Da zer0 a me

Alla fine del giorno


Tra le cose buone che devo imparare a fare c’è quella di andare a camminare la sera, quelle sere dove non sono in palestra a “fare gli urli”, come dice il mio Kohai. Armato di pazienza ed assieme di buona volontà, forte poi dell’acquisto di un contapassi capace del conforto numerico dell’impegno, ho iniziato da qualche giorno questa breve peregrinazione che orbita attorno alle mura della mia città, a volte passando per il parco, a volte attraverso le vie. C’era ad aspettarmi ieri sera la poesia delle cose semplici, percorrere le stradine che altrimenti attraverso frettolosamente, impaziente di coprirmi col tepore di casa, regala visioni e percezioni diverse. L’ora quantomai favorevole del tramonto fa si che le finestre si accendano di vita, di quella vita dentro ai mattoni che è anche parte del mio mestiere. Passeggiando a testa in su si vedono famiglie andare a tavola, o il cane fare festa al padrone che torna, si respira quell’aria di normalità che non fa notizia al telegiornale ed è invece il motore del mondo. C’è molto tempo per i pensieri, un passo dopo l’altro, ed anche la voglia di cantare piano, quasi senza voce, una canzone che abbia la cadenza dell’incedere, mentre le stelle si accendono, appena più tardi delle finestre del mio borgo, dove la sera scende come la coperta che tiene caldi i sogni.