Voglio solo partire e guardare ogni sera il tramonto da Ponte Vecchio.

“Voglio solo partire”.

Poi però le giornate passano e tu non sei andata da nessuna parte. Voglio solo partire, non mi importa verso quale direzione. Anzi, mi interessa, ma non saprei quale scegliere. Un giorno vorrei andare in una città che non ho mai visitato, quello dopo vorrei perdermi tra i vicoli di Roma e scovare posti sconosciuti.

Per la maggior parte del tempo vorrei vivere a Firenze, ritrovare quell’angoscia e quella sensazione di morte nel cuore che mi ha sempre ispirato. Sentire che la morte non era la mia, ma quella dei personaggi che per quelle strade ci hanno camminato. Rivivere i passi di Leonardo, le paure di Dante, i pensieri di Macchiavelli, le predicazioni di Savonarola. Voglio tornare a Firenze e fotografare il tramonto ogni giorno: il tramonto che spunta fuori dalla finestra, il Sole che scende sull’Arno, il tramonto da Piazzale Michelangelo. I tramonti di Firenze sono i più belli del mondo, ne sono certa. Vorrei tornare a Firenze e fermarmi in Piazza della Repubblica e guardare la giostra che gira, sperando di incontrare un giorno qualcuno disposto a salirci con me e abituandomi all’idea che forse dovrei salirci da sola.

Poi altre volte penso che dovrei semplicemente tornare a Milano, l’ho sempre sentita casa mia, e altre ancora fantastico su posti lontanissimi. Ma il mio cuore è rimasto a Firenze.

E’ tutta la vita che voglio partire, andar via, è tutta la vita che scappo. Ma rimango sempre nel mio letto a fantasticare e non viaggio se non con la fantasia. Partire poi per fare cosa? In questo momento non so neanche cosa vorrei vivere o chi vorrei incontrare.

Mi basterebbe guardare il tramonto da Ponte Vecchio tutte le sere.

fayth14Firenze

Tramonto rosa visto da Ponte Vecchio – Firenze 2017

Quando torni sulla strada principale, e abbandoni il sentiero disegnato, ciò che ti rimane sei tu, con tutti i tuoi problemi.

Questa è la seconda volta che provo a scrivere qualcosa e mi frena l’idea di scrivere sempre le solite banalità, quelle che aprendo i miei vecchi diari ho scritto e riscritto mille volte. Quelle volte in cui ogni persona mi sembrava una persona speciale e quello che provavo mi sembrava speciale. Ho scritto, detto e pensato sempre le stesse cose e forse mi merito la condizione in cui sono.

E’ colpa mia, ho un carattere impossibile. Rendo la vita degli altri pesante, non riesco a crescere. Non ci riesco proprio, sono bloccata dentro me stessa. Normalmente, in situazioni così sento il bisogno di ripartire, ricominciare, riordinare, riprogrammare, ancora, ancora e ancora. Stavolta no. Stavolta sento come se dentro di me fino a due giorni fa ci fosse stato un sentiero immaginario dove io camminavo insieme a lui. Non incrociavamo mai la realtà, era tutto nella nostra testa, ma c’era, ogni giorno un passo. Adesso quel sentiero sta sbiadendo. Non sento un peso che manca o che mi grava in petto perchè non si è tolto nè aggiunto niente. E’ come se un disegno fatto a matita, con tanti colori vivaci, adesso stia semplicemente sbiadendo. Anche se forse è solo stato strappato.

Quanto è facile oggi liberarsi di qualcuno? Non contano i passi che hai percorso, è sufficiente essere stufi. Ci si barrica dietro se stessi, senza dare alcun peso alla propria indifferenza, quando l’indifferenza può ancora uccidere anime. E le uccide. Uccide quella  di chi la prova e quella di tutti coloro i quali devono subirla. Uccide il mondo, uccide. Toglie la vita dal profondo perchè non è odio, non è disprezzo, è un lasciare andare. E’ una città che si piega su se stessa perchè i suoi cittadini non se ne curano, si lamentano dell’incuria mentre gettano carte sporche per terra. E’ un bambino che smette di piangere perchè nessuno lo ascolta. E’ una ragazza malata per strada che chiede l’elemosina in silenzio, quando tutti la guardano e dicono di provar pena mentre stanno facendo il prossimo passo in avanti, oltre lei, senza aver perso un secondo della loro esistenza a darle qualcosa, anche solo un pensiero.

Anche io l’ho fatto. Ho guardato dall’alto verso il basso chi si aspettava qualcosa da me e l’ho ignorato, senza pensare, neanche per un secondo,  cosa avrei potuto fare per evitare quella sofferenza. Ma poi quando succede a te è diverso. Ti sembra così assurdo che boh, non pensi neanche. Il fatto è che la vita ti presenta il conto prima o poi. Crediamo di poter essere e fare tutto ciò che ci passa per la testa, non considerando che il mondo è fatto di persone, di esseri viventi, non di marionette inanimate; e ad ogni nostra azione corrisponde una reazione interna nell’altro, che prima o poi si manifesterà, direttamente o indirettamente.

A quel punto accetti. E poi? Resetti? Di nuovo? Questa volta non credo di voler resettare. Non mi sento così schifosamente a terra e vuota da dover fare come se dovessi risorgere dalle mie ceneri. Sarei ipocrita. Il mio orgoglio soffre mentre il sentiero fatato sbiadisce e l’unica cosa che muore è la mia speranza. Ma non sento di aver finito. Sento, invece, come se fossi tornata ad essere quella che ero prima di incontrare chi aveva creato in me l’esigenza di avere qualcuno. Lui, lo dico sempre, mi ha fatto scoprire di avere un cuore quando me lo ha spezzato. Poi è arrivato qualcun altro a raccogliere i pezzi e con il sangue che sgocciolava avevo disegnato una strada e per la prima volta ci credevo davvero, pensavo davvero fosse lui. Anche se non lo accettavo, anche se l’ho tradito, anche se l’ho torturato, se ho tentato di cambiarlo, se mi sono annullata, se ho perso tutta la mia dignità e la mia consapevolezza, io ci credevo. Ora semplicemente non ci credo più. Forse ho imboccato di nuovo la strada principale, ma la magia è finita di nuovo. Chissà se si farà mai rivedere.

Un’altra decisione non presa. Non so mantenere la parola, non farò eccezioni proprio oggi.

In tutta la mia vita, non ho fatto quasi mai niente di quello che dicevo che avrei fatto. Anche questo blog è il frutto di una decisione non presa, nel senso che aveva deciso di aprire solo un blog professionale, cercando di concentrarmi sulla mia crescita nel mondo del lavoro. Ho pensato che, in fondo, tenere un blog personale, nel quale scrivere intimi pensieri e pubblicare foto, fosse davvero una perdita di tempo. Non ho più 15 anni.

Ma ovviamente, contro ogni mio proposito e pensiero, eccomi qua a scrivere, anonimamente, stronzate. Non frega niente a nessuno di quelli che sono i miei travagli interiori ma io rimango sempre con la presunzione che devo esporre il flusso dei miei pensieri al mondo, come se la gente non potesse proprio vivere senza sapere che c’è nella mia testa.

Non so se a questo post ne seguiranno altri: ogni cosa che inizio non è mai portata a termine e raramente arrivo a metà, o comunque ad uno stadio tale da poter dire che la mia opera abbia assunto una sua conformazione specifica. Finisco sempre tutto ancor prima di cominciare, in realtà. La maggior parte delle mie idee è costituita da pensieri e nulla più. E anche quest’opera, come altre, finirà in un nulla di fatto, probabilmente prima che anche una sola delle mie parole possa essere arrivata a qualcuno.

Ah… le foto sono tutte scattate da me.