

 

 

 

Scelte…

 

Devi prendere una decisione e sei a un bivio. Lasci qualcosa e prendi qualcos' altro. Come ti senti? | Federica Benassi

Molte volte ho desiderato ricominciare. Cancellare la lavagna con un colpo di spugna e riscrivere certi capitoli da capo, convinta che ripartire possa permettermi di scegliere la strada migliore, le parole più adeguate, la condotta più opportuna.

Ma…. noi siamo il risultato delle nostre decisioni, giuste o sbagliate che siano, e nel momento della loro scelta, eravamo convinti che fossero le opzioni che più ci rappresentavano e per tale motivo le avevamo predilette.

Forse il reale dilemma è capire quando è il momento di desistere di fronte ad un proposito che non riusciamo a concretizzare. Perché ogni scelta è sì, effettivamente raggiungibile, ma non per questo rappresenta una vittoria. Il vero trionfo è mantenere il proprio obiettivo, preservarlo nel tempo, viverlo e farlo proprio in una connessione reciproca, capace di creare un legame profondo ed indissolubile. È questa la vera battaglia, il traguardo da raggiungere.

Ma abbiamo anche bisogno della lucidità per percepire, o addirittura comprendere, se ne usciremo vittoriosi oppure se è giunto il momento di arrendersi all’inevitabile sconfitta.

Poiché arrendersi, in certi casi, significa solo accettare che quella non era la strada giusta.

Perché…. se per caso lo fosse stata, il destino, prima o poi, ce la farà ritrovare.

Quello che ho imparato….

E’ una di quelle sere in cui, complice un album che assapora di passato, penso a come e chi sono diventata, ma soprattutto a ciò che la vita mi ha insegnato.

Ho imparato che, nonostante dicano che la vita non va mai come uno sogna, volendo, ho avuto tutte le capacità e la forza per direzionarla dove desideravo. E ciò che non ho fatto… forse non lo bramavo così tanto.

Ho imparato che il rispetto e l’educazione, con la dovuta scrematura, alla fine pagano quasi sempre.

Ho anche imparato a perdonare, molto meno a dimenticare, facendo in modo di non caderci nuovamente.

Ho imparato che le persone che contano davvero, nel corso della mia vita, sono davvero un numero limitatissimo.

Ho imparato che quando voglio bene a qualcuno, l’ultimo tentativo è il penultimo solo un paio di volte, perché non si può amare per due, in quanto la reciprocità è fondamentale.

Ho imparato che, spesso, i viaggi più belli sono quelli mentali, perché posso davvero andare ovunque e posso portarci chi voglio.

Ho imparato che l’amicizia vera esiste, ma è rarissima. E che l’affetto che mi lega ad una persona è direttamente proporzionale a quanto profondamente ci si conosce.

Ho imparato a voler essere diversa dagli altri, pur non imponendomi a nessuno.

Ho imparato a preferire i rimorsi ai rimpianti, perchè è meglio fare e poi pentirsi che pentirsi di non aver fatto.

Ho imparato a non aver fretta, a non temere il passare del tempo, e che ogni ruga che compare, in fondo è una tappa per raggiungere un traguardo, si spera lontano. Un cammino che mi auspico di percorrere in compagnia delle persone che amo.

Pensieri… ♪ ♫ ♪ ♫ ♪ ♫

Stasera ho ritrovato un brano che adoro. La dolcezza delle note si fondeva con la leggerezza dei ballerini nei loro movimenti naturali e fluidi. Come per incanto tutto sparisce: il dolore, la fatica, l’incertezza, la preoccupazione, l’ansia, le ingiustizie. Inizio a sorridere e vengo circondata dalla serenità. Ed ecco che, all’improvvisono, emerge dai pensieri il chiaro ricordo di un profumo, la luce particolare di una giornata intensa, l’inflessione originale di una voce amica, la profondità di quello sguardo d’intesa, il suono liberatorio di una risata, il calore provato in quell’abbraccio, l’espressione particolare di quel viso, i colori di un luogo che ho amato. Iniziano a sfilare le persone che hanno lasciato un segno nella mia vita. Molte le ho perse lungo il mio percorso, altre sono riuscita a portarle con me ed ognuna di loro rappresenta una vittoria nel cerchio dei miei affetti. A loro dedico la delicatezza di queste note e la morbidezza dei loro volteggi…..

 

https://www.youtube.com/watch?v=9z3jCiCrsx0&ab_channel=Beatriz

 

La mia neve ….

Stamane fuori era tutto imbiancato. I primi fiocchi di neve dell’inverno che sta arrivando.

Ammiravo dalla finestra il panorama candido e.. mi emozionavo.

Ho sempre di gran lunga preferito le stagioni calde, detestando il freddo, il ghiaccio, la nebbia, il grigio.

La neve invece no, l’ho sempre amata, anche se purtroppo, ne vedo sempre meno.

Sono lontani gli anni in cui cinquanta centimetri di neve erano la consuetudine dei mesi freddi. Si usciva con giubbotto, jeans e cuffia. I guanti erano quelli rigorosamente lavorati a maglia dalle mani di mia nonna.

Ognuno di noi aveva almeno due paia di guanti  (o di muffole). Questo ci permetteva di rientrare in casa fradicie, sistemare i primi sul termosifone inzuppati d’acqua, tentare di riattivare il movimento delle mani ormai violacee e appoggiare i piedi congelati contro il calorifero per cercare di riacquistare un minimo di temperatura corporea. Terminata la “bollitura” dei geloni, prendevamo l’altro paio di guanti di scorta e uscivamo nuovamente.

Giocare a palle di neve, costruire pupazzi, realizzare stradine (che non venivano mai rispettate dagli adulti) ed ogni tanto mangiarla, perché ai tempi l’inquinamento era ancora lontano. La mia infanzia invernale trascorreva così.

E poi arrivava Natale… il mio bianco Natale. Gesù Bambino che portava i doni (Babbo Natale non sorvolava ancora le mie zone con le sue renne), fino al giorno in cui scoprii i regali sotto il letto dei miei genitori e finì anche quella fiaba.

Ma fuori, intanto, continuava ad essere tutto bianco e silenzioso.. e lieve. Di sera, quando nevicava, spesso aprivo la finestra e mi soffermavo a guardare fuori i fiocchi che scendevano, in quel silenzio irreale che mi trasmetteva una pace immensa. E da quell’atmosfera mi lasciavo cullare.

Oggi la neve per tutti è un fastidio. Un disagio per la viabilità, è causa di incidenti, scuole chiuse, una vera e propria seccatura che costringe questa società, sempre di corsa, a rallentare il proprio passo.

2 dicembre: Santa Bibiana, quaranta giorni e una settimana.

Chissà se questo detto popolare ci regalerà neve sino a metà gennaio…