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Nucleare


Il pacco nucleare tradotto in cifre.di Francesco CasulaIl quotidiano L’Unità, il 28 Febbraio scorso riferisce degli sbeffeggiamenti degli ambientalisti francesi nei confronti degli italiani: il “piazzista” Berlusconi, questa volta, si sarebbe beccato il “bidone” del piazzista d’oltralpe Sarkosy. Ben quattro centrali nucleari di terza generazione, dalla tecnologia superata, costosissime –fra i 20-25 miliardi di euro- che copriranno un misero 4% dei consumi totali di energia e che non daranno i frutti prima del 2020. Ad aver già sperimentato il “pacco” è stata la Finlandia nel 2002: l’unico paese europeo –oltre la Francia- a decidere di costruire un nuovo reattore. Ebbene, nonostante le assicurazioni e le promesse, le strutture non sono sicure, hanno lamentato le autorità di Helsinki, la consegna è slittata dal 2009 al 2012 e i costi sono lievitati del 50%. Nonostante ciò il Governo continua a spargere a piene mani fiducia nelle magnifiche e progressive sorti del nucleare, che sarebbe poco costoso e sicuro. Sottacendo i costi reali: negli Usa -dove non si realizza più un reattore dal 1979 e oggi Obama punta tutto sulle energie rinnovabili- hanno calcolato che una nuova centrale nucleare, operante nel 2010-2015 produrrebbe elettricità al costo di oltre 6 cents di dollaro per kilowattora contro i 5 cents del gas, i 5,34 del carbone, i 5,05 dell’eolico, ritenuto costoso e che però come il solare è rinnovabile all’infinito. Per non parlare dei costi dell’uranio 235, le cui riserve, oltretutto, al ritmo di consumo attuale, sono limitate a qualche altro decennio: fra un quarantennio ci sarà un’enorme scarsità. Dimenticandosi, a proposito della sicurezza, che a tutt’oggi, non esistono soluzioni concrete al problema delle scorie. Ed è un’eredità con un potere radioattivo che non si estinguerà prima di 50.000 anni, nella migliore delle ipotesi. E mentre oggi nel mondo abbiamo 250 mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi, nel 2050 ne avremo un milione. Oggi tutte le scorie sono in attesa di sistemazione definitiva, stoccate in siti temporanei o lasciate sul luogo di produzione. Sia come sia, centrali nucleari i Sardi non ne vogliono: il loro futuro energetico non può che essere rappresentato dalle fonti rinnovabili. Le stesse che in Sardegna –come ha opportunamente sostenuto nei giorni scorsi Soru- faranno sì che l’Isola abbia, entro il 2013, il 40% dell’energia consumata prodotta grazie a loro.  (Pubblicato su Il Sardegna del 3-3-2009)