Truncare sas cadenas

Il naufragio, Berlusconi, il nuovo governo e le rivolte popolari


La Concordia, Monti e i forconi in rivoltadi Francesco CasulaIl naufragio della “Concordia”, con il capitano che abbandona la nave e lascia una lunga scia di morti, feriti e dispersi, rappresenta, plasticamente, un incrocio di metafore, segni, simboli e stilemi che raccontano di un Paese che rischia di inabissarsi. Con 4/5 milioni di precari, 3 milioni di lavoratori in nero,  milioni di cassintegrati, il 30% dei giovani disoccupati (che in Sardegna supera il 40%). Con la povertà che galoppa insieme all’aumento delle disuguaglianze, mentre il 10% di italiani possiede il 50% della ricchezza. Si dirà: ma adesso tutto cambierà con il Governo Monti. Finalmente ci si risveglierà dalla formalina, anzi dal decerebrato bailamme del talk-show e dell’avanspettacolo. Dopo il dimissionamento forzato del Satrapo/Satiro ormai impresentabile in Italia come in Europa. Troppo invischiato e compromesso nei suoi conflitti di interesse,  nei giochi e nei riti pruriginosi e lubrichi del bunga –bunga, insieme ai pretoriani e alle sue olgette (o orgette che siano). Ma siamo proprio sicuri che l’inverno berlusconiano sia finito? Veramente pensiamo che finalmente con il governo dei tecnici sia arrivata la primavera tanto evocata e sperata? O ci troviamo davanti a una vera e propria nuova gelata? Pomposamente Monti ha chiamato il suo decreto “Salva Italia”. Ma quale Italia salva? Certamente quella dei banchieri, ancora oliati, che ricevono dalla BCE 116 miliardi (all’1% di interesse) che saranno usati per speculazioni finanziarie (acquisto di BOT e BTP al 6/7%) e non prestati alle imprese e ai cittadini. Certamente quella dei Baroni (leggi notai et similia) che a fronte di liberalizzazioni risibili, continueranno a ingrassarsi e  conservare i loro privilegi di corporazione. Certamente la casta politica: si è autoridotta gli emolumenti del ben 0,34%!; dei grands commis dello Stato, dei top manager: il banchiere Profumo, cacciato da Unicredit, riceve la modica cifra di 42 milioni di euro di liquidazione. Ma l’Italia dei pensionati? Continuerà – per la gran parte – a vivere nell’indigenza. Monti blocca persino le misere perequazioni. Come blocca i Contratti del Pubblico impiego. E sforna una serie innumerevole di tasse, tributi e aumenti: quella sulla benzina e il gasolio è la più odiosa: una sorta di nuova tassa sul “Macinato”. Perché va a colpire, i vecchi e i nuovi dannati della terra: taxisti, camionisti, pescatori, piccoli imprenditori. Per non parlare dei lavoratori delle campagne e dei nostri pastori: taglieggiati dalle banche usuraie e dallo strozzinaggio di Equitalia. Oltre che dall’aumento vertiginoso dei mangimi, a fronte dell’insopportabile e vergognosa remunerazione del latte, inferiore a quella di 20 anni fa. Pastori che non a caso hanno dissotterrato l’ascia di guerra, pardon, i forconi: insieme agli operai. Licenziati da multinazionali che, dopo aver devastato il territorio, s’involano altrove, con il malloppo. Seminando desolazione e disperazione in migliaia e migliaia di famiglie del Sulcis e non solo. Non chiedono privilegi: pretendono solo il lavoro. E qualche risarcimento. E magari, per i Sardi, gasolio e benzina corposamente scontati. O devono tenersi solo l’inquinamento della Saras senza alcuna contropartita?Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 30-1-2012