Lockdown n. 13 – Differenze di classe

C’è un dato che viene alla luce al secondo mese di isolamento sociale. Dopo un periodo di curiosità generale verso il lockdown, come se si trattasse di una vacanza prolungata, insieme alla stanchezza affiorano le differenze di classe nel vivere la clausura. Le modalità di resistenza tra le quattro mura di casa non possono che variare in una società come la nostra, in cui le disuguaglianze sociali sono palpabili. E non per la metratura degli appartamenti o la disponibilità di balconate vivibili e di giardini più o meno ampi. Le differenze di classe emergono invece nella gestione economica dell’#iorestoacasa. Per tanti, finora quasi dimenticati dalle cronache mediatiche, sospese fra ottimismo e catastrofismo, le risorse sono ridotte al lumicino ed il mettere a tavola un piatto di pasta comincia ad essere un problema. Altrettanto vale per i bisogni secondari, anch’essi importanti. Se, infatti, scarseggiano le possibilità di fare la spesa, dall’altra, insorge la questione delle mascherine, lontane dall’essere gratuite. I dispositivi di protezione dal virus sono pressoché introvabili oppure venduti a prezzi esorbitanti, non per tutti. In attesa che qualcuno non provveda alla loro distribuzione di massa. Poi, c’è il web. Nell’era degli smartphone imperanti, si scopre che molti non hanno il pc e la stessa DaD (didattica a distanza), divenuta obbligatoria nelle scuole, incontra ostacoli dovuti a connessioni appesantite o a volte assenti. Ci si chiede lo smart working e di utilizzare sempre di più le tecnologiche in remoto, ma a spese nostre. Mentre percentuali assai significative di persone non dispongono di device. Dalla privatizzazione telematica ne consegue altra disparità nei mezzi, spesso, quando ci sono, in coabitazione.

Lockdown n. 13 – Differenze di classeultima modifica: 2020-04-09T09:02:52+02:00da carlopicone1960