La vergogna di chi dice “se l’è cercata”

“Se l’è cercata”. Per quanto tempo ancora dovremmo sentire questa frase assurda, che come un marchio infuocato, si imprime nell’anima di una vittima innocente, facendola sentire ancora più sporca e ferita dopo una violenza?

L’episodio accaduto di recente in un paese in provincia di Reggio Calabria ci fa precipitare nuovamente in una situazione tristemente familiare: violenze sessuali perpetrate per anni vengono riportate alla luce, ma i compaesani, chiusi nella loro retrograda mentalità, invece che solidarizzare e sostenere la vittima, la accusano di essersela cercata, di non saper stare al suo posto, disertando, addirittura, la fiaccolata organizzata per lei. Tutto questo, a mio avviso, perché i colpevoli sono persone “rispettabili”, figli di marescialli, fratelli di poliziotti, persone da difendere nonostante tutto.

Mi viene sempre in mente un episodio accaduto più di un anno fa a Roma. Una ragazzina venne violentata in un quartiere “per bene” romano in tarda serata. Inizialmente, si pensava fosse stato un immigrato, con gli inevitabili commenti razzisti. Poi si scoprì che era stato, invece, un militare italiano in libera uscita, che evidentemente aveva bisogno di un diversivo. Ovviamente, l’opinione pubblica non poté fare a meno di cambiare il proprio punto di vista sui fatti accaduti, per cui ogni colpa venne addossata alla ragazza.

E così passano gli anni, ma il pensiero rimane lo stesso: la colpa è sempre della vittima, che con il suo comportamento inadeguato, attira solo guai. Almeno, secondo quella mentalità retrograda maschilista e – io aggiungerei – omofoba, che purtroppo è molto diffusa nel nostro Paese.

In fondo, la situazione di una vittima di stupro, per certi aspetti, non è così lontana da quella di una donna che subisce violenza fisica o psicologica da parte del proprio compagno e che, magari, viene convinta di essere l’unica colpevole e di meritarselo. Oppure, di ragazzi gay vittime di atti di bullismo o di omofobia, magari per colpa di un bacio innocente che viene considerato inadeguato. All’indomani della strage di Orlando, molti “opinionisti” la pensavano così.

Di fronte ad una mentalità che colpevolizza la vittima sempre e comunque, a cosa servono le norme per contrastare la violenza, il femminicidio, l’omofobia? Sicuramente, se non accompagnate da una certa sensibilizzazione, rischiano di diventare atti privi di valenza pratica, vuoti e inutili.

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La vergogna di chi dice “se l’è cercata”ultima modifica: 2016-09-12T21:56:38+02:00da LorenzAdd1979

10 commenti

  • Finalmente oggi riesco a commentare. Diciamo che questa storia, alla cui base c’è una profonda ignoranza, parte dal presupposto che se usi una minigonna provochi e quindi se poi ti violentano te la sei cercata (ho fatto un sunto di un luogo comune). Tutto questo perchè la socità è maschilista e la donna è vista come un oggetto, un soprammobile da mostrare all’occorrenza. Non so se hai mai visto il film “Sotto accusa” che tratta lo stupro di una donna. Ebbene nel film è lei che deve dimostrare di essere stata stuprata…

  • Argomento molto delicato questo.Ogni caso di stupro andrebbe valutato molto attentamente per sapere com’è andata la cosa.Buona giornata. 🙂 Dolce

  • Tristemente, i casi di violenza si ripetono con ritmo incessante. Il perchè non vengano sempre denunciati è un mistero che difficilmente verrà risolto: ogni corpo deturpato ha un’anima intrisa di sentimenti che nessuno potrà mai valutare e, comunque sia, mancano provvedimenti e leggi a difesa. Notte serena, caro Lorenzo, un sorriso…licia

    • Cara Licia, è vero che una persona vittima di violenza prova sensazioni difficili da capire, ma di sicuro la mancata denuncia risente anche della paura di essere denunciati. Le leggi ci sono o sono in via di modifica o approvazione, ma di sicuro serviranno a poco, se non cambia anche la mentalità, soprattutto di chi vuole giudicare. Un abbraccio a te

  • Il problema di fondo è che gli uomini sono ancora educati ad assecondare i propri istinti primordiali, come facevano gli uomini della pietra, per un diritto scritto non si sa dove…
    Perchè una mamma ad un figlio dice di trovarsi una brava ragazza, non una che mette tutta la merce in mostra, ma una riservata che nulla fa vedere…
    Per cui il novello Adamo, alla vista di una coscia scoperta, memore dell’insegnamento materno, associa l’immagine della donna che vede, come una facile, una che ci sta e lui ci prova. Poi se lei fa resistenza, non è perchè non vuole, ma cerca solo di farsi desiderare un po’…perchè tanto lei non è una brava ragazza….vestita così è una che la da!

  • Bisogna tenere sempre a mente che 90 uomini su cento ragionano con la parte del corpo
    che sta dalla vita in giù. Le donne poi, quando diventano mamme di pargoletti, si impegnano ad educarli come “maschi che non devono chiedere mai”. Dice bene noriko 564. Ho 71anni e ne ho viste tante di queste mamme. Auspico pertanto che si inizi fin dalla più tenera età ad educare maschi e femmine al rispetto di tutti, e in questo le mamme hanno veramente tanto potere, ma dovrebbero avere al loro fianco padri che fanno parte di quell’esiguo 10% di cui parlavo all’inizio, altrimenti sarà un po’ dura.

    • Grazie per il commento, assolutamente ciò che dici, l’educazione è fondamentale, insegnare il rispetto degli altri in quanto persone. Un saluto