Legami di sangue? Mah

Oh per carità…voglio mica sminuire i legami di sangue, eh. Nel senso che un fratello, un papà, una mamma, una zia…son parenti di sangue e mai mi permetterei di dire cip. Però…spezziamo una lancia anche a favore dei legami acquisiti. Ok il dna ( e nessuno più di me ama il dna, lo sapete ) ok la genetica ( e nessuno più di me ama la genetica, lo sapete ) ma alla fine…il carattere, la formazione, gli insegnamenti, la personalità…secondo me sono influenzati anche tantissimo da fattori ambientali. Cioè guardate ‘sti due cialtroni: sono indiscutibilmente fratelli. Non ci piove. Un tedesco biondo Sciur Precisetti e un messicano neroneronero figlio di ndrocchia come Speedy Gonzales: fratelli. E sia chiaro: le definizioni non sono “per nazionalità” ma proprio per loro due soggettivamente, eh. Quindi nessuno stereotipo etnico: quelli so’ proprio loro due che sono rispettivamente così ed entrambi come comune denominatore hanno la cialtroneria universale esenrazza. E’ così. Ed è talmente facile che non so come faccia la gente a non capirlo.

 

18010743_1328868060535893_7703039159890416989_n 18010848_1328868083869224_8421090553713734999_n

 

Ora: io, da brava puccimamma che non sono altra dovrei star qui a sdilinquirmi. E infatti lo fo: io mi sdilinquisco molto…lo facevo anche con la Nana ma ora quella ci ha quasi 9 anni e se mi azzardo a fare troppo la pucci mi fa correre per tutta Brescia al grido di “ma mammaaaaa sono grande che cavolo mi sbaciucchi davanti a quello della 3C che mi piace!” ergo ripiego sulle bbbbestie perché la mia pucciosità dovrà pur trovare sfogo. Cioè sono in quella fase in cui mia figlia posso coccolarla e strapazzarla di baci solo in due occasioni: o appena sveglia, quando è rincoglionita, o quando ha la febbre che allora ritorna bimba piccola che cerca la mamma. Siccome mi auguro fortemente che la febbre la abbia meno spesso possibile ( “mai” sarebbe l’ideale ) l’occasione diventa solo una…ed è troppo poco. Ergo si sacrificano i due sorciocani. Lo so, non è eticissimo…ma pazienza. Poi mi faccio perdonare lasciandogli fare i super-maschi-alfa al parco, dove spopolano tronfi come tacchini pisciando tutti gli alberi disponibili con l’aria di “ho marcato…fin dove t’arriva l’occhio è roba mia…a meno che tu non sia più grosso di me” ( e qui casca l’asino ma non è colpa mia…quella è proprio genetica, eh! )

Comunque dicevamo? Ah sì della puccimamma…eh niente. Io invece sono una mamma stronza. Come vedete, Snoopy è veramente molto figo. Ha un po’ l’espressione da pirla ma è veramente molto figo. Eros invece è un botolo. Bisogna ammetterlo: è grasso. Snup è volpinoide. Eros è topoide. Snup è piuttosto tonto. Eros è piuttosto sveglio. Snup è delicato, persino quando mastica pare che chieda scusa al pollo. Eros ha la delicatezza di un ippopotamo incinto in una fabbrica di vetro soffiato e come si muove scassa qualcosa, anche se salta addosso per farmi le feste mi devasta a craniate, unghiate e salti rimbalzosi sulla pancia .( o sulle tette, peggio ancora…che sarà piccolo ma sparato a palla di cannone fa male eh! ) Snoopy è fifone. Eros non ha paura manco del Diavolo in persona. Snoopy è dolce. Eros è dolcissimo. Snoopy è molto paziente con Eros. Eros è molto cagacazzi con Snoopy. Si odiano. Ma si amano. Lottano quotidianamente per capire chi dei due comandi ( so’ maschi…) e ad oggi ancora non s’è capito, dipende dalla luna. Snup ha caldo ed Eros ha freddo. Il giorno e la notte…eppure…guardateli…sono indiscutibilmente fratelli. Senza ombra di dubbio.

E comunque…Snoopy è piccinissimo…è tutto pelo…lui è fluffy. Eros invece è proprio chiatto…vabbè dai…è soffice, ecco. Un cagnino setoso e peloso e un cagnino morbido, mettiamola così.

 

 

Eccoci qua, buona Pasqua

17904292_1318727501549949_7144644700906656605_n17800416_1318727434883289_246121820330480916_n

Eccoci. Eh, allora, che vi racconto? Boh…no perché voi non lo sapete ma qua adesso è un casino eh. So mica più che dire. Intanto una cosa posso e son sicura che va bene: Raz Degan ha vinto “L’Isola” e questo è un indiscutibile dato di fatto inopinabile. Nessuno può dire niente: ha vinto, è così. Con mio enorme sollazzo. A dirla tutta ha fatto una “prova del fuoco” molto diiiiiludente ( cit. Bastianich…icccc…come cazzz si scrive ) e da un maschio alfa come lui mi aspettavo molto di più ma chissenefrega. Personalmente ho deciso che l’ha fatto apposta per andare al televoto con quella perfida Grimaldi e sbatterla fuori. Forse non era molto sicuro che tra lei e Simone ( l’uomo con due neuroni: uno muto e l’altro sordo ) vincesse Simone e ha voluto proteggere il ragazzo, che ormai si era un po’ preso sotto l’ala. In realtà credo solo che Raz non avesse capito una mazza della prova ( del resto, spiegata da Bettarini…capirai! ) ma inventiamoci questa storiella perché fa più figo. Comunque Raz ha vinto e qui non ci piove. Giusto? E io son molto felice. Davvero eh. A me Raz…mi piace. Inoltre ha devoluto tutta la sua vincita ai bimbi della Siria, concludendo in bellezza tutto il suo percorso ( ora si dice così “il percorso” ) e, da Israeliano, ha fatto un bel gesto eh.

Detto questo: vogliamo fare gossip tutto il tempo? Ma anche no. Che vi posso dire di inopinabile? Vi parlerò dei miei cagnolini che, secondo me, i puccicagnolini son sempre una scelta a botta sicura. Quella è la mia cucina. Come potete intravedere è lilla. Sì lo so. Detto così suona strano ma vi assicuro che, nel complesso, col mobilio legno-grigio e complementi e pareti lilla fa la sua figura. Giuro. Tra l’altro, vorrei sottolineare che il copritermosifone l’ho pitturato io. E devo dire che son stata anche brava, vero? Ci ho messo 3 giorni…manco Picasso…ma torniamo ai miei cagnolini. Quei due cosi là vivono con me. Li ho pagati. Ho la fattura. Alla vostra sinistra vi presento Il Principe Sua Altezza Reale Marchese di Staminchia Io So’ Io E Voi Non Siete Un Cazzo E Chi Mi Guarda Due Volte Lo Mozzico Tttacci Sua “Snoopy Dei Morlini”…detto Snoopy. E alla vostra destra vi presento il Plebeo Zingarello Pucci Pucci “Eros Della Dolcemela”…detto Eros.

Vi racconto la storia di Snup Snuppolotto Principino. Taaaanti anni orsono ( 5 ) la Tiffany, dopo una vita con grossi cani bavosi, si svegliò una mattina e decise che nella sua vita mancava una rottura di cazzo. Perché non ce ne aveva già abbastanza. Se avesse avuto un marito, probabilmente, avrebbe pronunciato l’orrida frase che tutti i mariti temono, tipo “Amore, dobbiamo parlare: smetto di prendere la pillola e facciamo un altro figlio, che ne dici? Amore perché stai tirando fuori le valigie? Io proprio non ti capisco, ma dove vai, in vacanza? Come in Messico…ma perché? Ma vengo anche io?” Ma la Tiffany un marito non ce lo aveva ( giuro…non son mai stata sposata, purtroppo, perché il vestito a meringa mi sarebbe piaciuto ) quindi decise, scientemente, che sua figlia ( sì, sua figlia ) aveva bisogno di un cagnolino di piccola taglia. Quindi prese la figlia, allora treenne e le fece un grosso pippone sull’importanza di crescere coi cani. E la figlia rispose, giustamente ( perché aveva 3 anni ma era già più intelligente della mamma ) che lei, i cani, li aveva già. Ma la Tiffany pipponò talmente a lungo che pure la figlia si decise che sì, voleva un piccolo cane da coccolare e con cui giocare e da tenere in casa. Così disse che voleva un carlino. E alla Tiffany prese un coccolone: ma io dico…mo…con trecentocinquanta razze di piccoli nani pucciosi e puffosi e carinolosi…tu…prodotto del mio ventre e del mio sangue…te ne esci col carlino? E allora dillo che hai preso tutto da tuo padre e sei una traditrice. Dillo! Ma la Tiffany non si fece abbattere da questo piccolo intoppo e pipponò e pipponò e prese la figlia treenne sulle ginocchia e la piazzò davanti ad internet, facendole vedere un sacco di cagnolinetti. Ma quella è zuccona ( perché ha preso dalla madre ) e insisteva col carlino. Fino a che decise per il barboncino. Color albicocca, nello specifico. Dicendo: “mi piace sembra una pecora” e io dissi “Vabbè ma se lo vuoi pecora dobbiamo prenderlo bianco” e lei, con una logica molto simile a quella di sua madre “io lo voglio albicocca e facciamo finta che le pecore sono albicocca” e io:”facciamo finta che siano, Nana. Che siano. L’italiano, eh.” Comunque niente. Parto alla ricerca di un allevamento di barboncini e finisco in quel della bassa bresciana…in un allevamento schifoso…ma vi dico schifoso…ma talmente schifoso che alla fine l’ho pure denunciato perché era una cosa da far accapponare i peli gli gnu. Però nello schifo generale incappo in una cucciolotta tutta pelosa e scopro che era un Volpino di Pomerania altresì detta Spitz Tedesco Nano. E niente, mi sono innamorata. Naturalmente non ho preso quella…uno perché era femmina e avendo un tot di cani maschi non castrati in giardino non mi sembrava molto il caso. E poi a me le femmine piacciono meno, che vi devo dire, son maschilista canina. E due perché a quell’allevamento non avrei dato neanche un centesimo. Però cerca che ti ricerca ( nel frattempo ho molto pipponato fino a che mia figlia s’è innamorata pure lei del Spitz ) ho scovato un allevamento in Emilia Romagna, appunto, “Dei Morlini” e son partita in avanscoperta. Quando sono arrivata lì…eh beh…lì sì…tutta n’altra roba. E ho conosciuto Snup che all’epoca era un coso di 200 grammi di 5-6 giorni e somigliava vagamente a un topo di fogna. Contestualmente son riuscita a farmi appioppare la Milka al grido di “ho una labrador sterilizzata, non posso tenerla qui perché continua a vedere i cuccioli e mi va in gravidanza isterica…tu che sei tanto brava e simpatica ma perché non te la pigli?” e io “nooooo non la voglio” e lui “sìììì la vuoi” e io “nooooon la voglio” e lui “sììììì la vuoi” e niente, alla fine l’ho presa perché sono coerente. Comunque passano i mesi e Snup si è trasformato da topo di fogna a quel leoncino orsacchiottino che vedete ora. Snoopy è uno spitz. E per quanto possa sembrare strano è un diretto discendente del lupo. Lo Spitz Tedesco Nano ha un dna praticamente sovrapponibile a quello del Wolfspitz ( taglia più grande dello spitz ) tranne, ovviamente, la parte della grandezza. E il Wolfspitz è un lupo, de facto. Quindi Snupolino è un lupetto miniaturizzato inside. E infatti ha un carattere demmmerda. Io lo amo eh, però ha un carattere di merda. Capo A abbaia SEMPRE. E quando dico sempre è sempre. Capo B non gliene fotte na mazza di niente e nessuno. Capo C pretende di essere servito e riverito: se non gli dai il cibo che piace a lui, della temperatura che dice lui, della consistenza che dice lui, servito nella ciotolina che dice lui ( una volta s’è rotta non ha mangiato per 4 giorni…4 giorni…capite? ) se non ha la cuccia dove dice lui, il giocattolo suo e solo il suo…ossignore mi fa impazzire. E’ un lord, ghe n’è mia de banane. Poca confidenza…e molta riverenza. O così o ti mozzica. Fine del discorso.

Invece Eros. Erossino. Cosa è successo con Eros. Due anni fa, a Snoopy, è stata diagnosticata l’alopecia genetica. ( che è la stessa cosa che succederà a me…gnari io secondo me perdo troppi capelli…so’ andata pure dal dottore e quello dice che non è vero niente e che se faccio la riga e si vede lo spazietto è normale, si chiama riga proprio per quello…ma io non gli credo…secondo me sto diventando pelata e nessuno mi dà retta tantomeno il dottore che gli ho pure dato 95 euro per farmi sentire dire che so’ fissata…allora preferivo darli allo psicologo no? ) E la Tiffany, disperata dalla notizia della malattia del suo piccolo bimbo peloso ( e stronzo ) si mise alla ricerca dei migliori allevatori di Spitz per chiedere aiuto per farsi spedire le mappature genetiche dei loro migliori stalloni e fattrici e confrontarli con la mappatura genetica di Snup e genitori per capire cosa fosse andato storto nella linea di selezione. Gira che ti rigira tra allevamenti…la Tiffany incappò, grazie a Google che fa collegamenti ad capocchiam, sul sito dell’allevamento “Dolcemela”, precisamente sulla foto di un topocanino cucciolino tricolore. Bruttissimo. Perché diciamocelo: è brutto. Pare ‘ntopo…un topo grasso, tra l’altro. Mo…sarà stato il periodo…l’aria…l’acqua…’sto buco nell’azoto…non lo so. Ma la Tiffany sentì un suono di violini che si spandea per ciel e per mar…innamorata pazza. Completamente fusa. Per 3 giorni e 3 notti la Tiffany non fece altro che pensare tutto il santo giorno a quella foto di quel brutto sorcio. E intanto si diceva “Eros…è il Dio dell’amore…Eros…mi ha scoccato una freccia al cuore”. Alla fine della terza notte la Tiffany prese una decisione. E si disse: “Io ora chiamo l’allevamento. Tanto: è un allevamento importante…la foto è lì già da un po’…possibilità che il cagnolino sia ancora invenduto una su un milione che, come ben io so, negli allevamenti di un certo calibro le liste d’attesa non sono mai inferiori a un anno.” E così la Tiffany chiamò e le rispose la signora Claudia. “Aaaah ma lei dice il maschietto tricolore nella sezione cuccioli? Ma certo che è disponibile, quando vuole venire a vederlo?” Che domande. Ora. Così la Tiffany, con al seguito la figlia ( “ma maaaaamma ma un altro cane????” “Nana piantala! Lo sai che i bambini che crescono coi cani hanno meno possibilità di sviluppare allergia?” “Sì mamma ma io non sono allergica ai cani, sono allergica alle tue decisioni improvvise!” … è evidente che ha preso tutto da suo padre…è assolutamente e-vi-den-te! ) e il Principe Lord Snoopy Sua Spennacchiosità partirono alla volta di Cremona. Alle 14. E si persero. Alle ore 17, ormai persa ogni speranza di essere ancora in Italia, la Tiffany si fermò per fumare una diseducativa sigaretta ( ma ne aveva bisogno perché l’isteria è ancora più diseducativa ) e decise di chiamare la signora Claudia per farsi dare delle coordinate. Dunque: a destra campi…davanti campi…a sinistra campi…dietro campi…a 360° campi. La Tiffany telefonò…e nel silenzio dei campi…sentiva suonare un telefono…così si girò verso la fonte del suono e…voi non ci crederete: un casermone in muratura, un villone esagerato con sopra un’insegna in ferro battuto grande ma graaaaaande grande a forma di chihuahua. Con la scritta graaaaaaaaande “Allevamento Dolcemela”.  “Prontoooo Tiffany è lei?” “Eeeeh…sì…signora Claudia…credo di essere fuori da casa sua…” “Ohhhh santocielo e perché non suoni il campanello e telefoni?” Eccerto. Perché so’ cretina, signora Claudia, è evidente, pure io da qualcuno avrò preso. Comunque facciamo l’ingresso trionfale in questa super mega extra villa popolata da chihuahua ( stupenda…gnari…stupenda…la villa, la signora, i cani…una cosa meravigliosa, giuro…) e la signora ci inizia a raccontare di ‘sto tricolorino. E dice “Sembra tanto dolce, tanto timidino, tanto carino…ma guarda ti dico solo che quando è in recinto con gli altri cuccioli mio marito lo chiama Il Boss”. E me lo porta. Quando me l’ha messo in braccio a me si è sciolto il cuore. Ma era piiiiiccolo…e tenero…e cicciottello…e dolce ma di un dolce…ma dolce…ma ragazzi presente la dolcezza scioglievolezza tipo Lindt? Mi si è accucciato subito sul cuore, muovendo quella codina e ogni volta che lo avvicinavo al viso slaaaap mi baciava subito. Pazza d’amore. Totale. Pago…cash sull’unghia…e vado. Col mio chihuahuino dolcino dolcino. Dolcino un cazzo. La prima sera…meraviglia. La prima notte ha dormito accucciato vicino a me…baci bacini bacetti tutta notte…un amore. Il giorno dopo “al mio segnale scatenate l’inferno”. Ha traumatizzato e terrorizzato il povero Snup che tutt’oggi lo teme. E gli sfugge. E più Snup sfugge più lui gli rompe le palle…è una tragedia. Si è impadronito di tutte le cucce, tutte le ciotole, tutti i giocattoli. Io pensavo che Snup fosse geloso…invece a Snup frega niente e lui è gelosissimo di Snoopy ogni volta che mi si avvicina arriva lui a cannone e si mette in mezzo. Mi vive in braccio. A me a volte fa piacere e altre lo lancerei dalla finestra. Se vado in bagno e lo chiudo fuori piange tutto il tempo dietro la porta. Sempre in mezzo ai piedi. Sempre. Continua a dormire sul cuscino ( anche se ultimamente siamo allo step successivo e mi dorme direttamente addosso, sia mai che mi smaterializzo nel sonno ) Cioè: amore e ossessione proprio. Un amore compulsivo ed ossessivo. Vedi che ho fatto bene a chiamarlo Eros. Certo che però quando mi guarda con gli occhi che dicono “miodddddiiiiiioooo ma tu sei la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia…dopo le polpette” è una cosa bella, eh. Cioè nessun uomo mi ha mai guardato così, diciamola come va detta, e non è una cosa che mi fa onore oltretutto. Vero anche che io mai a nessun uomo ho passato ore e ore a fare i grattini sulla pancia quindi, secondo me, una speranza c’è…

Bon. Cosa dire. Posso vantarmi un po’? Snupino, prima che gli saltasse fuori il problema genetico ( che comunque per ora è regredito e io lo vedo bene…sono contenta…so che potrebbe ripresentarsi in qualunque momento anche molto violentemente ma per adesso lo vedo bene e son felice ) ha vinto il BOB a Bologna, che sarebbe “Migliore di Razza” per l’Emilia Romagna e lo stesso in Lombardia, all’internazionale di Castel Mella. In più, da cucciolo ( quando c’era presente anche Flora…che bella serata che fu…a parte io che ero vestita di merda e mi ha preso in giro per tre anni ) a 5 mesi, ha vinto in provincia di Ravenna dove ho la casa il titolo di “Miglior Cucciolo di Razza Spitz Tedesco Nano”. Poi purtroppo è saltata fuori l’alopecia e niente…basta expo.
Eros, invece, a 4 mesi, alla stessa mostra in provincia di Ravenna, mi ha dato una bella soddisfazione: il giudice, dopo aver valutato tutti i chihui maschi presenti ha stabilito che Eros, anche se era cucciolo, era più bello anche degli adulti e gli ha assegnato addirittura il BOB ( Best of Breed = migliore di razza ) facendolo gareggiare con gli adulti. Dopodichè, qualche settimana fa, in provincia di Bergamo, a un’internazionale, ha vinto “Miglior Maschio da Riproduzione” ( che io non farò mai accoppiare, tra l’altro, ma non importa…anche se una monta mi frutterebbe un bel po’ di soldi ma io son gelosa e non voglio…sì lo so son malata, amen ) ed è arrivato secondo al Best in Show, dopo aver vinto “Migliore Maschio Chihuahua”. Secondo e non primo perché secondo il Super Giudice del Best “è un tantino fuori peso” e infatti è chiatto e il giudice c’ha ragione.

E giuro che è tutto vero neh. E dopo questa paginona di romanzo…vi impianto una salutata e ci sentiremo dopo le feste. Buona Pasqua, mangiate tanta cioccolata che porta bene 🙂 E soprattutto se qualcuno sapesse come farmi crescere un sacco di capelli me lo dica perché il dermatologo è un antipatico che dice che mi sogno le cose e non mi ha cagato pari. Ecco.

 

 

 

Non cadere ma neanche scadere

Allordunque trallallà. Siamo a un nuovo capitolo del grande libro intitolato “Le Super Mamme Sentenziano”. Ieri c’è stata un’altra simpatica reunion di noialtri esseri che abbiamo messo l’utero a disposizione della prolificazione del Pianeta ( ttacci nostri ) in occasione della recita scolastica, a seguito del “Progetto Danza & Teatro”. Ebbene sì. Noialtre mamme-scuola famo pure ‘ste cose. Abbiamo deciso di devolvere una cifra ad una onlus, che si occupa di lavorare con i ragazzi delle comunità usando il teatro e la danza così, in cambio della cifra, ‘ste sante donne ( ‘na pazienza ) hanno fatto un progetto coi nostri bambini e alla fine hanno fatto questa recita. Ora: sorvolerei sulla recita in sè…anzi no…per farvi capire in che dramma viviamo noialtre. I nostri bambini, dopo una lunga riflessione sul tema, hanno deciso che volevano recitare “La Palude”. In barba ai principi azzurri, le principesse addormentate e gli gnomi del bosco…loro hanno voluto fà la palude. E vabbè. Qualcuno ha fatto la rana, qualcuno la biscia, qualcuno il girino, qualcuno il pesce…mia figlia ha deciso di fare la gru ( non dite niente per favore ) e alla fine, nel mezzo della recita, una nanerottola riccioluta si è presentata sul palco dicendo “a me hanno detto che non posso fare la tigre perché non c’entra con la palude…quindi dovevo fare la libellula…ma a me frega cazzi perciò faccio lo stesso la tigre…roar.” Perfetto. 😀 Vi dico solo che, a metà recita, la maestra che dirigeva ha alzato le mani e se n’è andata a mo’ di “ma fate come cazzo ve pare”. 😀 Questo per farvi capire che la classe di mia figlia non è proprio fatta da elementini remissivi ( il che per molti versi è un bene, a mio avviso…ma per altri versi no ) e che quando dico che ci sono dei problemi…eh, ci sono. Del resto manco in gita li vogliono portare, un motivo ci sarà.

Detto questo. In occasione della reunion, ovviamente, non è mancato motivo di discussione. Perché secondo me, le Super Mamme, tra una torta di carota e la permanente non è che abbiano troppe cose da fare eh…e quindi “ragionano”. Eh sì. Perché loro non è che fanno come me…che se ho qualcosa da dire piglio la gente e faccio “Ahooooo’ ti devo dire…” no… loro esordiscono con “ho ragionato su una cosa, anche con mio marito, e vorrei ragionarne anche con voi”. Loro ragionano. Loro. ( tttacci loro ) Loro ragionano e a me mi rompono i coglioni, io ve lo dico. Stavolta, le menti acute hanno ragionato sul bullismo. Che direte voi: ottimo argomento.

Sì. però io ora vorrei ragion… ( aiuto! mi contagiano! ) dire una cosa forse impopolare. Adesso: sia chiaro. Il bullismo è sicuramente un fenomeno in crescita e da combattere con tutte le nostre forze…però…non cadere nel bullismo non è che deve significare scadere nel ridicolo e nel diseducativo al contrario. Ora: che in classe di mia figlia ci siano alcuni segnali di bullismo..e parlo di “segnali di bullismo” perché hanno 8 anni, santocielo, un minuto si sputano e un minuto dopo si limonano e “sono i migliori amici di tutta la vita” io credo sia anche abbastanza normale…comunque, che ci siano alcuni “segnali” da tenere sotto controllo son d’accordo. Loro sono 25 bimbi di tutti i paesi del mondo…e son razzisti tra di loro. Cioè, capite? Siamo a ‘sti livelli qua: l’indiano insulta l’africano e la cinese dà della merda al pakistano e il russo se la piglia con la tahilandese…eh, insomma, non è che la scuola multietnica sia poi quell’Eden che la scema qui presente pensava perché se dicono di peste e corna dalla mattina alla sera. Adesso: su questo argomento è logico che siamo tutti d’accordo che la devono finire prima di subito ( e magari la dovrebbero finire prima i genitori, come sempre eh ) ed è anche vero che l’anno scorso, come quest’anno, sono previsti progetti, lezioni, visioni di film ecc ecc che insegnino ai bambini tante belle cose contro questi comportamenti quindi non è che ce ne fottiamo eh, ovvio che mettiamo in atto una serie di cose per cercare di arginare il tutto.

Però…però. Capisco quando si dicono cose razziste. Capisco se si prendono in giro su problemi fisici che possono creare complessi eccetera. Capisco se si accaniscono su qualche compagno con disabilità. Ok. Lì polso duro e spina dorsale e si interviene.

Però…io ho paura che si scada al contrario. Ora. E’ anche vero che una sana crescita prevede anche che ‘sti cuccioli becchino qualche morso e facciano qualche caiiiiii caaaaaaiiii. Io sarò deviata dal mio lavoro eh: però i cuccioletti, quando son piccini, devono stare coi fratellini due mesi non perché si amano tanto ma perché si rimbrottano di mazzate pesanti e frignano tutto il giorno…e tutto questo serve a fargli imparare a calibrare la forza e la potenza del loro morso e delle loro zampate. Più i fratellini piangono con l’orecchio pinzato o con la codina smozzicata…e più loro capiscono che non devono mozzicare così forte. Dopo due mesi, generalmente, sono in grado di usare la bocca per esplorare il mondo e dare i bacetti smacksmack e non tranciare di netto il dito del padrone. Adesso io…tenderei a chiamare “bullismo” il bullismo e però a non far rientrare nel calderone importante pure gli scarti e la buccia delle patate, ecco. Sennò il minestrone non è più nutriente, ma una schifezza. Se due bambini di 8 anni litigano e si ammollano due mazzate…io son d’accordissimo a riprenderli, sgridarli, fare pippone…però non facciamone un caso di stato perché a 8 anni è abbastanza normale darsi un morso o un pizzicotto eh…li sgridi, li punisci, li rimproveri, ci parli, gli spieghi ma non scadiamo nel “perché è bullismoooooooo!” quello non è bullismo, è una zuffa tra bimbetti. Chiamiamola col loro nome. Ora: anche mia figlia eh, che ha un carattere piuttosto pacioso, un paio di volte è tornata a casa frignando che l’amichetto le aveva tirato i capelli e l’amichetta le aveva ammollato un calcio negli stinchi…ok…son brutte cose, ovvio la maestra vede e sgrida, risolve, ma non facciamone, secondo me, una roba gigante come se chissà che fosse successo. Adesso io non so voi: ma io, personalmente, a 8 anni, coi miei amichetti…ce ne suonavamo taaaante…ma taaaaante che voi non ce ne avete un’idea di quante mazzate ci siamo dati e alla fine ce la siamo sempre risolta perché da noi gli adulti non c’erano: nessuno di noi è mai morto e veramente ci menavamo come se non ci fosse un domani. Ora: non dico di crescere i bambini insegnando loro a prendersi a calci nel sedere…ma se dovesse succedere la zuffa…prendiamola per zuffa. No?

Altra cosa: anche le parole. Ci sono certe parole su cui non si può transigere e sono, certamente, gli insulti all’etnia, all’aspetto, alla religione, alle capacità o abilità, alla sessualità…ok. Ma che i bimbi debbano anche confrontarsi e darsele verbalmente sulle orecchie, secondo me, non è sbagliato per la loro crescita. Esempio mio, così prendo mia figlia e parlo per me. Lei a scuola è bravissima. E’ evidente che ha preso l’intelligenza matematica del papà e la paraculaggine di mamma: le due cose, sommate, fanno di lei la prima della classe. Ora: lei è fiera ed orgogliosa di questo e quando le maestre la lodano, gongola, ed è giusto. Quando però lei prende 8 e l’amichetta magari prende 5 e ci rimane male…e la chiama “secchiona”…è inutile che ci resta male, a mio avviso. O, quantomeno, è giusto pure che ci resti un po’ male ma aho’ deve pur imparare che i meccanismi, nella vita, son poi questi: si sa che quando riesci bene in una cosa da un lato ti applaudono e dall’altro ti becchi lo spregio di qualcuno. Non è giusto, siamo d’accordo, ma son cose che nella vita succedono sempre e devi imparare a conviverci. Adesso: posso io urlare al bullismo se l’amichetta le dice così? Ma anche no. Posso pensare che quell’amichetta ha dei genitori poco abituati a gioire dei successi altrui…ma bullismo…se litigano e si dicono delle brutte parole…si può parlare di bullismo?

Io farei delle distinzioni: ci sono atteggiamenti che, effettivamente, possono essere l’anticamera del bullismo e allora RAGIONIAMO di quelli piuttosto ma possiamo farci una tragedia se uno ha detto “stupida” all’altra o se una ha detto  a quell’altro “scrivi a zampa di gallina”? Dai su. Che ogni tanto tra amichetti si piglino delle frasi che fanno rimanere male o degli “insulti” ( hanno comunque 8 anni eh…siamo a livello faccia di serpente e faccia di maiale specchio riflesso…non immaginatevi chissà che gli esca da bocca a ‘sti bimbetti ) o la presa in giro, a mio avviso, fa parte della crescita sociale e bisognerebbe restarne fuori e lasciargliela spicciare. Ma adesso è venuto fuori che io inneggio al bullismo e, probabilmente, sono una terrorista. Che vi devo dire. Sapevo io che nella vita, anziché cercare di capire come gira il mondo, era meglio imparassi a fa’ la torta di carote che mi sarei levata tanti di quei problemi…

Poi n’altra cosa: dicono “sì perché poi sui social…” ma sui social che? Ma a 8 anni non ci devono sta’ sui social ‘sti mocciosi. Com’è possibile che ci siano compagni di scuola di mia figlia che fanno i video su youtube o hanno facebook: manco sanno scrivere tra un po’…a me questo, sinceramente, pare poco normale. Io sarò bacchettona e severa ( e Nana me lo dice “ma mammaaaaaa ma le mie amiche però….” “e frega ‘na fava a me delle tue amiche, ‘more” ) ma mia figlia ha il mio vecchio smartphone senza soldi sulla scheda, non se lo porta in giro ( tanto non può telefonare ) e lo usa in casa, col wi-fi, solo ed esclusivamente per fare qualche gioco preso da playstore ( tipo la fattoria Hay Day che le piace o il villaggio dei pony ) e per seguire un paio di youtubers che le piacciono. Nella fattispecie due ragazzini che giocano a Minecraft, che a lei la fanno ridere perché inventano tutte le favolette dei personaggi, con le vocine ecc…e per seguire una tizia che fa degli esperimenti tipo creare lo slime con la farina e la colla, la pasta di sale, i disegni in 3d ste cose qua. Punto. Fine dell’utilizzo di internet e telefono per Nana. Se deve comunicare qualcosa su whatsapp con qualche amica, tipo i compiti ecc, usa il mio telefono e scrive da lì. Adesso, onestamente, “ragionare” di bullismo e poi permettere a pidocchietti di 8 anni di “esprimere i loro pensieri” su youtube, sinceramente, ragionerei un attimo meglio io eh. Che a mio avviso, il compagnuccio di scuola che gli girano le tre chicchere e ti tira dietro un astuccio…non è un bel gesto ma aho’, chiamatemi bulla, ma lo trovo pure sano…mettersi a fare il balletto o cantare la canzoncina su youtube e ricevere sotto trecento commenti dove c’è scritto laqualsiasi insulto…forse quello lo trovo un po’ meno utile alla crescita, ecco, almeno in età da scuola elementare.

Ma io ora sono quella che appoggia il bullismo. E che devi fa’. Certo. E domani andrò a scuola e li picchierò tutti con un mattarello perché sono cattiva dentro io. Ecco. E la torta di carote non so manco da dove cazzo si inizia a farla. Tiè. ( immagino dalle carote..no? )

x

Da quando è nata mia figlia io ho fatto una cosa sola. Cioè no, ne ho fatte diverse ma diciamo che l’obiettivo principale è stato uno solo: intesserle attorno, ogni santo giorno, una ragnatela di fili di lana colorati. Ho costruito questa trama tutti i giorni, sempre più grande, tutt’attorno, per darle modo di muoversi ma senza cadere troppo nel buco nero che si trova attorno. Lei ci ha gattonato allegramente, ci ha mosso i primi passi, i primi saltelli e poi ha imparato a camminarci spedita e tra un po’ di sfilerà sopra con i tacchi a spillo e la mamma sarà sempre lì a ingradirla, questa passerella e a cercare di ripararla dove lei la rompe…perché lei la rompe…è naturale che sia così. Deve essere così. La ragnatela colorata funziona. Ha funzionato. Sta funzionando. Bisogna vivere focalizzati sempre su quella, è vero, diventa un’ossessione, però funziona. Poi però ti trovi, perché succede, in un posto come questo. E ti rendi conto che gli anni che hai passato a intrecciare fili colorati servono fino a un certo punto perché poi ti guardi attorno e c’è quella che per un’unghia incarnita si trova circondato da tutta la Sacra Famiglia che ce mancano er bue e l’asinello e ‘amo fatto er Natale…e chi invece non sa se vedrà spuntare l’alba e chi sta aspettando da due giorni e tu, comunque, se vuoi un bicchiere d’acqua ti devi alzare e te lo devi andare a cercare perché ti passano di fianco settecentomila persone che stanno portando l’ennesimo fazzolettino bagnato a qualcuno a cui non serve assolutamente a un cazzo ma manco se schiattano gli viene in mente di chiederti a te se ti serve qualcosa. E’ così. Io lo so che è così ed è giusto così. Ma come glielo spiego a lei? Come glielo spiego che quando succede che io entro qua dentro il mio unico problema è fare in fretta perché devo tornare a casa in tempo per far finta di essermi svegliata a casa o, quantomeno, per inventarmi una scusa qualsiasi perché non deve preoccuparsi e non deve crearsi nessun buco nella trama dei fili colorati?

E sono consolazioni più mie che sue. Perché lei, il buco nella ragnatela colorata, l’ha fatto sì. L’ha fatto qualche settimana fa, perché ormai ha 8 anni e i bambini, a 8 anni, ragionano già come degli adulti, purtroppo. E lei me l’ha detto, così, come se fosse la cosa più giusta del mondo. E me l’ha detto in francese, per giunta, e questa cosa ha un significato ben preciso: “Mamma, ma che ti credi, che io sono stupida? Che non lo so come girano le cose a casa nostra? Non è che se non ce lo diciamo allora non esiste: guarda che io lo so che, se non ho i nonni, significa che tu non hai i genitori. E lo so che se io non ho il papà a casa con me, significa che tu non hai il marito. E lo so che, se per me è abbastanza normale così, in generale non lo è. Non so il perché, certo, ma lo scoprirò. Quello che mi chiedo è solo una cosa: io ho te, ho papà e sono a posto. Ma tu perché non hai mai fatto niente per crearti una vita normale?”

Ecco fatto. E in un po’ di parole mi ha strappato tutto il lavoro fatto, anche un po’ stupidamente come stupide siamo noi mamme, in 8 anni di certosina finzione. Perché metticela una pezza ora. Ci sto pensando adesso a come sistemarla la mia bella ragnatela protettiva di fili colorati. Adesso che sto qua e mi guardo attorno e mi rendo conto che una bambina di 8 anni ha l’occhio più lungo del mio. Perché ha ragione lei: anziché perdere del tempo a mettere le pezze e a intessere protezioni che a lei non servono e infatti le ha strappate, avrei dovuto preoccuparmi di fare in  modo di avere qualcuno che potesse portare ‘sto cazzo di bicchiere d’acqua. Ed è quello che fanno tutte le persone equilibrate che si trovano a vivere una situazione come la nostra. Tutte. Ma io no. Perché io ho paura. E nella vita ho avuto solo paura, sempre paura e ho sempre vissuto con il terrore e se qualcuno per davvero mi portasse un bicchiere d’acqua io avrei paura che è avvelenata. Ed è per questo che anziché prendere mia figlia e lanciarla nel mondo dicendole “guarda che bello, nonostante tutto” ho passato il tempo a preoccuparmi di creare qualcosa che la proteggesse in caso cadesse. Perché io ho paura. Ce l’ho sempre avuta. E adesso lei mi sta chiedendo conto del perché ho passato la vita a crearle una rete rimbalzante anziché sistemare la nostra vita in un altro modo e io come glielo spiego?

Come glielo spiego a una bambina di 8 anni che io, alla sua età, avevo già visto quanto può fare schifo il mondo e la gente. E come glielo spiego che a me basta una mano che si allunga, una goccia di sangue, una voce più alta e mi si paralizza il sistema neuronale e non ci posso fare niente. E come glielo spiego io che se suo padre non l’ha voluta nel primo momento che l’ha vista…tutto quello che viene dopo, poi, è solo illusione e non ci sarà modo per lei di contare su di lui e non ci sarà modo di sostituirlo perché non è possibile. Perché pure io ho passato un sacco di tempo a cercare di sostituire la gente, a mettere qualcuno al posto di qualcun altro, a far finta di…ma non ha funzionato perché tanto alla fine, la gente non capisce un cazzo e se una mazzata nella vita te la metabolizzi, creartene altre trecentodue è da idioti. Ma a lei, come lo spiego? Come glielo spiego che la proteggo così tanto solo perché mi sento in colpa di non aver protetto abbastanza bene me? E come glielo spiego che quando devi decidere se rovinare o meno la vita di chi ti ha messo al mondo come fai fai sbagli? Che se gliela rovini tanto la tua è rovinata lo stesso ma se non lo fai ti senti in colpa di quello che potrebbe fare e se decidi di farlo poi devi rispondere a troppe cose e i toni sono sempre indagatori e accusatori e mai solidali o comprensivi. Mai. E allora l’unica cosa che puoi fare è imparare a fissare il famoso punto nel muro. Lo fissi per un tempo abbastanza lungo per cui diventa un puntone gigante che ti toglie un po’ di visuale…così vedi meno. E soprattutto passa il tempo. Ma a 8 anni, il tempo, non passa mai. E lei le risposte le vuole ora, domani, non le vuole tra 10 anni quando potrò parlare con una donna.

Io ora mi trovo qui. E mi guardo attorno. E mi rendo conto che, effettivamente, quando vieni al mondo un’etichetta karmica qualcuno te l’appiccica e non cambia tanto, a prescindere da come tu scegli di vivere. Ho passato la vita a trascinarmi a quattro zampe dietro a qualcuno che non aveva bisogno di me…e son passati quasi trent’anni e pure ora l’unico mio obiettivo è uscire di qua sulle gambe perché c’è la recita a scuola e io devo esserci…e forse, se non ci fossi, sarebbe uguale, ma io devo esserci perché lo voglio io. E l’ho sempre fatto in silenzio e solitudine, seguendo i miei ragionamenti pindarici sul perché della vita perché in effetti, io e mia figlia, non siamo poi così diverse…anche io ero come lei alla sua età e mi facevo tanti di quei ragionamenti…solo che io non potevo chiedere nessuna risposta né fare nessuna domanda ma lei può e io devo darle delle risposte, ne ha diritto. Solo che come cazzo glielo dico? Come glielo spiego io, il mondo che conosco io? Io son riuscita a sistemare tutto quanto su degli scaffali alti, per non intralciarmi troppo il passo…solo che erano cose pesanti, un sacco pesanti, ci ho messo un sacco di tempo e fatico…ora se le tocco e cadono…quelle mi cadono in testa ma la cosa peggiore è che rischiano di cadere in testa a lei. Ma lei sui fili colorati non ci vuole stare più…ha deciso che vuole entrare nella mia stanza e nella mia stanza protezioni non ce ne sono perché nessuno ne ha mai messe ed è pericoloso, è un sacco pericoloso.

Eppure qualcuno che ha capito, io nella vita l’ho incontrato…e poi l’ho lasciato andare e non so nemmeno io perché. E lei ha ragione a chiedermi conto di questo: perché non ho trattenuto chi poteva mettere i fili colorati anche nella mia stanza, così quando lei fosse entrata sarebbe stato più sicuro?

Io parlo tanto con mia figlia…noi parliamo un sacco…abbiamo confidenza, tanta. Però ho sempre cercato di tenerla fuori da certi angoli bui e pieni di ragnatele vere, non colorate. Ma lei, evidentemente, è riuscita lo stesso a guardare dalla finestra e a vedere cosa c’è dentro…che è quello che fanno le persone che vogliono veramente sapere chi sei. E lei è mia figlia, è ovvio che voglia sapere, ci mancherebbe pure che no. E io non sono ancora pronta a parlarle, però, perché vorrei solo vederla saltellare ancora per qualche anno su quei benedetti fili colorati, lontano da quella stanza là. Proprio io…che mi rimproverano tutti di parlare e pipponare troppo. Ed è vero. Io pippono su tutto. Ma è perché sono stata zitta una vita dicendo “di questo ne parlerò al momento opportuno e saprò tutto” e poi è successo che no…non ho più potuto parlare e non ho mai più saputo quello che volevo sapere, anche se forse, come mia figlia, anche io lo sapevo già. Ma finché dicevo “prossima volta ne parlerò” vivevo con la speranza di sentirmi dire “non è vero”. E invece poi, a un certo punto “la prossima volta” non c’era più. Ed è per questo che sono diventata una che adesso, quando c’è qualcosa, lo vuole sapere subito e lo vuole chiarire subito e c vuole arrivare subito. E invece, con mia figlia, sto facendo di nuovo l’errore del “prima o poi le spiegherò” e poi capita una sciocchezza qualsiasi come quella di stanotte, ti trovi in un posto come questo, per un cazzata qualunque e dici “oh santo cielo e se un giorno o l’altro prima o poi diventa mai? Vedi cosa può succedere?”

Può succedere, ad esempio, che tocca alzarsi e andare a cercare un bicchiere d’acqua. E vi assicuro che certe volte, andare a prendere un bicchiere d’acqua può essere una faccenda piuttosto complicata. Potrei quasi quasi promettervi tre o quattro pipponi sulla teoria del doversi alzare in certi frangenti per prendere un bicchiere d’acqua…e non è detto che non lo farò. E dopo…dopo…se riesco a trovare st’acqua e tornare qua…devo mettermi a pensare a un modo di mettere due fili colorati nella mia stanzetta privata…almeno qualcuno…per poi aprire la porta a mia figlia, che sta bussando. In fin dei conti…sono sopravvissuta fino ad oggi senza che nessuno me li abbia messi per me…posso riuscire a montarne qualcuno da sola per permettere a lei di entrare. Che ci vuole. Basta continuare a fissare il punto nel muro.

Com’è piccolo il mondo

….stunc…
T: “Ma porcalamiseria ci hanno tamponato un’altra volta…di nuovo…prende più botte ‘sta macchina che…meglio che sto zitta va’…Eros dove sei finito…santocielo il sorciocane che dal rinculo mi si spapacchia contro il cruscotto…ma amooooooredellamammaaaaa puccipuccpucci cosa ti è successo eh? Hai sbattuto la dolce testolina? Smack smack…la sssampetta? Smack smack…sei tutto intero puccipuccipiccolino…chi cazzo bussa nel vetro ora? E lei chi è?”
X: “Ma che si frena così in mezzo alla strada?”
T: “Coooosa? No, scusi eh. Lei adesso mi fa anche la parte del leso offeso in quanto parte? Guardi che lei mi ha tamponato. Lei. Proprio lei. Quindi cominciamo a chiedere scusa.”
X: “Ma scusa di cosa? Hai frenato in mezzo alla strada!”
T: “E allora?”
X: “Come e allora. E allora non si fa!”
T: “Eeeh neanche andare nel culo a una signora in macchina si fa, eh!”
X: “Ahhhh sì? E dove sarebbe la signora?”
T: “…ooommmm…oooommm…mo fermi tutti che ecco qua…mo mi tocca scendere dalla macchina e mostrare al mondo tutta la grazia, la raffinatezza e la finesse della Damina dell’800 che abita in me…ecco…andiamo Eros, impersonifica il nobile Corgi….aloooooooooora caaaapo uno chi tampona ha sempre torto! Caaaaapo due io non ho frenato in mezzo alla strada è che dovevo capire se potevo girare di là!”
X: “Di là dove? Dove cazzo volevi girare, nel parco ???”
T: “Ma non urli! Cosa urla! Lo vede che mi spaventa il cane? Guardi, ha già messo su il musino del ratto da vivisezione di fronte al camice bianco…povero piccolo pucci non guardarlo quello là è cattivo…smack…”
X: “Ma…ma…non ci credo…no non ci posso credere. Tu sei quella del chihuahua del quartiere tal dei tali?”
T: “Uhm…dipende…”
X: “Sì sei tu…sei tu! Che tutte le mattine fumi la sigaretta fuori dal bar tal dei tali, all’angolo con casa mia e quello stupido chihuahua s’è mangiato tutte le mie begonie mentre tu chiacchieri con quell’altra cretina della tua amica!”
T: “Cooooooosa? Oddio! Oltraggio e doppio oltraggio! Come osa lei dare dello stupido al mio chihuahua e della cretina alla mia amica, in questo preciso ordine di importanza? Però non lo dica alla mia amica che la metto dopo il chihuahua sennò finisce che litighiamo.”
X: “Certo! Quello stupido topo! Ha mangiato le mie begonie!”
T: “E ha fatto bene! Ma mi dica lei che razza di uomo è mai uno che coltiva le begonie! Vada a seguirsi il calcio su Sky ruttando e grattandosi le balle come tutti gli uomini del mondo anziché dedicarsi ad hobby discutibili!”
X: “Ma perché adesso uno non può piantarsi due begonie davanti casa?”
T: “Ma che ti pianti e ti pianti. Cosa si pianta? Che a Brescia ci abbiamo tanto di quell’inquinamento nel terreno che le talpe son bionde e con la permanente che da lontano paiono Valeria Marini…cosa vuoi piantare. Dove si crede di essere, ai Giardini Majorelle?”
X: “Guarda che io, le begonie, le pianto in vasi di terracotta con terriccio universale di qualità, preso al vivaio in centro, quello grande.”
T: “Gne gne gne gne! Lui ci ha il terriccio da ricchi, lui. Gli crescono le begonie a lui.”
X: “Certo che mi crescono. E il tuo stupido chihuahua se l’è mangiate!”
T: “Innanzitutto stabiliamo una regola. Lei, quando parla del mio chihuahua, deve stare zitto, è chiaro?”
X: “Altrimenti?”
T: “Altrimenti chiamo…il coso lì…quello del panda…uhm…l’Unicef.”
X: “L’Unicef?”
T: “Quello che è. Anzi, sa che c’è? Altrimenti la faccio mordere. Tiè.”
X: “Dal chihuahua.”
T: “E allora la mordo io. Oh alooooora! E poi quante chiacchiere. Lei mi ha tamponato, che vuole fare? Patteggia?”
X: “Patteggio?”
T: “Eh. Che fa? Constata?”
X: “Constato?”
T: “Mi paga in contanti?”
X: “Ma che ti pago e ti pago, io non ti pago un cavolo, tu ti sei fermata in mezzo alla strada.”
T: “Aloooora. Certo che io son stufa di dovervi sempre insegnare tutto eh. Dunque. Dice il codice della strada che…nel caso in cui che…dunque…dice il codice stradale che…se accade…che…dice il codice…che…”
X: “Che?”
T: “Eh un attimo. Non mi metta l’ansia. La so.”
X: “Eh.”
T: “Dice il codice della strada. Che se un autoveicolo su strada. Con le ruote. Ruota…cioè mentre ruota…senta comunque è colpa sua. Lei mi guarda e io non riesco a dirlo.”
X: “Sì, devi parlare eh, n’è che devi fare pipì che se ti guardo non ti viene.”
T: “Ma sa che lei è un gran maleducato? Non solo mi ha tamponato. Non solo cerca di darmi la colpa. Non solo mi offende il chihuahua e lo accusa di fatti per i quali non ha le prove. Non solo si vanta delle sue begonie. Adesso mi prende anche in giro. Ma sa che adesso io chiamo il avvocato e la rovino? Vuole vedere?”
X: “Perché ci hai l’avvocato tu?”
T: “No. Ma che ci vuole. Uno va un attimo su google…”
X: “Comunque. Quindi? Che dobbiamo fare?”
T: “Eh niente, adesso lei prende quel foglio lì dove si fa il disegno, scriviamo che è colpa sua…”
X: “Ma tu ti sei fermata!”
T: “Uffaaaaaaa! Ma il codice della strada dice che…dice che se uno su un veicolo…rotante…per un caso o l’altro…interrompe la rotazione…colui che arriva dietro su un altro autoveicolo di qualsiasi tipo…non può andargli addosso.”
X: “Dice così il codice.”
T: “Paro paro.”
X: “Vabbè…quanti danni ha la tua macc…uhm…il tuo autoveicolo rotante?”
T: “Pare nessuno. Sa, è una specie di jeep. E’ brutta eh. Poi vede che colore brutto? Non mi si addice per niente. Però resiste, oh. L’ho comprata perché me la davano a metà prezzo sennò io mi compravo la Cinquecento rosa big babol. Ma lo sa quanto caspita costa la Cinquecento?”
X: “Vabbè danni non ne ho neanche io.”
T: “E lo vede? E allora lo vede? Tutto ‘sto casino per niente. Allora basta, facciamo finta che non sia mai successo niente.”
X: “No no…successo niente un cazzo. Intanto il tuo chihuahua mi deve un vaso di begonie…”
T: “Ma lo sa che lei è noioso con ‘ste begonie? Ma basta con ‘ste begonie. Del resto il cucciolo non l’ha fatto apposta, ha visto lì delle robine, pensava fosse insalata che ne sa?”
X: “Insalata le mie begonie?”
T: “Eh embè? Sempre vegetali sono. Vabbè guardi io, come Baglioni, me ne andrei…che sono di fretta…devo andare dal dermatologo a farmi dire perché mai ho perso tanti capelli il mese scorso…”
X: “E’ il cambio di stagione.”
T: “E’ dermatologo lei?”
X: “No…son professore al XXX”
T: “E allora stia zitto, che parla! Professi, lei. Non faccia diagnosi non richieste…salve, me ne vado…vuol dare un bacino al chihuahua?”
X: “Ma no!”
T: “Eh, certo. Figurasssss. Arido. Di cuore e di spirito. Non ama neanche i cani…”
X: “Amavo le mie begonie…”
T: “Visto, Eros? Gentaglia. Brutta gentaglia. Amano le begonie e poi trattano male i paciarottini bellini cicciottini morbidini come te smack smack smack…ma tu hai fatto bene a ingurgitargliele tutte…a quel caprone…smack smack…domani la mamma ti fa mangiare pure quelle di quell’altro vaso così impara…smack smack smack…eeeeeh ho capito ora parto…che cazzo ti suoni…mamma mia oh…tutti che hanno fretta in questa città. Tutti. Ma dov’è che devono andare così di corsa, tutti affanculo ‘sti cornuti?”

La storia perfetta

A: “Che c’hai?”
T: “Son depressa.”
A: “Ma è impossibile, tu non sei mai depressa.”
T: “Eh e invece è possibile. E infatti non mi caga nessuno, proprio perché non lo sono mai e quando lo sono nessuno me se fila. Che vita di merda.”
A: “Comunque pure io son depressa.”
T: “Ah, non avevo dubbi. Se domani io dicessi che sono una damigiana diresti che lo sei pure te. Son circondata da gente dell’anche io. Vabbè. Che ci hai da esse depressa tu, a parte un fidanzato idiota?”
A: “Un fidanzato idiota, appunto.”
T: “Ma perché ti innamori sempre degli idioti, te? Di’ la verità…è per uno studio scientifico? Per una tesi? Correlazioni e differenze tra maschio umano e scimpanzè poco evoluto? Tra l’altro…nessuna…né correlazioni né differenze.”
A: “A parte che lo scimpanzè, di fronte a una femmina in calore non dice mai di no.”
T: “Ah ma quello neanche i maschi evoluti: l’importante però e non essere la loro femmina. Capisci? Bisogna essere la femmina di un altro per stimolare il calore nel maschio umano e questa è una regola antropomorfica, non è mica colpa loro.”
A: “Cioè? Quindi, per andare a letto col mio moroso devo mettermi con un altro?”
T: “E certo. E’ semplice. Tu ti metti con un altro e allora poi vedi che quello con cui stai ti guarda con lo stesso interesse con cui guarderebbe un comodino dell’Ikea…e invece quello che vuoi tu che era il fidanzato prima decide che…oh, Alice, non lo so, ma non potevi innamorarti di uno scimpazè che sarebbe stato tutto più facile?”
A: “Mi stai dicendo di mettermi insieme a uno scimpanzè, Tiffany?”
T: “Beh, che c’è di male? Guarda che alcuni son meno pelosi di certi uomini eh…ok…devi cospargerli di antipulci e può essere noioso…ma molti uomini devi cospargerli di Lasonil tutte le volte che fanno ‘na rampa di scale…”
A: “Ma perché non ti ci metti te con lo scimmione?”
T: “Perché non sono io quella che si lamenta del fidanzato idiota!”
A: “Vabbè, basta. Piano scientifico.”
T: “Come lo scopone?”
A: “Ma sei fissata eh!”
T: “Iooo? Ma se sei tu che stai persino pensando di metterti insieme a uno scimpanzè in calore con l’antipulci!”
A: “Basta, basta…allora. Cosa deve esserci per forza in una storia d’amore per essere perfetta. Dimmelo.”
T: “E che ne so?”
A: “Come che ne so. Le cose che non devono mancare. Le cose irrinunciabili.”
T: “Beh…per esempio l’amore? E, volendo, una villa in Sardegna. Sai, per l’estate. La Sardegna è romantica.”
A: “Che banalità.”
T: “Eh certo. Ora dire che in una storia d’amore deve esserci l’amore è una banalità. E cosa ci deve essere, allora, sentiamo. Sentiamo l’espertona qua.”
A: “Allora…la mia storia ideale…deve essere un intreccio tra Via col Vento, 50 sfumature di Grigio e Sex and The City.”
T: “Uhm. E Dumbo.”
A: “Dumbo?”
T: “Beh…un elefante che vola…vedi un po’ te.”
A: “Ma perché la vedi tanto difficile fare con me un po’ di Via col Vento, un po’ di sfumature e un po’ di Sex and The City? Cosa mi manca? No, per sapere eh.”
T: “Aliiiice…santi lumi!”
A: “Santi numi no lumi. Che so’ i santi lumi?”
T: “Non si dice santi lumi?”
A: “Seee. I lumi. Lo sai cosa sono i lumi? Le candele.”
T: “Quelle della macchina?”
A: “Tiffany…tu lo sai, vero, che le candele della macchina non sono quelle che si accendono in mezzo alla tavola, ve’?”
T: “Mah. Secondo me…le candele della macchina sono le luci. Quelle che accendi col pulsantino sul soffitto.”
A: “Sul soffitto?”
T: “Sì, il soffitto della macchina.”
A: “Vabbè…tornando a noi…”
T: “Ah sì. Allora: Via col Vento è romantico ma non te lo consiglio. Te la ricordi la povera Rossella? Non poteva mai mangiare sennò non le si chiudeva più il bustino. E poi, Alice, ma ti rendi conto andare in giro col bustino? Poi dicono del burqa…ma ti immagini che razza di fastidio…”
A: “Tif…ti ricordo che tu giri con un reggiseno che ti fa i lividi perché hai deciso che ti devi schiacciare le tette.”
T: “E infatti io sono scema. Non a caso. Poi…50 sfumature di grigio…ma Alice ma sei pazza? Ma li hai visti che fanno quelli? Ma noi ormai ci abbiamo un’età…è un attimo e ci vie’ ‘na lombosciatalgia che camminiamo piegate a sandwich per tre giorni…oooh Anastasia ci aveva 19 anni, bella de casa, e persino lei in certi momenti non è che sembrasse proprio così entusiasta eh…ma lassa perde…ma una bella partita a Monopoli di quelle luuuuunghe che ti compri Viale dei Giardini, ci piazzi tre alberghi e tutte le volte che lui ci capita sopra parte l’Inno alla Gioia parodiato che dice “e ora mi paghi / brutto stronzo / così impaaaaari / son millecento e stai muto / tanto peeeeerdi / sto vincendo che gran goduria / sei davvero una nullità/” no?”
A: “Monopoli al posto di 50 sfumature di grigio?”
T: “Mais oui. Monopoli is new ciulatina del sabato sera, vecchia mia. Noi donne a spennare soldi agli uomini siamo imbattibili. Non possiamo perdere. Vuoi mettere la soddisfazione?”
A: “Tu non stai bene, eh.”
T: “Io sto benissimo. Ho solo cambiato prospettiva riguardo la linea mediana dello svolgimento del percorso della vita.”
A: “Cioè?”
T: “Ma che cazzo ne so! La pianti di far domande inopportune? Ma che si chiede il significato di un aforisma così pregno di cultura, filosofia e tracotante saggezza? E’ da cogliere, Ciccia. O lo cogli o non lo cogli. Come la prima mela. E per finire…Sex and The City, Alice? Ma ti rendi conto che quelle quattro poveracce son dieci anni che stanno lì e nessuna di loro ha incontrato uno non dico figo…non dico perfetto…non dico come Raz Degan…ma normale? Manco uno glien’è capitato normale. Hanno raccattato orde di burini che manco su Badoo…”
A: “Quindi?”
T: “Quindi è questo il problema. Sei insoddisfatta perché parti da aspettative sbagliate. Le vere cose che non devono mancare in una storia d’amore non sono quelle che dici tu.”
A: “E sentiamo, Genio. Sociologa dei miei maroni sfranti. Quali sono le cose che servono in una storia d’amore?”
T: “Un divano, un microonde per i pop corn e Netflix.”
A: “Ah ecco. E basta?”
T: “E un amante. A testa.”
A: “Ma Tiffany…”
T: “Hai ragione, l’amante no. Poi che amante…io so’ fedele come un San Bernardo, povera rincoglionita che sono pure io…non riuscirei ad avere un amante manco se avesse la villa in Sardegna…allora un divano, il microonde, Netflix delle grosse, grossissime, immense…”
A: “Palle?”
T: “Ma che palle! Ciabatte, Alice. Ciabatte. Grosse, giganti e pelose. Guarda che stare sul divano tutta sera coi piedi freddi è una iattura. Io te lo dico. Se i piedi sono caldi è tutto caldo.”
A: “Ma Tiffany…”
T: “Eh ma Tiffany. Ma Tiffany ‘na fava. Non mi dai mai retta poi ti lamenti…50 sfumature di grigio…ti ci vorrei vedè…vuoi mettere con le ciabatte pelose e le serie tv di Netflix? I pop corn da microonde dolci li faranno?”
A: “….”

Disegnato a matita

C’era una vecchissima canzoncina…io non lo so dove l’ho sentita, chi me l’ha cantata, è uno dei ricordi sfumati della mia infanzia. E i ricordi della mia infanzia son strani: alcuni sono talmente belli che, se chiudo gli occhi, sento ancora i profumi che li hanno accompagnati ed altri fanno talmente schifo che il mio cervello, per qualche strano meccanismo, me li ripropone come se non fossero neanche i miei. Per fortuna eh, che ho questo cervello a cipolla, sennò chissà che fine avrei fatto. Però c’è questa canzoncina in francese che ogni tanto mi ritorna in mente…non so da chi l’ho sentita e non so neanche se esiste davvero o se me la sono inventata boh, va a sapere, della mia zucca non ci si può mai fidare troppo. Comunque diceva qualcosa tipo che “i rapporti tra le persone sono disegni a matita, ognuno disegna qualcosa ma poi si può cancellare, sistemare, far cambiare”.

Io ero molto piccola ai tempi. Ma mi ricordo che già pensavo, quando la sentivo, qualcosa tipo “sarà…ma a me…me pare ‘na strunzata”. E pensavo che le cose vanno scritte in modo indelebile perché non si devono nascondere, modificare o cancellare. Che c’entra? Il disegno può cambiare man mano ma perché si deve cancellare quello che è stato? E così la penso tutt’oggi. Solo che appunto…lì ero piccola. E il mio disegno era davvero piccolo, occupava poco foglio.

Adesso invece il foglio comincia ad essere abbastanza pieno di disegni fatti a pennarello che sono stati e non sono più. E ingombrano. Saranno pure cambiati ma ora su ‘sto foglio inizia ad esserci un po’ di casino, signora mia. Resto però convinta del fatto che la canzoncina una cosa la diceva giusta: tra due persone il disegno si fa in due. E quando uno prende la mano dell’altro per sistemare un tratto…se l’altro mozzica…eh viene fuori una ciofeca eh. Perché c’è sempre chi è più bravo a far le linee e chi più a far le curve ma se non lo si riconosce e ammette e non si accetta che la linea la fa uno e la curva l’altro, te saluto caralamariagiovanna, il disegno viene scarabocchio. Certo che ci vuole pazienza e lavoro: mica si fa in due minuti un bel disegno.

Ma in questa parte di mondo, invece, la maggior parte della gente non ce l’ha ‘sta pazienza. Forse perché non ha mai dovuto sbrogliare una rete…ci va pure una giornata intera a volte eh. Forse perché non ha mai dovuto aspettare una certa ora per mangiare: qua, se hai fame, apri il frigo e bonanotte. E vedo che le persone, più che mettersi lì a studiare il disegno e farne uscire un bel ritratto…si vogliono divertire. E buttano secchi di pittura sul foglio, fan tante chiazze colorate e le chiamano “pop art” e le chiamano “cose divertenti” e le chiamano “saper vivere” e le chiamano “godiamoci la vita”. Ma sì, gente, chiamatele pure “santo graal” ma di fatto restano comunque macchie di pittura lanciate a stracazzo su un foglio bianco. Poi se vogliamo chiamare la merda Ferrero Roche per me va anche bene, che problema c’è, ma in fondo in fondo bisogna pur avere la consapevolezza ( come dice la mia amica che adoro…sempre lei, quella di napoli, quella mattacchiona impenitente ) “non è che se metti il rum su uno stronzo lo trasformi in un babà”.

Però diciamo pure che ormai qua s’usa così: non si fa il disegno ben studiato, con tanto impegno e aiutandosi a vicenda. Si fa come in quelle belle pubblicità ( e le pubblicità sono illusioni…ricordiamocelo…cioè…nelle pubblicità le casalinghe si svegliano la mattina in tailleur con l’eye liner messo col goniometro e la gente si ruba i biscotti dal piatto senza che nessuno dica pio…non so se rendo ) dove vedi la coppietta di simpaticoni che pitturano insieme la stanza e si spennellano a vicenda. Ora io le vorrei conoscere tutte ‘ste coppie che fanno questa cosa. Le vorrei proprio vedere. Presentatemele: smentitemi. Che io ci ho tanto l’idea invece che quando si compra casa…le cose non siano esattamente così. Ma esista una lei che caga il cazzo perché vuole lo spugnato e un lui che urla “ma che ti credi che vado a rubà di notte ma lo sai quanto costa?” Poi vabbè io sarò pessimista e, invece, magari in tutte le case italiane esistono davvero coppiette che pitturano le pareti in salopette col sorrisone dipingendosi a vicenda di blu la punta del naso. Sarà.

Dicevamo? Ah sì. Che la maggior parte della gente crede che quella sia l’immagine reale del disegno di un rapporto: pittura allegramente buttata su un foglio e poi alla fine vediamo cosa sembra…e alla fine cosa sembra? Cosa vuoi che sembri: dopo aver spaciugato il foglio di macchie colorate dicendo entusiasti “sembra un elefante…sembra una farfalla…sembra una modella di Victoria Secret però senza le mutande di Victoria Secret” … alla fine dell’entusiasmo e del gioco…sembra un foglio spaciugato. E quindi? Di solito si butta via e si ricomincia altrove, possibilmente rifacendo gli stessi errori da idioti. In fin dei conti siamo umani.

Rispetto a questa teoria, invece, una persona che una volta stimavo moltissimo…disse una cosa. “Quando il foglio è pasticciato puoi fare due cose: o fai un sacco di fatica ma veramente tanta e dai un sacco di mani di bianco fino a farlo ritornare come nuovo…oppure in due minuti dai una bella mano di nero e il pasticcio è sparito”.

E niente, sto proprio a invecchià

Ora…io non è che volessi proprio proprio la vita spericolata di Vasco eh…cioè, anche sì. Magari al netto della cocaina e del Roxy Bar, ecco, ma solo per una questione di abbigliamento: ci ho due vestitini da sera che non metto da duecentordici anni e al Roxy Bar non sarebbero molto indicati. Però gnari, madonna la pesantezza dell’habitat che c’è in giro. Mamma mia l’ansia. E che coglioni, figli miei, ma ve lo dico col cuore eh. Ovunque mi giro c’è gente che si lamenta di quant’è stanca. Ma manco andassero a zappare h24 nei campi di cotone, ma io non lo so. Che poi la maggior parte fanno i medici ( quindi un cazzo, diciamocelo ) o lavorano in uffici climatizzati e condizionati dove la fatica maggiore è picchiettare con l’indicino sulla tastiera o guardare il culo della collega che per festeggiare la primavera ha messo i jeans chiari. Ora…lunghi da me criticare l’importanza del lavoro intellettuale ma, oggettivamente, spaccare pietre sotto al sole è n’altra roba. Che forse ci farebbe bene a tutti, me inclusa, anzi me per prima.

Vabbè io sono una iperattiva e, probabilmente, ci ho un problema. Infatti poi puntualmente crollo e dormo 112 ore di fila che manco le campane mi svegliano…e ok, so’ fatta male io. Però…io sono anche un’entusiasta. Se decido di fare una cosa la fo. Se mi infilo in un progetto lo faccio. Sennò piuttosto dico no. Se vado a bere l’aperitivo con le mie amiche ci vado con tutti i crismi: tacco, trucco e decisione a metter giù una conversazione stimolante. Se poi mi ritrovo seduta a un tavolo dove pare che stiamo a discute quanto ci costa la rata del mutuo…portatemi il Pampero. Ma tanto. Un barile, per dire.
Io giuro non vi capisco come fate a campà così: ma non vi dispiace? Che ne sai, magari domani cadi dalle scale e muori e tutta la vita che hai fatto se non trascinarti da qui a lì sbuffando e sbofonchiando? Ovvio che non è che ogni giorno capiti l’avvenimento eclatante.

Per dire: non è che tutti i giorni ti innamori e ti parte il branco di farfalle nello stomaco e i violini nelle orecchie con La Vie En Rose a tre milioni di decibel che ti stordisce. Però se decidi di stare con una persona, minchia fritta e impanata, e ogni tanto suonatela te ‘sta cazzo di Vie En Rose perchè sennò dopo tre mesi si è al che noia che barba che si va fuori a cena e si sta ognuno collegato su Facebook a chiedere a uno sconosciuto che mutande ci ha addosso. Ma che tristezza.
Non è che tutti i giorni al lavoro ti capita il caso superclamoroso che ti fa scattare il cipiglione da Sherlock Holmes, anzi, solitamente lavorare è un cacamento di cazzo continuo e costante…ma ogni tanto metticelo ‘sto po’ di entusiasmo, in fin dei conti l’hai scelto te di far quel lavoro lì…e pure se non l’avessi scelto…ma ringrazia gli Dei che ce l’hai. E su, un po’…
E sì che non è che ogni giorno c’è qualcosa di super gossipposso succosso eccintatoso da raccontare alle amiche ma dai un po’ di romanzo, e falla ‘na battuta su una cosa normale capitata che passiamo ‘sti due secondi in interesse. No perché “ciao come va?” “sì bene?” “allora?” “solito” “ah” “sì” “ciao”. Macheduecoglioni.

Io sono sempre stata una sostenitrice della cosa fatta come va fatta. Se non la puoi fare come va fatta non la fare che l’è istess. A me, le robe fatte tanto per fare mi fan venire l’eczema seborroico. Nel cervello. Non capisco quelli che discutono e non si fanno prendere…ma io dico…non è che si sta litigando per forza o dopo bisogna uccidersi le mamme…stai discutendo? Stai parlando? Si sta facendo un confronto? Cazzo ma fallo come si deve…ma entraci, fatti coinvolgere, ma levati ‘sto palo dal culo santiddio ma non ti fa male a tenerlo lì tutto il tempo? Coinvolgiti. Dopo amen, finita la discussione finito tutto, amici come prima e ti reinserisci serenamente il tuo palo ma chissenefrega ma intanto che stai parlando con me dimostrami un minimo di interesse. Del resto io lo faccio. E non è che tutte le conversazioni che mi propongono mi riempiano di gioia e di gaudio anzi, spesso e volentieri le trovo delle cagate di proporzioni transoceaniche però se decido di dar spago a una persona glielo dò come si deve sennò dico “ehm scusa devo scappare ho la coscia di mammuth sul fuoco che mi diventa stopposa” e ciaoninetta. Se decido di avere un’amicizia le dò l’importanza che merita: non è che oggi mi va e allora cippicioppi e domani un c’ho voglia e allora gnegne. E che è. Se decido di fare la dieta, per dire, la fo bene. E muoio di fame. E che caz. Se fai una cosa falla come si deve. Così come quando ho deciso di avere ‘sto blog che mi ha portato più rogne che soddisfazioni…sono anni che ce l’ho…non mi serve a un cacchio, ora come ora meno che mai. Però ho deciso di farlo? L’ho scritto per anni? Ho conosciuto persone che amo veder passare di qui tutti i giorni? E continuo. Con lo stesso entusiasmo di una volta, oltretutto, coi miei pipponi, con i miei dialoghi quotidiani, con le mie litigate e con le mie battute da rincoglionita. E uno dice “non cambi mai? Male!”  io dico “eh lo so ma non in tutto si deve cambiare”.

E comunque devo ammettere che è arrivata ufficialmente anche per me. Fino a qualche tempo fa pensavo di no e la mia fantastica felpa di Barbie era lì a testimoniare, orgogliosamente, il non avvento della traggggedia e invece è arrivata. Sono ufficialmente invecchiata. Di botto e di brutto. Ho anche una ruga sulla fronte, nuova. Adesso ci manca il primo capello bianco e ‘amo fatto tombola. Sono invecchiata perché sono arrivata a dire la frase che segna l’inizio della fine “va bene così”. E in questi giorni l’ho detta ‘nsacco di volte a ‘nsacco deggente. Non è uno starnuto di passaggio è proprio un raffreddorone coi fiocchi. “Va bene così” sto distribuendo in giro. Mi son rotta i maroni. E quando ti rompi i maroni è la fine di tutto. Io lo so…osssseloso. Come diceva Eros, Santo Eros, Lui Che Tutto Sa “si comincia a morire nell’attimo in cui cala il fuoco di ogni passione”. Ed è vero eh. II declino senza ritorno, a palla di neve proprio, frtttttfrtttt rattatatatata….fino allo splat finale. Si parte dal “lassa perde dai” e si arriva al corso di ricamo a punto croce con tanto di “non ci so’ più le mezze stagioni signora mia”. Matematico. Scientifico. Come lo scopone. Io sono arrivata a ‘sta cosa qua. Al va bene così. Cosa? Tutto. Basta che non mi spappolano la minchia ormai mi sta bene tutto. Passo sopra, passo oltre, faccio finta di niente…un sacco di azioni che fino a qualche mese fa mi erano non solo sconosciute ma anche ostiche. Mi sono integrata alla pesantezza generale. Tra due giorni comincerò a lamentarmi che sono stanca, sbufferò per il meteo e comincerò a dire che si stava meglio quando si stava peggio e che ai miei tempi si saltavano i fossi per il lungo. Contestualmente a questo raggiungerò la pace dei sensi, la pace del cervello, la mia vivacità intellettuale andrà in vacanza alle Maldive dove si sbercerà di batida de coco e si diseneuronerà per sempre. E comincerò a dire che se torna la DC la voto. E inizierò anche a non digerire più il latte…che io non ho capito come possa essere possibile ma la gente che conosco io…compie 40 anni…e un’ora dopo non digerisce più il latte. Ma è incredibile eh. Fino al giorno prima si allattavano direttamente dalle mucche…il giorno dopo intolleranti al lattosio mo’ io devo capire se sta cosa è una moda che fa figo o è vera per davvero…ma dirò che va bene, facessero un po’ tutti come cazzo glie pare.

Basta. Questo mondo sbuffoso ha vinto pure su di me. Mi si è inceppato l’entusiasmo, la joie de vivre e probabilmente anche la scassacazziggine che per qualcuno potrebbe essere una cosa positiva ma secondo me no. Quando la gente smette di rompere il cazzo è perché non gliene frega più niente e un mondo fatto da persone a cui non frega niente è un mondo difficile e ostile.

Che poi, come dice sempre Alice…e ha ragione…perché Alice è noiosa eh. Alice è una di quelle a cui è dedicato questo post perché è una noiosa che si lamenta dalla mattina alla sera che davvero non la si sopporta ( e pure il mio collega Genio…quello è n’altro…pare che porta sulle spalle tutti i drammi mondiali e i problemi politici internazionali…Berlusconi è meno stanco di lui…arriva in canile la mattina che già è stanco al solo pensiero di quello che forse probabilmente ma non si sa potrebbe anche per caso capitare…un peso massimo ) Però come dice Alice La Noiosa Cronica…le uniche passioni che non muoiono mai sono quelle per i figli e per le squadre di calcio. E infatti, secondo me, il paragona da fare con la gente sarebbe proprio quello: cioè…io ho sempre voglia di vedere e stare con mia figlia. Sempre. Non è mai capitato che abbia pensato “oh che balle mi tocca un intero pomeriggio con la Nana”. Se capita che lo penso per qualcun altro allora evidentemente non è che ci tengo così tanto…e per il calcio è uguale. Avete mai sentito un tifoso che abbia detto “uh che palle oggi c’è la partita” o “no no non parlarmi della mia squadra che oggi non c’ho voglia”. Uguale. Quando non si ha voglia…gnari…meglio levà di mezzo. Oppure dire che va bene così. Che va bene così in effetti. Quantomeno finché non andrà più bene.