Da zer0 a me

Nodi


Gli uomini tornino ad annodare corde al posto della scrittura (Lao Tze, V sec.a.C.)
 Succede, credo non solo a me, di esprimere un commento ad un post e nel farlo scatenare ricordi personali. Mentre mi accingevo a lasciare sul bellissimo blog di Russell un’opinione sulle cose importanti da imparare e come impararle, è riemerso dall’album dei ricordi Fafein. Questo nomignolo, squisitamente romagnolo, che corrisponde al vezzeggiativo di Giuseppe, era quello di un marinaio ormai in pensione che spicciava qualche lavoretto al Club Nautico di Rimini. Possedeva mani capaci di quella magistrale abilità che consentiva di riparare i legni degli scafi e di provvedere alla loro manutenzione, la vetroresina invece era ormai troppo nuova per lui, che guardava con diffidenza gli aghi impenetrabili nelle sue palme callose e resine chimiche tanto diverse dalla pece. Nei giorni di pioggia lui non poteva lavorare all’esterno e noi giovani pulcini della scuola vela non potevamo uscire in mare, esaurendo le lezioni di teoria in un tempo breve, per poi cercare un ordito alla giornata, con un orecchio al vento che tornasse a fare capolino.È così che ho conosciuto Fafein, guardandolo intrecciare trefoli che sposavano cavi d’acciaio a cime vegetali, con quel gesto fluido di naturale disinvoltura dopo una vita dedicata a compierlo; è stato lui ad introdurmi nel mondo magico dei nodi, quella geometria tessile che permette di legare sciogliere a volontà come solo un incantesimo permette. Con la gioia degli anziani che trovano occhi giovani e curiosi di sapere tutto subito mostrava e rimostrava la sequenza migliore, dispensando consigli, raccontando aneddoti, legando assieme alle cime il suo cuore e tutti i suoi ricordi salati e dolci.Banale dire che i nodi sono matematica, lo sono potentemente, la modellazione dei nodi si applica anche alla teoria delle stringhe che sono il presente futuro della nostra conoscenza scientifica, ma i nodi restano anche un retaggio prezioso di saperi antichi e un altrettanto capace contenitore di simboli, imparare un nodo solo per la sua utilità è salire una montagna ignorando la grotta del tesoro che nasconde dentro.Oggi, anche se non piove, il ricordo torna in quel piano inferiore del Club Nautico, che invece di essere solo una rimessa ingombra di vele, derive e timoni era al tempo anche la sede dei corsi di vela. Così mi piace parlare di nodi ricordando che questi ci seguono fin dai primi istanti di vita quando la mano dell’ostetrica ne disegna subito uno attorno al cordone ombelicale.
Poi per il resto della vita sono sempre presenti, ovunque intorno a noi, in un simbolo pubblicitario, o nell’antico mosaico romano di un palazzo della mia città dove si rappresenta addirittura quello di Re Salomone, con i suoi innumerevoli significati esoterici, ed ancora più giù per legare le scarpe.Uno dei nodi più usati in marineria ha un nome passionale: Gassa d’Amante, in verità distorto dal suo etimo originale che lo richiama piuttosto al diamante. Si tratta di un anello che ha la proprietà di non essere scorsoio, di non stringere e soffocare quello che cinge ma che, per quanto tenacemente teso e sottoposto a sforzo, si scioglierà con semplicità mirabile sapendo su quale punto fare presa. Forse per questo fa bella mostra di sé già nel cordame della Barca Solare di Cheope. La Gassa d’Amante è come tutti i nodi della vita, complicato da capire solo la prima volta, poi, con l’esercizio diventa un gesto ordinario, magari ci si può aiutare con una filastrocca che dice: “Il Serpente avvolge la coda, entra dalla porta, gira intorno alla casa, esce dalla finestra”. Comunque lega ogni volta in modo tenace, soprattutto in modo sicuro, ecco perché, a dispetto dell’etimo, è certamente degno di essere chiamato d’Amante.