Ordinarie disavventure ferroviarie

Mi è capitato più di una volta di parlare delle mie disavventure ferroviarie. E fortunatamente non sono un pendolare, per cui negli ultimi anni i miei viaggi in treno sono stati abbastanza limitati.

In ogni caso, andiamo con ordine. Per un paio di mesi, il treno diretto Roma – Potenza era stato sospeso per lavori sulla rete ferroviaria. Ho realizzato, quindi, le trasferte estive verso la mia città di origine tramite i pullman di una ormai “collaudata” società di trasporti lucana.

Venerdì scorso, invece, essendo, ormai, terminata l’interruzione del servizio, ho pensato bene di prendere nuovamente il treno.

I ricordi di passati viaggi della speranza, in balia di treni sperduti nelle campagne laziali che macinavano ritardi su ritardi, avrebbero dovuto farmi desistere dall’intraprendere quell’avventura, o avrebbero dovuto indurmi a stare almeno un po’ in ansia. E, invece, ecco che la memoria in certe occasioni si fa molto corta o tende ad edulcorare il passato. Nella mia mente, infatti, il treno è rappresentato sempre come un mezzo molto più comodo del pullman.

Treno 2

E così sono salito sul mio vagone e mi sono accomodato al mio posto con molta tranquillità e la sottile speranza di arrivare a casa in orario. Ma la mia speranza è stata ben presto annientata.

All’approssimarsi dell’orario di partenza, una vocina registrata annuncia un ritardo di venti minuti che poi diventa di mezz’ora, che, infine, si trasforma in una notizia allarmante e quasi inaspettata: bisogna lasciare il treno che non potrà partire a causa di un guasto e dirigersi ad un altro mezzo fermo ad un vicino binario. Da quel momento in poi, per circa mezz’ora siamo passati da un binario all’altro in balia di controllori impazziti che continuavano a dirottarci verso altri treni facendoci rasentare l’isteria. Finalmente a bordo del treno giusto, siamo partiti con settanta minuti di ritardo, mentre l’ennesima vocina registrata ci annunciava che quello, in realtà, non era il treno giusto. Per fortuna, come chiarito subito dal capotreno prima che la sommossa popolare avesse inizio, era la vocina ad essere sbagliata.

Il viaggio di ritorno, per la “legge della compensazione”, invece, è andato bene, oltretutto con un biglietto super scontato in prima classe. Ma questi sono eventi rari.

Qualcuno mi ha, giustamente, fatto notare che i disagi ferroviari sono un elemento che unisce l’intero territorio italiano. Di sicuro, non vi è molta attenzione per le tratte locali, così come il Sud è spesso abbandonato a se stesso. Scarsa manutenzione della rete e dei mezzi di locomozione rendono il viaggio un’impresa. Oltre ad una colossale incapacità organizzativa.

In effetti, il treno che ho preso venerdì era già in stazione parecchio tempo prima dell’inizio del viaggio, per cui avrebbero potuto accorgersi per tempo del guasto e cambiare mezzo senza causare ritardi. Ma, forse, sto chiedendo troppo!

Treno