58. alla scoperta di …? andar per Indie e scoprire l’America … lo sbaglio e il caso come strumenti di creazione …

“L’errore ci porta sul cammino dell’accettazione, dell’esplorazione e della mutua correzione nella consapevolezza di non voler fare di ognuno di noi una macchina banale che adotta risposte sempre prevedibili e nella scoperta che ci può e deve essere una sicurezza che si basa non già sul preconfezionamento di risposte banali, bensì sulla meraviglia de “il mondo è così e mi sorprende.””
Paolo Perticari, Alla prova dell’inatteso, Armando Editore, 2012, p. 78

“Sbagliando s’impara, è un vecchio proverbio.
Il nuovo potrebbe dire che sbagliando s’inventa.”

Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, 1983, p. 36

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UMBERTO ECO, Che bell’errore!, l’Espresso, 31 marzo 1985 (la prima “La Bustina di Minerva”, le celebri rubriche ospitate nell’ultima pagina de l’Espresso)

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Sto iniziando una rubrica. Mi è accaduto altre volte e ho sempre avuto la forza di smettere nel giro di un anno. L’appuntamento settimanale corrode. Questa volta forse smetterò prima, provo soltanto, per far piacere al Direttore, uomo potentissimo e vendicativo, e in vena di novità.
L’intitolo alla bustina di Minerva, senza riferimenti alla dea della sapienza, bensì ai fiammiferi. Quando capita che la bustina abbia il lembo interno vergine di pubblicità, gli uomini pensosi usano appuntarvi idee vaganti, numeri di telefono di donne che un giorno sarà opportuno amare, titoli di libri da comperare, o da evitare. Valentino Bompiani scriveva (e forse scrive ancora) le idee che gli passavano per la testa sul retro delle scatole di raffinatissime sigarette turche. Credo conservi migliaia di ritagli di scatole nei suoi archivi, e molte delle sue iniziative editoriali sono cominciate così. Dal numero delle schede accumulate felicemente, direi che il fumo non fa male.
Ritengo sia utile appuntare idee sulle bustine di Minerva, e anche Husserl faceva qualcosa del genere. A Lovanio non hanno ancora finito di decifrare tutto quello che ha scritto, e il rettore di quella università, che deve stanziare i fondi per la ricerca su quei crittogrammi, mi diceva tra il preoccupato e il faceto che un uomo che ha scritto tanti foglietti (credo siano centomila) non può sempre aver scritto delle cose sensate. Però le cose che ha pubblicate sono piene di senso. Questo significa che l’umanità pensante si divide tra chi si limita ai Minerva e chi poi coordina questi appunti in un discorso organico. Lì vengono i nodi al pettine.
Per intanto bustine: sull’ultimo libro non letto, sull’intuizione che ci ha attraversato la mente in autostrada mentre si frenava per non finire in coda a un Tir, sull’essere e il nulla, sui passi celebri di Fred Astaire. Poi si vedrà.
*   *   *
Primo pensiero. Sto seguendo il Colombo televisivo, né intendo rubare il mestiere al titolare della rubrica apposita. Semplicemente (e accade ogni qual volta si rilegge la storia di Colombo) stupisce quanto si possa andare lontano con una idea sbagliata. Anzi, con un pacchetto di idee tutte sbagliate: sbagliato il calcolo delle dimensioni della terra, sbagliato il credito dato a certi cartografi, sbagliato il progetto di redenzione dei selvaggi asiatici, sbagliato persino l’investimento economico. Povero Cristoforo finito poi così tristemente. Eppure, la sua scoperta ha rivoluzionato il nostro millennio.
Per questo genere di scoperte, fatte per sbaglio, gli inglesi hanno un termine che non esiste nel nostro lessico se non per ricalco: “serendipità”. È curioso che il termine si formi nel lessico inglese, a causa della storia dei tre principi di Serendip scritta nel Settecento da Horace Walpole. Perché di fatto la storia di questi tre principi, che trovano qualcosa cercando qualcosa d’altro, viene da una antica novella persiana, poi tradotta in italiano nel Rinascimento, poi passata alle altre culture europee, come anche ci ripeteva Carlo Ginzburg nel suo famoso saggio sul paradigma indiziario.

Il fatto è che tutte le grandi scoperte avvengono per una certa qual forma di serendipità. E non sto solo pensando a Madame Curie che lascia la pecblenda sul comodino per disattenzione, o allo sciagurato Bertoldo il Nero che cerca la polvere di proiezione e scopre la polvere da sparo. Ogni grande scoperta avviene perché lo scienziato (o il filologo, o il detective) invece di seguire le vie normali di ragionamento si diverte a pensare che cosa succederebbe se si ipotizzasse una legge del tutto inedita e puramente possibile, la quale però fosse capace di giustificare – se fosse vera – i fatti curiosi a cui con le leggi esistenti non si riesce a dare spiegazione. Ma questa legge inedita non viene fuori al primo colpo: si va per così dire per farfalle, si passeggia con la mente in territori altrui. In fondo il pensatore creativo è colui che decide di fare, ma scientemente, quello che Colombo ha fatto per sbaglio: «Visto che non trovo una risposta a questo problema, perché non cerco la risposta a un altro problema, magari del tutto extravagante?».
Allenarsi a rischiare errori, con la speranza che alcuni siano fecondi. In fondo anche scrivere sulle bustine di Minerva può avere la stessa funzione. Dipende naturalmente se ci scrive Kant o se ci scrivo io (a cui Luis Pancorbo ha attribuito una volta l’angoscioso pensiero: «I can’t be Kant»).
Certe volte temo che chi non scopre mai niente sia colui che parla solo quando è sicuro di aver ragione. È mica vero quel che ci raccomandavano i genitori: «Prima di parlare pensa!». Pensa, certo, ma pensa anche ad altro. Le idee migliori vengono per caso. Per questo, se sono buone, non sono mai del tutto tue.

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Gianni RodariGrammatica della fantasia, Einaudi, 1983

[…]
Un giorno, nei Frammenti di Novalis (1772-1801), trovai quello che dice: “Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare. Era molto bello.  (cap.1, p.3)
Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere «Lamponia» per «Lapponia», ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia.
Se un bambino scrive nel suo quaderno «l’ago di Garda», ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso? … (cap. 9, p. 34)
[…]
Una volta, a un bambino che aveva scritto – errore insolito – “cassa” per “casa”, suggerii di inventare la storia di un uomo che abitava in una cassa. Altri bambini si buttarono sul tema. Ne uscirono molte storie: c’era un uomo che abitava in una cassa da morto, un altro era così piccolo che gli bastava una cassetta per la verdura per dormirci, finiva al mercato tra broccoli e carote, qualcuno pretendeva di comprarlo un tanto al chilo.
Un “libbro” con due b sarà soltanto un libro più pesante degli altri, o un libro sbagliato, o un libro specialissimo?
Una “rivoltela” con una sola l sparerà pallottole, piumini o violette? (cap. 9, p.35)
[…]
“acqua”  e “acua” (senza la q) rimangono parenti strettissimi: il significato del secondo si può soltanto desumere dal significato del primo. È una “malattia” del primo significato. Ciò risultata chiaro dall’ esempio “cuore”  e “quore”: il “quore” è senz’ ombra di dubbio un “cuore  malato”. Ha bisogno di vitamina C.”  (cap. 9, p.36)

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In attesa di condividere in questo blog la descrizione del mondo che Platone fa fare a Socrate (sono diverse pagine: pp.193-208 e ci vuole un bel po’ a copiarle, tra una cosa e l’altra da fare in questa mutevole vita, ma sono a buon punto 🙂 ), tratta da PLATONE, Fedone, traduzione, introduzione e commento di Giovanni Reale, Editrice la Scuola, 1971 (eh sì, libro studiato alla scuola superiore!), ecco una bella citazione:
“Il fallimento di un’ipotesi è il culmine della conoscenza”
Warren McCulloch
(fonte web)
e un consiglio di lettura 🙂
FRANCO LA CECLA, Il malinteso. Anropologia dell’incontro, Laterza 2009
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842089025

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in fondo, questo blog decostruito, fatto di pezzetti è dedicato a tutte quelle persone e a tutti gli esseri viventi e non viventi (essere non vivente? 🙂 per intenderci, il “regno minerale”) che hanno sofferto e soffrono per le conseguenze nefaste subite da ogni  OSROCSID ben costruito con tutti i “poiché” e i “dunque” necessari;OSROCSID certo, inconfutabile, apodittico, fermo, inoppugnabile e che si  presenta come l’ OCINU OREV
…. amiamo, invece, parole ed espressioni come “finora”,”che ne pensi?”, “approfondiamo”, “so di non sapere” … amiamo le visioni prospettiche,  la capacità di vedere le conseguenze a lungo termine, la sublime capacità di sapersi mettere in discussione …

conosciamo l’Effetto Dunning-Kruger? eccolo qua, giusto per ricordare un po’ la modestia intellettuale …
https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Dunning-Kruger

ecco quindi le decostruzioni, i pezzettini, le citazioni … chi può, davvero, costruire un DISCORSO e, ancor più, un ordine del discorso? finora lo ha fatto chi si è autoriferito e autoproclamato, recintato dentro accademie, fatto tacere, anche con la violenza, altri possibili o già esistenti discorsi … forse un passo avanti è dato dal co-costruire? dall’ascolto? dalla presa in carico delle differenze? dalla crescita sul piano umano? non ci siamo mai allenati a questo: abbiamo saputo fare bene le guerre, e le paci erano esiti del potere … può essere, la storia, la narrazione dei silenzi, delle idee messe a tacere … un semplice strumento è vedere la nascita e la morte delle parole: a quale sistema serve quella che nasce; a quale sistema non serve più quella che muore …
… essere di passaggio, essere in cammino, significa lasciare tracce, è sua natura … 
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58. alla scoperta di …? andar per Indie e scoprire l’America … lo sbaglio e il caso come strumenti di creazione …ultima modifica: 2019-02-21T16:47:16+01:00da mara.alunni

4 pensieri riguardo “58. alla scoperta di …? andar per Indie e scoprire l’America … lo sbaglio e il caso come strumenti di creazione …”

  1. Questo della serendipità è uno di quegli argomenti che da sempre fanno litigare gli scienziati. Comprensibile visti i rigori metodologici da cui sono catechizzati. Una certa mediazione gliela fornirono gli psicologi della HIP (human information processing), anche se in realtà il loro studio si incentrava più sul pensiero laterale che sulla serendipità, ma è perdonabile un certo grado di approssimazione.
    Anni fa (ma tanti tanti), ebbi modo di studiare qualcosa in merito alle loro teorie sull’argomento. Alcuni lo mettevano in stretta correlazione con l’intuito. Ciò ovviamente complicava ulteriormente il metodo da usare e, ancor più il modello da seguire o da proporre.
    Una conclusione a cui arrivavano e che in buona misura condivido è che l’intuito abbia una sua codifica e delle sue leggi che al momento non conosciamo ma che sia frutto comunque di una elaborazione, di un processo di dati di cui però non siamo consapevoli a livello conscio. Qualcuno la chiama abduzione.
    Io credo invece che esistano entrambe. Ammesso che l’intuito, frutto magari di deduzioni su dati acquisiti e ritenuti non congrui, dia dei risultati brillanti quanto inattesi, è innegabile che certe scoperte non potrebbero mai essere giustificate da alcuna previsione.
    Unica paternità la sorte ( o culo che dir si voglia)
    Sempre bello leggerti 😉

    1. caspita, sei ferratissimo!!! grazie di questo tuo commento così “espansivo” dell’argomento. Sono d’accordo con te sull’intuito … alla fine, si tratta sempre di ricordare che ciò che sappiamo è “finora” … e che si tratta di saper vedere ciò che non si è ancora visto (ti piace Saramago?) … ti auguro una felice serata … un abbraccio

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