Casini… per il Si

Che tra i sostenitori del Si al Referendum ci sia il cattolico quasi tre volte sposato Pier Ferdinando Casini è proprio un bel vedere. Nella manifestazione di domenica 9 ottobre a Catania è stato lui, deputato dal 1983 ( 33 anni !!!), a spiegare come attraverso il voto referendario si possa rinnovare la classe politica dell’Italia. Se dipendesse solo da questo e dai tanti “elefanti” presenti ad applaudire, il NO  sarebbe scontato. Casini

La morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa in tre frasi ed un tempo.

La morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa in tre frasi ed un tempo.

E’ così che mi piace ricordare la morte del Generale avvenuta a Palermo in via Isidoro Carini alle 21,15 del 3 Settembre 1982 dopo appena quattro mesi dal suo insediamento nella città come Prefetto.

La prima frase è : ” Mi mandano in una realtà come Palermo con gli stessi poteri del Prefetto di Forlì, se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue leggi, non possiamo delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti” ( Carlo Alberto Dalla Chiesa).

La seconda frase : ” Oggi mi colpisce il policentrismo della mafia, anche in Sicilia e questa è davvero una svolta storica. E’ finita la mafia geograficamente definita della Sicilia Occidentale. Oggi la mafia è forte anche a Catania, anzi da Catania viene alla conquista di Palermo. Con il consenso della mafia palermitana le quattro maggiori imprese edili catanesi lavorano a Palermo ( i cavalieri del lavoro Carmelo Costanzo, Mario Rendo, Gaetano Graci e Francesco Finocchiaro), lei crede che potrebbero farlo se dietro non ci fosse una nuova mappa del potere mafioso?” ( da una intervista rilasciata a Giorgio Bocca).

La terza frase è quella scritta dal Tribunale nella sentenza  che dopo quasi venti anni condanna i vertici di cosa nostra ed i Killer : ” Si può senz’altro convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d’ombra , concernenti sia le modalità con le quali il Generale è stato mandato in Sicilia ad affrontare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all’interno delle stesse Istituzioni, alla eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione del Generale”.

Il tempo, soli quattro mesi, è quello segnato da una frase del mafioso Gaetano Badalamenti  riferita dal pentito Tommaso Buscetta :” Lo hanno mandato a Palermo per sbarazzarsi di lui. Non aveva ancora fatto niente in Sicilia che potesse giustificare questo grande odio contro di lui”.

E poi aggiungere, per integrare, altri due elementi:

1) Il Generale Dalla Chiesa avrebbe scoperto la prigione nella quale era detenuto Aldo Moro ed avrebbe informato il Ministro          Cossiga che però sarebbe stato costretto a non intervenire ( il Presidente del Consiglio era Giulio Andreotti).

2) Il Generale Dalla Chiesa registra nel suo diario personale di un incontro avuto con il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti il  5 aprile 1982 ( circa un mese prima del suo insediamento a Palermo). Nel corso del colloquio il Generale dice ad Andreotti che non avrebbe avuto alcun riguardo  per quella parte di elettorato mafioso al quale faceva riferimento la sua corrente in Sicilia definendola la famiglia politica più inquinata del luogo per la compromissione con cosa nostra. Andreotti negò incontro e colloquio.

Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato probabilmente ucciso da una certa “politica” e la stessa “politica è il vero mandante dell’omicidio.

Ed oggi che tutto accade più velocemente bisogna parlare, nella frenesia dei tempi, e ricordare gli eventi che hanno segnato la nostra Storia. Per evitare che la barbarie mafiosa si riproponga non solo nelle forme violente che abbiamo conosciuto ma anche in quella vestita bene e piena di soldi. Per non avere più una “politica” che uccide.

 

Pietro Currò