Truncare sas cadenas

Manelli


 ANALIZZARELe radici della poesia di Manelli - è il poeta stesso a ricordarlo in un suo scritto -  affondano sostanzialmente nella terra sarda e più particolarmente nelle vicende e nel destino dei contadini e dei pastori del suo paese : ovvero nella dolorosa realtà della sua gente e della sua terra, la Sardegna, impronta di piede contadino, che si va gradualmente trasformando dietro l'incalzare del progresso scientifico e tecnico. E anche quando la tematica si allarga via via per comprendere i problemi e le ansie del più vasto mondo contemporaneo, del gramsciano  mondo grande e terribile, il sapore delle immagini e le predilezioni culturali e sociali dell'autore saranno sempre coerenti con l'autenticità delle proprie origini e delle proprie radici della sua piccola patria sarda: infatti, L'isola è una conchiglia/e vi respira il mare/con le voci del mondo. Ferma restando nella sua poetica - scrive Alberto Frattini -  l'istanza di comunicare, di farsi intendere dagli altri e non solo dai professionisti della Letteratura.Si inserisce su questo crinale Mia madre popolana, la sua poesia più famosa e dal poeta stesso la più amata, degna comunque di essere inserita nelle Antologie.Il componimento piacque talmente al linguista Georges Mounin che lo tradusse in francese, ritrovando in esso una libertà e una scioltezza nel parlare delle così dette cose trite e prosaiche. Con un libero verseggiare e con un lessico realistico, piano e comune, senza sperimentalismi né contorsioni intellettualistiche, in cui la testimonianza di affetto e di amore per la madre trae forza dalla sobrietà e dall'incisività delle strutture e dei registri espressivi.-LA PASSERELLAL'Isola fu, nel Mar Mediterraneo,la passerella dei conquistatori:ogni ribaldo che venne da fuoriottenne almeno un feudo temporaneo.Oggi, ancora, se un invadente estraneoaspira a conquistarsi nuovi allori,verrà scelto dai nostri reggitoriinnanzi a ogni aspirante conterraneo.Vige il mito dell'ospitalitàcol motto: "Il miglior letto al forestiero!Per ogni familiare c'è una stuoia".E fummo generosi coi Savoia,offrimmo le miniere allo straniero,riservandoci invidie e crudeltà. -IL TURNO DEI PADRONICartagine ci indusse a fare a menodei frutteti; ci disse: E' meglio il grano.E quando giunse il milite romanoci tolse il grano e ci concesse il fieno.Di bene in meglio, qualche saracenovisitava le coste e, a mano a mano,portava nei mercati del sultanouomini e donne del nostro terreno.Ma in nostro aiuto vennero i Pisaniin gara coi mercanti genovesie sorsero conventi da ogni parte.Allora il Papa mescolò le carte:invitò Aragonesi e Catalanie restammo infeudati e vilipesi.