e inizia così

e inizia così il 1983, ormoni impazziti, fame di sesso, nessuna voglia di studiare, solo voglia di vedere lei.

Domani niente scuola, tuonò un pomeriggio il mio amico Pomodoro. Andiamo in villa. Fermiamo qualche ragazza e passiamo le ore della scuola fino ad ora di pranzo. Subito presi la palla al balzo e risposi che per me, poteva andar bene.

La mattina dopo andammo in villa. Arrivammo, prendemmo possesso della “ormai nostra” panchina, localizzata in posizione strategica, dove potevamo con un occhio guardare i cancelli di ingresso e con un altro eventuali movimenti che potevano infastidirci, o peggio, farci scoprire da genitori, passanti o parenti che avrebbero potuto transitare in quel luogo.

Eccole, eccole, sono le due patatine della scorsa settimana. Fermiamole, dissi a Pomodoro.

Pomodoro era (ed è) un bravo ragazzo. Timidissimo. Pensate che gli ho dovuto preparare il piattino a 32 anni. Lo costringevo ad uscire con me e una mia amica che era innamoratissima di lui, ma che lui non guardava nemmeno, non perché non fosse bella perché bella lo era, ma perché era timido.

Partiti insieme verso l’azione di “stoppaggio” delle due, chiaramente rimasi solo a convincere le due ragazze a fermarsi. Subito notai che il mio amico guardava la più bella. Non entravo mai in concorrenza con un uomo per una donna (non lo faccio nemmeno ora). Quindi mi diressi con lo sguardo verso l’altra, che non era così carina, ma il mio uccellino sempre pronto a suggerirmi, mi dirigeva verso di lei. Aveva un “non so chè”… Mi sembrava più porca.

Dopo averci parlato per una mattina intera, decidemmo che la giornata era finita e potevamo ritirarci ognuno verso le proprie case. Con la bruttina, rimasi d’accordo che saremmo andati la sera successiva al pub, tutti insieme e quindi stabilimmo un appuntamento vicino a dei giardini nei pressi del Red..un pub.

La sera dopo, era sabato sera, alle 19, mi diressi verso il pub, da solo. Pomodoro mi aveva tirato buca. Arrivato nei pressi del pub, vidi la bruttina attraversare la strada, era sola, e avanzai il passo per raggiungerla. Si chiamava Chiara. Come mi vide diventò un po’ rossa.  Mi chiese subito. E il tuo amico? risposi. La tua amica? Non è voluta venire. Io..Pomodoro mi ha dato buca. Che facciamo?..dissi io. Rispose..Pub? oppure compriamo un po’ di pizza e andiamo a casa di mia sorella, vive da sola ma è andata dal fidanzato a Bari. Ho le chiavi.

Andammo a casa della sorella. Era un piano terra nella città vecchia. Ero già arrapato. E lei, per come si muoveva con il suo culone un po’ sceso e con quel toccarsi sempre i capelli, mi aveva trasmesso una eccitazione strana, che non mi rendeva sicuro di quel che potesse accadere, ma mi arrapava. Entrammo  e ci accomodammo. Mangiammo la pizza che avevamo comprato e i miei occhi si diressero verso le sue già grandi tette. Lei se ne accorse. Mi disse..ti piacciono le donne con il seno grande o piccolo? Risposi che mi piacevano le sue. Ci sedemmo sul divanetto. Mi fece il primo pompino della mia vita. Ero tesissimo. Non venni. Ma fu bellissimo

La mia professoressa di scienze

Era il 1983, Settembre, reduce dall’estate trascorsa che aveva cambiato la mia vita e che mi aveva fatto scoprire quell’odore che ho sentito addosso sulla pelle per tutta la mia vita fino ai giorni nostri, iniziava il mio primo anno di scuola superiore di secondo grado, reduce dalla bella sufficienza presa al termine della scuola media inferiore! Scelsi così di andare all’Istituto tecnico per Geometri. In quegli anni, un po’ perchè i miei genitori, borghesi e vanitosi, mi impedivavo in tutti i modi di salire sui miei amati go-kart, un po’ perchè non avevo nessuna intenzione di impegnarmi nelle materie umanistiche, un po’ perchè avevo apertamente dichiarato di non voler fare la professione del medico, fui costretto ai “no” secchi di mia madre nel frequentare un istituto professionale, ripiegai sulla scelta che mai avrei fatto liberamente.

Nei giorni successivi al primo, entrarono dalla porta della mia nuova classe, tutti i miei nuovi professori. Facce mai viste! Tutti conoscevano mio padre, che era un pezzo da novanta in un ente pubblico locale. Tutti si inchinavano, tutti truffatori e con molto da chiedere!

Un giorno entrò una signora. Sembrava una ragazzina. Nera nera, abbronzatissima. Gambe magre, belle, strutturate, bassina, un peperino, accento napoletano. I miei occhi entravano con l’immaginazione sotto quelle gonne cortissime, tra i suoi seni, giù per la sua schiena. Aspettavo con ansia l’ora di scienze, la scopavo con gli occhi. Immaginavo come potesse essere sotto le mie lenzuola, nuda, sopra di me. In altre parole, il mio lui, prepotentemente esplodeva nei miei slip, nei miei boxer, e credo che lei se ne fosse accorta. Purtroppo ero ancora troppo timido, quella timidezza che mi ha accompagnato fino a qualche anno dopo, e non  riuscivo ad esagerare nel pensare di propormi, ma me lo lasciava immagina. Ero lì, duro, impalato, imperativo!!

Era una donna bella, una di quelle napoletane con molta classe, una signora, sapevo tutto di lei, aveva sposato un uomo che aveva qualcosa da dire in campo giuridico, uno di quelli che anche la polizia balza sugli attenti. Era bellissima. La mattina, aspettavo che arrivasse. Volevo vedere le sue gambe, la sua camicetta scollata anche con 3 gradi di temperatura, il suo seno, e lo immaginavo. Cominciavo a capire che quella era la mia vita. Volevo cadere tra le sue gambe, baciarla, leccare la sua gola, la sua schiena, la sua vita. Succhiare il suo essere, infilare la mia lingua tra le sue gambe, assaggiare la sua eccitazione.. Il mio cuore era suo. E anche il mio membro aveva scelto lei!

Iniziai così

Estate 1983, luogo Molise, una località sul mare, io ragazzino tutto muscoli e spermatozoi mai esplosi, nella grande comitiva estiva di “amicidaunavita”..

Era il tempo in cui la mia testa era concentrata sulla palestra e sulle corse sui go-kart. Allenavo costantemente il mio fisico, benchè non fosse sempre molto asciutto era sicuramente tra i più elastici, muscolarmente parlando.

Qualche giorno dopo il ritrovo di inizio estate, una mattina mi presentarono Virginia, una ragazzina di Campobasso, bella, bionda, occhi azzurri, profumatissima, e nonostante non fosse proprio il linea con le sue bellissime curve, attirò per la prima vera volta la mia attenzione…e i miei ormoni!! Lui si interpose tra me e lei..lui che non si era mai fatto sentire nella mia giovane vita cosi prepotentemente!!

Nelle giornate seguente, con gli amichetti, eravamo soliti riunirci sotto qualche ombrellone del lido ancora libero, per parlare delle sere precedenti, o se c’erano nelle new entry nel gruppo, soprattutto ragazzine.

Virginia era sulla bocca di tutti. A turno, per tutte le mattine dell’estate 1983, tutti..e dico tutti i ragazzini della mia comitiva, avevano qualcosa da raccontare sulle serate precedenti con Virginia, tutti, tranne me!

Così proseguì l’estate, ed io, al solo pensiero di Virginia, esplodevo nel mio costume da bagno senza riuscire a fermarmi. Mi piaceva!!! Mi piaceva troppo. avrei voluto possederla, insinuarmi dentro di lei, tra le sue gambe, tra i suoi seni già ben formati. Ma ero lì, fermo!

Alla fine dell’estate, rimanemmo in pochi a quegli incontri mattutini, fino a quando nessuno si presentò. Mia madre, sempre in disaccordo con me per lo sport che avevo scelto, faceva di tutto per tenermi lontano dalle piste, e mi obbligava a rimanere in vacanza fino ai primi giorni di settembre. Una sera, annoiato, solo, decisi di fare un giro in bicicletta e così mi recai presso un lido balneare, che aveva installato il gioco di “space invaders”. Arrivai, iniziai una partita, teminò, iniziai la successiva, ed ad un certo punto, mentre smanettavo con i pulsanti del gioco elettronico, mi sentii bagnare il collo. Mi voltai. Era lei, Virginia. Con la lingua mi aveva bagnato sotto l’orecchio destro, da sotto a sopra, e la cosa non mi aveva disturbato per niente. Mi disse: che fai qui? giochi come i bambini. Dai, vieni con me, facciamo un giro in centro! Andammo..e io non capivo più niente, ero estremamente attratto da lei, mentre il mio dirigibile si voltava verso di lei con ossessione, ingrandendosi ogni due minuti..non riuscivo a staccarle gli occhi da dosso. Mi disse. compriamo una birra e andiamo a berla sotto le stelle, in spiaggia. Cosi, fermai la bicicletta, entrai in un bar, e comprai una birra grande, una Peroni e ci recammo verso la spiaggia. Ci sdraiammo su una montagnetta di sabbia, che faceva da confine tra la spiaggia e la pineta! Ora ti insegno un gioco che si fa con la birra. La beviamo insieme. Dobbiamo cercare di non farla cadere e vince chi ne beve di più. Alzo la bottiglia della birra e mi disse, avvicinati. Io verso la birra e insieme beviamo. Iniziò a versare la schiuma che si era formata e iniziammo a bere. Mi accorsi che sei succhiava la birra dalla mia bocca, giù per la mia gola, ancora per la mia bocca e ancora e ancora e ancora..fino a quando fermo la mescita! Mi disse. Hai il tuo coso duro! ho voglia di scoparmi anche te!! forse..la scopai..come un animale, voracemente, come per paura che mi sfuggisse, forse la scopai! E’ stata la mia prima volta! non l’ho mia più rivista!

Cerco sempre te

Ti cerco.. cerco il tuo abbraccio, il calore del tuo corpo, l’odore del tuo sudore, il sapore dei tuoi baci.

Amo baciarti, infilarmi nel tuo essere, succhiarti tra le gambe il sapore della vita…

Amo…chiunque tu sia!