Da zer0 a me

Il Lago


Nei giorni che ci hanno preceduto la classe di mio figlio ha proposto una castagnata tutti assieme per i boschi del nostro Appennino. Una piacevole occasione di incontro tra le famiglie che condividono di spalla il cammino comune di questi giovani è certo una idea degna di adesione entusiasta. L’Autunno incendiato di foglie e soffuso di bruma ha poi regalato la cornice più bella alle ore trascorse. Diversamente da come sarebbe capitato tempo fa, dove i precetti dello Zen mi ammonivano a custodire i ricordi solo tra le pieghe della mente, affidando alla loro preziosità il perdurare, mi trovo tra le mani alcune foto di questa giornata, questo succede per la scoperta di quella passione che fissa le emozioni nelle immagini, per la quale sono debitore a chi di questa arte ne fa una icona di vita e come energia vitale la trasmette con naturalezza. La cosa singolare è che per una volta nella vita non sono i tecnicismi ad attrarmi, tanto che con vezzo alquanto demodè preferisco memorizzare attraverso la microcamera di un cellulare piuttosto che fidarmi all’uso di uno strumento dedicato come una reflex professionale. Per me non conta la perfezione dello scatto, il bilanciamento dei bianchi o la profondità di campo, trattengo invece dai pixel che ne risultano sullo schermo i dettagli di un ricordo, questo è sufficiente allo scopo che muove la mano a prendere l’apparecchio, puntare il visore e premere il tasto: di più non mi serve quindi sarebbe una distrazione.Oggi propongo una foto tecnicamente malfatta, ma importante per me, è questo lago sopra i colli cesenati, questo piccolo specchio immoto fatto di acqua tanto diversa da quella sempre inquieta delle onde del mare che spesso mi agitano dentro, per questo capace di un fascino irresistibile. Gli strati di nebbia e la tavola plumbea dell’acqua lo vorrebbero un momento di eterno, invece la vita lo circonda, lo scuote dal suo torpore prossimo all’Inverno, come se anche i laghetti cercassero il letargo. Sono i dettagli che mi allargano il sorriso, l’umanità che si appoggia ad un lampione per trovare posizione comoda alle chiacchiere intrecciate con l’amico pescatore, che solo loro ardiscono infrangere l’intatta levigatezza dell’acqua trascinando i galleggianti con il mulinello.In questo virginale silenzio rotto da voci umane, dalle grida bambine di piccole corse sull’erba, in questo immobile liquido graffiato dai piccoli solchi delle lenze, in questa meraviglia di imperfezione che la vita suscita in una potenza elementale immota, trovo un momento di meditazione bellissimo, lungo un attimo fuori dal tempo.
Mi torna alla mente il Libro dei Mutamenti che contiene gli I Ching: i caratteri cinesi per la divinazione: il lago è l’esagramma 58, Tui, rappresenta la serenità e il lento trascorrere delle cose, qual è l’Autunno, una quiete interiore che conferisce grande forza spirituale, la stessa che mi ha regalato il sedere di fronte a questo piccolo lago per trascorrere qualche attimo confortato dalla sua pace, avvolto da una coperta di nuvole morbide e di bruma così abili nel tenere distanti i pensieri più cupi del vivere quotidiano. Comprendo meglio allora come anche il saggio Merlino abbia potuto cedere alla tentazione del lago, restandone prigioniero fino alla fine del tempo, dal quale, racconta la leggenda, farà ritorno.