Aprile 2019: Metallica – MASTER OF PUPPETS (1986)

Mater of puppets

 

Data di pubblicazione: 24 febbraio 1986
Registrato a: Sweet Silence Studios (Copenhagen)
Produttore: Metallica & Flemming Rasmussen
Formazione: James Hetfield (voce, chitarra ritmica, chitarra acustica), Kirk Hammett (chitarre), Cliff Burton (basso, cori), Lars Ulrich (batteria)

 

Lato A

 

                        Battery
                        Master of puppets
                        The thing that should not be
                        Welcome home (Sanitarium)

 

Lato B

 

                        Disponsable heroes
                        Leper messiah
                        Orion
                        Damage Inc.

 

Le genti di metallo pesante di Urano erano avvolte in fredde nebbie blu
di banconote vaporizzate
(William S. Borroughs)

 

Il suono pesante è qualcosa che frastorna la mente e il corpo. Un impatto violento e massacrante da non lasciare spazio per nessuna forma di redenzione. Questo tipo di suono col tempo è stato definito “metal”, facendo riferimento alle sonorità pesanti, “metalliche” appunto, e si caratterizza con dei ritmi fortemente aggressivi, un suono potente e frastornante, ottenuto soprattutto grazie all’enfatizzazione dell’amplificazione e della distorsione delle chitarre, dei bassi, e delle voci, non sempre inclini all’armonia, semmai alla sguaiatezza più totale.
Il rapporto sul genere sarebbe lungo e complesso da articolare nella totalità della sua espressione, sia storica che artistica, perché il metal nasce come costola dell’hard rock e nel tempo ha avuto diverse ramificazioni stilistiche. Resta il fatto che il metal nella suo fascino antiestetico raccoglie moltissimi estimatori, e una delle band manifesto del genere non può che essere quella che dal genere stesso prende il nome: i Metallica.
La band americana, con le sue sonorità dure e granitiche e i suoi ritmi velocissimi, ha posto le basi per una nuova cultura metal sorta nel corso dei primi anni ’80. Con loro il metal accede all’accezione tipicamente “trash” per via delle tematiche e della visionarietà dei testi, ma nello stesso tempo aggressività, ritmi spericolati, tecnicismi strumentali, li rendono la band che più di ogni altra degnamente rappresenta il genere in tutte le sue espressioni. Nello stesso tempo un genere così di nicchia e complesso come il metal è giunto al grande pubblico grazie al lavoro di questi ragazzi americani che nel momento di più grande popolarità non hanno disdegnato aperture alla melodia pop, come è avvenuto nell’indimenticabile Black album omonimo del 1991, con le perle The unforgiven e Nothing else matters.
La band si forma nel 1981 per via dell’incontro tra James Hatfield e Lars Ulrich, giunto quasi per caso, poiché i due avevano risposto ad un annuncio di una rivista musicale, apprezzando le proprie abilità musicali, decidono di metter su un gruppo hard rock. Sarà Lars Ulrich a proporre il nome della band, prendendo al volo un suggerimento di un amico che gli presentò due varianti: Metal Mania e Metallica.
Nel 1982 composero uno dei loro primissimi pezzi, Hit the lights, che portò la band ad ottenere un minimo di popolarità nell’ambiente della musica heavy. E la popolarità cresceva anche grazie a degli spettacoli molto importanti, dove i ragazzi poterono farsi le ossa. Uno di questi spettacoli si tenne al leggendario Whiskey a Go Go di San Francisco (reso celebre per le varie esibizioni dei Doors negli anni ’60), e qui attirarono l’attenzione di un giovane bassista, Cliff Burton, che entrò a far parte della band. Avendo poi ingaggiato Kirk Hammett, in sostituzione di Dave Mustaine, la band iniziò il suo percorso discografico con l’esordio scoppiettante di Kill ‘em all, ma molti ritenuto un manifesto sonoro del trash metal. Le promesse del primo album vennero comunque mantenute nel successivo Ride the lightning, ma l’album manifesto in senso totale sarà il loro terzo disco, Master of puppets.
Rappresentato da una copertina inquietante, con un cimitero e due mani (che sarebbero quelle di Dio, padrone delle bambole, per dei temi religiosi sempre in sospensione tra riflessione e blasfemia) che sorreggono dei fili di burattini sepolti, l’album si apre con la violenza scarna di Battery, assalendo l’ascoltatore con una furia incontrollata e sboccata. La title-track che la segue prende in prestito dal progressive alcune tendenze alle suite, come i momenti di dolcezza che interrompono l’assordante energia del brano, i suoi riff granitici e una voce che non lascia scampo. Gli sperimentali The thing that should not be e Leper messiah sono due esercizi sonori dove la band cerca di esprimere durezza e vigore, mettendo da parte la velocità delle esecuzioni a favore di un rumorismo pesante. Welcome home (Sanituarium) è una ballata che interrompe la furia trascinatrice dei pezzi precedenti, chiudendo il primo lato nel segno di un’insana dolcezza.
Desponsable heroes apre il secondo lato con una ritmica sferzante. Lo strumentale Orion ha velleità progressive, e il conclusivo Damage Inc. riallaccia la band alle origini del primissimo album in maniera magistrale, per un album che nel genere resta manifesto assoluto e pietra miliare.
Un album benedetto dall’ispirazione malsana, ma maledetto dalla sorte, visto che pochi mesi dopo la sua pubblicazione, durante un tour in Svezia, a causa di un terribile incidente, perderà la vita Cliff Burton. Così ricorda quel momento James Hatfield: “Vidi l’autobus sopra di lui. Vidi le sue gambe spuntare fuori. Crollai. L’autista, ricordo, stava tentando di dare uno strattone alla coperta posto sotto il suo corpo per usarla per altre persone. Dissi soltanto: non farlo, cazzo! Avrei voluto ucciderlo! Non so se fosse ubriaco o se passò sul ghiaccio. Tutto quello che so è che stava guidando e che Cliff non era più con noi”. Cliff lasciò comunque un vuoto incolmabile che nessuno ha saputo più riempire.
Dopo Master of puppets giunsero altri due album molto belli come …And justice for all e il già citato Black album e poi l’inevitabile declino, la causa alla Napster, e il disco con Lou Reed. Ma è stato con quell’incredibile Master of puppets e con Cliff in formazione che il suono pesante è entrato nell’empireo. E per sempre ci resterà!

Aprile 2019: Metallica – MASTER OF PUPPETS (1986)ultima modifica: 2019-04-22T08:01:31+02:00da pierrovox

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