Paesaggi lunari e da alpeggio si alternano attorno al monte Cavallo

#Testdrive (n.48) #Jeep #Renegade 1.0 sostenibile e versatile

Quello che in gergo aeronautico si dice “multipurpose”

Facile da usare. Semplice da guidare. Duttile. Uno strumento per vivere la giornata senza alcuna limitazione di accesso. Mi ricorda la mia prima auto, che usavo per andare all’ultimo anno del Liceo. Per andare in centro a incontrare gli amici. Per uscire la sera con le amiche. Ma anche, per salire in cima alle colline e alle montagne che non sono distanti dalla città. In una regione dove i percorsi nel mezzo della natura non mancano di sicuro. Anche se oggi, non tutti sono accessibili. E il giorno dopo, magari previa averla ripulita con la gomma dell’acqua nel giardino di casa, ritornavo a scuola e ricominciavo da capo. E l’ultima preoccupazione era quella di guidare, perché era maneggevole. Consumava poco. Si parcheggiava facilmente. Tutte cose, alle quali oggi se ne aggiungono altre, che sono ora favorite dall’elettronica. Così penso sia giusto

riportare la Jeep Renegade alle origini.

Alla montagna che è uno dei paesaggi con i quali ama confondersi. Quindi, a bordo. Riepilogando: sedili comodi. Cambio a sei marce. Tre cilindri a benzina e 1000 cc per 120 CV che nonostante la struttura da Jeep e il telaio più largo di 40 cm sono sufficienti alla guida in montagna. Trazione sulle sole ruote anteriori. Ciononostante, dal Cansiglio imbocco una strada sterrata a mezza costa che diviene mulattiera. E sbocca, dopo avere attraversato uno scenario a tratti lunare, a tratti verde da alpeggio, sotto a Piancavallo. Così risalgo la strada verso la località montana pordenonese, e sul muretto di uno dei tornanti campeggia sempre la scritta “Icio sei sempre con noi”, dedicata a Maurizio Perissinot, il navigatore della Lancia, tra gli ideatori del Rally del Piancavallo del quale sono stato addetto stampa. Una sosta per una birra artigianale che aiuta a recuperare idratazione dalla calura estiva che abbiamo lasciato in pianura, oltre mille metri più in basso. E un po’ di relax per assimilarla e far scomparire, dopo un’abbondante bevuta d’acqua di fonte, anche la minima traccia del poco alcool che la birra porta con sé. E imbocco la strada che fa il giro della montagna e sbucherà a Bivio Castaldia, il sito dei ripetitori televisivi del monte Cavallo. L’avevamo già percorso altre volte. Ma lo scenario è sempre suggestivo. Stavolta

imbocco una mulattiera che porta a uno stavolo.

E mi ritrovo a dominare un paesaggio che sembra non avere confini, fino all’orizzonte. Com’è andata? Che attivando il comando offroad che ci assicura anche il monitoraggio della guida sullo sconnesso sul display centrale siamo saliti fin qui come se ci fossimo trovati su una strada normale. Idem in discesa ripartendo. Nonostante le gomme in dotazione fossero stradali. Ora si avvicina la sera e ci dobbiamo rassegnare: occorre ritornare nel clima afoso della città. Ma mi voglio divertire ancora un po’. Lo sapete che nella zona suggestivi dei magredi, ora recuperata e tutelata per l’unicità dell’habitat che rappresenta, da sempre icona per i fuoristradisti perché ricoperta da ghiaie e una vegetazione simile a quella della steppa, quindi facile da percorrere e particolare da ammirare, ci sono ancora i guadi? A pochi km di distanza ci sono ponti sicuri e comodi per valicare i torrenti Cellina e Meduna. Ma nella zona di Vivaro, la via più breve è rappresentata da un guado. Poco prima passiamo accanto a mezzi militari speciali, perché qui l’ambiente è così isolato e intatto che è adatto anche per le esercitazioni. Ci sarà l’acqua o sarà in secca? Beh, con la Jeep di certo non avremmo problemi a superarlo purché l’acqua non sia troppo alta. Ci avviciniamo e la polvere sollevata dall’auto ci fa intuire che di acqua non ne troveremo affatto. Così, non ci resta che il “brivido” dello sterrato e del pavé. E dirigiamo verso la nostra nuova meta…

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Paesaggi lunari e da alpeggio si alternano attorno al monte Cavalloultima modifica: 2019-09-27T01:21:12+02:00da charlieinauto