Perché a Hong Kong c’è la protesta e cosa rischiano italiani

Perché a Hong Kong c’è la protesta e cosa rischiano italiani

A trent’anni esatti dalla protesta di piazza Tienanmen, la Cina fa di nuovo i conti contro una veemente protesta di piazza. Questa volta nella provincia autonoma di Hong Kong. Proteste alle quali non è abituata e che disvelano quanto dietro il capitalismo selvaggio cinese ci sia pur sempre una dittatura comunista.

Orbene, a Hong Kong, a cinque anni dalla cosiddetta rivoluzione degli ombrelli, martedì 12 giugno scorso, nel giorno in cui sarebbe dovuta approdare in aula la controversa legge sull’estradizione, i manifestanti hanno occupato le strade della città attorno al Parlamento. Ottenendo un rinvio, a data da destinarsi, sull’inizio dell’esame per la nuova proposta.

Si tratta della manifestazione tra le più violente e partecipate degli ultimi vent’anni. Più precisamente, da quando nel 1997 l’isola, dopo 156 anni come colonia dell’Impero britannico, venne restituita alla Cina.

Vediamo meglio perché a Hong Kong ci sono le proteste e cosa rischiano l’Italia e gli italiani.

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Perché a Hong Kong c’è la protesta e cosa rischiano italianiultima modifica: 2019-09-02T10:26:44+02:00da LucaScialo
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