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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Storia. Anno 1935. Parte Seconda. - GUERRA IN ETIOPIA

Post n°164 pubblicato il 06 Novembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anno 1935. Parte Seconda.

- GUERRA IN ETIOPIA

RITORNIAMO AL 2 OTTOBRE

Il 2 OTTOBRE Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia e dalla radio, con la popolazione in attesa su tutte le piazze d'Italia per ascoltarlo, fa il suo storico discorso e comunica con la "mobilitazione generale", l'inizio della guerra in Africa.
Il giorno dopo, dall' Eritrea, le truppe che vi erano già stanziate (circa 110.000 uomini) iniziano l'invasione dell'Etiopia.

Nel discorso fatto da Mussolini, c'è un vero compendio di retorica, di esaltazione, ma soprattutto di vittimismo. Si scaglia contro le Nazioni che vogliono impedire la sua espansione coloniale, e in primo luogo l'Inghilterra. Ma è tutto un bluff. Una grande sceneggiata da recitare in un modo teatrale. Mussolini ha solo preso la palla al balzo ben sapendo che nessuno lo ostacolerà. Lo vedremo più avanti perché.

In Italia intanto si svolgono manifestazioni plateali di appoggio. Partono reggimenti di volontari. I personaggi più in vista fanno a gara nell'imbarcarsi. Vuol partire perfino GUGLIELMO MARCONI per dare l'esempio. Mentre i gerarchi in massa, tutti vogliono il posto al sole (come nelle Crociate) in una guerra che si crede brevissima, una "guerra lampo". Il Vescovo di Fidenza benedice i battaglioni in partenza e quello di Ancona fa affiggere un manifesto a sostegno delle gesta dei soldati italiani "chiamati a compiere il loro dovere".

3 OTTOBRE. Scatta l'ora X. L'attacco è fulmineo. DE BONO con le truppe italiane scatena la grande offensiva. 110.000 uomini alle 5 del mattino varcano il confine etiopico e puntano su Adua; il 6 OTTOBRE conquistano la famosa città abissina.
In Italia impazziscono dalla gioia, tutti in piazza, caroselli fino al mattino per la riconquista dopo quarant'anni di questa singolare città, un luogo che era nell'immaginario collettivo. Non era mai stato dimenticato il disastro italiano sull'Amba Alagi e quello di Adua - la propaganda fece il resto, preparò il terreno della rivalsa di quella storica cocente sconfitta.

Il 7 OTTOBRE - Scattano le operazioni belliche: Gli italiani avanzano, hanno davanti 110 chilometri di deserto, con piste appena visibili, ma che nell'entusiasmo percorrono e dopo un mese riescono a occupare l'8 Novembre MACALLÉ. Il padre di chi scrive, Giuseppe Gonzato (nella foto) che guida i convogli dei rifornimenti logistici, fa presente che non si può andare oltre; i rifornimenti dei camion sono critici, manca nafta, gomme, pezzi di ricambio, ma soprattutto la micidiale e finissima sabbia grippa e paralizza ogni meccanismo, e più che soldati ci vorrebbero meccanici, pezzi di ricambio, macchine adatte. Quindi la situazione dal punto di vista logistico strategico é molto critica. Fra l'altro ci si era spinti così avanti (oltre 240 km.) in una zona molto aperta dove non era stata fatta nessuna ricognizione ai lati, quindi molto pericolosa. Non era insomma una "scampagnata".

DE BONO che non é un grande stratega, ha già 70 anni, ma neppure è uno stupido, ascolta questi consigli e si blocca, intuisce che andare avanti può diventare pericoloso. Ma a Roma MUSSOLINI freme, vuole cinicamente che si vada avanti ad ogni costo. Per sei giorni De Bono temporeggia. E' la sua condanna! Mussolini il 15 novembre sta attendendo la grande notizia da Londra (che vedremo più avanti); la riceve alle ore 14, e già alle ore 16 invia un telegramma a Macallé. "De Bono sei troppo vecchio, ti sostituisco con Badoglio, e tu torna a casa).

L'11 OTTOBRE, 51 Stati dei 54 appartenenti alla Società delle Nazioni applicano la minaccia e ricorrono alle sanzioni economiche verso l'Italia per l'aggressione all'Etiopia.
(ma è un'altra sceneggiata!)

Infatti, é necessario ora ritornare in Inghilterra. Immediatamente dopo l'invasione Italiana la popolazione inglese ha cambiato subito opinione su Mussolini. Approva sia la condanna della Società delle Nazioni e pure le Sanzioni. Ma qui spunta l'ambiguo personaggio di SAMUEL HOARE, ministro degli esteri dei conservatori che é -come abbiamo accennato sopra- in piena campagna elettorale per le elezioni di novembre. E' lui a fare la voce grossa. A condannare l'invasione. A minacciare con le navi inglesi il blocco del Mediterraneo per impedire agli italiani l'aggressione all'Etiopia. (recita bene!)

IL 7 DICEMBRE Mussolini col Discorso sulle Sanzioni inaugura il periodo Autarchico della Nazione, e invita a donare l'oro alla patria così duramente colpita dalle "nazioni plutocratiche e invidiose". Ma sa che non é vero! Indirettamente riceve aiuti proprio dall'Inghilterra, quella che sta facendo tanta scena. E altrettanto la sta facendo la Francia.

Il 9 DICEMBRE - Gli elettori inglesi iniziano ad accorgersi di essere stati giocati, anzi sono stati da HOARE truffati. A farlo capire é l'Echo del Paris che con un esplosivo editoriale rivela che "l'Italia con il consenso inglese e francese si accinge a pasteggiare sul cadavere dell'Etiopia". Gli inglesi iniziano a interrogarsi.

L'11 DICEMBRE in concerto sia Hoara che Laval propongono all'Italia una soluzione diplomatica del conflitto, concedendo alcuni territori e altri diritti. Forse Mussolini intuisce la bufera che si sta scatenando; temporeggia, non risponde.
In Inghilterra scoppia lo scandalo, ed é il finimondo. I conservatori si strappano i capelli. HOARE il 17 dicembre é costretto a dimettersi. Il 22 gennaio tocca a Laval.
Ma anche questa é tutta una sceneggiata dei conservatori. Il prossimo anno Hoare, lo ritroveremo ben saldo sulla sua poltrona, e questa volta come Ministro della Marina Inglese. Che è poi la "regina" delle armi per l'isola britannica, a vocazione marinara da sempre.

Il giorno dopo le dimissioni di Hoare, Mussolini, mentre inaugura Pontinia, con un discorso (che è di politica estera) risponde al nuovo premier inglese che si è subito insediato, Antonhy Eden, affermando che lui non si piega a soluzioni diplomatiche, ma che è determinato ad andare fino in fondo.
Per andarci l'Italia, con pochi mezzi e con pochi soldi, per sostenere lo sforzo bellico, il giorno stesso parte la "giornata della fede"; cioè donare l'oro alla Patria.

Ma chi era SAMUEL HOARE? -

Mussolini lo aveva conosciuto quando era colonnello del servizio segreto inglese in Italia nella Grande Guerra fin dal 1917, e non si erano mai più persi di vista, sempre in reciproco contatto e in amicizia. Conquistato il potere, Mussolini questa amicizia ovviamente la curò e la intensificò maggiormente quando Hoare arrivò ai vertici. Era insomma una utile "talpa" dentro il governo inglese.
Il "gioco" delle 144 navi inglesi nel Mediterraneo che dovevano far desistere dall'impresa etiopica Mussolini, era stata una grande e concordata messa in scena, durata tre settimane, tempo sufficiente per accaparrarsi i voti degli inglesi, poi con Mussolini Hoare sarebbe diventato un complice. Purtroppo in queste prime battute il gioco fu scoperto dal giornale parigino. Ma senza tanti danni, visto che ritroveremo più tardi Hoare a comandare uno dei più importanti apparati della difesa inglese: la Marina. (Quanti dubbi allora sorgono - Non solo, ma il 20 luglio del 1943, a pochi giorni dalla sua destituzione, Mussolini fa dei passi proprio verso Hoare, per sganciarsi dai tedeschi). (Hoare lo troviamo a Lisbona come ambasciatore inglese, inavvicinabile, quando Castellano andò a Madrid per concordare l'armistizio con gli "alleati")

Ma sapendo con quanto calore Mussolini aveva attaccato l'Inghilterra nel discorso delle sanzioni (che si sgonfieranno subito il 9 dicembre perché a questo punto nessuno le rispetterà più) dobbiamo convenire che entrambi recitarono bene la parte da grandi attori. (basta riascoltare il discorso delle Sanzioni e conoscere questo farsesco retroscena). (altri episodi li ritroveremo più avanti)

Ma ritorniamo alla guerra. BADOGLIO appena arrivato in Africa (il 16) non ha la vita facile. Subisce da parte degli Etiopi proprio quella che aveva temuto DE BONO, cioè una controffensiva micidiale con varie guerriglie lungo il percorso. E' costretto non solo ad abbandonare l'avanzata ma a indietreggiare con grave perdite visto che da quelle tanto temute fasce laterali sbucavano a valanghe i soldati di ras IMMIRU'. Questi fecero scempio con le sciabole degli uomini del contingente del maggiore CRINITI. Viene persa Axum, lo Sciré, il Tembien e si indietreggia ancora il 17 dicembre. Ci sia avvia al disastro. A BADOGLIO gli ritorna il pessimismo, soprattutto quando vede gli abissini dotati del migliore armamento, ma anche con una guerriglia micidiale portata avanti conoscendo bene il terreno, le foreste e il deserto. Badoglio aveva affermato quando non era d'accordo con De Bono per l'invasione, che "la guerra nelle condizioni in cui é l'Italia, rischia di durare 7 anni (e non si era proprio per nulla sbagliato!). Ora nel dramma gli ritorna quel pensiero.

Alcuni storici affermano che la guerra mondiale iniziò in questi giorni. Hitler potè alzare la cresta con la (ininfluente) Società delle Nazioni, e Mussolini rimasto solo gli si buttò nelle braccia.

Intanto a Roma MUSSOLINI é infuriato, sta ricevendo una grande delusione dai dispacci di BADOGLIO. Ed é ancora di più infuriato e sulle spine quando, scoppiato lo scandalo in Inghilterra (lo abbiamo anticipato sopra) il suo amico Hoare deve dare le dimissioni. Sta attendendo chi metteranno ora ministro degli esteri. E la amara realtà arriva ventiquattrore dopo, il 18 dicembre quando prende la poltrona l'odiato EDEN, che in precedenza come Segretario della Società delle Nazioni era stato proprio lui la sua bestia nera. Se non accelera gli eventi, presto e subito, la credibilità del regime sia all'interno che all'estero è compromessa, salta tutto. L'Africa potrebbe diventare la sua Caporetto. Come abbiamo già letto sopra, il 18 fa il discorso battagliero a Pontinia, e sa che ormai solo una grande accelerata offensiva definitiva può far cambiare la situazione.

Ma in Etiopia sta crollando tutto. Il 19 DICEMBRE altro dispaccio disperato di BADOGLIO dall'Africa, che chiede uomini, uomini e uomini (ne andranno alla fine 400.000), e intanto comunica l'ultima disfatta ad Abbi Addiì e non sa cosa fare, come risolvere la situazione vedendo che le bombe che sganciano gli aerei non servono a nulla, si neutralizzano nella sabbia, cadono, fanno flop e non causano danni. Anche perché gli etiopi preferiscono non fare concentramenti, ma operare in gruppi sparsi; al vero e proprio scontro loro preferiscono la guerriglia. Del resto non potrebbero fare altro. Non hanno aerei, non hanno cannoni, non hanno armi pesanti ma solo buoni fucili (tedeschi !?) e conoscono bene il terreno, l'ambiente e il clima, questa è la loro unica risorsa e la sfruttano molto bene a proprio vantaggio .

Ma MUSSOLINI ha mandato a dire di impiegare ogni mezzo, "bisogna vincere la guerra ora e subito con ogni mezzo"; e lui Badoglio li impiega. Quelli più inumani.

Il padre dell'autore che scrive, il 20 DICEMBRE dal porto di Massaua con i suoi camion (un'Impresa di trasporti piemontese che da anni si trova sul posto e che gli è stata totalmente requisita - uomini e mezzi) fa quasi 100 viaggi su un camion 3Ro fino alla base aerea italiana e vi trasferisce migliaia di quintali (circa 2000 qli) di barili e fusti contenenti sostanze chimiche. Sono gas soffocanti, vescicatori, gas tossici, gas all'irzina, all'iprite (quelli che sono ultimamente venuti alla ribalta alla guerra di Saddam Hussein contro i Curdi nel 1989-90).

Il 23 DICEMBRE i fusti sono caricati sugli aerei e sganciati sui nemici, che però non provocano subito l'effetto sperato, i barili cadono e si sfasciano provocando poche vittime. Viene quindi adottato un nuovo sistema micidiale, nebulizzatori sistemati sulle ali degli aerei, poi questi in formazione affiancata, in squadre di 8-10 passano e ripassano a tappeto sugli Etiopi di Immirù che si stanno preparando ad attaccare come detto sopra in formazioni sparse.

Invece della cometa di Natale, che annunciava il Salvatore, il 24 Dicembre dal cielo venne giù ripetutamente una sottile e nebbiosa pioggia devastante e terrificante; cadeva sul terreno, sui corsi d'acqua, sui villaggi, seminando morte su uomini e animali, soldati e civili, su capanne e villaggi.
Più che il danno nell'esercito etiope, come numero degli uomini morti, ebbe l'effetto di distruggere e annientare il morale di tutto il Paese. La strategia degli etiopi, che era quella di combattere con la guerriglia era, a queste condizioni, una lotta impari, e ovviamente ne fu stravolta.
Nelle radure e nella boscaglia dove si rifugiavano e da lì operavano, non c'era scampo, la morte veniva dal cielo, dall'aria che li stanava e li annientava. La guerra chimica-batteriologica non era stata neppure presa in considerazione. La morte dal cielo e dall'aria non sapevano neppure cos'era. Morivano come le zanzare.

Ma BADOGLIO ne é entusiasta, raggiante telegrafa a Roma "tale impiego ha dato buoni effetti sui nemici, molto efficaci. Ora hanno tutti il terrore dei nostri gas" e li impiega perfino spavaldamente anche nelle retrovie, sui villaggi, sui civili. Poi gli vennero alcuni scrupoli e allora mandò a dire agli etiopi in quale zona il giorno dopo sarebbero passati i suoi aerei a seminare la silenziosa e invisibile morte. "Preparatevi a fuggire o sarete annientati, quando, dove e come vogliamo"

L'Italia era partita per portare la civiltà, e il 31 DICEMBRE era su tutti i giornali del mondo con questa vergogna, ormai di dominio pubblico. Un orrore! La morte dall'alto, silenziosa e invisibile. Ma qualcuno con questo metodo non si... "divertiva" abbastanza.

Dal libro Voli sulle Ambe del figlio di Mussolini, Vittorio: : 'Neghelli è presto un mare di fiamme. La popolazione fugge per la boscaglia circostante. Si vedono dall'alto i microbi neri percorrere velocemente la zona scoperta, scappando in tutte le direzioni; si distinguono finanche le nuvolette di polvere sollevate dai fuggiaschi... Oh, la gioia infernale dell'aviatore, che vede saltare l'obiettivo colpito! Chi non ha mai provato questa terribile voluttà distruttrice, non sa esattamente di cosa sia impastato l'uomo. In questi momenti non c'è posto per la pietà umana... Il paese nemico è bombardato, sconvolto metro a metro, sviscerato. Ovunque rovine e fumi d'incendio. Per gli abissini non vi è più requie...'

"Le bombette incendiarie danno più soddisfazione, almeno si vede fuoco e fumo. Bruciammo ben bene tutta quella zona, ma non c'era già più gente....I superstiti una bella sventagliata e l'abissino era a terra. Era una caccia isolata all'uomo, come al solito, e l'apparecchio per conto suo frugava ogni buco annusando l'abissino...Era un lavoro divertentissimo, di un effetto tragico , ma bello". (!!!)

In Africa c'era anche un giovane gionalista: INDRO MONTANELLI, che con molto zelo razzista, scriverà un articolo per Civiltà Fascista nel numero di gennaio
dove fra l'altro dice " Razzismo, questo è un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e ad adottarlo. Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può. Non si deve. Almeno finchè non si sia data loro una civiltà..... non cediamo a sentimentalismi...niente indulgenze, niente amorazzi. Si pensi che qui debbon venire famiglie, famiglie e famiglie nostre. Il bianco comandi. Ogni languore che possa intiepidirci di dentro non deve trapelare al di fuori".
(Indro Montanelli. dicembre 1935. Da "Civiltà fascista" N.1, gennaio 1936 - che abbiamo in originale)

 
 
 
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- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

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Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA È LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
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A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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