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Capitalismo contro clima, Naomi Klein: “Una rivoluzione ci salverà”

Post n°4203 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da xavier1962
 
Tag: Libri

Una rivoluzione ci salverà. E sarà la rivoluzione climatica contro un modello di capitalismo che non è più sostenibile. Le risorse del pianeta non sono infinite ed è arrivato il momento di rendersene conto. Perché il tema del cambiamento climatico è uscito dalle agende politiche, a cominciare da quella europea? A porre questa domanda (e a dare molte risposte) è la scrittrice-attivista Naomi Klein che ieri a Roma ha presentato il suo nuovo libro “Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è più sostenibile”. 

locandina presentazione 150204.aiE’ il capitalismo a dichiarar guerra a tutti i sistemi vitali del nostro pianeta, perché se ne serve, li usa e li distrugge come se non avessero valore. Il capitalismo è il principale nemico del cambiamento climatico (e viceversa): ecco perché negli ultimi anni, da quando poi è subentrata l’austerity e non possiamo più spendere soldi pubblici, l’ambiente è completamente uscito dalle agende politiche.

E’ questo in estrema sintesi il pensiero della scrittrice-attivista Naomi Klein, diventata famosa nel 2000 a soli 29 anni con il libro “No logo” che diventò subito il simbolo del movimento no global. In questi anni Klein non si è fermata, ma ha continuato a seguire tutte le esperienze di lotta contro quelle pratiche “poco rispettose” dell’ambiente.

Naomi Klein crede fortemente in queste battaglie portate avanti dalla gente che abita quei territori che rischiano di essere aggrediti. Critica le decisioni politiche che seguono un modello sbagliato di sviluppo, che spesso si confonde con il “progresso”. E si fa portavoce di questi movimenti che, quando riescono ad organizzarsi, raggiungono l’obiettivo, come nel caso americano del franking, attività estrattiva bloccata dal Governatore di New York per rischi alla salute pubblica. Un esempio (ma ce ne sono tanti altri) che dimostrano come non sia più possibile tenere distinti i diritti ambientali con tutti gli altri diritti umani, come la salute.

Ieri la scrittrice era a Roma ed ha rilasciato diverse interviste alla stampa, oltre ad aver incontrato i movimenti ambientalisti attivi in Italia, che si battono per un green new deal. Sullo sfondo di questi incontri, la Conferenza Onu sull’ambiente prevista a Parigi alla fine del 2015.

“Nel mio nuovo questo libro cerco di capire perché non abbiamo risposto adeguatamente alla sfida del cambiamento climatico nonostante i pareri degli scienziati siano stati abbastanza allarmanti – spiega la Klein - E non dipende, come molti sostengono, dal “limite umano” di non riuscire a prendere una decisione perché quando i Governi hanno voluto, si sono accordati ed hanno raggiunto delle decisioni. La mia controtesi è che sia una questione di tempistica sbagliata”. L’autrice risale al progetto della globalizzazione, quindi alla fine degli Anni ’80, che ha promosso una serie di pratiche basate sullo spreco e sull’emissione dell’anidride carbonica. Poi sono arrivati liberalizzazione, privatizzazione, libero scambio eccetera. Fino all’austerity.

“E’ ovvio ed evidente quello che è stato il risultato delle politiche di austerity. Faccio solo l’esempio del Regno Unito, dove tante aree del paese sono state colpite dalle alluvioni e si è scoperto che la politica aveva tagliato di molto i fondi all’agenzia di prevenzione e contrasto del fenomeno delle alluvioni. La stessa cosa abbiamo visto con l’uragano Katrina: l’effetto è stato catastrofico perché a seguito del taglio dei soldi pubblici a favore delle infrastrutture, le barriere contro l’erosione si sono indebolite e, nel mopmento in cui si è abbattuto l’uragano, queste strutture non hanno retto”.

“E’ necessario investire nel settore pubblico per proteggere le infrastrutture contro gli effetti di questi fenomeni dovuti ai nostri comportamenti contro il clima – esorta Naomi Klein - E’ essenziale trasformare quello che è il bene pubblico, rimettendo al centro gli interessi dei cittadini. Bisogna lavorare anche molto sul settore del trasporto pubblico, che negli ultimi anni è stato lasciato andare, con conseguenze dirette sugli utenti che hanno subito un innalzamento delle tariffe e un abbassamento della qualità. Ma anche nel settore dell’energia bisogna intervenire con soldi pubblici come ha fatto la Germania che attraverso dei referendum è tornata a nazionalizzare i servizi pubblici a comunciare proprio dall’elettricità”.

di Antonella Giordano

@Anto_Gior

Fonte: 
http://www.helpconsumatori.it/ 

 
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