Sanremo: la serata al migliore, Mika superstar. La noia delle battute sessiste

sanremo terza serata twitter 2

 

La serata delle cover, ormai un classico sanremese, è una specie a parte. D’altronde lo si è capito dall’avvio che questa terza serata si sarebbe tradotta in una pausa esistenziale, distante tanto quanto un universo parallelo dalla televisione vista nelle prime due. Perché la partecipazione di Mika ha conferito un significato strutturato, concreto, sociale a questo Sanremo delle persone ma alquanto dubbioso nei contenuti, almeno per quanto riguarda la sostanza del racconto. E poi le canzoni e gli interpreti. Dopo i giovani che hanno gareggiato ovvero Maldestro, Tommaso Pini, Valeria Farinacci e Lele (in quota Amici), ecco comparire una floreale Maria De Filippi che inscena C’è posta per te ma in una versione che quasi assume il format de L’Intervista.

Erano pronti a scatenare l’inferno, Maria e Carlo come li chiama Crozza. Nel senso che sul palco dell’Ariston segue una sequenza ininterrotta di personaggi, che quasi si accavallano ma non riescono ad allontanare quella malinconia che si è impossessata del Festival, almeno fino all’arrivo di Ermal Meta. E malgrado si fosse aperto con il Piccolo Coro dell’Antoniano, una certezza meravigliosa.

Diamante versione Chiara non conquista il pubblico, ma forse ha consentito di apprezzare di più – se possibile – l’interpretazione di Ermal Meta, che dona magia e fascinazione a un pezzo già superbo come Amata Terra Mia di Mimmo Modugno. Povera Lodovica Comello, le è toccato cantare dopo il vincitore della serata. Sui social è un massacro, ma più per questioni di look che per le sue Mille Bolle Blu.

Finalmente si è risentito il vocione di Al Bano che riconquista vigore e potenza complice la scelta di Pregherò, brano perfetto per il re di Cellino San Marco. Cucito addosso anche la cover della Mannoia, Sempre e per sempre, che manifesta una sorta di affinità elettiva con il maestro De Gregori. Non pervenuto, invece, il buon Bernabei che vorrebbe omaggiare Edoardo Bennato con Un giorno credi.

A trarne giovamento è stata Paola Turci, travolgente con Un’emozione da poco e che meriterebbe – aggiungo – molto di più da questo Festival.

La rottura degli schemi del duo Conti-De Filippi (e un parziale ritorno alla realtà) la dobbiamo a Mika che ha già dimostrato di poter essere definito, a ragione, uno showman oltre che una popstar. A lui la responsabilità di conferire un significato a questo momento: “La musica fa cambiare il colore della mia anima – dice prima di esibirsi – posso essere bianco, blu, violetto… tutto. È molto bello essere di tutti i colori. E se qualcuno non vuole accettare tutti i colori del mondo, e pensa che un colore è migliore e deve avere più diritti di un altro, o che un arcobaleno è pericoloso perché rappresenta tutti i colori… Beh, peggio per lui. Sinceramente, questo qualcuno lo lasciamo senza musica”. Chiuse definitivamente le polemiche.

Gigi D’Alessio ha ripreso il discorso sospeso dal superospite: raffinato l’arrangiamento del capolavoro di Don Backy, L’immensità. Francesco Gabbani invece ha omaggiato Celentano con una versione scanzonata di Susanna. Ovazione del pubblico per Marco Masini, Signor tenente di Giorgio Faletti mentre Michele Zarrillo rispolvera Miguel Bosè e Se tu non torni.

A svegliare chi si era appisolato la voce strepitosa di Elodie, che merita la promozione diretta tra i big senza passare per le categorie preparatorie: la sua Quando finisce un amore è struggente. Samuel senza i Subsonica ha interpretato Ho difeso il mio amore e a Sergio Sylvestre prova l’allenza talent con i vincitori di X Factor, i Soul System, e ha fato ballare l’Ariston con Vorrei la pelle nera. Fabrizio Moro ha cantato La leva calcistica della classe ’68. Un capolavoro che nella serata ha assunto una forma indefinita con tanto di Marco Tardelli alle spalle, inspiegabile. Bene Michele Bravi con Battiato e La stagione dell’amore, molto fresca e attuale grazie all’arrangiamento. Per la cronaca: le coppie non vincono qui, a Sanremo. Nesli e Alice Paga, Raige e Giulia Luzi chiudono qui la corsa.

Su Luca e Paolo, come su Crozza, non c’è molto da dire se non che per una strana ragione si cullano nell’illusione che alcune battute strappino sorrisi e consensi. Una macchina molto facile, ma in cui si rimane altrettanto banalmente incastrati: è la noia delle battute sessiste.

Sanremo: la serata al migliore, Mika superstar. La noia delle battute sessisteultima modifica: 2017-02-10T15:28:36+01:00da elisdono

Related posts