(ASCA) - Roma, 4 giu - Non ha fatto chiarezza sulle
prospettive del partito la riunione di venerdi' scorso dei
gruppi parlamentari del Pdl. Da qui la decisione di Silvio
Berlusconi di diffondere una nota nel tentativo di arginare i
mugugni nel Pdl: ''Non posso condividere le analisi
distruttive sul Popolo della Liberta' apparse sul ''Corriere
della Sera' e sul ''Giornale'. Galli della Loggia ha
attaccato il gruppo dirigente del Popolo della Liberta'
perche' non sa staccarsi da me, Vittorio Feltri rovescia il
discorso: attacca me perche' non saprei liberarmi del gruppo
dirigente del partito''. Prosegue l'ex premier: ''Visto da
versanti opposti, il risultato sarebbe comunque lo stesso: la
disgregazione del Popolo della Liberta' e la crisi totale del
centrodestra. Continuo invece ad avere fiducia in un gruppo
dirigente con il quale ho combattuto cento battaglie
affrontando vittorie e sconfitte come sempre e' nella
politica e nella vita. Del resto, ho sempre ripetuto e ripeto
che distruggendo non si costruisce nulla''.
Nonostante la proposta del semipresidenzialismo che ha
riportato il Pdl al centro del dibattito politico, il
problema e' che non e' decollata quella ''novita''' a lungo
annunciata dallo stesso Berlusconi e dal segretario Angelino
Alfano. Dopo l'esito negativo delle recenti elezioni
amministrative e i sondaggi che danno il Pdl al di sotto del
20%, si era ipotizzata infatti una ''federazione dei
moderati'' per collegare al partito i centristi dell'Udc e la
possibile scesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo. Ma
tale eventualita' non ha fatto un passo in avanti nelle
ultime settimane. Anzi, nel Pdl e' diventato piu' aspro il
confronto tra gli ex An e gli ex Forza Italia. A dividerli e'
innanzitutto l'appoggio al governo guidato da Mario Monti.
Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, ex An, dopo
l'assemblea dei gruppi parlamentari e' tornato a puntare
l'indice su Palazzo Chigi: ''Il governo non si occupa di
debito pubblico e mostra imperizia su troppe cose. Fino a
quando sopportare? Il problema non e' staccare la spina, ma
controllare se la spina e' attaccata a una presa che da'
energia''. La pensa cosi' anche Ignazio La Russa, ex ministro
della Difesa.
Sul fronte opposto, e' deluso il senatore Beppe Pisanu,
presidente della commissione Antimafia, che insieme ad altri
esponenti del partito aveva lanciato un appello per il
superamento del Pdl in una nuova aggregazione centrista.
Deluso e' anche il deputato Giorgio Stracquadanio, tra gli ex
ghostwriter di Berlusconi, che in una intervista al
''Corriere della Sera'' di ieri fa una descrizione assai
preoccupata dello stato di salute del Pdl frammentato tra
contrasti politici e personali con gli ex An che avrebbero
l'obiettivo ''di prendersi il partito''.
Nella nota diffusa da Berlusconi si propone di ritrovare
l'unita' interna: ''E' rafforzando il nostro movimento che si
puo' invece cambiare, innovare, aggregare forze giovani e
nuove. Sono sempre stato una persona positiva e costruttiva e
non smettero' certo di esserlo adesso''.
Avendo pero' rinunciato a ricandidarsi come premier nelle
elezioni del 2013 preferendo il ''ruolo dell'allenatore'',
come ha detto nella riunione dei gruppi parlamentari,
Berlusconi ha riaperto la questione della leadership che non
sembra risolta una volta per tutte nella nomina a successore
di Alfano. E poi resta da ricostruire una ipotesi di nuove
alleanze, essendo per ora la Lega Nord indisponibile a
rinnovare il rapporto preferenziale con il Pdl.
Roberto Maroni, che ha iniziato la marcia verso la segreteria
del Carroccio con l'elezione di Matteo Salvini e di Flavio
Tosi a segretari della Lega Nord in Lombardia, due maroniani
vincitori dei rispettivi congressi, ha piu' volte ripetuto
che la sua priorita' e' ricostruire il partito dopo gli
scandali che lo hanno travolto.
Sul tema del sostegno al governo Monti interviene pure
Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: ''Va posto un
problema di fondo. O in tempi brevi-medi da un lato Monti
segna una svolta e nel contempo si aggrega un vasto
schieramento di moderati e riformisti, oppure il Pdl non puo'
rimanere a meta' del guado e deve passare all'opposizione''.
L'analisi di Cicchitto si sofferma su un punto cruciale:
''La combinazione fra un partito a guida carismatica e un
partito che a questo punto non puo' non avere una gestione
democratica e' molto difficile. Oggi il Pdl sotto la guida di
Alfano, ovviamente d'intesa con Berlusconi che ha un ruolo
tutto suo, deve svolgere un compito difficilissimo:
condizionare il governo Monti, fare i conti con una crisi del
consenso, ricostruire se possibile uno schieramento di
centrodestra con le forze centriste''.
Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, avverte intanto il
Pdl che alle difficolta' non si risponde ''con la demagogia
populista'' e che occorre continuare a sostenere il governo
Monti.