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Impraticabile

Anche con le migliori intenzioni

certi muri non si possono abbattere.

Per quanto provi, la strada è bloccata, sepolta, ottusa.

Come un  muro di gomma. Tu batti e lui ti respinge.

E più energica è la spinta, più forte ti butta indietro.

C’è da perderci la ragione.

L’unica via è l’indifferenza.

E cambiare strada.

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In tema di canzoni

 

Brani che cantano il disagio

E solo mia l’impressione che le canzoni più apprezzate

siano quelle che immortalano il dolore? 

Che si tratti di amori, fallimenti, perdite

o mal di vivere, in senso lato?

L’offerta incontra la domanda.

In un  mondo alla deriva

Si ha sempre più bisogno di esorcizzare il male

Ascoltandolo e sentendoselo raccontare

Un po’ come dire a se stessi : “Sì, sono sbagliato. Ma non sono solo”.

*

Riflessioni durante l’influenza.

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Buon anno

No. Non sono impazzita a fare gli auguri , di nuovo, a febbraio.

Ho fatto una riflessione sugli auguri che ci si scambiano, ogni fine d’anno,  a S.Silvestro.

Ho giocato un po’ con le risposte possibili, un po’ amare e un po’ ironiche,  che non mi sono mai venute in mente al momento giusto.

Eccone alcune:

  • Sei sicuro\a?
  • Se lo dici tu….
  • Sicuramente da qualche parte lo è.
  • Ci metterei un punto di domanda, visto che non lo sappiamo ancora.
  • Rivediamoci il 31 dicembre, e poi ne parliamo.
  • Solo con garanzia ‘soddisfatti o rimborsati’.
  • Ce lo siamo detti anche l’anno scorso e hai visto com’è andata…
  • Sei un indovino?

 

…. e così via.

Diciamo che gli inizi non sono stati dei migliori.

Ma torneremo ad augurarci “buon anno” anche alla fine di questo.

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Semplicità

A domande semplici

risposte semplici.

Il segreto per una vita felice?

Forse.

Ma è un segreto ben custodito.

Quanti possono dire di conoscerlo?

La semplicità non è prerogativa dell’essere umano.

Basta guardarsi in giro e vedere l’evidenza.

E pensare che tutto è partito

da un gesto semplice

come cogliere una mela.

(per chi ci crede)

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Perchè non rendi poi quel che prometti allor…?

Non sono più capace di scrivere.

Ma nemmeno di leggere.

Triste dato di fatto.

Fatico a ricordare. 

Desidero poche cose.

Tra queste c’è proprio la capacità di ricordare ciò che leggo.

O vedo

O ascolto.

Anche comprendere è importante, certo.

Ma se ricordi, su quello ci puoi lavorare.

Invece sembra che tutto svanisca dalla mente.

So di non avere l’Alzheimer, che è ben altra cosa.

Vorrei far tesoro di cose che leggo, sento, vedo.

Ma tutto mi sfugge. Magari non tutto, ma molto.

Pochi stimoli? Forse. Ma l’attenzione è difficile da domare.

Scappa via, e si sa, non puoi raccogliere un albume con una forchetta.

C’è tanta conoscenza, anche nel passato.

Versi, frasi, contenuti, materiale umano.

Vorrei trattenere concetti importanti, di valore, arricchenti.

Ma svaniscono inesorabilmente.

Do la colpa all’età ma non so, onestamente, se il problema sia quello.

Ho perso molto di ciò che ho imparato, certo.

Poi ci sono concetti e significati che proprio non riesco a fissare.

La verità è, c’è da dire, che difficilmente qualcosa desta il mio interesse.

Mi sembra tutto così vano, insignificante, poco applicabile nella mia scarna quotidianità.

Ed ecco che torno a piangermi addosso.

Non so come uscire dal baratro della noia.

Provo fastidio verso chi sento parlare, dire cose che non mi interessano. 

E succede spesso.

Mi sento cattiva, egoista. Ma poi dico a me stessa:
“Se per provare interesse mi devo sforzare, che senso ha!?”

E poi penso che ho allontanato da me tutto ciò che in passato ho lottato per avere.

C’è rassegnazione.
Il pensiero è: che coltivo a fare gli interessi se poi non posso mettere nulla in pratica?

Ho finito per soffermarmi sugli ostacoli, invece che sul come fare per realizzare qualcosa.

Restano noia.

Solitudine.

Isolamento.

Ritiro.

Chissà se ne uscirò viva!

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Tutta la luce che non vediamo

Liberi da…….

Poter fermare quella sensazione.

Il momento immediatamente successivo

alla fine di un cruccio, un dolore.

Potersi sentire per sempre così.

Quel sollievo, quella leggerezza.

Il peso se n’è andato, la guerra è finita

il problema ha avuto una soluzione.

Libertà da…….

Un secondo dopo.

Ecco….questo mi auguro, e auguro

per l’anno nuovo, a chi passera di qui.

Potersi sentire per sempre in quel modo.

 

Clik   _________
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Una decisione importante

Il momento doveva arrivare, prima o poi.

Ed è arrivato.

Inizia il weekend e non ho voglia di pensarci troppo.

Del resto sono anni che vengo spinta in quella direzione.

Un paio di giorni in più non fanno differenza.

Imboccherò una strada che non so dove mi porterà.

Certo è che così come sono non posso andare avanti.

La cosa mi spaventa non poco

Anche perchè dovrò mantenere il segreto

con le persone che amo di più.

Proverò a fare qualcosa per me stessa

Per dare una svolta ad una vita

che ho trascinato alla meno peggio

per troppi anni.

Alea iacta est!

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Ora capisco

 

Quando ero più giovane (o meno anziana…) giudicavo con disappunto le persone ‘aged’ che ricorrevano alla ‘pastiglietta’ per calmarsi, per dormire, per farsi coraggio…ecc…
Adesso che sono diventata una di loro, capisco.
Quando diventa difficile affrontare la giornata, la notte,
le situazioni…
quando hai già provato tutto, artifizi mentali, musiche rilassanti, film comici o truculenti, social, blog, passeggiate …ecc…
e niente funzione.
Niente che allenti quella morsa che ti stringe lo stomaco
appena dopo che hai aperto gli occhi la mattina (ammesso tu sia riuscita a chiuderli la notte…)
quando tutto diventa un ostacolo angosciante
che percepisci come pericoloso e insormontabile
quando intorno a te avverti un ambiente ostile e che, magari
lo è solo nella tua testa.
E cerchi, e scandagli, esplori, ogni angolo della tua mente in cerca di rimedi
e non trovi proprio niente che funzioni.
Cosa puo’ rendere sopportabile la tua giornata?
Tu che vuoi solo ‘spegnere’ quei pensieri distruttivi
allentare quell’oppressione tra stomaco e testa?
Cosa?
La ragione si sente offesa, vessata, da certi pensieri.
Ma ecco che arriva il ‘ma’!
Devi pur andare avanti, in qualche modo!
Se la vita non puo’ essere bella, devi almeno renderla sopportabile.
Ciò che da sempre hai aborrito, diventa l’unica via di fuga
l’unica ancora, l’unico rifugio
dal mostro che ti segue come un’ombra sinistra.
Eh sì…..ora capisco…

 

 

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Stanchezza

Voglia di niente

Estrema stanchezza

svogliatezza

il tutto condito con sentimenti di

malinconia e un pizzico di inanità.

E’ una costante, ormai

che non riesco a scollarmi di dosso.

Lo so…lo so…..altra pesantezza.

Potrei non scrivere.

Ma, dopotutto, è casa mia…

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E se fosse così?

Ho avuto questo pensiero.
Stavo guidando e ho immaginato di salire
salire, salire e vedere il mio corpo, la mia auto
e la strada dall’alto.
Ho percepito il senso di leggerezza
come a galleggiare nell’aria.
Ho immaginato che potrebbe essere così, morire.
Ho pensato ai poveretti vittime di incidenti inspiegabili.
Dicono di loro “Ha perso il controllo dell’auto senza motivo apparente”.
E se invece si fosse semplicemente allontanato dal corpo, perdendo il contatto materiale col mezzo?
Ho pensato che sarebbe triste, ma anche bello, se non ci fosse di mezzo il dolore.
Il tuo corpo è ormai rotto e sanguinante.
Ma tu sei già altrove, senza più sofferenza né paura.
Per scoprirlo, però, non potremmo più raccontarlo.
E’ normale avere questi pensieri? Non lo so.
Ma io li ho avuti e qui li condivido

 

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Ho voglia di …

……..di intesa, di complicità.

Di silenzi che parlano

Di vuoti colmi di significato.

Di sentirmi bene vicino a qualcuno.

Di lasciare entrare il respiro liberamente

di sciogliere i freni.

Di guardarmi intorno con calma

senza inibire le percezioni

per soffrire di meno.

Di smetterla di inghiottire veleno.

Ho voglia di quello che non è

da troppo tempo.

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5 sensi (- la vista)

Oggi, in occasione delle giornate del FAI
ho vissuto un’esperienza inedita e interessante.
Nell’Orto botanico annesso alla casa di Leopardi, a Recanati
erano previste  visite guidate
per le quali i partecipanti venivano muniti di mascherine
ad occludere la vista.
Si doveva poi procedere in fila indiana a mo’ di trenino, con le mani appoggiate sulle spalle di chi precedeva.
La guida metteva in mano ai partecipanti
fiori, foglie e frutti
Invitando i presenti ad annusare, prima, e assaggiare, poi
sfidando a riconoscere di che pianta si trattasse.
E’ stato divertente ma anche illuminante.
E’ incredibile come gli stimoli visivi, cui siamo abituati,
penalizzino gli altri sensi come l’olfatto il tatto e il gusto delle cose.
Alcuni profumi mi hanno riportato indietro all’infanzia
e mi hanno scatenato dei ricordi vividi.
La mascherina che impediva la visione,
ha favorito anche una certa intimità tra i presenti.
Io stessa mi sono sentita di esprimere ad alta voce le percezioni che sperimentavo, indovinando talvolta l’odore o il sapore giusto.
Esperienza davvero esaltante quanto inaspettata.
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Pensieri

 

Leggo storie di vite diverse dalla mia.
Simili forse a un tempo passato. Altri luoghi, altre situazioni.
Mi capita di pensare a cosa farei, adesso, se mi ritrovassi
in quelle situazioni, luoghi, compagnie.
Mi rivedo con la testa di adesso, come mi osservassi
dall’esterno.
Vedo un’altra me, com’ero, e la guardo con gli occhi di oggi, come farei con un’estranea.
Non provo niente, o quasi.
Quell’essere mi è del tutto indifferente, quasi fosse la protagonista di un film, mediocre, con cui non ho niente a che spartire.
Eppure per me è stata vita. Tanto tempo vissuto.
Mi fa tristezza il pensiero di quanto possa essere insignificante con gli occhi di adesso, quello che magari allora poteva rappresentare un dramma.
Sì, mi fa tristezza pensare al nulla che lascerò dopo di me.
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E dopo il corpo che cambia…

…inevitabilmente anche la mente lo fa.
Si parlava di memoria, da qualche parte.
Non posso non notare che la mia, già labile da sempre
mi gioca brutti scherzi.
Credo di ricordare cose in realtà mai vissute
ma solo immaginate o pensate
e che la mia mente ‘spaccia’ per realmente accadute.
Si dice che da vecchi si tende a ricordare cose più lontane nel tempo, appartenenti all’infanzia.
Puo’ essere. Ma è anche vero che ci sono periodi che ho del tutto cancellato.
Come ci fosse un archivista, un omuncolo che vive nella mia mente, il quale valuta cosa tenere e cosa buttare.
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Il corpo che cambia

Così recitava una vecchia canzone dei Litfiba.
Non posso fare a meno di ‘ascoltare’ il mio corpo.
Con l’età che avanza ogni giorno è buono
per scoprire nuovi acciacchi, fastidi, doloretti.
E così, inevitabilmente, si insinua il tarlo del “e se ci fosse qualcosa che non va in me?”
Sono stata abbastanza fortunata, finora, ma questo non mi impedisce, talvolta, di lasciarmi trasportare dall’ansia
per qualche potenziale male silenzioso che possa farsi strada.
Il più delle volte passo oltre e vado avanti.
Dopotutto non mi posso lamentare per come sono messa,
alla mia età.
(Sto cercando di auto convincermi che  tutto vada bene).
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Nuovi inizi

Il momento tanto atteso

(e temuto)

è finalmente arrivato.

Un brivido di felicità mi ha contagiato.

Sentire la tua voce cambiare tono

Immaginare una luce  nuova nei tuoi occhi

lontani, ma non per me.

Speriamo sia la volta buona

che la vita ti regali un po’ di gioia

e con te, a me.

 

(A mio figlio)

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Liste

Ho una lunga lista salvata sui preferiti

di ricette che non realizzerò mai.

Però la sfoglio spesso:

“Gestione preferiti” e inserisco la parola chiave di turno.

Sembra la metafora della mia vita.

Quanti progetti messi da parte

per un domani che non arriverà

ma… “non si sa mai”?

 

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Scrivere Vs rimuginare

Mi capita spesso di pormi di fronte a questa pagina bianca
e frugare nella mia mente con l’intento di riempirla.
Qualcuno penserà che non è obbligatorio farlo.
Certo che no!
Il fatto è che spesso sento questa necessità
e spero di interagire con qualche anima passante
che mi offra il suo pensiero a riguardo.
In verità i passanti sono davvero pochi.
Magari i miei argomenti sono poco stimolanti,
ne sono consapevole.
Mi basta lasciar vagare il pensiero e vedere dove mi porta.
Scrivere qui è sempre più che rimuginare nella propria mente.
E va bene così.
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Sospesi

 

Durante le ferie il nostro ‘menage’ viene totalmente stravolto.
Chiusa la parentesi vacanziera, i giorni trascorsi a casa,
a meno di avere una famiglia di cui occuparsi,
devono essere riempiti in qualche modo.
Dopo un ragionevole periodo dedicato alle faccende domestiche
rimane un lasso di tempo vuoto.
Ecco che arrivano riflessioni esistenziali
alle quali mi dedico istintivamente
che mi portano verso lidi
che sarebbe più salutare non esplorare.
deriva

 

 

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Novità

Restare per troppo tempo confinati nei gesti quotidiani

fa sì che si guardi con sospetto qualunque cosa si discosti dal routinario.

Ogni cambiamento, ogni nuovo orizzonte, comportamento o pensiero

finisce per essere percepito come una minaccia.

Un’amara osservazione mentre ascolto cosa mi provocano le novità.

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Insofferenze

Ti capita di provare quel disagio.
Goccioline di sudore ti imperlano la fronte.
Il respiro si fa pesante.
Ormai l’insofferenza non è più solo un fatto mentale,
morale o psicologico.
Anche il fisico la manifesta.
Ti devi allontanare per forza
dalla fonte di disturbo
uditivo, visivo, sensoriale in senso lato.
Sarà anche questo un regalo dell’età?
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Una citazione

Dietro a un brutto modo di fare c’è quasi sempre una storia, un percorso doloroso da capire e raccontare. Se uno c’ha il palo in culo è spesso perché qualcosa è andata storta in qualche salto in alto della vita. Nonostante questo mi avvalgo del diritto di non indagare, di quella favolosa reciproca facoltà di archiviare le persone che ti fanno, con tutto il rispetto, semplicemente cagare.

 

Cit. Enrica Tesio.

Mi piace come scrive. 

L’ho citata perché parla come farei io nella mia forma migliore, se ne avessi una.

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Lezioni

Ricevo poche telefonate. Forse perchè anch’io non amo farle.
E va bene così.
Ma ieri qualcuno mi ha chiamato. Una donna.
Le nostre strade si sono incrociate poche volte, ma in modo significativo.
Avendo lei declinato alcuni miei inviti passati, ho pensato di lasciar perdere, annoverandola  tra la sfilza di meteore che hanno incrociato il mio cammino.
Mi ha sorpreso. Con la scusa degli auguri di pasqua ha condiviso con me, in maniera pacata e velata, alcuni drammi che sta vivendo e che la portano ad isolarsi.
Ho scoperto di avere molte cose in comune con lei.
L’amore per il silenzio, la contemplazione della natura, le passeggiate terapeutiche in solitaria (lei con il cane).

Il fastidio verso le persone chiacchierone e invadenti, soprattutto.
Riconosco di averla giudicata, in passato, tra me e me, quando non si era fatta più vedere né sentire.
Ancora una volta ho imparato una lezione: camminare nelle scarpe dell’altro per capire di più.

 

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Scrivere di sé

Parlare di sé non è semplice.
C’è il forte rischio di non essere obiettivi (ovvio).
Sbagli (per qualcuno) se resti in superficie
se vai troppo in profondità
se sei troppo criptico (allora che scrivi a fare?)
Se ti apri troppo, ti esponi al giudizio (ma dopotutto è questo che vuoi)
se parli in codice ci sarà chi si lancia in interpretazioni
che magari ‘ci prende’,  oppure ci legge del suo.
E poi ci sarà sempre chi lo userà contro di te.
Scrivere di se stessi è un rischio.
Ma a non farlo si vanifica un po’ il senso dell’esistenza di un blog.

 

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Haters

 

Resto colpita.
E mi chiedo perchè.
Ormai i socials sono un pullulare di gente frustrata,
incattivita, astiosa.
Anche il gesto più innocente, mosso dalle migliori intenzioni
viene interpretato attraverso il filtro di occhi malati
forgiati dall’odio e distorti, forse, dal male ricevuto.
Ma non li giustifico.
Sono contenta di non farne parte.

 

 

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Duetti

Si guardano.
E lì vedi l’intesa.
Complicità, affetto, stima.
L’esperienza comune.
L’amore per l’arte. Il talento.
Tutto in uno sguardo.
Non ci puo’ essere tra due qualunque.
Quella luce che si accende
solo quando la passione, il vissuto, l’impegno
sono comuni e condivisi.
Il piacere di esseri lì, proprio in quel momento.
Emozionando.

 

 

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Mandala

Uno scoperta che feci alcuni anni fa, allorché il covid ci cambiò la vita

e quando, come non fosse bastato lui

mi ammalai di una cosa strana e che non voglio ricordare,

furono i  cosiddetti ‘mandala’.

Acquistai un libro da colorare che, per chi non lo sapesse,

non è una cosa da bambini.

Stasera, annoiata da un pomeriggio in casa

freddo e piovoso, ho ripreso in mano il libro

e, armata di pastelli colorati, ho ripreso il lavoro

Con un sottofondo di musica soffice

ho vergato con i colori quelle sagome floreali vuote.

Ne ho completato uno che avevo iniziato il 1° gennaio di quest’anno.

Ma guardando indietro alla prima pagina del libro, datata luglio 2020

mi sono resa conto di aver annotato delle frasi

alle quali adesso non so dare un senso.

Le riporto di seguito.

 

Penso a te, e spunta la parte migliore.

Mi porterai tu dove ti ho chiesto.

Solo alberi e cielo.

Come un giocattolo rotto.

Ho apprezzato quella finestra per guardare oltre le nuvole.

 

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Sfogatoio

Mi sento quasi in colpa a postare sempre cose negative

su questo mio secondo blog.

Ma poi mi dico “Sti ca***i!
Mica mi pagano per intrattenere i clienti con amenità varie!”
Devo esorcizzare i dispiaceri, o almeno tentare di alleviarli,

e non mi devo giustificare per questo.

Oggi è stata una giornata difficile, emotivamente.

Piccole creature indifese e senza voce che soffrono

a causa di quella spregevole fetta di umanità che se ne frega

e non se ne prende cura.

Avere a che fare in prima persona con questo genere di cose,
per me è devastante.

Non so come fanno coloro che vi dedicano la propria vita,

volontari, veterinari, soccorritori a vario titolo.

Molti penseranno che gli esseri umani vengono prima.

Io dico “siamo la specie più evoluta. Siamo noi che dovremmo prenderci cura dei più deboli. Altro che girarsi dall’altra parte e tirar di lungo,
forti del fatto che leggi inefficaci, o inesistenti, permettono di farla franca!

E adesso cercherò di distrarmi dai pensieri dolorosi annegandoli in qualche serie tv molto spaventosa.

 

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Speranza

Per il nuovo anno chiedo, a chiunque mi ascolterà,

di acquisire la capacità di vedere il bene.
Sì, perché l’anno è appena cominciato e in linea con le mie amare aspettative,

il male la fa da padrone.
Niente di nuovo sotto il sole, o la nebbia.
Vorrei chiedere a coloro che hanno elargito auguri di speranza e ottimismo, ci credete davvero?

Ditelo alle madri dei ragazzi impiccati per reati di opinione.
Ditelo ai superstiti delle famiglie sterminate sotto le bombe.
Ditelo a coloro che prematuramente muoiono di malattia, incidenti, violenza.
Parlatemi ancora di speranza!

Io ‘spero’ di cominciare a crederci.

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Semplice … complicato

Per essere semplici, si diventa complicati.

Fantasticare di fare, provare, essere altrove…

Magari…

Trovare nuovi stimoli

Scorrendo le pagine web

Luccicanti e accattivanti

Piene di gente che fa un sacco di cose.

E tu…

“Vorrei…farei… andrei…”

Ma lo desideri davvero?

O solo perché bisogna dare un senso?

La verità è che ogni giorno non vedi l’ora di buttarti su quel divano.

La tua “comfort zone”.

Mentre le ore passano lentamente

E un’altra giornata è andata

Con un niente di fatto.

Il solito schema.

Il lunedì….uff…speriamo passi presto!

Il sabato ….. finalmente è finita!

Poi la domenica….che noia però!

E si ricomincia.

Pensi a quanto è inutile la tua vita.

Il malumore sale, come un appuntamento fisso.

Ogni giorno alla stessa ora.

Cambiare vita?

Sì, magari!

Ma quanto è complicato!

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Date di scadenza

Lo so sono pesante.

Ma questo foglio ha lo scopo di accogliere le mie riflessioni.
Ultimamente penso ricorrentemente a…  ‘date di scadenza’.
Lo riferisco al tempo che mi resta da vivere.
E subito dopo arriva la seconda riflessione, che riguarda lo spreco di tempo.
Tempo lontano dagli affetti, passato a riempire le giornate di nulla.
Tempo sprecato. Tempo passato a soffrire a causa di futili diverbi.
Silenzi, ripicche, orgogli subiti.
Io non sento la necessità di questo tipo di sentimenti.
Mi ripugnano. E soprattutto li trovo inutili e patetici, specie quando vengono da persone con, appunto, una data di scadenza simile alla mia.

Ma non ci si pensa. Sotto l’effetto di questo tipo di miserie umane.
Ci si comporta come si dovesse vivere per sempre.

A me invece viene naturale pensare allo scorrere inesorabile e alla tirannia del tempo che fugge.

Così.. ecco un’altra inutile riflessione che condivido in questo spazio.

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SOLITUDINE

E’ SEMPRE UNA DISPERATA RICHIESTA DI ATTENZIONE.

QUELLA COSA CHE NON AMMETTERESTI MAI, NEPPURE A TE STESSO.

PERCHE’ SPESSO VA OLTRE LA CONSAPEVOLEZZA.

“STO  BENE DA SOLO!”

MOLTI LO DICONO, MA MENTONO.

E SE DICONO CHE NON E’ VERO, MENTONO DI NUOVO.

OPPURE NON NE SONO CONSAPEVOLI.

LA SOLITUDINE NON E’ ASSENZA DI PERSONE INTORNO

MA LA MANCANZA DI “UN CERTO TIPO” DI PERSONE.

DELLE PRIME SI FA TRANQUILLAMENTE A MENO.

DELLE SECONDE, NO.

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Osservo

Mi osservo mentre osservo.

Mi ascolto mentre penso.

Sorride.         Come fa?

Cosa avrà da essere allegra?

Se penso a tutte le disgrazie che mi ha

scaricato addosso

senza riuscire a prendere fiato.

Adesso sorride.

Vicina a quelli che diceva fossero i suoi peggiori nemici.

Però sorride.

Non ci capisco niente.

Non voglio più parlare

né ascoltare, una così.

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Silenzio

Mi sto rendendo conto che
senza musica, serie tv, audiolibri,
attività fisica ecc…
Insomma….  con il solo silenzio non riesco a tenere a bada
i pensieri negativi che dilagano.
Il silenzio
è un lusso che non mi posso permettere.

 

radici

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Trappole

Credo di essere caduta in una trappola autocreata.
Pensare, rimuginare e voler scrivere a riguardo
su queste pagine.
Ma subito dopo decidere di non farlo
ritenendo inutili, tediose, vacue le proprie elucubrazioni.
Come nei vecchi film di fantascienza.
“Il presente messaggio si autodistruggerà in …3…2..1…”.
E, come tutte le trappole, uscirne è complicato.

 

 

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Post motivazionale (ironia)

Ultimo weekend con sabato non lavorativo.

Sprecato.

Si pensava ad una bella gita in montagna, ma sul posto c’era allerta meteo (te pareva…)

Quindi niente.

Sabato inutile, domenica pure.

Il mio umore è sempre più a terra.

Già la mattina mi alzo pensando a cosa mi prospetta la giornata.
E non mi piace.

Anche adesso, mentre scrivo, mi chiedo perché qualcuno dovrebbe leggere

queste noiose riflessioni sulla mia insignificante vita.

Ci provo a farmi venire in mente qualcosa, per dare un senso alla giornata.

Ma tutto quello che sono riuscita a fare, oggi, domenica, è recarmi al solito centro commerciale, da sola (as usual…). a comprare due cazzate
di cui poco mi frega (spesa esigua, per fortuna).

E poi di nuovo a casa, nel nulla.

Gli ultimi vacanzieri stanno facendo le valige, finalmente.

Come ogni anno a fine agosto ci si riappropria dei propri spazi.

Gli affetti sono lontani e non solo geograficamente.

Gli amici……..quali amici?

Meglio se mi fermo qui

.

.

Se no nei commenti qualcuno potrebbe consigliarmi di scrivere a Marco Cappato.

(e l’idea non sarebbe del tutto malvagia…).

Mi scuso per il disturbo.

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Tacere

A volte è meglio tacere. Ovvio.

Quando ciò che diresti arrecherebbe danno

o dispiacere, se non strettamente necessario,

sforzati di non commentare,

anche se la pancia ti suggerisce le parole.

Sii più forte, usa la testa.

 

E taci.

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Amicizia

Amicizia.
Parola spesso abusata.
Da anni ormai ho imparato
a farmi bastare la solitudine.
Mi svago camminando
o andando in bici
in compagnia della musica.
Ma capita a volte
di sentire il bisogno di un interlocutore.
Sarebbe bello che in quei momenti
venisse in mente qualcuno da chiamare.
“Ehi! Hai da fare?
Ci prendiamo un caffè?”.

 

 

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Un onesto raffreddore

L’estate è la stagione della leggerezza.

O quanto meno questa è la percezione più comune.

Ad essa si associano  idee di vacanze, relax, aria aperta…

E poi ci sono io, che di questa stagione sento il disagio

il caldo, il sudore, la componente umana invadente.

Mi ritrovo, oltretutto,

una brutta infreddatura

che fa ridere, viste le temperature in essere.

Raffreddore potente (nato come un’ allergia primaverile protratta)

congestione delle vie respiratorie

con conseguente malessere generale.

Senza sistemi di refrigerazione in questa stagione, non si vive.

Non si puo’ fare a meno di aria condizionata, ventilatori e simili.

Ma ecco le conseguenze.

In tutta onestà mi sento di confessare, qui,

che sto evitando di fare il tampone, considerando che tra poco più di una settimana partirò per una breve vacanza in Trentino

e un verdetto di positività, ad oggi, mi farebbe saltare tutto

(compresa la caparra che ho già versato).

In altri tempi avrei ragionato diversamente

ma oggi, già vaccinata e Covid guarita, mi rifiuto di isolarmi

per quello che appare come un raffreddore (che  poi di questo si tratta).

 

 

 

In evidenza

Senza titolo

La vita riserva.

E’ un verbo transitivo e ci devo aggiungere qualcosa, dopo.

Vediamo……

Riflessioni e domande, tutte più o meno dello stesso tenore.

Niente di buono, inutile dirlo.

L’età, gli acciacchi, il tempo che si riduce. Sempre più.

Le cose importanti, i vecchi desideri che sfumano

si assottigliano e svaniscono.

Non ne ho più memoria.

Rimpianti. Tanti.
Quelli che si dice sempre che è inutile avere.

E intanto c’è un nuovo dolore, laggiù in basso.

Cosa sarà?

Non ho più voglia di uscire, di fare, di vedere.

Lo faccio lo stesso. Devo.

Troverò il modo di alleviare il fastidio di sforzarmi.

Tutto potrebbe cambiare. tra un paio di giorni…

 

 

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Farò finta

Farò finta di non sentire il disappunto

di non ascoltare gli acciacchi

il corpo  diventato un ingombrante fardello

la mente che offre sensazioni sgradite

da tenere a bada con artifizi vari.

Farò finta di non avvertire il sottile disagio

che mi spinge ad allontanarmi

a non cercare, a isolarmi.

Per oggi.

Penserò solo a quel treno

che sto per prendere, verso un luogo noto.

L’unico movente che mi fa uscire dalle solite cose.

Farò finta che tutto si eclissi, per un giorno,

dietro quell’unica cosa che conta davvero.

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Ricordo

Vivere un ricordo.
Con piene percezioni, come ad essere lì.
Pochi ci riescono.
Io ne ho perso la capacità.
Ci vuole molta concentrazione
e imparare ad estraniarsi dal tempo presente.
Come nella meditazione.
Forse mi fa un po’ paura.
A volte certe cose è meglio lasciarle nel passato.

 

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Fermarsi (2)

Ci riprovo.

Il post che avevo scritto, di getto come al solito

per qualche capriccio di Libero non è partito

ed è svanito nel nulla.

Cerco di mantenere la calma, perché i problemi gravi sono altri.

Ma un po’ di disappunto è normale, in questi casi.

Ricordo che il titolo era ‘Fermarsi’ (che ripropongo con il 2)

Più o meno recitava così:

“Questo blog era nato partendo dall’idea che il camminare, in tutte le sue varianti, sia una sorta di panacea per tutti i mali.

Io stessa sono sempre ricorsa a questo salutare sistema per esorcizzare malumori e crucci.

Ultimamente lo sto un po’ snobbando, a dire la verità.

Come quando qualcuno o qualcosa delude le tue aspettative

e così bruci i ponti, per cancellare una potenziale fonte di dispiacere.

Ci sono persone collegate a questo concetto del camminare per…..

che mi hanno deluso. Da qui, la mia decisione.

E….lo so che sbaglio a farmi condizionare da certi sentimenti.

Ma ….che volete, sono così, nel mio essere imperfetta.

Re-inforcherò le mie Salomon molto presto, ne sono certa.

Ma per ora penso ad altri palliativi per attenuare il male di vivere.

Nessuna formula magica. Solo condivisione di pensieri.

Come al solito…

p.s. il post originale era diverso. Fa niente.

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Riflessioni domenicali

Stanno succedendo molte cose spiacevoli,
nel mondo, non lontano da casa nostra.

Ma non mi dilungherò su questo.

C’è già chi lo fa, più volte al giorno.

Si avverte come un peso in più sul cuore.

Sommato agli altri, di cui si parla meno ormai.

I più giovani forse riescono a trovare un po’ di spensieratezza.

Guai se non potessero, almeno loro!

Sommare le preoccupazioni generali
e quelle dettate dall’età…

i bicchieri mezzi vuoti…

il mio carattere non proprio solare…

mi causa un volermi ritrarre da tutto.

Mi viene più facile soffermarmi su ciò che non va

invece di cercare la forza per stare e far stare meglio.

Penso alla mia nipotina, che è motivo di gioia

subito però attenuata dalla lontananza
e dai problemi condivisi da mio figlio

nel corso delle nostre telefonate.

Penso a quante cose volevo fare,
solo fino a pochissimi anni fa

e a come adesso nutro scarso interesse

quasi indifferenza.

Solo il desiderio di alleviare il disagio, in qualche modo.

A volte ci riesco.

Altre…

 

 

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SCHERZETTI DI LIBERO

Ancora una volta Libero ha introdotto arbitrariamente la moderazione dei commenti.

Ne consegue che alcuni commenti sono rimasti in coda in attesa di approvazione ed io me ne sono accorta in ritardo.

Mi sono scusata con gli utenti, ma onestamente non è una cosa voluta da me e non so neppure come fare ad ovviare.
Inutile dire che nelle impostazioni (che ho controllato) non c’è alcuna spunta che preveda la moderazione dei commenti.

Se qualcuno leggendo ha qualche suggerimento da darmi, è ben accetto.

Grazie

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Sopraffatta

Come si fa a capire quando si è toccato il fondo?

Come ti accorgi di essere giunta al punto di non ritorno?

Me lo chiedo, esausta e sfinita.

No, non è stanchezza fisica.

E’ una sensazione che ti sopraffà in maniera talmente forte

da farti invocare la morte.

Ti guardi intorno inebetita.

Osservi la soverchiante mole di cose che ti vengono chieste

e pensi ‘non ce la farò mai!’

Il senso di responsabilità e quello di autoconservazione

fanno a pugni nella tua testa.

E intanto pensi ‘vado in palestra, vado a camminare,
impreco contro tutti i santi del calendario’…

Riuscirò a sopravvivere anche stavolta?

Ma domani sei di nuovo lì. Stesso posto, stessa croce.

Tanto nessuno ti crederà.

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Epifania – Una bella storia

Un tempo i gatti erano tutti tigrati, solo uno era di colore nero: era quello della Befana e la accompagnava nei suoi lunghi viaggi; a cavallo della scopa vedeva luoghi meravigliosi, ma sempre dall’alto. Il micio ogni tanto si chiedeva come era la vita degli umani: quando il periodo dell’Epifania si concludeva, lui infatti viveva una specie di letargo e dormiva con la strega tutto l’anno in attesa del 6 gennaio.

Una notte il gatto, nel suo viaggio attorno al mondo assieme alla vecchina, si sporse per tentare di vedere più da vicino il mondo, il sacco era aperto e un regalo volo via. Dopo un po’ la strega se ne accorse: “Mai era successo un errore così in millenni di viaggi!” Il gatto taceva, ma la vecchia era magica e disse: “Vecchio micione sei stato tu, non mi arrabbio…la vita è stata noiosa e solitaria con me. Ma a questo bambino bisogna pur dare qualcosa: andrai tu!”.

Così il gatto fu catapultato in un camino e quando arrivò nel grande salone cominciò a tossire per la gran cenere e la famiglia lo guardò stupita, ma il bambino urlava di gioia: “Che bello un amico tutto per me!” Ed i genitori non ebbero coraggio di separarli e da quel giorno i gatti non furono più solo tigrati, perché, a ricordo di quel dono, ci furono gatti neri. E per questo i gatti neri portano fortuna, perché sono un regalo della magica notte in cui i sogni si avverano.

Fonte:  Mariarosa Bugini

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Inerzia

 

E mentre l’agognato momento della partenza si avvicina

ecco affacciarsi i miei soliti ‘effetti collaterali’.

Ho fortemente voluto questo viaggio di ricongiungimento.

Rivedrò mio figlio per Natale

la sua compagna al nono mese di gravidanza,

il cane, il gatto e tutto il resto.

Eppure sono qui inerte

a pomeriggio inoltrato,

invece di preparare la valigia.

Dopo la solita, merdosa, giornata di lavoro

affogo in una fiction, sonnecchio

cerco di cambiare lo sfondo del blog

Tutte quisquilie inutili.

In una parola …INERZIA!

Non so chi sono e perchè faccio così.

Sempre.

Il cambiamento, anche gradito, mi spiazza.

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Scivolando

 

La persona che ti vive accanto non va mai data per scontata.

A volte si puo’ pensare che si vivrebbe bene anche senza,
se non addirittura meglio.

Piccoli contrasti, dissapori, spesso portano questi pensieri.

Il mio compagno sta attraversando un periodo buio per la sua salute.

E’ costretto ad assumere farmaci per il dolore
che gli tolgono ogni energia e vitalità.

Lui che è sempre stato attivo, assertivo, dinamico.

Malgrado i 9 anni che ci dividono,
lui era la mia “trazione anteriore”.

Vederlo così, di riflesso

toglie anche a me la voglia di fare.

Sono sempre chiusa in casa, se non per lavoro o necessità.

Sto vivendo il mio ‘lockdown’ personale.

Spero solo che entrambi riusciamo a guarire presto.

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L’ho fatto di nuovo

L’altra mattina andando a lavoro

in macchina da sola

appena partita, alle 7,30.

Già ero di pessimo umore pensando a ciò che mi aspettava.

E allora ho cominciato a dar voce ai pensieri.

Certa di non essere sentita

ho inveito verso me stessa (soprattutto)

verso qualche automobilista fantasioso

verso quell’inizio di giornata per niente promettente.

E poi di nuovo verso me stessa

dedicandomi parole irripetibili.

Perchè sì…… alla resa dei conti

di chi altri è la colpa, se non mia?

 

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(foto non attinente, ma carina)

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Elucubrazioni

Guardo le notifiche e vedo

“Tizio caio e sempronio hanno visitato il tuo profilo”

E poi mi chiedo

“Chissà come questi individui approdano dalle mie parti?”

E poi mi chiedo ancora

“Io ho ben 2 blog

frequentati da pochi amici abituali.

Possibile che delle svariate ‘unità’ che passano dal mio profilo

nessuno sia invogliato ad entrare nel mio salotto buono?”

Lo so, sono domande stupide

che forse non dovrei neppure confessare di pormi.

Ma è o non è una pagina un po’ intima, questa?

Mi apro, o almeno ci provo.

Il pensiero appena successivo è…

le cose che scrivo non sono abbastanza interessanti

o scarsamente stimolanti.

I pochi frequentatori lasciano un commento per pura cortesia, forse…

come quando si va a far visita a qualcuno

con scarso interesse e si fanno apprezzamenti sulla casa

giusto per buona educazione.

 

E’ solo un momento così…

 

poi passa.

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Spinte

Farsi trascinare.

Non sembra bello.

Dà l’idea di poca intraprendenza.

Ma ne ho bisogno.

Non mi importa cosa sembra.

Da quando non ho chi mi trascina

ho smesso di prendere iniziative.

Le idee non mancano,

manca la spinta a realizzarle.

E da dentro non viene niente.

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Rallentare, respirare, riflettere

Sono tornata indietro nel tempo, qui sul blog.

Questa mia seconda casa è relativamente giovane.

Riesco a ricordare ancora tutto ciò che ha ispirato i post, o articoli

come questa piattaforma li chiama.

Mi sembra di aver perso lucidità, rispetto agli albori.

Forse è un’impressione dettata dalla stanchezza

dalla consapevolezza della decadenza fisica

che ultimamente si sta facendo strada.

Una cosa che non riesco ad accettare.

Oggi ho avuto uno scontro verbale con una persona, al telefono.

Mi succede raramente, ma ho sentito di perdere il controllo

Però me ne sono accorta in tempo e l’ho liquidata

semplicemente dicendo che non intendevo portare avanti

la conversazione su quei toni.

Mi sono ricomposta e le ho perfino augurato buona giornata

poco prima di abbassare la cornetta.

Mi ha lasciato dentro un senso di fallimento

il pensiero di quanto sia facile sbattere contro dei muri.

E non importa quanto sei certa di essere nel giusto

L’altrui pensiero si puo’ scontrare col tuo

con tutto il suo bagaglio di emotività negativa.

Ancora una volta, rallentare, respirare

e riflettere, si mostrano le soluzioni migliori.

 

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