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La storia scorre attraverso le pietre e le parole, si presenta con i ruderi fatiscenti di una struttura abbandonata. Passi accanto per anni interi trascurandoli e all’improvviso scopri la loro importanza, ti interessi del loro passato, ti parlano e tu li ascolti. Sono come dei libri dimenticati e ignorati, li apri e ti raccontano la loro vita, mostrano la loro anima, ti tengono compagnia, ma se li chiudi tacciono quieti sulla scrivania o abbandonati negli scaffali. La pietra spoglia nasconde uno spirito antico di passione, amore, contemplazione, laboriosità e in alcuni casi di eroica santità. La parola che narra la vita delle pietre e delle persone che le hanno disposte nell’ordine indicato da Gesù nel vangelo è quella dell’abate De Lauro.
Si presenta tradotto dal latino il libro dell’abate Gregorio De Lauro: Il catalogo degli abati del monastero del Sagittario. Quest’opera descrive la storia dell’abbazia e la biografia degli abati che la hanno amministrata dalla fondazione al periodo coevo all’autore.
Il testo usato per la traduzione é una copia di un manoscritto conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, classificato come: Codice Barberino Latino 3247. La prosa del De Lauro è musicale, ricercata, ridondante e ricca di passione; anche se narra la storia, la espone come se fosse poesia, il suo stile è fervido, elogiativo ed entusiastico. La traduzione è stata eseguita letteralmente, rimanendo fedele al suo stile e alla stessa esposizione dei periodi, che spesso sono lunghissimi, sovrabbondanti, ricchi di pensieri, incisi, subordinate e aggettivi. L’autore introduce il catalogo degli abati con la descrizione della regione dove è situata l’abbazia del Sagittario, i popoli che l’hanno abitata prima dell’arrivo dei Lucani, dai quali proviene il suo nome, e il luogo dove il cenobio sorge: in una foltissima selva ricca, come dice lui, di erbe salutifere, ossia di piante officinali, con le quali i monaci producevano farmaci. Narra la storia e l’origine del monastero, dagli albori della leggenda del cacciatore sagittario che rinvenne il simulacro della Vergine, alla iniziale fondazione di un luogo di culto da parte del nobile Tancredi Murrino prima del 1061, che poi fu da lui concesso ai padri Benedettini.
Il De Lauro divide la sua opera in tre sezioni: dopo aver fatto la cronotassi degli abati, elenca i priori claustrali con carica triennale e infine enumera i priori quadriennali, eletti a seguito della istituzione della congregazione della Calabria e Lucania voluta da Michele Angelo de Simone di Laino.
Il libro, nel complesso, comunica un messaggio interiore permeato di eticità: ci mostra le opere della virtù, la bellezza dello spirito, le sagge abitudini, i bei costumi di tanti buoni religiosi che offrirono la vita Dio e ai fratelli nel raccoglimento della vita interiore e della contemplazione.

CATERINI CARLO

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