Incipit

Non so quando sia iniziato, ma ho qualche dubbio che una schifosissima dermatite urticante sottovalutata come era mio solito fare per le questioni di salute, ora, alle luce dei fatti non c’entrasse nulla. Ho saputo troppe cose, ed è stato complicato e grottesco trovare un filo conduttore. Per esempio, guidi l’auto, hai gli occhiali sul naso, osservi meccanicamente la targa della macchina che ti precede, lavi la mente magicamente dai pensieri e ti accorgi che : un tuo occhio ci vede doppio. Punti comunque ad arrivare al lavoro, si lo stress, si “cazzo succede ‘stavolta…” e ti ritrovi a scherzare curiosamente con i tuoi colleghi riguardo la tua vista, riguardo i quaranta che arrivano, riguardo tutto. Ma sei ben lontano dal pensarci al motivo. Anzi no, ci sei vicino. E c’ero vicina, perchè ho pensato al ritorno di un inferno. In qualche angolo della testa l’ho pensato io, metastasi al cervello, ma ho sbagliato nocciolo della questione. Ho sbagliato a capire, ho sbagliato a sentire. Due settimane più tardi, sempre sul lavoro, non scherzavo più. Faticavo a respirare, il cuore batteva forte, mi girava la testa e pensavo di svenire, la gente mi guardava preoccupata mentre mi accasciavo su una sedia arrendendomi  e decretando “mi sento male, scusatemi”.

Ho pensato fosse il cuore allora, ma certo era il cuore, maledetta adriamicina.

Invece no.

Era Ansia. E per inciso, per chi è acerbo di argomento come lo ero io, non è propriamente uno scherzo. È un altro inferno.