asthavakrasana

Asthavakrasana


Le dipendenze, come certe abitudini quando le diventano, in genere sono negative ma non si può generalizzare su nulla. Ogni cosa si porta dietro le sue motivazioni, quindi, non trovare più qualcosa può causarti, non dico dolore, sarebbe eccessivo, ma una reazione dovuta a qualcosa con la quale avevi un’affinità o soltanto un buon rapporto perché con essa ti ci trovavi. Reazione che chiamerei disappunto, come quando non trovando più la penna con la quale andavi più d’accordo, dopo averlo fatto un po’ dovunque, ti arrendi a cercarla, ma non rinunci. Ogni occasione sarà buona perché quel disappunto ti faccia guardare anche in posti che non avevi esplorato. Abitudini o quasi dipendenze. Mi succede anche con lo spazzolino nuovo. Il vecchio ormai sa tutto della mia mano, dei denti, delle gengive ed anche della mia lingua che spesso lo guida, con la sua sensibilità, nei posti che solo lei conosce. Col nuovo, ogni volta, mi tocca rieducarlo. Poi impara, anche perché la mia lingua ha il suo caratterino. Dolce, delicata, discreta ma, quando è il caso, anche dura, sfacciata, curiosa ed indiscreta. Finché il mio spazzolino non impara, se le cose non le fa come vuole lei, gli sta addosso come il dito che controlla la polvere. Stesso motivo per il quale preferisco la scopa al Folletto. Come avere il filo diretto col pavimento. Con la scopa vedi e tocchi, col Folletto ti devi fidare. Come lavare i piatti con i guanti o scopare col preservativo. Come avere un senso in meno. Perdersi il meglio amputando il tatto.

Come quando gli stati mentali modificano il corpo… parlo di yoga

Sì, una roba simile perché è innegabile che gli stati mentali interagiscono di continuo col nostro corpo. Tremare, raggelarsi, salivazione azzerata, sudorazione, abbassamento improvviso della voce, ansia, lacrimazione, deglutire a stento l’aria e quel disagio che ti prende quando vorresti stare altrove. Come un bugiardino di sintomi che si potrebbe allungare aggiungendoci le palpebre ed il battito nei polsi che stavolta puoi sentire senza toccarli, e tante altre piccole, impercettibili, disordinate interazioni dovute a quegli stati mentali che si trasmettono al corpo. Lo yoga ha, invece, una filosofia opposta, geniale. Con esso, a mio avviso, non è la mente ad influenzare il corpo ma, al contrario è il corpo che riesce a resettare la mente. Quando hai qualche fissa che ti tormenta, quando la mente riavvolge continuamente il nastro, ti serve lo yoga. Le posizioni, credimi, sono più facili dei loro nomi, ma attento perché, come i nodi, sono facili a farsi ma difficili a sciogliersi. Assumi una di quelle più intriganti e ti garantisco che mandi in corto circuito le tue sinapsi. Se chiudi gli occhi le sentirai dire “che cazzo sta facendo questo?”. Le hai destabilizzate, ma non ridere altrimenti capiscono. Oltre a te, anche loro cominceranno a perdere l’orientamento; non capiranno più qual è la gamba destra e quale la sinistra. Ordineranno alle dita delle mani di muoversi per ristabilire un minimo d’ordine, ma tu non muoverle. In effetti, in certe posizioni nemmeno volendolo ci riusciresti. Ti posso garantire che dopo dieci minuti la tua mente avrà completamente resettato tutti i brutti pensieri che avevi prima e quando ti sarai ricomposto, le servirà una buona mezzora per sistemare la sua di mente e, cosa più bella, non ricorderà nulla del prima perché sta cercando ancora di risolvere quel Rubik di arti e legamenti di un’ora prima. Se, invece, non hai dimestichezza con lo yoga allora prova ad abbassare la tapparella, metti le cuffiette e manda ad libitum la tua compilation che, come il ciuccio, farà smettere alla creatura di piangere. Addomesticandola, confondendola ed azzerandone logaritmicamente i singhiozzi. Magari accarezzandola. Sì, accarezzandola, perché il pensiero possiamo accarezzarlo. E chi dice che il pensiero e l’anima sono impalpabili mi fa felice perché vuol dire che, almeno su questo, c’è qualcuno che ne sa meno di me.

asthavakrasanaultima modifica: 2019-04-04T19:00:50+02:00da arienpassant

14 pensieri riguardo “asthavakrasana”

  1. Interessante, quello che non capisco è il bisogno di decontestualizzare frasi per renderne logiche altre. Non trovo che sia un’operazione onestissima nei confronti dei significati più profondi e della discussione diretta sollevabile dagli assunti nella loro sede e o tanto più che il titolare della frase frequenta questo spazio.

  2. Ps: Ashtavakra aggiungo citando direttamente dalla pagina degli otto angoli: “se una persona pensa a se stesso come libero, sarà libero; se invece pensa a se stesso come legato, sarà legato”
    Quindi riuscire a liberarsi da qualsiasi limitazione o debolezza fisica e mentale è fondamentale per poter trovare lo spazio e la libertà necessaria per eseguire questa posizione. Dunque: gli stati mentali modificano o liberano il corpo, la meditazione è uno stato mentale che favorisce la consapevolezza del corpo e il suo aggiustamento …, al pari un corpo elasticizzato dallo yoga favorisce stati mentali di benessere . Ps si capisce che non ne hai mai fatto :):)

  3. E’ vero, infatti sapendo di decontestualizzarla poteva risultare disonesto farlo. Dall’altro lato, però, mi dispiaceva non farlo essendo stata proprio quella frase lo spunto per riflettere, a modo mio, sull’influenza reciproca fra mente e corpo. Però hai ragione tu, avrei potuto farne una premessa per evitare di dare quel senso sgradevole di “scippo”. Sorry, scusami.

    Sul p.s., è vero, mai fatto lo yoga. Mi ritengo fortunato perché, anche se i momenti negativi non mi sono mai mancati, sono riuscito sempre o almeno sino ad oggi a guardare il bicchiere con estremo equilibrio. Certo ho pianto anch’io ma difficile dall’esterno capire se fosse stata colpa di un moscerino o di uno degli schiaffi della vita. Qualcuno potrebbe dire che il mio modo di essere possa essere legato ad una mia personale forma di meditazione, qualcun altro (io) pensa che sia legato al mio carattere.

  4. ah ah il ps è geniale. Per il resto, in generale è la strumentalizzazione delle parole ” clonate/usate” che non mi piace e se fosse ancora più importante la citazione sappi che una buona premessa salva dalla prima “accusa”. Dalla tua risposta si evince che – fortunatamente – non sei quella tipologia di persone:) avendone poi incontrate tante in deficit neurale, cerco di chiarire…che nemmeno io appartengo a quella delle persone a cui interessa la pubblicità di una citazione, quel che conta è tentare l’ideale di non fare danni diretti o di arrecarne con le parole. Buon dysabato

  5. Ho già fatto ammenda ma, dopo il 30 faccio anche il 31, aggiungendo pure che mi impegno solennemente a non strumentalizzare, a non fare danni diretti o arrecarne utilizzando parole altrui. Non mi guadagnerò il regno dei cieli, ma ci andrò vicino… eheh.

  6. santpassant…troppa grazia. La sua sparizione è dovuta alla nuova mistica..o più semplicemente le vie terrene sono irte di disappunti? 🙂

  7. Se sparizione si può chiamare, escluderei fatti mistici che non rientrano nella mia cultura, tranne il mistico mistero di incontri piovuti dal cielo con qualche gnocca talmente disperata da darla perfino a me. Quindi sì, ripiegherei decisamente sul disappunto. Come aver smarrito la mia “penna” preferita. Mi pare di averlo scritto. Good nine 🙂

  8. A proposito di certe penne…mi dispiace certe penne non sempre sono “disponibili”, perchè si annoiano? Questo le potrebbe rendere pure fascinose e uniche ma si perdono. Aneddoto: la punta della mia scarpa incontra un tubicino di metallo, curioso. Che pezzo è, un po’ luminoso – mi domando e lo raccolgo, invece di calciarlo più in là per evitare che qualcuno ci inciampi. Noto che si divide in due, si stappa ed emerge un pennino di stilografica. Avevo appena trovato una Parker da 50 ! …Imprestata all’amica che voleva condividere tutto, e che in realtà si rivendeva gli oggetti degli amici, è andata di nuovo perduta. buon 16

  9. eh sì, quanti “oggetti” prestati non fanno ritorno e non lo dico in termini di valore ma in termini di rapporto che abbiamo con l’oggetto. Io credo che quando un oggetto prestato non torna indietro non dipende da chi l’ha ricevuto in prestito ma sarà una scelta che fa l’oggetto stesso per ripagarci di non esserci minimamente posti la domanda se anche a lui avrebbe fatto piacere di essere prestato ad altri. In fondo, se noi ci siamo abituati a lui, alle volte anche in termini affettivi, perché non mettere in conto che anche lui potrebbe essersi affezionato a noi? E’ comunque una forma di tradimento. Immagino che potrebbero comprendere la vendita, ma il prestito no.
    Di peggio c’è solo il tennista che spacca la racchetta.
    Buon 23.

  10. Opterò per la compilation e non perché io abbia in uggia lo yoga, tutt’altro…è che le carezze, dei pensieri e non, mi vengono meglio delle contorsioni.

  11. anche a me, pur non avendo in uggia lo yoga, le carezze, dei pensieri e non, mi vengono meglio.. uggia, per esempio, è una carezza di parola…

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