QUEL SOGNO INFRANTO DI NOME MATTEO RENZI

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Eppure all’inizio ci avevamo creduto alla storia del giovane rampante “sceso in politica” per rotta­mare i vecchi politici, sostituendoli con una squadra di trentenni agguerriti e preparati come lui o poco meno, esenti da qualsiasi ambizione personale o male caratterizzante la vecchia politica – tipo una propensa attitudine alla corruzione o a emanare leggi a tutela dei propri interessi e di quelli di pochi amici in barba ali interessi reali dei cittadini – per riformare il paese, risollevandolo dalla mel­ma in cui lo aveva affogato per l’appunto la vecchia politica, per rilanciarlo verso rosei orizzonti.

Poi, man mano che quel giovane e la sua troupe fecero irruzione nelle stanze del potere, prima del proprio partito e poi del paese, in quest’ultimo caso a scapito di un Enrico Letta trattato da grullo con il famoso tweet #enricostaisereno a significare che mai il capo di quella troupe sarebbe assurto alla guida del paese senza passare prima per le elezioni, qualche dubbio, forse più di uno sulla effet­tiva capacità politica e onestà intellettuale di quel giovane iniziammo ad averla.

E i dubbi aumentarono man mano che il suo governa studiava e approvava leggi che ledevano gli interessi dei lavoratori, (abolizione dell’articolo 18 che tutelava i lavoratori dal licenziamento per in­giusta causa; riforma del lavoro, ribattezzata jobs act, che accresceva il precariato; riforma della scuola, ribattezzata enfaticamente buona scuola che tanti danni ha prodotto a maestri e professori costretti a spostarsi centinaia di chilometri per esercitare la propria professione mettendone a rischio gli equilibri familiari; il varo di una legge elettorale che, a suo dire, tutti ci avrebbero copiato, e che invece la consulta bocciò per palese incostituzionalità; una riforma della pubblica amministrazione anch’essa in parte bocciata per molti aspetti incostituzionali. Per finire, una riforma costituzionale portata avanti a colpi di voti di fiducia e poi bocciata dagli elettori al referendum approvativo).

E quando il giovane rampante, contrariamente a quanto aveva ripetutamente affermato, perso il re­ferendum costituzionale, non lasciò la politica, pur dimettendosi da premier, facendosi rieleggere Segretario del partito, diversi dubbi sorsero sulla sua onestà intellettuale.

Ora che la vicenda Banca Etruria, grazie alle audizione in commissione di inchiesta parlamentare, per il, non più tanto, giovane rampante e la sua troupe sta assumendo i connotati di una zappata suoi piedi in quanto tutti i personaggi ascoltati avrebbero confermato che l’allora ministra per le riforme, attuale sottosegretaria alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi si interessò effettivamente del salvataggio dalla bancarotta di Banca Etruria, di cui suo padre era membro del cda e in seguito vicepresidente, malgrado lui e suoi esultano perché le audizioni, a loro dire, avrebbero dimostrato che la Boschi non effettuò alcuna pressione, dunque non commise alcun conflitto di interessi, sul­l’allora ad di Unicredit sollecitando l’acquisto dei Banca Etruria, agli occhi del cittadino provvisto di un minimo di cervello tutta questa faccenda dimostrerebbe come quel giovane e il suo gruppo di fe­delissimi non sarebbero diversi da coloro che volevano rottamare i quali, pur di restare attaccati alla poltrona, erano pronti ad affermare tutto e il contrario di tutto.

Le imminenti elezioni diranno se quel giovane e i suoi “seguaci” continueranno la carriera politica o se dovranno salutare e andare a lavorare, non più per il bene del paese ma per se stessi e le rispettive famiglie.

Alle urne l’ardua sentenza!

RENZI VS IL FATTO, IL CONFRONTO FA BENE ALLA DEMOCRAZIA!

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Quando un politico improvvisamente decide di confrontarsi vis a vis con un giornale verso il quale ha sempre dichiarato di nutrire pochissima stima perché, a suo dire, racconterebbe una vagonata di falsità, (fake news), giungendo ad alterarne ironicamente il nome della testata da Il Fatto Quotidiano ne il falso quotidiano, vuol dire che quel giornale tanto inviso, forse, racconterebbe più verità di quante si vuol far credere.

Se infatti giovedì scorso, a seguito dell’audizione in commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche del numero uno di Consob Vegas che, parlando della vicenda Banca Etruria, avrebbe rilasciato dichiarazioni che smentirebbero la linea difensiva di Maria Elena Boschi, la quale ha sempre dichiarato che, all’epoca in cui era Ministro delle Riforme, non s’era mai interessata della crisi della banca di cui il papà faceva parte del cda e poi in seguito era divenuto vicepresidente, non facendo pressioni su chicchessia perché intervenisse per salvare la banca dal crack, tanto che l’attuale sottosegretaria alla presidenza del consiglio aveva chiesto un faccia a faccia televisivo dalla Gruber con il direttore de Il Fatto Marco Travaglio, personificazione del diavolo per i renziani; e se poi ieri Renzi ieri ha scritto una lunga lettera a Il Fatto per rispondere a un articolo pubblicato un paio di giorni prima da Giorgio Meletti sempre sulla vicenda Boschi-Banca Etruria, ( ieri Meletti ha subito controreplicato alla lettera di Renzi) è evidente che il segretario del Pd e il suo entourage temono Il Fatto, unico quotidiano che non ha mai fatto sconti a nessuno, nemmeno al M5S svelando alcuni aspetti sconosciuti dell’allora candidata pentastellata al campidoglio Virginia Raggi, diversamente da quanto molti sostengono.

Un quotidiano deve raccontare i fatti senza alterarli né addomesticarli per consentire all’opinione pubblica di farsi un’idea del paese in cui vive e della classe dirigente che lo governa o si appresterebbe a governarlo.

Se fino e “ieri” Renzi e i renziani dicevano peste e corna de Il Fatto e poi, all’improvviso, sono stesso loro a chiedere un confronto con i suoi giornalisti e a scrivere al giornale per smentire quanto scrive, venendo a loro volta smentiti, può solo significare che Il Fatto racconta i fatti per quel che sono, senza edulcorarli o omettendo aspetti che potrebbero infastidire “il potere”, o quanto meno “un certo potere”.

Se Renzi e i suoi, dopo aver denigrato Il Fatto definendolo falso quotidiano, decidono di sottoporsi a uno scontro aperto con i suoi giornalisti, può solo significare che il quotidiano diretto da Travaglio pubblica articoli e inchieste che, svelando verità scomode, possono minare il già traballante trono su cui Renzi siede.

Se, dopo aver cercato di ridicolizzarlo,il nemico lo si chiama pubblicamente in campo per affrontarlo al fine di dimostrare chi ha torto e chi ha ragione può solo significare che lo si rispetta più di quanto si vorrebbe far credere. Tale rispetto deriverebbe dal fatto che svolgerebbe a pieno la funzione per cui fu ideato: i quotidiani devono fungere da cane da guardia del potere. Se ne diventano il cane da compagnia, il potere, libero da controlli, si sente in diritto e dovere di fare quel che vuole arrecando danni irreparabili alla società.

Lo scontro tra Renzi e Il Fatto non può che portare benefici in un paese dove sempre più spesso i giornali più che essere il cane da guardia del potere ne sono portavoce.

A volte il manovratore va disturbato, affinché non perda l’orientamento!

BANCA ETRURIA, IL POMO DELLA DISCORDIA TRA RENZI E LA BOSCHI?

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Personalmente ho la convinzione che alla fine Maria Elena Boschi si dimetterà. Non per propria vo­lontà ma per via delle probabili pressioni che le verranno con sempre maggiore insistenza da una parte dei democratici, essendo or­mai evidente che, dopo l‘audizione di ieri in commissione inchiesta parlamentare del nu­mero uno della Consob Vegas, sulla vicenda Banca Etruria la posizione dell’ex Ministro delle Rifor­me del governo Renzi è sempre più traballante. E molto probabilmente lo diventerà ancora di più dopo quella, presumibilmente prima di Natale, dell’ex ad di Unicredit Ghizzoni cui la Boschi, stando a quanto riferito da Ferruccio De Bortoli nel suo libro Poteri (quasi) Forti, al­l’epoca si sarebbe rivolta per sollecitare l’acquisto di Etruria da parte di Unicredit al fine di evitarne il fallimento. A riguardo la Boschi ha sempre smentito.

Tuttavia chi ieri sera ha visto Otto e Mezzo, dove la Boschi ha preteso un faccia a faccia televisivo con Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, che, secondo lei, la odierebbe, la sottosegreta­ria ha dato l’impressione di essere nervosa, cosa del tutto comprensibile. Ma anche in palese con­traddizione, come più volte le ha fatto notare Travaglio, tra quanto asseriva in propria difesa e quanto invece, stando alle dichiarazione di Vegas, avrebbe realmente fatto: interessarsi di salvare Banca Etruria per tutelare gli interessi degli aurei opifici aretini.

La mia convinzione che alla fine la Boschi si dimetterà deriva dall’aver visto, sempre ieri sera su La Sette, dopo Otto e Mezzo, Renzi da Formigli a Piazza Pulita. Alle insistenti domande del conduttore sulla Boschi, il segretario cercava di deviare, facendo notare che la Boschi era stata in televi­sione pochi minuti prima di lui dalla Gruber; che lui era lì per parlare d’altro; che secondo lui la vicenda Banca Etruria era un elemento di distrazione di massa per distogliere l’attenzione degli italiani dai reali problemi del paese motivo per cui lui era lì.

Ma era evidente quanto il segretario fosse in imbarazzo. Probabilmente perché consapevole che, in vista delle elezioni, con i sondaggi che al momento danno un Pd in sensibile calo di preferenze – sembra al 20% – la vicenda Boschi/Banca Etruria potrebbe rivelarsi il colpo di grazia per retrocedere l’attuale partito di maggioranza relativa a terza forza politica del paese segnando la fine politica del Segretario.

Dando per scontato che a Renzi stanno più a cuore le sorti del partito che quelle della Boschi, è inevitabile che alla fine, se la posizione della ex Ministra diventasse sempre più scricchiolante, Renzi sarà costretto, suo malgrado, a chiederle di fare un passo indietro onde evitare al Pd una de­bacle elettorale di dimensioni bibliche.

L’ex Premier non può affatto permettersi di offrire alle opposizioni un valido argomento da “sventolare” in campagna elettorale per screditare il proprio partito agli occhi dell’elettorato affermando che il Pd difende le banche e i ban­chieri anziché i piccoli correntisti.

Non è improbabile che alla fine Renzi sarà costretto a piegarsi alla realpolitk chiedendo alla Boschi di farsi da parte per salvare il partito e la propria faccia.

Quella faccia che ha già in parte perso quando da Premier in più occasioni affermò che se gli italiani avessero bocciato la riforma costituzionale Boschi si sarebbe ritirato per sempre dalla politica – cosa che dichiarò anche la stessa Boschi – e poi invece…

BIOTESTAMENTO UN ATTO DI RISPETTO E D’AMORE VERSO SE STESSI E LA VITA

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Oggi è una giornata storica per l’Italia. E, per una volta, non lo dico con sarcasmo ma con orgoglio: con il Sì di questa mattina del Senato al biotestamento, i cittadini potranno depositare le Dat, le disposizione anticipate di trattamento sanitario che stabiliranno, nel caso ci si ammalasse in maniera irreversibile e degenerativa, di poter sospendere le cure che li tengono in vita evitando a se stessi lo strazio di vivere una vita non vita, come fu per WelbyEmanuela Englaro, dj Fabo e chissà quanti altri connazionali relegati in un letto, a casa o in ospedale, in condizioni esistenziali mortificanti, che umiliano la dignità dell’individuo, tenuti in vita da una macchina che supplisce, forzando, ai processi naturali che regolamento l’esistenza di ogni essere umano.

In questo momento così importante per il paese mi è impossibile non volgere il pensiero a mio padre che fu affetto d’Alzaimer: ammalatosi agli inizi del del nuovo millennio e allettatosi il 16 dicembre 2006, spirò l’8 maggio 2010 dopo atroci sofferenze dovute soprattutto alle piaghe da decubito che ne scalfirono la schiena, in particolare il fondoschiena, aprendo poco al di sopra del coccige una voragine sanguinolenta di carne e nervi in cui vi infilavamo la mano per pulirla con le garze imbevute dai medicinali onde evitare si infettasse.

In quel lungo periodo di allettamento, papà subì quella che per lui sarebbe stata, se fosse stato cosciente, la più atroce delle umiliazioni: essere pulito e lavato intimamente da mia sorella e me.

Una condizione inaccettabile per chi come lui aveva un profondo senso del pudore, rispetto per sé e gli altri.

Conoscendolo non escludo che, se avesse immaginato ciò che gli sarebbe successo, e ne avesse avuto l’opportunità, papà avrebbe stilato il proprio biotestamento in cui chiedeva, se fosse stato affetto da un male degenerativo, di essere lasciato morire in pace; di non forzare né l’alimentazione né la respirazione con l’ausilio delle bombole d’ossigeno, perché mai avrebbe voluto con la sua malattia pesare sui familiari, obbligandoli a sacrificare la proprio esistenza per stargli vicino, minando pericolosamente gli equilibri familiari che simili situazioni mettono in discussione.

Senza trascurare che essendo uno sportivo e amante dell’arte, l’idea di dovere patire in un letto come un ebete, per giunta incontinente e incapace di nutrirsi da sé mai l’avrebbe sopportata .

So bene che la condizione di mio padre non era lontanamente assimilabile a quella di Welby, Emanuela Englaro, dj Fabo e altri. Ma so altrettanto bene che anche nel suo caso il processo degenerativo, seppure ritardato dai medicinali, alla fine lo condusse in una condizione esistenziale mortificante per qualunque individuo.

Con l’approvazione del biotestamento finalmente si dà la possibilità ai cittadini di poter predisporre a monte della propria esistenza nel caso un incidente o una malattia degenerativa li costringessero a una vita non vita.

Nel mio caso specifico, essendo l’Alzaimer una male ereditario – mia nonna paterna morì manifestando gli stessi sintomi dell’Alazimer ma all’epoca le fu diagnosticata l’aterosclerosi – non posso escludere che un domani esso non possa cogliere anche me.

Solo questo pensiero mi fa tremare, sia immaginando le sofferenze che patirei sia, soprattutto, quelle che arrecherei ai miei familiari, costringendoli a stravolgere le proprie esistenze per assitermi in quella che è, a tutti gli effetti una lunga agonia.

La vita deve essere vissuta dignitosamente. Nel momento ciò non fosse più possibile, penso sia un diritto dell’essere decidere di porvi fine.

A che serve allungare l’agonia?

In un alcuni scegliere di morire è un atto estremo di amore verso se stessi e chi ci ama.

Finalmente il Parlamento l’ha compreso!

 

3° EDIZIONE CORSA DEL CUORE: TRA STORIA, FANTASIA E REALTA’

CORSA DEL CUORE

Chissà cosa avrebbe pensato Scipione l’africano – le cui spoglie mortali riposerebbero nei pressi del Lago Patria, probabilmente sotto qualche casa o villa abusiva, laddove sorgeva l’antica Liternum, insediamento di coloni romani reduci dalle guerre puniche, dove il famoso condottiero si ritirò a vita privata deluso dalle politiche di Roma, pronunciando la famosa frase “ingrata patria non avrai le mie ossa” – nel vedere raggruppati sotto un arco di trionfo sintetico centinaia di uomini e donne in mutande e canottiere pronti a sfidarsi nella terza edizione de La Corsa del Cuore, gara po­distica di 10 chilometri (per la precisione 10,350 km), quest’anno arricchita dalla prima edizione della Straliternum di 21 km.

Molto probabilmente il prode condottiero, avendone viste chissà quante durante la sua epica esisten­za, si sarebbe fatto una grande risata continuando a coltivare il proprio appezzamento di terreno. O, magari, si sarebbe levato sulla schiena a guardare quell’esercito multicolore di matti che, al “via”, ha iniziato a correre lungo la strade di Liternum, raggiungendo la sponda del lago sottostante e con­tinuare a correre intorno all’immane specchio d’acqua per raggiungere il lato opposto e ritornare da dove erano partiti.

Non si può escludere che, osservandoli dall’alto della sua splendida villa, il generale romano avreb­be invocato gli dei perché fulminasse quegli scellerati che con il loro agone sportivo profanavano la tranquillità del luogo, prescelto finanche da Seneca per coltivare le proprie riflessioni filosofiche grazie alla bellezza del luogo. Così come non è detto che, viceversa, il generale avrebbe chiesto agli dei di benedirli perché con la loro allegria e voglia di vita omaggiavano degnamente Madre Natura!

Al di là delle mere fantasie, una cosa possiamo affermarla con certezza: la gara di ieri è stata una grande festa di amicizia e di sport. Un grazie sincero va agli organizzatori che con l’appoggio logi­stico dell’esercito sono riusciti ad allestire una manifestazione molto piacevole sia per quanto con­cerne l’aspetto squisitamente sportivo grazie al percorso panoramico comprensivo dell’intero giro del Lago Patria che ha consentito a tanti di apprezzare una zona del litorale flegreo per molti versi ignota in quanto poco o male pubblicizzata; sia per quanto riguarda il pre e il dopo gara con la pre­senza, prima della partenza, di piccole majorette che a tempo di musica scandivano ballando i minu­ti rimanenti al via e di un gruppo di comparse in costume da pretoriani a cavallo in onore del gene­rale romano; sia la possibilità, una volta tagliato il traguardo, di gustare un’ottima pasta e fagioli bollente cucinata al momento su cucine da campo allestite a ridosso della consegna delle medaglie e dei pacchi gara che ritemprava dal freddo patito in gara.

Un grazie sincero va agli amici della ASD Liternum, capitanati dal Antonio Lamberti, che si sono fatti in quattro, sparsi lungo tutto il percorso, al fine di garantire la sicurezza degli atleti e la riuscita dell’evento.

Ci vediamo il prossimo anno!

TIM E IL MISTERO DELLA FIBRA CHE C’E’ MA NON C’E’

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A metà ottobre, esattamente il 19 ottobre,  ricevetti una telefonata sul fisso di casa da una signorina dall’inequivocabile accento slavo che mi chiedeva se fossi interessato a passare alla rete fibra TIM. Non avendo la zona di Pozzuoli una buona copertura internet, le chiesi di richiamare il giorno dopo. Non appena chiusi la comunicazione, telefonai a un mio amico che lavora in TIM chiedendogli se fosse il caso che accettassi la proposta. Senza esitare, mi disse di sì in quanto solo in quel modo avrei risolto una volta e per sempre i miei problemi con internet.

Quando l’indomani la signorina richiamò, ricevendo il mio assenso per il passaggio di rete, mi avvisò che nel giro di ventiquattrore mi avrebbe chiamato un funzionario TIM per confermare il tutto.

Così fu. Puntuale, il giorno dopo fui contatto da un’addetta della TIM che mi fece tutta una serie di domande per accertarsi che davvero avessi aderito all’offerta. Quindi mi chiese che contratto avessi al momento. Sentendo che ho uno smart, mi disse che l’offerta da 39 euro per la fibra non era contemplata per quel tipo di soluzione. Bensì, se avessi voluto,  potevo usufruire di quella da 49 euro. Accettai comunque con la certezza che una volta attivata la fibra con internet non avremmo più avuto problemi.

Alcuni giorni dopo quella telefonata, sul cellulare ricevetti un sms in cui mi si avvisava che era in atto da parte del corriere la consegna del kit fibra comprensivo del modem e di due cordless.

Il giorno seguente sul fisso di casa chiamò il vettore dicendomi che era parcheggiato sotto il palazzo ma non trovava il mio nominativo sul citofono. Colto dal dubbio, gli chiesi a quale indirizzo stesse effettuando la consegna: Via Vecchia San Gennaro …

“Ma quello è il vecchio indirizzo!?!” sbottai. “Sono ormai più di dieci anni che abito a Via … Tra l’altro è l’indirizzo dove sono domiciliate le bollette! In linea d’aria distano esattamente meno di cento metri l’una dall’altra, sono strade parallele. Non potrebbe allungarsi fino all’inizio del viale in modo che le vengo incontro, oppure, se ha la cortesia di aspettare cinque minuti, la raggiungo lì!?”.

“Mi dispiace”, rispose, “Devo effettuare la consegna a questo indirizzo e non altrove. Chiami la TIM, comunichi la variazione di indirizzo e le consegneremo il modem senza problemi”

Non avendo alternative, chiamai il 187 e comunicai il disguido. Mi risposero che per effettuare il cambio di indirizzo dovevo inviare un fax al 80000187, segnalando la variazione di domicilio; allegando la fotocopia della carta di identità su cui risultava che effettivamente risiedevo a quel recapito, unitamente alla fotocopia del codice fiscale.

Il giorno dopo inviai il fax e restai in attesa di comunicazioni. Trascorsa una settimana, visto che il corriere non mi contattava, richiamai al 187 chiedendo chiarimenti. Mi risposero che il vettore aveva annullato la consegna causa domicilio sconosciuto. Alle mie rimostranze, controllarono che la variazione di indirizzo fosse stata effettuata. accertato che tutto era stato fatto regolarmente, mi tranquillizzarono dicendo che avrebbero prontamente provveduto ad avviare una nuova consegna.

Finalmente, tre giorni dopo, ricevetti la telefonata del vettore che mi annunciava che nel giro di mezz’ora sarebbe stato da me per recapitarmi il kit autoinstallante. Come periodo siamo a circa metà novembre, precisamente il 16 novembre. Dunque è già passato quasi un mese dalla prima telefonata promozionale che mi  fu fatta.

Apro il kit, attivo il modem sulla prese principale come indicato nelle istruzioni e telefono al numero verde segnato all’interno della confezione per avviare la procedura di attivazione. Dall’altro lato del telefono una voce preregistrata dice che la mia richiesta è stata presa in consegna e che nel giro di quattro giorni potrò usufruire della fibra.

Nel frattempo continuo a navigare con la rete normale.

Trascorsa una settimana, non ricevendo alcuna comunicazione, esattamente giovedì 23 novembre telefono al 187 per sapere a che punto è la mia pratica. Dopo alcuni controlli l’addetta mi comunica che ci sono problemi tecnici per cui non è possibile installarmi la fibra.

“Ma come non è possibile? Mi avete telefonato voi, non sono stato io a chiamarvi!”

“Signore ha ragione, le chiedo scusa a nome dell’azienda. Purtroppo la sua zona non è coperta dalla fibra.”

“Signora ma si rende conto di quel che dice?” faccio io basito. “Fuori al cancello d’ingresso del parco c’è anche la colonnina per la fibra. Coma sarebbe a dire che la zona non è coperta?”

“Signore, mi dispiace. C’è un problema in centrale. Ci rimandi indietro il kit a mezzo vettore a spese sue, allegando una letterina a questo indirizzo: TIM SPA – PRESSO GEODIS LOGISTICA MAGAZZINO REVERSE…  Comunicando il costo della spedizione in modo che le sarà rimborsato nella prossima fattura.”

“Signora non sarebbe più comodo se mi trattenessi il kit in modo che, non appena la mia zona sarà coperta dalla fibra, già posso attivare la linea?”

“No, signore, mi dispiace. La procedura è questa!”

Sconsolato riaggancio!

A conclusione di questa beffa, sabato 25 novembre un addetto della TIM telefona a casa comunicando che al momento la mia zona non è coperta dalla fibra per cui è inutile richiederla!

Che altro dire? …

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Di seguito una della e-mail inviatemi dalla TIM a conferma dell’attivazione della fibra sulla mia rete telefonica:

Informazioni tecniche e documentazione contrattuale linea Fibra di TIM

Telecom Italia-TIM (caringservizioclienti@telecomitalia.it)

15/11/2017 21:40

A  …………..

2 allegati

Gentile cliente,

nel ringraziarti per aver scelto la Fibra di TIM, ti informiamo che a breve riceverai direttamente a casa tua, con consegna tramite corriere, un pacco contente il “Kit Fibra Autoinstallante” composto da:

1.nuovo modem Fibra di TIM;
2.telefono Cordless da collegare al Modem per effettuare e ricevere chiamate;
3.semplici istruzioni di installazione del Modem e del Cordless.

Ti chiediamo di effettuare l’installazione del “Kit Fibra Autoinstallante”, appena lo riceverai, per permetterci di completare l’attivazione trasformando la tua linea ADSL in linea Fibra.

Ad attivazione avvenuta, continueranno a funzionare solo i telefoni collegati al Modem Fibra che deve rimanere sempre acceso per poter effettuare e ricevere telefonate; potrai riutilizzare gli altri telefoni in tuo possesso solo collegandoli al Modem Fibra (per informazioni sulle modalità di collegamento consulta la guida presente all’interno della scatola del Modem).

Per ulteriori informazioni e suggerimenti sull’installazione del Modem e del Telefono clicca qui.

Il mancato espletamento della procedura di installazione entro 15 giorni dal ricevimento del “Kit Fibra Autoinstallante” presso il tuo domicilio, sarà considerato quale esercizio del diritto di recesso dall’Offerta Fibra scelta; in tal caso sarai tenuto a restituirci il “Kit Fibra Autoinstallante” o in alternativa ad esercitare l’opzione d’acquisto dei prodotti come indicato alla sez. 3.2 della lettera di benvenuto allegata alla presente mail.

Inoltre ti ricordiamo che con la linea Fibra non è garantito il corretto funzionamento di allarmi e centralini telefonici connessi alla linea fissa di casa, anche se li collegherai direttamente al Modem Fibra.

Alleghiamo nella mail la lettera di benvenuto con le Condizioni Generali di Contratto e le Condizioni Economiche del Servizio Fibra. Ti invitiamo a prenderne visione ed a conservarle.

Per ulteriori informazioni il Servizio Clienti linea fissa 187 è a tua disposizione.

Arrivederci da TIM

Attenzione: questa casella di posta elettronica non è abilitata alla ricezione di messaggi

TIM S.p.A. Direzione e coordinamento Vivendi SA
Sede Legale: Via Gaetano Negri, 1 – 20123 Milano
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