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Vu cumpà, vu pagà?

Post n°355 pubblicato il 27 Novembre 2014 da caterina.x

 

 

 

“Vuoi comprare?”, ormai dalla metà degli anni Ottanta, i venditori ambulanti di origine africana, sono chiamati così, nomignolo a prim’acchito simpatico ma che ha la sua valenza discriminante, poiché fa riferimento a una presunta incapacità degli immigrati, d’imparare correttamente la lingua italiana. Il termine rievoca un’immagine stereotipata dei migranti e senza andare per le lunghe, è sinonimo di: venditore abusivo, senza arte né parte, clandestino, pataccaro, marocchino, fratellastro dell’ambulante D.O.C.

 

Sorvolando sulle provocazioni dei vari: Salvini, Borghezio, e Casapound, la fobia dell’africano portatore d’Ebola, rimane che, forse inconsapevolmente, i “vu cumprà” tanto quanto i rom, sono associati a marciapiedi e spiagge invase, campi sporchi, usurpatori di lavoro.
Chi sono realmente questi stranieri che, in una situazione economica fragile come la nostra, spesso accettano paghe più basse, situazioni di lavoro massacranti, vivendo in condizione di clandestinità non pagano le tasse e qualche posto di lavoro, finisce che lo rubano?
Arrivano ormai dall’Europa dell’Est, dall’Africa, Pakistan, India, Cina, Filippine e pur avendo dimora abituale nei nostri centri, la diffidenza nei loro confronti non è del tutto scemata.

 

Ci siamo evoluti linguisticamente, oggi li chiamiamo: migranti, extracomunitari, immigrati, clandestini, però il pregiudizio rimane.
A tal proposito, mi ha fatto molto riflettere un episodio avvenuto tempo fa in un paese della Locride.

 

“Ci rubano il lavoro, non pagano le tasse e quindi possono mantenere i prezzi più bassi, fate pagare prima loro”.

 

I venditori ambulanti di Bova Marina, sostenevano a spada tratta questa tesi, quando si son trovati a dover disciplinare la loro posizione riguardo alla tassa comunale per l’occupazione del suolo pubblico, la Tosap, dovuta al Comune per l’utilizzo della piazza in occasione del mercatino settimanale.

 

A onor del vero, c’è da puntualizzare che l’inadempienza non era da attribuire agli ambulanti, ma al Comune che non aveva provveduto, vuoi per problemi tecnici, o per cattiva gestione, a riscuotere la tassa (non dimentichiamo che il nuovo sindaco Vincenzo Crupi, da Maggio si sta cimentando nell’impresa di far ripartire il paese dopo due anni di commissariamento, in seguito allo scioglimento per mafia) ma non divaghiamo e ritorniamo ai nostri “vu cumprà”, che superata la diffidenza iniziale, nei confronti dell’ente incaricato alla riscossione del tributo, invece, hanno accolto di buon grado la possibilità di rateare l’importo dovuto, e pare che paghino regolarmente.

 

Allora mi dico che, se mettessimo da parte i luoghi comuni e prendessimo atto del fatto che il volto della Calabria sta cambiando, diventando sempre più multietnico, potremmo capire che la popolazione residente è in crescita grazie a questi “nuovi italiani”, figli d’immigrati che vivono e lavorano in Calabria ormai da tanto tempo da essere perfettamente integrati, tanto da parlare correttamente non solo l’italiano ma anche il nostro dialetto. Non voglio scrivere di numeri, o statistiche, perché non è di questo che si tratta, ma di un cambiamento culturale che è in atto, in una regione che è stata sempre territorio di frontiera, di transito, un punto d’approdo per gente in fuga da problematiche, spesso molto sopra la nostra comprensione.

 

Oggi, la Calabria è divenuta terra d’accoglienza, d’incontro e confronto, è tempo che ce ne rendiamo conto.

 

Se a differenza di quel che si pensa, anche i “vu cumprà” si adeguano e pagano, una presa di coscienza da parte nostra è necessaria.

 

 
 
 
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