Agosto 2017: Iggy Pop – LUST FOR LIFE (1977)

Lust for life

 

Data di pubblicazione: 29 agosto 1977
Registrato a: Hansa Studios (Berlino)
Produttore: David Bowie, Iggy Pop & Colin Thurston
Formazione: Iggy Pop (voce), David Bowie (tastiere, piano, cori), Carlos Alomar (chitarre, cori), Ricky Gardiner (chitarre, cori), Tony Sales (basso, cori), Hunt Sales (batteria, cori)

 

Lato A

 

                        Lust for lfe
                        Sixteen
                        Some weird sin
                        The passenger
                        Tonight

 

Lato B

 

                        Success
                        Turn blue
                        Neighborhood threat
                        Fall in love with me

 

 

Suona strano, ma è divertente!”
(David Bowie)

 

La storia di uno dei dischi più importanti degli anni ’70 nasce a cavallo tra la fine di una delle storie più importanti e imponenti del rock, quella caratterizzata dal feroce proto-punk degli Stooges, band caratterizzata dalla personalità tutta istrionica e primitiva di James Newell Osterberg Jr, in arte Iggy Pop, e il suo più cupo periodo di smarrimento, e l’incontro con un’altra icona importante di quel periodo: il Duca Bianco, David Bowie.
Da tempo David Bowie aveva avviato la reinvenzione del concetto stesso dello spettacolo rock, oltre che della concetto stesso dei dischi rock, improntato maggiormente sulla personalità dell’artista, sui suoi alter ego, le svariate sfaccettature delle sue maschere, inserendosi in quel lungo filone che molti chiamano glam rock. Iggy Pop, orfano degli Stooges, si era perso invece tra alcool, eroina, eccessi di ogni tipo, divenendo quasi una specie di pantomima di sé stesso.
Il primo incontro con Bowie risale comunque a quando era ancora con gli Stooges, per dare vita a quello che divenne Raw power, disco di rumorosa e animalesca energia, affidandogli la cura del suono. Ma la collaborazione che nascerà nel tentativo di prendere in mano una carriera da solista praticamente gli salverà la vita, in tutti i sensi. Insieme mettevano insieme l’algida classe inglese di Bowie e l’estetica punk’n’roll di Iggy. Per certi aspetti una coppia del tutto insolita, ma Bowie non era certo nuovo a collaborazioni particolarmente atipiche, si pensi ad esempio a quella con Lou Reed per Transformer… Del resto Iggy Pop ebbe anche la possibilità di seguire Bowie nel tour di Station to station nel 1976, proprio per ritrovare vitalità e curiosità nei confronti della musica. Il luogo ideale scelto per la rinascita di entrambi sarà appunto la gelida e grigia Berlino Est dove i due si rintaneranno per una sorta di introspezione sonora che partorirà dischi bellissimi e passati alla storia, che siamo soliti incasellare nella “trilogia berlinese” per quanto riguarda la carriera di Bowie, e “periodo berlinese” per Iggy.
Il primo passo della collaborazione con Bowie, dopo Raw power con gli Stooges, fu The idiot, un album di gelido e spettrale splendore, ricalcante le sonorità teutoniche provenienti dalla fascinazione elettronica della scuola dei Kraftwerk, dei Popul Vuh, dei Can, dei Tangerine Dream. Una autentica pietra miliare cui seguì di qualche mese un album più accessibile, ma non per questo inferiore: Lust for life.
Il disco si apre con la festosa e martellante title-track, resa ancora più celebre e “maledetta” vent’anni più tardi da Danny Boyle per la colonna sonora di Trainspotting. L’Iguana si destreggia con fisica e primordiale potenza, mettendo insieme il pathos fisico ed erotico del Re Lucertola (Jim Morrison), e la colta visione moderna che la scena berlinese e David Bowie gli offrivano. Segue il garage trasandato, un po’ Velvet Underground, un po’ Doors, di Sixteen, mentre Some weird sin, avvicina maggiormente Iggy Pop alle sperimentazioni che Bowie (che tra le altre cose si rende maggiormente presente nel canto) stava operando. The passenger invece è un altro autentico inno malato, forte di una ritmica serrata e un riff secco e deciso, e un ritornello tanto celebre quanto iconico, quel “la la la la la” filtrato effetti, che in qualche modo diventa la colonna sonora di qualsiasi eccesso. Chiude il primo lato la “bowiana” e sospesa Tonight, sorretta da tastiere eteree e chitarre sguaiate.
Il secondo lato si apre con il glam rock di Success, incrociando sulla stessa strada sia Ziggy Stardust che T. Rex, e si prosegue col soul sospeso di Turn blue, e il punk tossico e trasandato di Neighborhood treat collega con la conclusiva e funkeggiante Fall in love with me, quasi incrociando certi Talking Heads.
Lust for life è una vera e propria pietra miliare della storia del rock, imponente e seminale, generato dalla mente di due geni, tanto diversi tra loro quanto accomunati da una curiosità musicale fuori dal comune. Iggy Pop e David Bowie avranno ancora l’opportunità di lavorare insieme in futuro, senza però ritrovare pienamente lo smalto e l’estetica bizzarra di questi capolavori inarrivabili. Col tempo Iggy Pop, tra alti e bassi, ha saputo mantenere uno status artistico degno di nota, spaziando tra i vari generi, inventandosi attore (divertentissimo il suo capitolo con Tom Waits per Coffee and cigarettes di Jim Jarmush), e addirittura rimettendo insieme di nuovo i pezzi degli Stooges per una non proprio fortunata (perlomeno dal punto di vista creativo, che ha visto la pubblicazione di due dischi) reunion. Il resto è storia e leggenda!

 

Rock star, pubblico, signori e magnati dei media, migliaia e migliaia di persone hanno incontrato questa creatura indomabile, un uomo che ha scandagliato nelle profondità della depravazione, da cui però ne emerge una nobiltà indiscutibile
(Paul Trynka)

Agosto 2017: Iggy Pop – LUST FOR LIFE (1977)ultima modifica: 2017-08-17T09:50:44+02:00da pierrovox

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