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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Storia. Anni 1911-1912. (Fase3-1912) Parte Prima.

Post n°89 pubblicato il 01 Settembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anni 1911-1912. (Fase3-1912) Parte Prima.
GUERRA ITALO-TURCA. GUERRA DI LIBIA. (Fase3-1912)

PRESA DI LEBDA - BATTAGLIA DI ZANZUR - SBARCO A MISURATA - BATTAGLIA DI SIDI-SAID - OCCUPAZIONE DI MISURATA - SIDI-ALÌ - L'AVANZATA NEL GARIAN

PRESA DI LEBDA - BATTAGLIA DI ZANZUR
SBARCO A MISURATA - BATTAGLIA DI SIDI-SAID

Mentre venivano occupate dalla flotta le isole nell'Egeo, non conoscevano soste nello stesso mese di maggio le altre azioni di guerra in Libia. La mattina del 2 maggio 1912, due colonne italiane, partite da Homs, occuparono dopo un duro combattimento Lebda mentre il maggiore ANTONINO DI GIORGIO dai forti del Mergheb eseguiva una brillante sortita verso il sud impegnando e trattenendo numerosi nuclei nemici pronti a correre in aiuto dei Turco-arabi di Lebda; invano perché nella notte successiva, il nemico, che era tornato all'assalto delle posizioni perdute, fu respinto. Altri attacchi nemici furono sferrati nella zona di Lebda il 3 e il 25 maggio, ma anche questi furono respinti.

Il 3 maggio il battaglione italo-eritreo e il 3° battaglione del 60° Fanteria sconfissero oltre 3000 Arabo-turchi a Bu Chamez, facendone strage e conquistando armi, munizioni e viveri. Il 10 maggio lo stesso battaglione
eritreo piombò sopra una carovana di 4000 cammelli che da Ben Gardane si dirigeva verso l'interno e riuscì in gran parte a catturarla; il 13 una colonna mista di ascari, fanti e bersaglieri si spinse fino al confine tunisino e sostituì il cartello indicatore che recava il nome di Turchia con un altro su cui stava scritto Italia.
Scontri di varia importanza avvennero il 13 e il 27 a Tobruck e il 21 ad Ain-Zara.
Importanti azioni si svolsero in giugno. Degno di ricordo il combattimento di Zanzur dell'8 giugno, svoltosi sotto la direzione del generale FRUGONI. Alla divisione Camerana (brigata Giardina: 6° e 40° fanteria e una compagnia di guardie di Finanza; brigata Raynaldi: 82° e 84° fanteria, due batterie da montagna, tre batterie scudate, e una compagnia zappatori) fu commessa la distruzione delle trincee nemiche di Zanzur e la conquista della collina di Abd-el-Gilil. Alle 7.30 del mattino, sostenuta dal fuoco della Carlo Alberto, dopo accanito combattimento la brigata Giardina con elementi della Raynaldi s'impadronì di Abd-el Gilil e un'ora dopo espugnò alla baionetta tutto il sistema di difesa ad ovest del marabuto. Il resto della brigata Raynaldi prima fronteggiò bravamente nuclei nemici provenienti da sud, poi, essendo questi cresciuti di numero ed avendo rioccupati alcuni trinceramenti, li assalì all'arma bianca sloggiandoli dalla posizione e ponendoli in disordinata fuga. Una colonna di riserva comandata dal generale COARDI di CARPENETO e composta di una brigata di cavalleria, del 37° fanteria, del battaglione eritreo, di un nucleo, di menaristi appiedati e dalla batteria da montagna Baseggio, respinse un violento attacco arabo-turco che aveva lo scopo di aggirare la sinistra della divisione Camerana.

Coardi fu validamente aiutato da una seconda riserva agli ordini del generale DE CHAURAND la quale era costituita dalla brigata Montuori (2 battaglioni del 50°, uno del 23°, uno misto del 18° e 93°) da un battaglione del 63° e dalla batteria da montagna Zoppi.

"Alla battaglia di Zanzur - "scrisse nel suo rapporto il generale FRUGONI" - presero parte 19 battaglioni di fanteria, 1 compagnia delle guardie di finanza, 1 compagnia di zappatori del genio, 8 squadroni, 4 batterie da montagna, 3 da campagna, scudate, 2 batterie da 75 A delle ridotte di Gargaresch, 1 batteria di cannoni da 149 ed una sezione di mortai da 210. In totale: 13.494 fucili, 12 mitragliatrici, 50 cannoni. Tutte queste forze, meno 2 battaglioni del 37°, presero parte effettiva alla battaglia.
Parteciparono del nemico le "mehalle" di Zanzur, quelle di Suani-Ben-Adem, di Fonduk Ben-Gascir e di Bir-Tobras; più le "mehalle" di Azizia e una parte dei combattenti di Nuail, in complesso oltre 14.000 uomini. Le perdite dei nostri ascesero a morti: 1 ufficiale, 28 uomini di truppa, 10 ascari; feriti: 13 ufficiali, 203 uomini di truppa e 75 ascari. Complessivamente dunque 330 uomini. Da parte del nemico fino ad oggi (20 giugno 1912) furono ritrovati 1130 cadaveri. Ma i morti debbono raggiungere per certo 2000, dato che in principio della battaglia molti caduti furono asportati dai luoghi della mischia, e che molti morirono lungo la strada nell'affannosa ritirata. Le informazioni poi che si hanno sui feriti sono concordi nello stabilire il loro numero in una cifra molto rilevante. Sembra che una gran parte di essa sia stata trasportata ad Azizia".

"Un altro grosso combattimento fu quello svoltosi a Lebda. La notte dall'11 al 12 giugno, circa 5000 arabi sostenuti da nuclei ottomani e preceduti da contingenti dei bellicosi Orfella assalirono con grande violenza la linea delle ridottine dei monticelli di Lebda e riuscirono nel primo impeto a conquistare la ridotta Gazzani, dove si era ritirato il nostro esiguo presidio. Ma in tutto il resto della linea l'assalto nemico si infranse davanti alla magnifica resistenza dei nostri, che passati all'offensiva, riconquistarono la ridotta, mentre una colonna di riserva, uscita da Homs, assaliva di fianco e da tergo gli Arabo-turchi sgominandoli. I nemici subirono in quel combattimento 1300 morti e un numero non precisato, ma certo grande, di feriti; noi 2 ufficiali e 29 uomini di truppa uccisi; 2 ufficiali e 57 uomini di truppa feriti.

"La notte del 15 giugno un corpo di spedizione al comando del generale CAMERANA, scortato da navi della divisione Borea-Ricci si presentava dinanzi a Misurata e all'alba del 16 metteva a terra una colonna di marinai e fanti comandata dal generale FARA, il quale occupava il colle di Zuruk, il marabuto di Bu-Sceifa e la vicina oasi, rafforzandovisi e respingendo parecchi attacchi con l'aiuto dei cannoni della "Re Umberto.
Il 19 giugno, la brigata del generale BONINI (68 fanteria, 2 battaglioni del 79°, due batterie da campagna, due squadroni di cavalleria, la banda del Barca, nuclei di ascari e drappelli di savari), facendo una ricognizione nell'oasi di Suani Osman, fu attaccata da numerose forze nemiche; dopo alcune ore di vivo combattimento, i beduini furono messi in fuga e i nostri poterono ritornare indisturbati a Bengasi.

"Le ultime operazioni del giugno furono quelle che condussero all'occupazione di Sidi-Said, presso il confine tunisimo, dove i nostri tenevano Bu-Kamech, Macabez e Forwa.
Il 26 giugno il generale LEQUIO, che comandava il campo trincerato di Macabez, con un battaglione del l° granatieri, l'11° bersaglieri, una batteria scudata e una compagnia del genio, avanzò per un tratto di 3 chilometri e costruì una ridotta campale, dove lasciò un battaglione di bersaglieri, la batteria e una sezione di obici da 149.
Il 27 giugno fu operato un secondo e più importante balzo: il colonnello CAVACIOCCHI, uscito dal campo di Bu-Kamech con due battaglioni del 60° fanteria, uno del 2° granatieri, due dell'11° bersaglieri, il 6° e il 7° battaglione eritreo, una compagnia ciclisti, un reparto di meharisti, una batteria da 149. una scudata e due da montagna, espugnò l'altura del Guado e una linea di collinette prospicenti Sidi-Said e vi si rafforzò.
Il 28 giugno, infine, tutte le truppe mobili disponibili divise in due gruppi, comandati rispettivamente dal generale LEQUO e dal colonnello CAVACIOCCHI, mossero all'attacco delle posizioni nemiche di Sidi-Said, che dopo un accanito combattimento furono espugnate dalla colonna Lequio mentre la colonna Cavaciocchi eseguiva una vigorosa azione dimostrativa contro l'altura, di Ras el-Ma.
Le nostre perdite delle tre giornate furono di 1 ufficiale e di 40 uomini di truppa morti, e di 2 ufficiali e di 196 uomini di truppa feriti; le perdite del nemico furono di più di 700 morti abbandonati sul campo oltre un numero grandissimo di feriti. Perfetto fu l'accordo di tutte le armi durante l'azione".

"Frutto tangibile di questa mirabile concordia di sforzi - scrisse nel suo rapporto il generale Garioni, che ideò e diresse la battaglia - è ora il possesso di una importante posizione sulla via di Zelten e di Zuara; l'incontrastato dominio nostro per circa 40 chilometri di costa del confine tunisino a Sidi-Said ed alla linea delle "sebke" ed infine l'affidamento che da queste inospitali spiagge si possa portare sempre più valido ed efficace contributo alla fortuna finale della campagna".


OCCUPAZIONE DI MISURATA - SIDI-ALI'
L'AVANZATA NEL GHERAN

Anche nel successivo luglio si svolsero importanti operazioni di guerra.
Il giorno 8 fu occupata, Misurata e quel giorno stesso il generale CAMERANA diramava per telegrafo la seguente relazione-comunicato:

"Oggi alle ore 7-7.30, un mese preciso dal giorno della battaglia di Zanzur, al grido di Viva l'Italia, erompente dal cuore delle nostre gloriose truppe acclamanti, veniva issata la bandiera nazionale sul castello di Misurata.
Stamane alle ore 4, tutte le truppe disponibili muovevano all'attacco. Mentre le navi sorvegliavano la costa dal capo Zuruk a Zoriak, con azioni dimostrative a Bu-Sceifa, e ad Agesira, la nostra ala destra, dalle alture costiere aspre e insidiose, doveva avvolgere la sinistra del nemico, mentre al centro il grosso avanzava su terreno scoperto e la cavalleria proteggeva il fianco sinistro, vigilando le provenienze dal deserto. Il combattimento si accese subito vivacissimo. Tutta l'artiglieria disponibile entrò ben presto in azione, fulminando con i suoi tiri efficacissimi i trinceramenti avversari. Il nemico, fortemente trincerato lungo il margine orientale di Misurata, fece accanita resistenza. Ma né i suoi fuochi nutritissimi né la sua tenacia valsero ad arrestare l'irrompente attacco e lo slancio delle nostre truppe. Il combattimento prese subito le proporzioni di una vera e grande battaglia. L'ala destra si trovò più aspramente impegnata sul terreno scoperto, ma rincalzata da un battaglione di bersaglieri, si spinse con irresistibile slancio fin oltre il fianco nemico avvolgendolo fino alle spalle con le baionette alle reni. In nemico da quella parte alle ore 10 fu posto in piena fuga.
Verso la sua destra il nemico, avvalendosi del terreno insidiosissimo dell'oasi, si ritrasse con successiva: ostinata resistenza. Fu soltanto dopo la presa del villaggio di Sidi Zuruk, avvenuta a viva forza con ripetuti attacchi alla baionetta, che, benché difficilissima, la nostra avanzata poté essere proseguita sino a Misurata dove, al nostro giungere il nemico continuava la sua fuga precipitosa verso l'interno. Il nemico ha seminato dei suoi morti il terreno della battaglia. A molte centinaia assommavano le sue perdite ma non ancora accertate. Da parte nostra si ebbero 9 morti e 121 feriti dei quali 4 ascari".

"Presero parte alla battaglia il 35°, il 63° e il 50° fanteria, un battaglione del 40°, i battaglioni alpini Mondovì e Verona, una compagnia del 5° ascari, 1 squadrone dei cavalleggeri Lucca e alcune batterie da montagna e da campagna. Comandavano le varie colonne il generale FARA e i colonnelli PETITTI di RORETO e VILLA FALLETTO.

"La mattina del 14 luglio fu conquistata l'altura di Sidi-Alì, a, sei chilometri ad oriente da Sidi-Said. L'azione, predisposta dal generale GARIONI, fu eseguita dal generale LEQUIO con la seguenti truppe: 11° reggimento bersaglieri, 1° battaglione Granatieri, 28° battaglione bersaglieri, 6° battaglione eritreo, batteria 906 Bono, batteria da montagna Gennarelli, compagnia del genio Galdi. Costituirono la riserva, che rimase agli ordini del maggior generale CAVACIOCCHI e con qualche reparto partecipò all'azione, le truppe seguenti: due battaglioni del 60° Fanteria, 7° battaglione eritreo e la batteria da montagna Mantovani. La resistenza del nemico fu accanita; alle 6,15 la nostra bandiera sventolava sul marabuto di Sidi-Alì. Le nostre perdite furono: 1 ufficiale e 15 uomini di truppa morti, 6 ufficiali e 67 uomini di truppa feriti; il nemico ebbe oltre mezzo migliaio di morti e un numero imprecisato ma grande di feriti.
Per disperdere i numerosi nuclei arabo-turchi che minacciosi stavano scaglionati a cavallo della strada fra Misurata e Sliten, fino oltre Zeira e nei dintorni del Gheran e di Rumelah, il 20 luglio il generale FARA eseguì una ricognizione offensiva, cui parteciparono il 50° e il 63° Fanteria, una compagnia d'ascari e due batterie da montagna. La colonna, partita da Misurata alle 4 era di ritorno a mezzogiorno, dopo avere sostenuto un vigoroso combattimento con il nemico, che con gravissime perdite era stato costretto a ritirarsi nell'oasi di Gheran. Noi avemmo 1 ufficiale e 15 uomini di truppa morti, 5 ufficiali e 98 uomini di truppa feriti".

 
 
 
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Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

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...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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