Amore

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Gruppo marmoreo autore Antonio Canova

Per la festa degli innamorati, dono l’immagine dell’amore.

Antonio Canova

Amore e Psiche gruppo scultoreo in marmo bianco di sublime bellezza, opera che incarna perfettamente i canoni estetici del neoclassicismo.
Il gruppo scultoreo rappresenta il Dio cupido nell’atto che precede il bacio, nella contemplazione ed estesi dell’incontro di sguardi con l’amata Psiche, che ricambia con la stessa intensa contemplazione l’attesa per il bacio.
La virtù del maestro Veneto è esaltata dalla morbidezza e sinuosità che è riuscito ad infondere a questa straordinaria opera, la levigatura è resa con tale perfetta finitura, che vivo nel marmo è il senso della carne, così come il contrasto tra la monografia candita del marmo con l’erotico atto di tensione amorosa che rende vibrante lo spazio attorno ai due amanti, disposti nello spazio diagonalmente e divergenti fra loro a formare una composizione piramidale, dalla linee morbide e fluide, specchio dell’ideale di bellezza del Canova.

Ninna nanna

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Foto di Nick Ut

È alle porte puntuale come sempre. Svecchiata, pulita dall’ingiustizia e dall’infamia, pronta a spargere i suoi letali frutti nel silenzio di tutti.

E dire che la conosciamo, tanto da sapere che è meglio evitarla.

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Trilussa

Medusa – Antica e moderna paura della donna

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Caravaggio – 1598 ca – olio su tela – 60×55 cm

Medusa è uno di quei miti che ha trasformato con la sua mostruosa tragicità la sensibilità della cultura moderna e contemporanea.
Il volto di Medusa è diventato con il passare del tempo, simbolo dell’insano connubio tra bellezza e morte, sessualità e crudeltà. Dietro le sua spire c’è però molto di più, una paura attuale che è profondamente radicata nella cultura popolare.

Di fatto Medusa è una maschera che ha lo scopo di allertare, mettere in guardia l’uomo dal “PERICOLO” donna, dalla sua pretesa di emancipazione sessuale, la donna seduce ed è un pericolo.

Il mito descrive così la sua storia: “Medusa era una Gorgone, l’unica delle tre ad esser mortale. Così bella da non lasciare scampo, così bella da ammagliare il Dio Poseidone, che spinto dal suo desiderio, costrinse la giovane a rifugiarsi nel tempio consacrato ad Atene, incurante della profanazione il Dio la violento brutalmente. La Dea nonostante le preghiere della giovane, si vendico su di lei, per l’atto subito ai suoi occhi. Per questa colpa Atena muto i capelli di Medusa in viluppi di serpenti e diede ai suoi occhi il potere di pietrificare qualunque essere l’avesse guardata. Solo Perseo ebbe l’ardire di affrontarla, e con l’aiuto di Atena decapitarla grazie ad uno scudo che uso come specchio, impedendo allo sguardo di Medusa di infliggergli il fatale potere.”

Non ricorda nulla?

Una donna bella, violentata, demonizzata e poi uccisa. Se invece di Medusa mito arcaico, ci fosse un altro nome, il nome di una qualsiasi donna, non sarebbe tremendamente attuale?

Medusa da vittima, trasformata letteralmente in mostro.

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Benvenuto Cellini – 1545-1554 – bronzo – 519 cm

Orrori e memoria

In questi giorni si è commemorata la memoria delle foibe, ed è da relativamente poco che gli intellettuali e gli storici, stanno portando alla luce questa triste pagina della storia umana.
Mi voglio soffermare su un aspetto grottesco. La memoria è un ricordo, un atto dovuto che permette alle generazioni future di conoscere gli eventi del passato nella loro imparzialità e realtà, una memoria non specificamente d’orrore. Quello che accade oggi è che la politica di posizione forvia la memoria, legando messaggi trasversali ad un ricordo storico:
“Le foibe come la Shoah” – “Le foibe sterminio di razza” ecc. ecc.
Causando un botta e risposta, che sminuisce l’uno e l’altro orrore.
l’Olocausto resta per dimensioni del genocidio e per l’insensata e agghiacciante teoria che lo provocò, qualcosa di atrocemente unico, i paragoni sono fuori luogo e non rendono giustizia alle vittime, tutte.
Il problema è questo, l’insensato paragone, tra una storia e l’altra, il cui scopo è denigrare, sminuire una o l’altra parte.
La memoria è il racconto di un fatto storico. Le foibe non è uno sterminio di razza, né può essere paragono ad altri genocidi che hanno numeri di morti indicibili. Ma è un orrore per gli italiani e non che l’hanno subito, un episodio di dolore e crudeltà e va ricordato al di fuori di qualunque posizione politica e ideologica.
Voglio ricordare la vera memoria dietro ogni orrore, il dolore, legato all’insensata incapacità dell’uomo di comprendere la sua natura e lo voglio ricordare con un opera struggente e terrificante: L’urlo di Munch

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Serie: L’Urlo – Pastello e tempera – 91×73,5cm – 1985-1910

Dal suo diario:
«Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania – con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava – si era immerso fiammeggiando sotto l’orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue – sezionato in strisce di fuoco – le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo – scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso – Esplodeva il rosso sanguinante – lungo il sentiero e il corrimano – mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente – ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo – i colori della natura – mandavano in pezzi le sue linee – le linee e i colori risuonavano vibrando – queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie – perché io realmente ho udito quell’urlo – e poi ho dipinto il quadro L’urlo»
Se si udisse l’urlo di ogni vittima, la memoria sarebbe universale.

Dopo 44 anni il premio Wolf per la fisica va ad una donna.

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Anna L’Huillier

Per la prima volta dopo 44 anni il prestigioso premio Wolf per la fisica è stato assegnato ad una donna: Anne L’Huillier, una scienziata di origini francesi che lavora all’Università di Lund.

Premio condiviso con i colleghi Paul Corkum e Ferenc Krausz, “per l’innovativo lavoro nel campo della scienza laser ultra veloce e della fisica degli attosecondi e per aver dimostrato l’imaging con risoluzione temporale del movimento degli elettroni in atomi, molecole e solidi”. A renderlo noto l’Accademia nazionale dei Lincei, di cui Anne L’Huillier è Socio Straniero.

Un mondo strano il nostro, le parole esprimono il desiderio di pari opportunità, i fatti dicono altro però.

Violento per disperazione

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Ne è stata data notizia da poco:

Istituto tecnico Alberti di Rimini.

Ragazzo accoltella coetaneo durante ora di laboratorio, trasportato in pronto soccorso, non sarebbe grave.

Dietro l’accoltellamento ci sarebbe una reazione a ripetuti episodi di bullismo. Esasperato dalle vessazioni del compagno di scuola, un ragazzo si è portato un coltello da casa e ha colpito il coetaneo.

Qualcuno direbbe: primo o poi doveva capitare.

Invece non doveva capitare.

C’è un grosso problema di cecità. Maestri, maestre ed insegnanti, dovrebbero iniziare a guardare con più attenzione e dopo avere il coraggio di intervenire, il disagio non è invisibile, i segnali ci sono, per chi sa guardare e vuole guardare.

 

Libertà – Voci e pensieri

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Sotto il cielo della libertà

Dove la mente non conosce paura
e la testa si tiene alta,
dove il sapere è libero, a tutti,
dove il mondo non è chiuso
dalle pareti di una casa,
dove la mente è a Te indirizzata,
verso pensieri e azioni sempre più grandi,
sotto questo cielo di libertà, Padre mio,
fa’ che il mio popolo si desti.

Rabindranath Tagore

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