Da zer0 a me

Errata Corrige


Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma,individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.(Art. 19 della Costituzione italiana)
Non amo il Festival di Sanremo, non mi piace, da moltissimo tempo non lo seguo; con le dovute e rare eccezioni del caso, la maggior parte delle canzoni proposte offrono contenuti e melodie che incontrano poco il mio gusto personale. Soprattutto non mi piace la scenografia mediatica con quella necessità di polemica per catalizzare gli ascolti di un manifestazione che è una passerella pubblicitaria per discografici, dove il risultato finale non dipende dal volere di una giuria più o meno sovrana, ma da interessi di mercato prefabbricati a tavolino.Ancora, non sono un estimatore di Adriano Celentano, non capisco perché un cantante debba atteggiarsi a personaggio di spigolo in ogni occasione invece di lasciar parlare le proprie canzoni, soprattutto non capisco il confine tra cantante, opinionista e predicatore. Questo però è un limite mio.Dopo la enfatizzata polemica sulle sue esternazioni del monologo del Molleggiato dal palco del Festival, ho deciso di ascoltarlo per cercare di capire; mi accorgo di avere sbagliato in molte cose, allora approfitto di questo mio diario per fare ammenda di alcuni preconcettiPer la mia personale opinione credo che nessuna voce vada mai spenta, meno che meno le testate giornalistiche. È la caratteristica saliente dei i regimi assolutistici quella di soffocare le idee quando sono diverse e per questo scomode, soprattutto quando invitano a riflessioni distanti e preziosamente provocatorie.All’interno di questo perimetro, che è quello colto dalla maggior parte degli organi di informazione, ho sentito la voce di Celentano parlare al mio cuore, anzi, alla mia anima, che abbraccia una fede spesso abbassata a bisbiglio per non offendere o ferire l’altrui sensibilità.Personalmente ho ricevuto questo invito dalle parole del molleggiato, quello di non avere paura di raccontare un cammino di speranza, di non avere paura di parlare di Paradiso e della interpretazione del senso della vita che si traduce dal greco antico in: Bella Novità.Non credo si possano offendere coloro che sono ancora alla ricerca di un senso personale della propria esistenza, è semplicemente la proposta a vivere con l’incerta coerenza che dipende dai difetti dell’essere umano un sentiero impegnativo ma diritto, tendendo una mano non solo per aiutare, ma anche per ricavarne sostegno nei momenti di smarrimento.Quanti invece hanno un motivo diverso che anima la loro esperienza umana avranno viepiù un motivo di confronto, il senso migliore della filosofia, dell’amore della conoscenza, resta il dialogo dal sapore aristotelico, lontano dalla polemica, ma anche dal silenzio di pensiero che non arricchisce reciprocamente.La cornice del palco dell’Ariston non è poi diversa da un qualunque altro contesto della quotidianità, è certamente a suo modo una Agorà, seppure con toni e atteggiamenti che io non so apprezzare trovo pertinente il fatto che anche dal tempio della leggerezza della musica popolare possa arrivare  l’invito a non avere paura nel pronunciare parole che da molti secoli rinnovano speranza e voglia di andare avanti.Colgo e rilancio così l’invito a percorrere il sentiero del Paradiso, parlandone senza falsi pudori, con il sentimento sincero di chi intuisce la gioia e vuole condividerla.Allora, come Gianni Morandi, anche io oggi mi sento di dire: grazie Adriano.